Clausola di disponibilità al lavoro notturnoInquadramentoIl datore di lavoro può organizzare la propria attività di lavoro organizzandola anche su face di orario notturne tenendo conto che vi sono dei limiti all'adibizione dei lavoratori al lavoro notturno. FormulaSi fa seguito alle intese intercorse verbalmente e alla Sua espressa disponibilità per confermare, ove ricorrendone le condizioni giuridico-legali previste dall'ordinamento, che la scrivente si riserva la facoltà di adibirLa al lavoro notturno. Il trattamento economico erogato sarà corrispondente a quanto previsto dal CCNL applicato. La preghiamo di restituirci copia della presente firmata in segno di accettazione. Luogo e data .... Il datore di lavoro .... Luogo e data .... Il lavoratore, per accettazione .... CommentoIn base alle disposizioni contenute nell'art. 2108 c.c. si prevede che per lo svolgimento di lavoro notturno sia prevista la corresponsione di una maggiorazione per il lavoro svolto che non fosse ricompreso in regolari turni periodici, senza tuttavia fornire una definizione di lavoro notturno (inoltre, i lavoratori part time, in forza del principio di non discriminazione, non devono ricevere un trattamento meno favorevole rispetto al lavoratore a tempo pieno inquadrato nello stesso livello. Così Cass. n. 6087/2017; v. Cass. n. 20843/2015 ove si afferma che la maggiorazione per lavoro notturno non può ritenersi esclusa in presenza di una diversità di frequenza, quali quelle previste per i lavoratori a tempo parziale, che, tuttavia, nello svolgimento preveda il lavoro notturno con caratteristiche di frequenza). Inoltre, i limiti entro i quali è consentito il lavoro notturno, la sua durata e la misura della maggiorazione sono stabiliti dalla legge o dalle pattuizioni collettive, fermo restando che il lavoratore, ove ricorrano le condizioni giuridico-legali, può manifestare la propria disponibilità al lavoro notturno. Con il d.lgs. n. 66/2003 – emanato in attuazione delle direttive 93/104/CE e 2000/34/CE concernenti taluni aspetti dell'organizzazione dell'orario di lavoro e le cui norme si applicano a tutti i datori di lavoro privati, anche nel caso di impiego di apprendisti maggiorenni (fatte salve talune eccezioni specificate dalla legge quali, ad esempio gente di mare, personale di volo dell'aviazione civile e lavoratori mobili) – si perviene ad una disciplina di maggiore dettaglio del lavoro notturno, che si può così sintetizzare, precisando che i due requisiti a seguire sono alternativi tra loro (vale a dire che è sufficiente che solo uno dei due sia presente perché il lavoratore debba essere assoggettato alla particolare disciplina prevista per il lavoratori notturni, così Interpello Min. Lavoro, prot. n. 388 del 12 aprile 2005): - Definizione di periodo notturno: si intende qualsiasi periodo di almeno sette ore consecutive comprendenti l'intervallo tra la mezzanotte e le cinque del mattino. Salvo quindi diversa indicazione dalla contrattazione collettiva il lavoro notturno può essere quello compreso tra le 24 e le 7 ovvero le 23 e le 6 ovvero le 22 e le 5; - Definizione di lavoratore notturno: si intende qualsiasi lavoratore che durante il periodo notturno svolga: - almeno 3 ore del suo tempo di lavoro giornaliero impiegato in modo normale; - almeno una parte del suo orario di lavoro secondo le norme definite dai contratti collettivi di lavoro. In difetto di disciplina collettiva è considerato lavoratore notturno qualsiasi lavoratore che svolga, per almeno 3 ore, lavoro notturno per un minimo di 80 giorni lavorativi all'anno; il suddetto limite minimo è riproporzionato in caso di lavoro a tempo parziale (si v. anche Circ. Min. lavoro 3 marzo 2005, n. 8). In ogni caso sarà necessario verificare il contenuto dei contratti collettivi di ogni livello applicati nell'unità produttiva, i quali, ai sensi dell'art. 17, comma 1, del d.lgs. n. 66 possono derogare a quanto previsto dall'art. 13, fermo restando il rispetto della clausola di garanzia contenuta nel quarto comma del medesimo art. 17 (ovvero concessione di periodi equivalenti di riposo compensativo o, in via eccezionale, la concessione di una adeguata protezione). E