Comunicazione (informazione preventiva del trasferimento di azienda) del cessionario alle rsu/rsa - oo.ss (art. 47, legge 29 dicembre 1990, n. 428 ; art. 2112 c.c.)InquadramentoNel caso di trasferimento di azienda (o di un ramo di essa) i rapporti di lavoro dei lavoratori oggetto del trasferimento sono sostanzialmente indifferenti alle sorti dell'azienda; il passaggio dei dipendenti al cessionario e' automatico e i lavoratori godono di un'articolata rete di tutele messa a punto dalla legge. Ove si intenda, infine, effettuare un trasferimento di azienda in cui sono complessivamente occupati più di 15 dipendenti, dovrà essere osservata una particolare procedura di informazione e consultazione sindacale. FormulaLa scrivente Società, giusto quanto disposto dall'art. 47, legge 29 dicembre 1990, n. 428 e dal d.lgs. 10 settembre 2003, n. 276, procede a comunicare e informare in via preventiva dell'intenzione di procedere alla acquisizione dell'azienda consistente in risorse materiali ed umane organizzate e finalizzata/o allo svolgimento dell'attività … al seguente fine…… L'azienda viene ceduta dalla Società……………… e il trasferimento è previsto alla data del …………….. Giusto quanto disposto dall'art. 2112 c.c. tutto il personale in forza presso la Società cedente (per un totale di ….. persone) viene trasferito alla scrivente Società che dichiara di avere interesse nell'acquisizione in oggetto. Al personale trasferito si applica la contrattazione collettiva, nazionale ed aziendale, nei termini stabiliti dall'art. 2112, comma 3, c.c. Si dichiara che non sussistono conseguenze sociali ed economiche pregiudizievoli nei confronti dei lavoratori interessati al trasferimento ed allo stato non sono previsti misure nei loro confronti. La scrivente si dichiara a disposizione per gli incontri di esame congiunto previsti dall'art. 47, legge 29 dicembre 1990, n. 428. Distinti saluti Società cedente ------------------------------- CommentoIl trasferimento può riguardare non solo l'azienda nella sua interezza, ma anche un ramo di azienda intendendosi per tale ogni entità economica organizzata in maniera stabile la quale, in occasione del trasferimento, conservi la sua identità e consenta l'esercizio di un'attività economica finalizzata al perseguimento di uno specifico obiettivo. Ai fini dell'applicazione dell'art 2112 c.c. ciò che rileva è l'autonomia funzionale del ramo ceduto che implica la capacità di questo, già al momento dello scorporo dal complesso cedente, di provvedere ad uno scopo produttivo con i propri mezzi e quindi di svolgere - autonomamente dal cedente e senza integrazioni di rilievo da parte del cessionario - il servizio o la funzione cui risultava finalizzato nell'ambito dell'impresa cedente al momento della cessione, indipendentemente dal coevo contratto di fornitura di servizi che venga contestualmente stipulato tra le parti (Così Cass. n. 19034/2017; Cass. n. 9724/2017; Cass. n. 11247/2016; Cass. n. 1316/2017; forte è il richiamo in materia anche alla posizione espressa dalla UE sia in sede normativa - Direttiva n. 2001/23/CE, che giurisdizionale - tra le altre: CGUE 6 marzo 2014, C-458/12, Amatori; CGUE 6 settembre 2011, C-108/10, Scattolon; CGUE 12 febbraio 2009, C-466/07, Klaremberg). Nel caso di trasferimento di mere attività non riconducibili ad una stabile organizzazione finalizzata alla produzione di beni e di servizi, non si realizza la fattispecie del trasferimento bensì quella di una mera esternalizzazione. Ne consegue che in tali casi e' necessario il consenso del lavoratore (Cass. n. 19740/2008). In caso di dichiarazione di nullità della cessione di azienda o di ramo d'azienda a terzi, in assenza di prestazione lavorativa, sussiste in capo alla cedente solo un obbligo risarcitorio in favore del lavoratore ceduto (Cass. n. 9724/2017). In considerazione dell'emergenza epidemiologica da Covid-19, la legge n. 77/2020, di conversione del d.l. n. 34/2020, ha aggiunto il comma 1-bis all'art. 80 del detto decreto legge, stabilendo che fino al 17 agosto 2020 la procedura di cui all'articolo 47, comma 2, della legge 29 dicembre 1990, n. 428, nel caso in cui non sia stato raggiunto un accordo, non può avere una durata inferiore a quarantacinque giorni. Da ultimo, si segnala che le preclusioni alla facoltà di procedere a licenziamenti individuali per giustificato motivo oggettivo ed ai licenziamenti collettivi non si applicano, ai sensi e per gli effetti dell'art. 14, comma 3, d.l. n. 104/2020):
Sono, altresì, esclusi dal divieto i licenziamenti intimati in caso di fallimento, quando non sia previsto l'esercizio provvisorio dell'impresa, ovvero ne sia disposta la cessazione. Nel caso in cui l'esercizio provvisorio sia disposto per uno specifico ramo dell'azienda, sono esclusi dal divieto i licenziamenti riguardanti i settori non compresi nello stesso (art. 14, comma 3, d.l. n. 104/2020). Il datore di lavoro che, indipendentemente dal numero dei dipendenti, nell'anno 2020, abbia proceduto al recesso del contratto di lavoro per giustificato motivo oggettivo ai sensi dell'art. 3 della l.n. 604/1966, può, in deroga alle previsioni di cui all'art. 18, comma 10, St. lav., revocare in ogni tempo il recesso purché contestualmente faccia richiesta del trattamento di cassa integrazione salariale, a decorrere dalla data in cui aveva efficacia il licenziamento revocato. In tal caso, il rapporto di lavoro si intende ripristinato senza soluzione di continuità, senza oneri né sanzioni per il datore di lavoro. Si veda per approfondimenti la Formula “Comunicazione preventiva di licenziamento per giustificato motivo oggettivo alla sede territoriale dell'Ispettorato del Lavoro”. |