Concessione di permesso per l’effettuazione visite mediche prenatali (D.Lgs. 26/3/2001, n. 151, art. 14)InquadramentoLa lavoratrice può assentarsi dal lavoro per l'effettuazione di visite mediche prenatali che siano debitamente certificate, senza pregiudizio della retribuzione. FormulaGentile Signora si fa seguito alla Sua comunicazione del ……………… per confermarLe che Ella potrà assentarsi il giorno …………………..dalle ore…………..alle ore……………, con decorrenza della normale retribuzione, per l'effettuazione di controlli prenatali da eseguirsi in concomitanza con l'orario di lavoro. Le ricordiamo di trasmetterci tempestivamente i documenti giustificativi comprovanti l'effettuazione dei controlli e recanti data e ora di effettuazione degli esami. Voglia restituirci l'unita copia della presente lettera. Luogo e data…….. Il datore di lavoro….. CommentoSecondo quanto previsto dall'art. 14 del D.lgs. n. 151/2001 le lavoratrici gestanti hanno diritto a permessi retribuiti per l'effettuazione di esami prenatali, accertamenti clinici ovvero visite mediche specialistiche, nel caso in cui questi debbono essere eseguiti durante l'orario di lavoro. Alle medesime viene, tuttavia, richiesto di presentare al datore di lavoro (i) apposita istanza e (ii) successivamente la relativa documentazione giustificativa attestante la data e l'orario di effettuazione degli esami. Diversamente, il datore di lavoro potrebbe non ritenere giustificata l'assenza e eventualmente non retribuire le ore non lavorate. In relazione alla fattispecie in esame vale la pena riflettere sulla sussistenza o meno di un obbligo per la lavoratrice di segnalare al proprio datore di lavoro lo stato di gravidanza (in parallelo va ricordato che non sussiste per il datore di lavoro la possibilità di effettuare indagini sullo stato di gravidanza). In merito pare potersi affermare che neppure in forza di regole generali quali correttezza e buona fede (artt. 1175,1375 c.c.) sussista un obbligo in capo alla lavoratrice di comunicare la gravidanza; ciò in ragione della necessità di prevenire forme di discriminazione. Tuttavia, vero è che vi sono norme specifiche nel nostro ordinamento che tutelano il periodo ante partum e post partum attraverso la previsione di obblighi e divieti specifici, ecco che appare viepiù opportuna la tempestiva comunicazione al datore di lavoro. |