Codice Civile art. 407 - Procedimento (1).Procedimento (1). [I]. Il ricorso per l'istituzione dell'amministrazione di sostegno deve indicare le generalità del beneficiario, la sua dimora abituale, le ragioni per cui si richiede la nomina dell'amministratore di sostegno, il nominativo ed il domicilio, se conosciuti dal ricorrente, del coniuge, dei discendenti, degli ascendenti, dei fratelli e dei conviventi del beneficiario. [II]. Il giudice tutelare deve sentire personalmente la persona cui il procedimento si riferisce recandosi, ove occorra, nel luogo in cui questa si trova e deve tener conto, compatibilmente con gli interessi e le esigenze di protezione della persona, dei bisogni e delle richieste di questa. [III]. Il giudice tutelare provvede, assunte le necessarie informazioni e sentiti i soggetti di cui all'articolo 406; in caso di mancata comparizione provvede comunque sul ricorso. Dispone altresì, anche d'ufficio, gli accertamenti di natura medica e tutti gli altri mezzi istruttori utili ai fini della decisione. [IV]. Il giudice tutelare può, in ogni tempo, modificare o integrare, anche d'ufficio, le decisioni assunte con il decreto di nomina dell'amministratore di sostegno. [V]. In ogni caso, nel procedimento di nomina dell'amministratore di sostegno interviene il pubblico ministero. (1) Articolo inserito dall'art. 3, comma 1, l. 9 gennaio 2004, n. 6, che ha inserito l'intero Capo in testa al titolo XII. Questo articolo, fino all'abrogazione ex art. 77 l. 4 maggio 1983, n. 184 era parte del titolo XI. InquadramentoL'art. 407 c.c. indica, in modo sommario, il contenuto del ricorso introduttivo del procedimento; manda al giudice tutelare di sentire personalmente la persona cui il procedimento si riferisce, nei limiti della compatibilità; attribuisce al giudice il compito di assumere informazioni e disporre gli accertamenti utili; e conferisce al medesimo il potere di modificare e revocare, anche d'ufficio, le decisioni assunte con il decreto di nomina dell'amministratore di sostegno. La normativa di completamento delle disposizioni di natura processuale è dettata dall'art. 473-bis c.p.c. facente parte del Capo II del Titolo II c.p.c. dedicato alla disciplina dell'interdizione, dell'inabilitazione e dell'amministratore di sostegno. La norma del codice civile è stata integralmente conservata (nel testo dovuto alla l. 9 gennaio 2004, n. 6) dalla riforma del processo civile di cui al d.lgs. 10 ottobre 2022, n. 149. L'altra norma, per contro, resta in vigore unicamente per i procedimenti pendenti al 28 febbraio 2023, data di entrata in vigore del citato provvedimento di riforma. Ne segue che per i procedimenti pendenti alla data di cui sopra il ricorso introduttivo deve avere il contenuto indicato in generale dall'art. 125 c.p.c.; spettano al presidente del tribunale il potere di fissare l'udienza di comparizione dinanzi al giudice istruttore; il soggetto nei cui confronti è proposta la domanda può stare in giudizio e compiere da solo tutti gli atti del procedimento; il provvedimento è impugnabile da parte di tutti coloro che avrebbero potuto proporre la domanda; il provvedimento è revocabile e modificabile nelle stesse forme previste per il ricorso introduttivo; l'impugnazione è effettuata con reclamo alla corte d'appello a norma dell'art. 739 e avverso il decreto della corte è consentito il ricorso per cassazione. Sempre con riferimento ai procedimenti che proseguono secondo le norme precedenti alla riforma citata vanno ricordate alcune pronunce giurisprudenziali suscettibili di indicare profili interpretativi utilizzabili a proposito della normativa successiva. Cass. I, ord. n. 32321/2022 (conforme Sezioni Unite n. 21985/2021) ha affermato che i decreti del giudice tutelare in materia di amministrazione di sostegno sono reclamabili unicamente dinanzi alla corte d'appello ai sensi dell'art. 720-bis, comma 2, c.p.c., trattandosi di disposizione speciale derogatoria rispetto all'art. 739 c.p.c., senza che abbia alcun rilievo la natura ordinatoria o decisoria di detti provvedimenti (in attuazione del predetto principio, la S.C. ha cassato la decisione della corte territoriale che aveva ritenuto inammissibile il reclamo avverso la parte del decreto con la quale era stata individuata la persona dell'amministratore di sostegno, avendo ritenuto tale decisione di natura amministrativa). La pronuncia ha aggiunto che il decreto della corte d'appello di rigetto del reclamo, con il quale era stata chiesta la revoca dell'amministrazione di sostegno e la modifica dei poteri conferiti all'amministratore, benché relativo a decisioni modificabili in ogni tempo dal giudice tutelare, ha un contenuto generale e pertanto decisorio, non concernendo l'autorizzazione a singoli atti di amministrazione, di talché esso è ricorribile per cassazione. Si era anche precisato che il procedimento di reclamo avverso il decreto del giudice tutelare sull'apertura dell'amministrazione di sostegno è disciplinato dall'art. 739 c.p.c. e si connota per la sommarietà della cognizione e la semplicità delle forme; ciò comporta l'esclusione della piena applicazione delle norme che regolano il processo ordinario, dovendo, in particolare, ritenersi ammissibile l'acquisizione di nuovi mezzi di prova, in specie di documenti, alla sola condizione che sia assicurato - come in tutte le procedure soggette al rito camerale - un pieno e completo contraddittorio tra le parti (Cass. I, ord. n. 17931/2022). Per i procedimenti di nuova introduzione si applicano le disposizioni dettate anche per l'interdizione e l'inabilitazione dagli artt. da 473-bis.52 a 473-bis.57 cui espressamente si richiama