Comunicazione di trasferimento d'azienda / di ramo di azienda da parte del datore di lavoro cessionario al lavoratore (art. 2112 c.c.)InquadramentoNel caso di trasferimento di azienda (o di un ramo di essa) il rapporto di lavoro dei lavoratori oggetto del trasferimento sono sostanzialmente indifferenti alle sorti dell'azienda; il passaggio dei dipendenti al cessionario è automatico e i lavoratori godono di un'articolata rete di tutele messa a punto dalla legge. Ove si intenda, infine, effettuare un trasferimento di azienda in cui sono complessivamente occupati più di 15 dipendenti, dovrà essere osservata una particolare procedura di informazione e consultazione sindacale. FormulaCon la presente Le comunichiamo che - a far data dal .... - il Suo rapporto di lavoro proseguirà con la stessa decorrenza, senza soluzione di continuità, a tutti gli effetti di legge e di contratto, ai sensi dell'art. 2112 c.c., con la nostra Società .... acquirente dell'azienda/o del ramo d'azienda di cui Lei faceva parte. Alla nostra Società è stato trasferito con pari decorrenza il TFR da lei maturato ed accantonato presso la Società cedente. Si dichiara che la procedure e le formalità richieste dalla legge (legge n. 428/90) sono state portate a termine. Si fa riferimento alla procedura di informativa sindacale avviata con lettera in data .... ...., e conclusasi (con accordo sindacale del .... oppure (con verbale del ....) oppure (con comunicazione del ....) in data del ...., a seguito della quale si è proceduto alle operazioni di trasferimento. Firma della Società cessionaria .... CommentoIl trasferimento può riguardare non solo l'azienda nella sua interezza, ma anche un ramo di azienda intendendosi per tale ogni entità economica organizzata in maniera stabile la quale, in occasione del trasferimento, conservi la sua identità e consenta l'esercizio di un'attività economica finalizzata al perseguimento di uno specifico obiettivo. Ai fini dell'applicazione dell'art 2112 c.c. ciò che rileva è l'autonomia funzionale del ramo ceduto che implica la capacità di questo, già al momento dello scorporo dal complesso cedente, di provvedere ad uno scopo produttivo con i propri mezzi e quindi di svolgere – autonomamente dal cedente e senza integrazioni di rilievo da parte del cessionario – il servizio o la funzione cui risultava finalizzato nell'ambito dell'impresa cedente al momento della cessione, indipendentemente dal coevo contratto di fornitura di servizi che venga contestualmente stipulato tra le parti. (Così Cass. n. 19034/2017; Cass. n. 9724/2017; Cass. n. 11247/2016; Cass. n. 1316/2017; forte è il richiamo in materia anche alla posizione espressa dalla UE sia in sede normativa – Direttiva n. 2001/23/CE, che giurisdizionale – tra le altre: Corte Giustizia UE 6 marzo 2014, C-458/12, Amatori; Corte Giustizia UE 6 settembre 2011, C-108/10, Scattolon; Corte Giustizia UE 12 febbraio 2009, C-466/07, Klaremberg). Nel caso di trasferimento di mere attività non riconducibili ad una stabile organizzazione finalizzata alla produzione di beni e di servizi, non si realizza la fattispecie del trasferimento bensì quella di una mera esternalizzazione. Ne consegue che in tali casi è necessario il consenso del lavoratore (Cass. n. 19740/2008). In caso di dichiarazione di nullità della cessione di azienda o di ramo d'azienda a terzi, in assenza di prestazione lavorativa, sussiste in capo alla cedente solo un obbligo risarcitorio in favore del lavoratore ceduto (Cass. n. 9724/2017). |