per quanto concerne i lavoratori a tempo parziale verticale il limite di ore di lavoro notturno settimanale consentito deve essere riproporzionato in ragione della ridotta entità della prestazione lavorativa (Nota Min. Lavoro n. 17879/2010). Inoltre, (Min. Lavoro nota 12 aprile 2005, n. 388) il lavoratore che svolga solo alcune notti di lavoro, in maniera saltuaria e non regolare (ragion per cui non rientrerebbe nella prima delle due condizioni), ma per un numero di notti inferiore a quello previsto dal CCNL o dalla legge (ottanta giorni all'anno) non può essere considerato lavoratore notturno con la conseguenza che allo stesso non si applicherà il limite massimo delle otto ore di lavoro giornaliero) I limiti legali imposti dal d.lgs. 8 aprile 2003 n. 66 in materia di lavoro notturno non possono essere derogati con il consenso del singolo lavoratore interessato – e dunque per effetto della rinuncia ai relativi diritti, – ma solo ad opera della contrattazione collettiva, e nei limiti e con le modalità stabilite dalla legge (Cass. n. 11574/2014). Ciò premesso, occorre tenere presente che vi sono dei lavoratori per i quali non è possibile effettuare lavoro notturno, fermo restando che l'inidoneità al lavoro notturno può essere accertata attraverso le competenti strutture sanitarie pubbliche. Infatti, i contratti collettivi stabiliscono i requisiti dei lavoratori che possono essere esclusi dall'obbligo di effettuare lavoro notturno. E la legge precisa che è in ogni caso vietato adibire le donne al lavoro, dalle ore 24 alle ore 6, dall'accertamento dello stato di gravidanza fino al compimento di un anno di età del bambino (a livello comunitario è stato evidenziato un contrasto con la Dir. 92/85/CE in quanto discriminatoria della posizione delle donne rispetto a quella degli uomini). Non sono inoltre obbligati a prestare lavoro notturno: a) la lavoratrice madre di un figlio di età minore a tre anni o, in alternativa, il lavoratore padre convivente con la stessa; b) la lavoratrice o il lavoratore che sia l'unico genitore affidatario di un figlio convivente di età inferiore a dodici anni; b-bis) la lavoratrice madre adottiva o affidataria di un minore, nei primi tre anni dall'ingresso del minore in famiglia, e comunque non oltre il dodicesimo anno di età o, in alternativa ed alle stesse condizioni, il lavoratore padre adottivo o affidatario convivente con la stessa; c) la lavoratrice o il lavoratore che abbia a proprio carico un soggetto disabile ai sensi della legge 5 febbraio 1992, n. 104 (secondo Trib. Milano, 18 settembre 2016 il diritto di astenersi dal lavoro notturno in presenza di un soggetto disabile a carico spetta a prescindere dal livello di gravità dello stato di handicap). Si annoti che è previsto l'arresto da 2 a 4 mesi o l'ammenda da 516 euro a 2.582 euro nel caso in cui le lavoratrici suddette siano adibite al lavoro notturno nonostante il loro dissenso espresso in forma scritta e comunicato al datore di lavoro entro 24 ore anteriori al previsto inizio della prestazione (art. 18-bis, comma 1, d.lgs. n. 66/2003). Da considerare, comunque, che il lavoratore, per poter svolgere prestazioni di lavoro notturno, deve essere ritenuto idoneo mediante accertamento ad opera delle competenti strutture sanitarie pubbliche o per il tramite del medico competente (art. 11 del d.lgs. n. 66/2003). Altre sanzioni sono le seguenti: 1) violazione delle disposizioni che impongono un accertamento medico delle condizioni di salute dei lavoratori: arresto da tre a sei mesi o con l'ammenda da 1.549 euro a 4.131 euro. 2) inosservanza dei limiti di durata del lavoro notturno (8 ore in media nell'arco delle 24 ore, salva diversa indicazione della contrattazione collettiva, anche aziendale) applicazione di una sanzione amministrativa da 51 euro a 154 euro, per ogni giorno e per ogni lavoratore adibito al lavoro notturno oltre i limiti previsti. Da un punto di vista operativo, poi, il datore di lavoro deve tenere presente che l'introduzione del lavoro notturno deve essere preceduta, secondo i criteri e con le modalità previsti dai contratti collettivi, dalla consultazione delle rappresentanze sindacali in azienda, se