l'art. 473-bis.58, avente ad oggetto specificamente l'amministrazione di sostegno. Queste norme hanno sostanzialmente ripreso il testo degli artt. 712 e seguenti c.p.c., salvo per una importante differenza. Il reclamo avverso i provvedimenti del giudice tutelare va proposto al tribunale, ai sensi dell'art. 739 c.p.c., e non più alla corte d'appello; il tribunale decide in composizione collegiale e contro il decreto del tribunale è ammesso il ricorso per cassazione. La competenza per territorio rimane stabilita nel luogo di residenza o domicilio del soggetto nei cui confronti è proposta la domanda, come stabilisce l'art. 404 c.c. e come ripete l'art. 473-bis.58 c.p.c., come novellato dalla riforma del 2022. Il ricorso introduttivo trova la sua disciplina nel testo dell'art. 473-bis.52; deve indicare l'esistenza di altri procedimenti aventi a oggetto, in tutto o in parte, le medesime domande o domande connesse; e deve indicare il nome, il cognome e la residenza del coniuge o del convivente di fatto, dei parenti entro il quarto grado, degli affini entro il secondo grado (e se, vi sono, del tutore e del curatore). Come per tutti gli atti del processo, il ricorso è redatto in forma telematica ed è depositato con identiche modalità; ove abbia forma cartacea, esso è trasformato in documento cartaceo a cura del cancelliere per l'inserimento nel fascicolo telematico. Ai sensi dell'art. 3-bis d.m. 7 marzo 2005, n. 82, i professionisti tenuti all'iscrizione in albi o elenchi hanno l'obbligo di dotarsi di un domicilio digitale iscritto nell'elenco dell'Indica nazionale dei domicili digitali dei professionisti e delle imprese. La normativa dettata promiscuamente per l'interdizione, l'inabilitazione e l'amministrazione di sostegno dispone che il ricorso è indirizzato al tribunale e che, una volta che esso è stato depositato, il presidente nomina il giudice relatore e fissa l'udienza di comparizione davanti a lui del ricorrente, della persona nei cui confronti è esercitata l'azione e delle altre persone indicate nel ricorso, le cui informazioni ritenga utili. Precisa, però, l'art. 473-bis.58, che questa normativa si applica all'amministrazione di sostegno soltanto ove compatibile. E dunque deve ritenersi che il ricorso debba essere rivolto al giudice tutelare presso il tribunale, al quale spetta convocare le parti e procedere ai successivi accertamenti. Infatti, l'amministrazione di sostegno non deve essere disposta con la sentenza collegiale ma è ordinata con semplice decreto del giudice tutelare, dominus della procedura. Nelle parti in cui la disciplina di cui agli artt. 473-bis.52 c.p.c. contrasta con quella dettata dagli artt. 404 e segg. c.c. deve darsi prevalenza a quest'ultima, in quanto specificamente riferita al solo istituto dell'amministrazione di sostegno. L'atto è comunicato al pubblico ministero ed è notificato, unitamente al provvedimento che fissa l'udienza, agli interessati. L'intervento del P.M. è previsto come obbligatorio dall'ultimo comma dell'art. 407. Le operazioni da compiersi a iniziativa e a cura del giudice tutelare sono descritte dai commi secondo e terzo dell'art. 407 c.c. Valgono, in proposito, le acquisizioni raggiunte in via interpretativa dalla dottrina e dalla giurisprudenza a proposito di tale norma e di quelle già contenute negli artt. 714 e 715 c.p.c. La Corte di cassazione ha ricordato che le caratteristiche dell'istituto impongono, in linea con le indicazioni provenienti dall'art. 12 della Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità, che l'accertamento della ricorrenza dei presupposti di legge sia compiuto in maniera specifica e focalizzata rispetto alle condizioni di menomazione del beneficiario ed anche rispetto all'incidenza di tali condizioni sulla capacità del medesimo di provvedere ai propri interessi, perimetrando i poteri gestori dell'amministratore in termini direttamente proporzionati ad entrambi i menzionati elementi, di guisa che la misura risulti specifica e funzionale agli obiettivi individuali di tutela, altrimenti implicando un'ingiustificata limitazione della capacità di agire della persona. In tale quadro, le dichiarazioni del beneficiario e la sua eventuale opposizione, soprattutto laddove la disabilità si palesi solo di tipo fisico, devono essere opportunamente considerate, così come il ricorso a possibili strumenti alternativi dallo stesso proposti, ove prospettati con sufficiente specificità e concretezza (Cass. I, ord. n. 10483/2022; nello stesso senso Cass. I, ord. n. 21887/2022). E' affermazione pacifica in giurisprudenza che la morte del soggetto nei cui confronti è rivolta la domanda determina la cessazione della materia del contendere: “Nel procedimento relativo alla nomina dell'amministratore di sostegno, ed in analogia a quanto avviene nel giudizio d'interdizione, la morte dell'amministrando determina la cessazione della materia del contendere, facendo venir meno la necessità di una pronuncia sullo "status", sicché qualora l'evento si verifichi nel corso del giudizio d'appello e sia accertato dal giudice di questo il ricorso diviene inammissibile per sopravvenuta carenza d'interesse” (Cass. I, ord. n. 8464/2022. Conformi Cass. I, ord. n. 7414/2022; Cass. I, n. 12737/2011). La sospensione dei termini durante il periodo feriale si applica, in tema di amministrazione di sostegno, alle controversie che riguardano la richiesta al giudice tutelare di autorizzazione all'esercizio, in nome e per conto dell'amministrato, di diritti soggettivi personalissimi, qual è la presentazione della domanda di cessazione degli effetti civili del matrimonio concordatario (Cass. I, ord. n. 12801/2021). |