Comunicazione di recesso del datore di lavoro nel lavoro domestico

Paola Salazar

Inquadramento

Il datore di lavoro - persona, nucleo o gruppo familiare o comunità stabile senza fini di lucro - può assumere personale che presti la propria opera per il funzionamento della vita famigliare, in regime anche di convivenza. Il recesso dal rapporto di lavoro è disciplinato dalle disposizioni del codice civile e dal CCNL di settore.

Formula

Egregio Sig./Sig.ra

Via … n. …

CAP e città

C.F.

Luogo e data…………..

OGGETTO: COMUNICAZIONE DI RECESSO

La presente per comunicarLe il nostro recesso dal rapporto di lavoro in essere per i seguenti motivi………….

Ella viene esonerata dal prestare attività lavorativa durante il periodo di preavviso [1] ; il rapporto di lavoro, pertanto, cessa contestualmente alla data di ricevimento della presente comunicazione.

L'indennità sostitutiva del preavviso Le verrà corrisposta unitamente alle altre spettanze liquidatorie, compreso il trattamento di fine rapporto entro

Luogo e data………………………

Firma del datore di lavoro…………

1. Il CCNL di settore prevede specifici termini di preavviso individuati in giorni di calendario e commisurati agli anni di attività prestata dal collaboratore domestico e al numero delle ore settimanali previste dal contratto. Il preavviso non è dovuto in caso di licenziamento per giusta causa (art. 2119 c.c. e art. 2244 c.c.).

Commento

Il rapporto di lavoro domestico è regolato sia dal codice civile agli articoli 2240-2246, che dalla legge (legge n. 339 del 2 aprile 1958) e dal CCNL applicabile al lavoro domestico che disciplina in modo minuzioso la tipologia contrattuale in esame integrando le disposizioni di legge poco dettagliate.

Per quanto concerne l'ambito di applicazione delle norme di cui alla legge n. 339 (art. 1), esse si applicano ai rapporti di lavoro concernenti gli addetti ai servizi domestici che prestano la loro opera, continuativa e prevalente, di almeno 4 ore giornaliere presso lo stesso datore di lavoro, con retribuzione in denaro o in natura.

Addetti ai servizi personali domestici sono i lavoratori di ambo i sessi che prestano a qualsiasi titolo la loro opera per il funzionamento della vita familiare, sia che si tratti di personale con qualifica specifica, sia che si tratti di personale adibito a mansioni generiche.

Al lavoro domestico non si applica la disciplina limitativa dei licenziamenti individuali (art. 4 l. n. 108/1990). Il datore di lavoro può pertanto, in qualsiasi momento, risolvere il rapporto previo preavviso e, comunque, senza onere di motivazione (c.d. Licenziamento ad nutum), ma nel rispetto della forma scritta a pena di nullità dell'atto di licenziamento. Resta ferma, in base alle disposizioni dell'art. 2244 c.c. (il quale rinvia alle disposizioni dell'art. 2119 c.c.), la facoltà di licenziare in tronco il lavoratore qualora ricorra una giusta causa, ossia mancanze così gravi da non consentire la prosecuzione nemmeno provvisoria del rapporto di lavoro.

La cessazione deve essere comunicata, entro 5 giorni dall'evento all'Inps secondo le procedure dal medesimo predisposte.

Un'altra ipotesi di cessazione del rapporto di lavoro che merita di essere menzionata è la morte del datore di lavoro. In questo caso il rapporto di lavoro si estingue a meno che i componenti della famiglia manifestino la volontà di continuare il rapporto con il lavoratore ancorché con ridotte prestazioni (Cass. n. 6407/1993).

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