costituite, aderenti alle organizzazioni firmatarie del contratto collettivo applicato dall'impresa. In mancanza, tale consultazione va effettuata con le organizzazioni territoriali dei lavoratori come sopra definite per il tramite dell'Associazione cui l'azienda aderisca o conferisca mandato. La consultazione si deve concludere entro un periodo di sette giorni. Portato a termine questo passaggio, il datore di lavoro organizzerà il lavoro notturno la cui durata non può, giusto quanto stabilito dal d.lgs. n. 66/2003, superare le otto ore in media nelle ventiquattro ore, salva l'individuazione da parte dei contratti collettivi, anche aziendali, di un periodo di riferimento più ampio sul quale calcolare come media il suddetto limite. Nel computo della media su cui calcolare il limite delle 8 ore non si deve tener conto del periodo di riposo minimo settimanale quando questo ricade nel periodo di riferimento stabilito dai contratti collettivi. Viene rimessa ancora alla contrattazione collettiva l'eventuale definizione delle riduzioni dell'orario di lavoro o dei trattamenti economici indennitari nei confronti dei lavoratori notturni. Sono fatte salve le disposizioni della contrattazione collettiva in materia di trattamenti economici e riduzioni di orario per i lavoratori notturni anche se non concesse a titolo specifico. Si segnala che doveva essere emanato un Decreto del Ministro del lavoro e delle politiche, previa consultazione delle organizzazioni sindacali nazionali di categoria comparativamente più rappresentative e delle organizzazioni nazionali dei datori di lavoro, avrebbe dovuto contenere un elenco delle lavorazioni che comportano rischi particolari o rilevanti tensioni fisiche o mentali, il cui limite è di otto ore nel corso di ogni periodo di ventiquattro ore. Infine, vanno ricordate le norme poste a tutela del lavoratore notturno (artt. 14 e 15 del d.lgs. n. 66/2003). Il datore di lavoro - dovrà farsi carico della valutazione della salute dei lavoratori notturni, secondo le modalità di legge, e ogni due anni (o anche con maggiore frequenza, così Min. Lav., circ. 3.3.2005, n. 8, l caso in cui il medico competente abbia prescritto una periodicità inferiore sia nel caso in cui siano mutati i rischi relativi alle lavorazioni cui il lavoratore è addetto); i controlli sono finalizzati a verificare l'assenza di controindicazioni al lavoro notturno - deve garantire una serie di misure a tutela della sicurezza dei lavoratori notturni quali un livello di servizi o di mezzi di prevenzione o di protezione adeguato ed equivalente a quello previsto per il turno diurno; appropriate misure di protezione personale e collettiva, per i lavoratori notturni che effettuano le lavorazioni che comportano rischi particolari di cui all'elenco definito dall'art. 13, comma 3, d.lgs. n. 66/2003. Da aggiungere che, i contratti collettivi di lavoro possono prevedere modalità e specifiche misure di prevenzione relativamente alle prestazioni di lavoro notturno di particolari categorie di lavoratori quali quelle individuate con riferimento alla l. 5 giugno 1990, n. 135 (interventi urgenti per la prevenzione e la lotta contro l'AIDS) e alla l. 26 giugno 1990, n. 162 (disciplina degli stupefacenti e sostanze psicotrope, prevenzione, cura e riabilitazione dei relativi stati di tossicodipendenza). Infine il decreto legislativo n. 66/2003 prevede all'art. 17 che i contratti collettivi stipulati a livello nazionale con le organizzazioni sindacali comparativamente più rappresentative ovvero (in assenza di specifiche disposizioni contenute nei CCNL) i contratti collettivi territoriali o aziendali stipulati con le organizzazioni sindacali comparativamente più rappresentative sul piano nazionale possono porre in essere deroghe alle norme in materia di: - consultazione delle RSA, se costituite, aderenti alle organizzazioni firmatarie del contratto collettivo applicato dall'impresa oppure, in loro mancanza, delle organizzazioni territoriali dei lavoratori per il tramite dell'Associazione cui l'azienda aderisca o conferisca mandato, in merito all'introduzione del lavoro notturno - durata dell'orario di lavoro dei lavoratori notturni. |