La natura “devolutiva” dell'opposizione al decreto di liquidazione del CTU

Vito Amendolagine
23 Aprile 2018

La Corte di cassazione, nella sentenza in commento, ha affrontato la questione relativa al procedimento di opposizione avverso il decreto di liquidazione del compenso al CTU.
Massima

L'opposizione proposta avverso il decreto di liquidazione del compenso al CTU introduce una verifica della correttezza legale nella determinazione del compenso compiuta con il decreto di liquidazione, a cui procede ex officio il giudice collegiale competente a decidere l'opposizione, il quale è tenuto soltanto, per il principio ex art. 112 c.p.c., a non superare l'entità del compenso chiesto dall'ausiliario del giudice.

Il caso

La quaestio juris trae origine dal rigetto dell'opposizione proposta ex art. 170 del d.P.R. n. 115/2002 avverso il decreto emesso dalla Corte d'appello con il quale era stato liquidato il compenso al CTU precedentemente nominato in una procedura di abbattimento di un'immobile edilizio abusivo in danno del condannato ed ai suoi ausiliari, in quanto, attesa la complessità e laboriosità delle opere da eseguire, il numero di vacazioni riconosciute nel provvedimento opposto doveva reputarsi congruo, dovendosi escludere che vi fosse stata una quantificazione in eccesso.

La questione

Nel ricorso per cassazione si evidenzia da un lato che l'impugnazione del decreto di liquidazione riguardava la sua carente motivazione, atteso che la Corte di merito aveva proceduto ad un'autonoma ricostruzione delle modalità di quantificazione del compenso spettante al CTU, supplendo in tal modo alle carenze dello stesso provvedimento impugnato, e, dall'altro, l'omessa statuizione sulla richiesta di nomina di un CTU al fine di procedere alla quantificazione dei compensi spettanti all'ausiliario del giudice.

Le soluzioni giuridiche

Il ricorso viene rigettato dai Giudici di legittimità perché i motivi addotti sono giudicati in parte infondati ed in parte inammissibili.

Infatti i Giudici di legittimità riprendono l'orientamento tutt'ora valido, già formatosi in relazione al procedimento di opposizione di cui alla l. n. 319/1980, secondo cui il ricorso, ai sensi dell'art. 11, comma 5, l. 8 luglio 1980, n. 319, avverso la liquidazione del compenso ai periti e consulenti tecnici, non è un atto di impugnazione, ma un atto introduttivo di un procedimento contenzioso, nel quale il giudice adito, anche alla stregua delle regole di cui all'art. 29 l. 13 giugno 1942, n. 794, sugli onorari di avvocato, ha il potere-dovere di verificare la correttezza di detta liquidazione in base ai criteri legali, a prescindere dalle prospettazioni dell'istante, con il solo obbligo di non superare la somma richiesta, in applicazione del principio di cui all'art. 112 c.p.c., e di regolare le spese secondo il principio della soccombenza.

I Giudici di legittimità rilevano altresì che il provvedimento impugnato aveva evidenziato le ragioni in base alle quali era possibile adottare una decisione prescindendo dall'apporto di una consulenza tecnica d'ufficio, avendo dunque motivato, quanto meno in maniera implicita, circa l'inopportunità di ricorrere a tale strumento, per tale ragione, non sussistendo il dedotto vizio di omessa pronuncia.

Osservazioni

Con la sentenza che si annota, i Giudici di legittimità ribadiscono un orientamento che può dirsi consolidato (Cass. civ., sez. II, 31 marzo 2006, n. 7633, aveva però ritenuto chenel sistema adottato dall'art. 11 l. n. 319/1980, la liquidazione dei compensi al perito, al consulente tecnico o ad altri ausiliari del giudice era suscettibile di reclamo che non è un mezzo di impugnazione ma uno strumento di opposizione destinato a fare acquisire al provvedimento medesimo la sua definitività. In senso conforme a tale pronuncia si erano espresse in precedenza anche Cass. civ., sez. II, 16 ottobre 1998, n. 10250 e Cass. civ., sez. I, 1 giugno 1994, n. 5328), secondo cui la valutazione del giudice del procedimento di opposizione avverso il decreto che dispone la liquidazione del compenso al CTU non è limitata alla verifica della correttezza formale del decreto opposto, ma investe anche la correttezza sostanziale della liquidazione, ben potendo quindi supplire alle eventuali carenze motivazionali dello stesso decreto di liquidazione, senza che ciò determini l'illegittimità della decisione che ponga rimedio alle carenti indicazioni del primo giudice.

Nell'addivenire a tale conclusione, il Supremo Collegio precisata la natura devolutiva del mezzo di impugnazione esperito avverso il decreto di liquidazione del compenso al CTU (Cass. civ., sez. II, 19 aprile 2000, n. 5112), la quale impone un'integrale rivisitazione della liquidazione operata in favore dell'ausiliario del giudice, afferma che tale conclusione comporta la necessità di compiere una nuova valutazione che si sostituisca alla precedente, con il solo limite della non eccedenza della decisione rispetto a quanto già richiesto dall'ausiliario (Cass. civ., sez. II, 19 aprile 2000, n. 5112, cit.), non potendosi addivenire alla mera declaratoria di invalidità del provvedimento per carenza di motivazione, dovendo il giudice dell'opposizione autonomamente motivare sul perché la liquidazione debba essere compiuta in un certo importo.

In tal senso, più recentemente si è espressa Cass. civ., sez. VI, 22 febbraio 2017, n. 4545, nell'affermare che il decreto di liquidazione dei compensi ha natura giudiziale, suscettibile di acquisire valore di cosa giudicata se non tempestivamente impugnato, ragione per cui, non è dunque consentito, in presenza della formazione del titolo giudiziale, dedurre ragioni di doglianza che andavano sollevate con la tempestiva impugnazione del decreto di liquidazione (Cass. civ., sez. III, 30 dicembre 2014, n. 27515).

In buona sostanza, la natura totalmente devolutiva dell'impugnazione avverso il decreto di liquidazione del compenso all'ausiliario del giudice emesso in sede di prime cure, non essendo un giudizio di opposizione limitato alla decisione sui motivi specifici prospettati dall'opponente, comporta che la determinazione dei criteri legali di liquidazione del compenso rientrano nei compiti del giudice adito in sede di opposizione, il quale deve fare corretta applicazione dei criteri predeterminati dalla legge, a prescindere dalle prospettazioni dell'opponente (Cass. civ., sez. I, 27 maggio 1989, n. 2576).

Ovviamente, in sede di opposizione avverso il decreto di liquidazione dei compensi al consulente tecnico sono ammissibili soltanto le censure che si riferiscano alla liquidazione del compenso non potendo proporsi questioni relative all'utilità e validità della consulenza tecnica, che attengono al merito della causa e vanno fatte valere nella relativa sede (Cass. civ., sez. II, 7 febbraio 2011, n. 3024), principio che l'abrogazione della l. n. 319/1980 non ha posto in discussione, essendo rimasta sostanzialmente invariata la natura e la struttura del procedimento di opposizione alla liquidazione, già previsto dall'art. 11 della citata legge ed attualmente disciplinato dall'art. 170 d.P.R. n. 115/2002 (Cass. civ., sez. II, 30 aprile 2012, n. 6598).

Guida all'approfondimento

Gerardo, Il procedimento di opposizione avverso il decreto di liquidazione delle spese di giustizia, con particolare riguardo alle competenze del CTU (art.15 D.L.vo 1° settembre 2011 n. 150), in www.judicium.it.

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