Recesso dal contratto di prestazione di lavoro autonomo per inadempimentoInquadramentoLa prestazione di lavoro autonomo è regolata dagli artt. 2222 e ss. c.c. ed è caratterizzata da attività per le quali il prestatore d'opera si impegna a compiere un'opera o un servizio con lavoro prevalentemente proprio senza vincolo di subordinazione e senza alcun coordinamento con il committente, anche nel quadro delle professioni regolamentate. FormulaRACCOMANDATA A/R Egregio Sig/Gent. Sig.ra .... Facciamo seguito alla raccomandata del ....nella quale Le facevamo presente l'obbligo da Lei assunto con il contratto sottoscritto in data .... di rilasciare entro e non oltre il ....i dati della ricerca/il progetto etc. e poiché ad oggi non abbiamo ricevuto alcun riscontro con la presente le comunichiamo di voler risolvere il rapporto di collaborazione autonoma in corso con effetto immediato. In ragione di quanto sopra, riservandoci sin da ora di agire per il risarcimento dei danni causati dalla Sua condotta negligente ed inadempiente, le precisiamo che non procederemo al saldo dell'ultima tranche del corrispettivo ancora dovuta considerato il venir meno dell'utilità della sua prestazione per effetto dell'indicato inadempimento. Voglia farci avere solo i dati relativi alle spese vive da Lei sostenute per l'incarico da lei svolto fino alla data odierna. Distinti saluti La Società .... CommentoOgni attività umana può costituire oggetto sia di un rapporto di lavoro subordinato sia un rapporto di lavoro autonomo. Un'attività lavorativa può essere svolta per i più diversi titoli giuridici: nell'ambito di un rapporto di lavoro subordinato, o autonomo, o associativo, o societario, o per causa gratuita etc. Non esiste una materia ontologicamente devoluta alla subordinazione o all'autonomia, nel senso che molte attività, non tutte, possono essere svolte o in regime di subordinazione o in regime di autonomia. Ciò dipende dalla volontà delle parti e dalle condizioni oggettive (Cass. sez. lav. n. 5411/1999). «La qualificazione del rapporto di lavoro, operata dalle parti non assume rilievo dirimente in presenza di elementi fattuali – quali la previsione di un compenso fisso, di un orario di lavoro stabile e continuativo, il carattere delle mansioni, nonché il collegamento tecnico organizzativo e produttivo tra la prestazione svolta e le esigenze aziendali – che costituiscono indici rivelatori della natura subordinata del rapporto stesso, anche se svolto per un arco temporale esiguo» (Cass. n. 7024/2015). Gli artt. 2227 e 2237 c.c. prevedono l'ipotesi del recesso anticipato da parte del Committente tenendo indenne il prestatore d'opera delle spese e del mancato guadagno. Il legislatore, consapevole del ruolo svolto dal contratto d'opera ex art. 2222 c.c. e dalla posizione dei professionisti titolari di partita IVA impegnati con un contratto d'opera o con collaborazioni coordinate e continuative (art. 2, comma 2, lett. b, d.lgs. n. 81/2015) ha ritenuto opportuno portare avanti un progetto di legge mirante alla introduzione di alcuni importanti aspetti di gestione del rapporto di lavoro di lavoro preordinati a garantire al lavoro autonomo non imprenditoriale l'accesso ad alcune tutele specifiche quali la tutela nelle ipotesi di recesso ad iniziativa del committente, le garanzie per il pagamento del corrispettivo, la deducibilità delle spese di formazione. Tali tutele che sono contenute negli artt. 1-17 della l. n. 81/2017 si accompagnano all'ampliamento delle tutele in materia di maternità e paternità effettuato dal legislatore negli ultimi anni attraverso modifica e integrazione delle previsioni contenute negli artt. 28,64 e 66-73 del d.lgs. 26 marzo 2001, n. 151. Tra le tutele introdotte dalla l. n. 81/2017 vi è la previsione dell'art. 3 il quale considera abusive e prive di effetto le clausole che attribuiscono al committente la modifica unilaterale delle condizioni del contratto, così come, nei casi di contratti aventi ad oggetto una prestazione continuativa, di recedere senza congruo preavviso. È tuttavia sempre fatta salva l'ipotesi del recesso per giusta causa, quale l'inadempimento da parte del prestatore di lavoro agli obblighi assunti con il contratto. La previsione dell'art. 2227 c.c. è tuttavia derogabile dalle parti (Trib. Milano VII, 25 febbraio 2016). Mentre la Cassazione ha stabilito che «l'art. 2237 c.c., il quale pone a carico del cliente che receda dal contratto d'opera il compenso per l'opera svolta (indipendentemente dall'utilità che ne sia derivata), può essere derogato dai contraenti, i quali possono subordinare il diritto del professionista al compenso alla realizzazione di un determinato risultato, con la conseguenza che il fatto oggettivo del mancato verificarsi dell'evento dedotto come oggetto della condizione sospensiva comporta l'esclusione del compenso stesso, salvo che il recesso “ante tempus” da parte del cliente sia stato causa del venir meno del risultato oggetto di tale condizione.» (Cass. n. 14510/2012). Per approfondimenti v. il commento riportato nella formula “Contratto di prestazione di lavoro autonomo”. |