Dichiarazione di adesione al Codice Etico (collaboratori)

Paola Salazar

Inquadramento

la dichiarazione di adesione al Codice Etico è necessaria anche per i rapporti di collaborazione coordinata e continuativa, soprattutto in ragione degli obblighi in materia di salute e sicurezza sul lavoro che ha il titolare dell'impresa, datore di lavoro/committente, sia nei confronti dei lavoratori subordinati sia nei confronti dei collaboratori. Il Codice etico responsabilizza anche i collaboratori a comportamenti in linea con le Policy in uso presso il Committente nel quadro generale delle possibili responsabilità a carico della Società in base alle disposizioni del d.lgs. n. 231/2001.

Formula

Io sottoscritto …, collaboratore, con contratto di collaborazione coordinata e continuativa presso…………………. Siglato in data ………………e con decorrenza dal………………., dichiaro di aver ricevuto una copia (in formato cartaceo/elettronico alla PEC………..) del CodiceEtico aziendale redatto ai sensi del d.lgs. 8 giugno 2001, n. 231 e di essere consapevole del fatto che, in quanto collaboratore dell'ente, devo:

- aderire ai principi comportamentali illustrati nel CodiceEtico;

- partecipare ai corsi di aggiornamento proposti dall'ente sull'organizzazione aziendale ai fini della prevenzione dei reati, come previsto dal d.lgs. 8 giugno 2001, n. 231;

- rivolgermi direttamente al mio referente presso il Committente in caso di dubbio sulla giusta condotta da adottare;

- ricorrere alle procedure e alle indicazioni messi a disposizione dall'ente per segnalare qualunque azione appaia contraria ai suddetti principi.

Sono consapevole che la violazione delle regole contenute nel CodiceEtico può costituire giusta causa di risoluzione del contratto di collaborazione coordinata e continuativa in essere.

Firma del/la collaboratore/trice …

Commento

Con il d.lgs. 8 giugno 2001, n. 231 recante la “disciplina della responsabilità amministrativa delle persone giuridiche, delle società e delle associazioni anche prive di personalità giuridica, a norma dell'art. 11 della legge 29 settembre 2000, n. 300” il legislatore ha introdotto nel nostro ordinamento un sistema sanzionatorio, fondato su sanzioni pecuniarie e sanzioni interdittive, che colpisce le persone giuridiche a fronte di illeciti – espressamente indicati dalla legge - posti in essere dai propri agenti, dipendenti e amministratori. Il decreto prevede l'esonero da responsabilità, quando l'azienda/ente provi di avere adottato prima della commissione del reato, ed efficacemente attuato un modello di organizzazione, gestione e controllo idoneo a prevenire reati della specie di quello verificatosi, sottolineando così la stretta relazione tra la commissione del reato e l'organizzazione aziendale.

Caratteristica dell'impianto proposto dal d.lgs. n. 231/2001 è che il fondamento della responsabilità dell'ente risiede sia su presupposti di tipo oggettivo, derivanti dal rapporto di rappresentanza, amministrazione o immedesimazione organica del soggetto agente con l'ente, sia su presupposti di tipo organizzativo poiché è necessario che la commissione del fatto sia anche espressione di manchevolezze, difetti o errori nella gestione delle politiche comportamentali dell'azienda, riconducibile, di fatto, ad una “colpa di organizzazione”. Da qui la rilevanza del Codice Etico ai fini dell'indicata adozione del modello di organizzazione, gestione e controllo che assume rilevanza per tutti, dipendenti e collaboratori.

Parlare di responsabilità dell'impresa, dopo l'entrata in vigore del d.lgs. n. 231/2001, ha significato quindi in questi anni l'adozione anche di modelli comportamentali e gestionali che, traducendosi in effettivi strumenti di prevenzione potessero assicurare, in caso di commissione del reato (perché il presupposto della responsabilità è comunque un fatto avente rilevanza penale), che l'azienda ha concretamente ed efficacemente adottato ogni misura idonea ad evitare il rischio reato con riferimento alle fattispecie e agli ambiti espressamente indicati dal decreto (artt. 24 e segg.).

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