Dichiarazione di adesione al Codice Etico

Francesco Rotondi

Inquadramento

la dichiarazione di adesione al Codice Etico che è anche richiamato nella Lettera di assunzione rafforza gli obblighi e le responsabilità del lavoratore nell'esecuzione della prestazione lavorativa e nel quadro delle possibili responsabilità a carico della Società in base alle disposizioni del d.lgs. n. 231/2001.

Formula

Io sottoscritto ...., assunto alle dipendenze di .... in qualità di ...., dichiaro di aver ricevuto insieme alla Lettera di assunzione una copia (in formato cartaceo/elettronico attraverso la intranet) del Codice Etico aziendale redatto ai sensi del d.lgs. 8 giugno 2001, n. 231 e di essere consapevole del fatto che, in quanto dipendente o collaboratore dell'ente, devo:

- aderire ai principi comportamentali illustrati nel Codice Etico;

- partecipare ai corsi di aggiornamento proposti dall'ente sull'organizzazione aziendale ai fini della prevenzione dei reati, come previsto dal d. lgs.08 giugno 2001, n. 231;

- rivolgermi direttamente al superiore gerarchico in caso di dubbio sulla giusta condotta da adottare;

- ricorrere agli strumenti messi a disposizione dall'ente per segnalare qualunque azione appaia contraria ai suddetti principi.

Sono consapevole che la violazione delle regole contenute nel Codice Etico costituisce violazione disciplinare e potrà quindi dar luogo a provvedimento disciplinare nei miei confronti.

Firma del/la lavoratore/trice ....

Commento

Con il d.lgs. 8 giugno 2001, n. 231 recante la “disciplina della responsabilità amministrativa delle persone giuridiche, delle società e delle associazioni anche prive di personalità giuridica, a norma dell'art. 11 della legge 29 settembre 2000, n. 300” il legislatore ha introdotto nel nostro ordinamento un sistema sanzionatorio, fondato su sanzioni pecuniarie e sanzioni interdittive, che colpisce le persone giuridiche a fronte di illeciti – espressamente indicati dalla legge – posti in essere dai propri agenti, dipendenti e amministratori. Il decreto prevede l'esonero da responsabilità, quando l'azienda/ente provi di avere adottato prima della commissione del reato, ed efficacemente attuato un modello di organizzazione, gestione e controllo idoneo a prevenire reati della specie di quello verificatosi, sottolineando così la stretta relazione tra la commissione del reato e l'organizzazione aziendale.

Caratteristica dell'impianto proposto dal d.lgs. n. 231/2001 è che il fondamento della responsabilità dell'ente risiede sia su presupposti di tipo oggettivo, derivanti dal rapporto di rappresentanza, amministrazione o immedesimazione organica del soggetto agente con l'ente, sia su presupposti di tipo organizzativo poiché è necessario che la commissione del fatto sia anche espressione di manchevolezze, difetti o errori nella gestione delle politiche comportamentali dell'azienda, riconducibile, di fatto, ad una “colpa di organizzazione”. Da qui la rilevanza del Codice Etico ai fini dell'indicata adozione del modello di organizzazione, gestione e controllo e, conseguentemente, l'incidenza che i comportamenti in esso riportati possano poi avere anche rilevanza disciplinare nel rapporto di lavoro nel quadro delle previsioni della contrattazione collettiva di riferimento.

Parlare di responsabilità dell'impresa, dopo l'entrata in vigore del d.lgs. n. 231/2001, ha significato quindi in questi anni l'adozione anche di modelli comportamentali e gestionali che, traducendosi in effettivi strumenti di prevenzione potessero assicurare, in caso di commissione del reato (perché il presupposto della responsabilità è comunque un fatto avente rilevanza penale), che l'azienda ha concretamente ed efficacemente adottato ogni misura idonea ad evitare il rischio reato con riferimento alle fattispecie e agli ambiti espressamente indicati dal decreto (artt. 24 e ss.).

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