Scelta per la destinazione del trattamento di fine rapporto (ARTICOLO 8 COMMA 7, D.LGS. 5 DICEMBRE 2005, N. 252) MODULO PER I LAVORATORI ASSUNTI DOPO IL 31 DICEMBRE 2006, mod. TFR2InquadramentoI fondi pensione - incardinati in un sistema basato sul principio della libera adesione individuale - erogano agli aderenti il trattamento pensionistico che si affianca a quello erogato dal sistema pubblico e che viene alimentato dai contributi versati dal lavoratore e dal datore di lavoro unitamente al trattamento di fine rapporto. Non si prevede alcun contributo di tipo pubblico. FormulaScarica il modulo CommentoCon d.lgs. n. 252 del 2005 - che ha attuato la riforma della previdenza complementare sostituendo la pregressa normativa di cui al d.lgs. n. 124/1993 - il Legislatore ha previsto che tutti i lavoratori dipendenti del settore privato (con l'esclusione dei lavoratori domestici) devono scegliere la destinazione del proprio trattamento di fine rapporto maturando comunicandolo al proprio datore di lavoro entro 6 mesi dall'assunzione (compilando il modello TFR2 e allegando, se del caso, copia del modulo di adesione al fondo prescelto). In caso di mancata scelta, si ritiene operante il meccanismo del silenzio-assenso e, pertanto, si realizza una adesione tacita al fondo di previdenza complementare di categoria ovvero, se non operativo, a Fondinps (N.B. la legge di Bilancio 2018 - legge n. 2015/2017 - ha previsto la soppressione di Fondinps e la relativa pubblicazione di un emanando D.M. che ne sancisca la operatività) . L'adesione al fondo pensione persegue l'obiettivo di consentire al lavoratore iscritto di conseguire una pensione, al raggiungimento dei requisiti di accesso alla pensione, che si aggiunga alla pensione garantita dal sistema pubblico. Possibile altresì che il dipendente opti per il mantenimento del Tfr presso il datore di lavoro; in tal caso, - la gestione del TFR è a cura del datore di lavoro, ove questi occupi fino a 49 dipendenti - il TFR viene versato dal datore di lavoro al Fondo di tesoreria presso l'Inps, qualora egli occupi almeno 50 dipendenti. In caso di conferimento espresso ad un Fondo pensione, il datore di lavoro versa il TFR alla forma pensionistica prescelta a decorrere dal mese successivo a quello della consegna del modello di scelta TFR2; tuttavia gli effetti decorrono sempre dal periodo di paga in corso al momento della scelta (quota TFR del mese della scelta). Successivamente il versamento ai fondi pensione deve essere effettuato mensilmente. Da ricordare che si sospendono le operazioni di trasferimento ai Fondi richiamati qualora il dipendente, nel periodo 1° marzo 2015-30 giugno 2018, abbia richiesto la liquidazione mensile del TFR in busta paga quale quota integrativa della retribuzione (l. 23 dicembre 2014, n. 190) I fondi pensione - che non attuano la gestione diretta delle proprie risorse che vengono, invece, affidate a soggetti esterni e che sono sottoposti all'attività di vigilanza della Covip - possono presentarsi nelle seguenti forme: - fondi pensione negoziali (cd. Fondi “chiusi”): trattasi dei fondi ai quali l'adesione avviene su base collettiva (in ragione di contratti e accordi collettivi, anche aziendali, accordi fra lavoratori, regolamenti di enti ed aziende qualora i rapporti di lavoro non siano disciplinati ne' da accordi collettivi ne' da contratti), - fondi pensione aperti: l'adesione al fondo avviene su base individuale o su base collettiva (in ragione di contratti e accordi collettivi, anche aziendali, accordi fra lavoratori, regolamenti di enti ed aziende qualora i rapporti di lavoro non siano disciplinati ne' da accordi collettivi ne' da contratti), ai quali si aggiungono (i) le forme pensionistiche individuali attuate mediante contratti di assicurazione sulla vita con finalità previdenziali ove l'adesione e' su base individuale, (ii) fondi pensione istituiti dalla Regione e (iii) fondi pensione preesistenti, già istituiti alla data del 15 novembre 1992, data di entrata in vigore della l. n. 421/1992. I fondi si distinguono altresì come segue - fondi pensione a ripartizione e fondi pensione a capitalizzazione: nel sistema a ripartizione, le prestazioni pensionistiche sono finanziate dai contributi versati alla previdenza, mentre nel sistema a capitalizzazione, i contributi versati vengono accantonati ed investiti di modo che la prestazione che viene erogata dal fondo all'iscritto sia il risultato dei rendimenti del fondo; - fondi pensione a contribuzione definita e fondi pensione a prestazioni definite: nell'ultimo caso il fondo si assume l'obbligo di erogare una prestazione predefinita e certa, indipendentemente dal costo necessario per assicurare detta prestazione che resta a carico del fondo, mentre nel primo caso detto obbligo non sussiste. I fondi pensione sono alimentati dal TFR del dipendente (in misura compresa tra il 100% del TFR da trasferire - ove si tratti di soggetto iscritto alla previdenza complementare dal 29 aprile 1993 - e una diversa percentuale ove si tratti di soggetti che vantano un'iscrizione pregressa a quella data e che siano iscritti o meno ad una forma di previdenza complementare; e ancora si ricorda che, secondo quanto previsto dalla l. n. 124/2017, i contratti e accordi collettivi, anche aziendali, possono anche stabilire una percentuale minima di TFR maturando da destinare a previdenza complementare diversa dal 100%) e da contributi, versati sia dal dipendente che dall'azienda (ove si tratti di fondo istituito dalle parti sociali, cd fondo chiuso) nelle misure e secondo le modalità stabilite dallo Statuto e dal Regolamento di ciascun fondo. Essi erogano una serie di prestazioni agli aderenti quali: la prestazione pensionistica che può essere erogata in rendita, in capitale o in forma mista nei modi e termini (soprattutto con le limitazioni previste dalla legge e dalle fonti istitutive) e che è assoggetta a un particolare regime fiscale di tassazione. Possibile eventualmente chiedere anche delle anticipazioni. I contributi versati alla previdenza complementare scontano un particolare regime fiscale in quanto ai sensi dell'art. 8, comma 4, del d.lgs. n. 252/2005 sono deducibili, ai sensi dell'articolo 10 del TUIR dal reddito complessivo per un importo non superiore ad Euro 5.164,57 (il limite di deducibilità, al fine di incentivare l'iscrizione alle forme pensionistiche complementari, viene innalzato per i lavoratori di prima occupazione successiva alla data di entrata in vigore del decreto n. 252/2005 (1° gennaio 2007), per i quali è consentito, nei venti anni successivi al quinto anno di partecipazione alle forme pensionistiche complementari, dedurre dal reddito complessivo contributi eccedenti il limite di 5.164,57 euro pari alla differenza positiva tra l'importo di 25.822,85 Euro ed i contributi effettivamente versati nei primi cinque anni di partecipazione alle forme pensionistiche e comunque per un importo non superiore a 2.582,29 Euro annui (art. 8, comma 6, del d.lgs. n. 252/2005) Per quanto concerne la “natura” dei contributi versati alla previdenza complementare, diverse dal conferimento del TFR maturando, il Ministero del lavoro ha avuto modo in più occasioni di sottolinearne la struttura non già contributiva, bensì retributiva (retributiva "differita"; sul punto si v. la giurisprudenza della Corte di Cassazione, soprattutto a seguito della sentenza Cass. S.U., n. 974/1997, che è costantemente orientata circa la natura di retribuzione differita con funzione previdenziale delle quote destinate ai trattamenti pensionistici integrativi aziendali, peraltro sganciate da una stretta relazione di corrispettività con la prestazione lavorativa; v. anche Cass. n. 5505/1995, Cass. S.U., n. 296/2000, Cass. n. 13558/2001, Cass. n. 81/2002, Cass. n. 783/2006 nel senso della computabilità dei contributi datoriali nel TFR unitamente a Cass., n. 20105/2011 e in tempi più recenti v. Cass. S.U. n. 5157/2015, seguita da Cass. n. 13668/2016, che ha invece sconfessato tale indirizzo; v. Cass., n. 8695 del 2012 che invece ha sostenuto la natura contributiva della contribuzione datoriale versata al fondo pensione e di conseguenza la sua non computabilità ai fini del TFR), anche se non rientranti nell'art. 36 Cost.; le quote in parole hanno una funzione diversa rispetto alla sua inclusione nel "minimo retributivo costituzionalmente garantito" realizzando, di converso, una funzione che è strettamente a carattere previdenziale e rientrante più propriamente nell'art. 38, comma 2, Cost. Inoltre, l'obbligo di contribuzione ai fondi pensione contrattuali è escluso solo nei confronti dei datori di lavoro non iscritti all'organizzazione sindacale stipulante gli accordi istitutivi dei fondi e che non applicano nemmeno di fatto gli stessi accordi. Sono, invece, tenuti a versare la quota a loro carico, in caso di adesione del lavoratore al fondo, i datori di lavoro i quali, ancorché non iscritti all'organizzazione stipulante, diano concreta applicazione al contratto collettivo istitutivo del fondo a cui il lavoratore risulti iscritto (Interpello Min. Lavoro 2 maggio 2008, n. 11/2008). Infine, la “perdita” di disponibilità del TFR da parte del datore di lavoro - in quanto dirottato sulla previdenza complementare - viene compensata con la previsione di agevolazioni finanziarie che si basano sulla deducibilità dal reddito di impresa di un importo pari a 4% (e al 6% se si tratta di datore di lavoro con meno di 50 addetti) del TFR conferito; si aggiunge anche la riduzione del costo del lavoro attraverso una riduzione degli oneri impropri e l'esonero del versamento del contributo al fondo di garanzia del TFR nella stessa misura del TFR conferito. |