Concessione dei permessi giornalieri richiesti dal padre lavoratore (d.lgs. 26/3/2001, n. 151, art. 40)InquadramentoAlla lavoratrice madre e al lavoratore padre è concesso il diritto di assentarsi dal lavoro, nei tempi e modi stabiliti dalla legge, per l'assistenza ai figli. Le ore di permesso sono considerate ore lavorative a tutti gli effetti e l'assenza è indennizzata dall'Inps (e anticipata al lavoratore dal datore di lavoro). FormulaEgregio Sig.…………, si fa seguito alla Sua comunicazione del ………………ed alla documentazione allegata, per confermarLe che , come previsto dal d.lgs. n. 151/2011 Lei potrà usufruire di due periodi di riposo giornalieri della durata di un'ora ciascuno, nei seguenti orari. dalle ore … alle ore … e dalle ore … alle ore … , con diritto ad uscire dai locali aziendali. La preghiamo di restituirci l'unita lettera sottoscritta per ricevuta. Luogo e data…… Il datore di lavoro……. CommentoLa legge (art. 39, d.lgs. n. 151/2001) prevede che durante il primo anno di vita del bambino la madre possa godere, a richiesta, di 2 periodi di riposo giornalieri (riducibili a uno nei casi di orario di lavoro inferiore a 6 ore), anche cumulativi, durante la giornata finalizzati all'allattamento della prole (e cio' anche in caso di parti plurigemellari senza che però le ore di lavoro si moltiplichino; ammesso solo il raddoppio delle ore e le ore aggiuntive possono essere godute dal padre). Si tratta di un diritto potestativo attribuito alla donna la quale può scegliere se usufruire dei riposi o meno; i periodi di riposo vanno qualificati come sospensione del rapporto a tutti gli effetti. I riposi in oggetto devono permettere alla madre (ma anche al padre) di prendersi cura delle esigenze fisiche del bambino e al contempo di curare l'aspetto relazionale del rapporto genitoriale, favorendo il contatto affettivo tra il genitore e il figlio. Nel caso di prole in adozione o in affidamento la legge, giusto quanto aveva evidenziato la Corte Costituzionale con sentenza n. 104/2003, prevede che il diritto al permesso possa essere utilizzato entro un anno dall'ingresso del minore in famiglia. Le ore di permesso sono considerate ore lavorative a tutti gli effetti (durata e retribuzione) e comportano per la donna il diritto di uscire dall'azienda. I periodi di riposo sono di mezz'ora ciascuno quando la lavoratrice fruisca dell'asilo nido o di altra struttura idonea, istituiti dal datore di lavoro nell'unità produttiva o nelle immediate vicinanze di essa. Il trattamento economico delle ore di permesso è a carico dell'Inps e anticipato dal datore di lavoro che poi lo recupera dai contributi dovuti all'Istituto; nel caso la domanda sia presentata dal padre, occorre anche domanda presentata all'Inps dall'interessato secondo modalità e termini fissati dall'Istituto. Da annotare che l'art. 10 del regolamento di esecuzione della l. 30 dicembre 1971, n. 1204 (d.P.R. 25 novembre 1976, n. 1026, ancora in vigore), prevede che la durata dei riposi deve essere concordata tra le parti del rapporto «tenendo anche conto delle esigenze del servizio» e, in caso di mancato accordo, sarà determinata dall'Ispettorato del lavoro, ora servizio ispettivo della Direzione provinciale del lavoro. Il datore di lavoro recepisce la volontà della lavoratrice ove siano soddisfatte tutte le condizioni di legge; si tenga conto che l'inosservanza delle disposizioni in materia è punita con la sanzione amministrativa da euro 516 a euro 2.582. Per quanto concerne il padre lavoratore, invece, il diritto ai permessi giornalieri è riconosciuto: a) nel caso in cui i figli siano affidati al solo padre; b) in alternativa alla madre lavoratrice dipendente che non se ne avvalga; c) nel caso in cui la madre non sia lavoratrice dipendente; d) in caso di morte o di grave infermità della madre. Il datore di lavoro recepisce la volontà del lavoratore, il quale si impegna altresi' a comunicare eventuali successive variazioni, ove siano soddisfatte tutte le condizioni di legge e sia stata presentata idonea documentazione a supporto. Egli rilascia al lavoratore una ricevuta dei certificati ed è obbligato a conservare la documentazione agli atti aziendali. La violazione dell'obbligo di consentire l'utilizzo dei permessi in oggetto e' punibile con sanzione amministrativa in misura variabile compresa tra euro 516 e euro 2582 (sanzione che viene applicata, così Interpello Min. Lavoro n. 23/2015, qualora i permessi che siano stati concessi non siano poi effettivamente goduti spontaneamente dal richiedente per motivi propri). Sulle sanzioni si veda l'art. 52 del d.lgs. n. 151/2001, come modificato dall'art. 2, comma 1, lett. p), D.Lgs. 30 giugno 2022, n. 105, il quale prevede che il rifiuto, l'opposizione o l'ostacolo all'esercizio dei diritti di assenza dal lavoro in esame sono puniti con la sanzione amministrativa da euro 516 a euro 2.582 e, ove rilevati nei due anni antecedenti alla richiesta della certificazione della parità di genere di cui all'articolo 46-bis del decreto legislativo 11 aprile 2006, n. 198, o di analoghe certificazioni previste dalle regioni e dalle province autonome nei rispettivi ordinamenti, impediscono al datore di lavoro il conseguimento delle stesse certificazioni. Da evidenziare, infine, che la legge prevede una tutela particolare, sempre nell'ambito dei permessi spettanti ai genitori, nel caso di figli (anche adottivi) con handicap grave. In tal caso, infatti, in alternativa al congedo parentale e' possibile godere di due ore di riposo giornaliero retribuito. |