Accettazione (con riserva) di anticipazione sul TFR richiesta dal lavoratore (art. 2120 c.c.)

Paola Salazar

Formula

Si fa riferimento alla Sua del …………..con la quale Ella ha fatto richiesta di anticipazione del TFR per comunicarle che la stessa sarà accolta/ viene accolta- con riserva- a seguito della verifica della documentazione presentata.

La somma di euro ………………. pari al …………. % della quota di accantonamento maturata, sarà corrisposta con la retribuzione del mese di ……………….. e se ricorre il caso, aggiungere qualora Lei ci faccia pervenire la seguente documentazione ad integrazione di quanto già presentato: ………………………….. [1]

Luogo e data…….

Il datore di lavoro ……

1. Inserire la descrizione della documentazione mancante da presentare.

Commento

Il trattamento di fine rapporto (Tfr) si configura quale retribuzione a carattere differito della quota periodica afferente le singole retribuzioni e matura di anno in anno in relazione in relazione al lavoro prestato e all'ammontare della retribuzione. Il Tfr, infatti, matura attraverso il meccanismo dell'accantonamento e della rivalutazione, tant'è che viene pacificamente ammessa - in pendenza di rapporto - l'azione di accertamento del "quantum" e quella di pagamento anticipato di quote percentuali dell'intero, in presenza delle ipotesi di legge (Cass. n. 96/2003).

Esso assolve ad una duplice funzione, retributiva e previdenziale. Retributiva in quanto esso si presenta sotto forma di compenso alla cessazione del rapporto di lavoro e previdenziale consentendo al lavoratore di affrontare eventuali difficoltà economiche legate alla cessazione del rapporto di lavoro e della retribuzione. La funzione previdenziale e' ora tanto più evidente se si considera che il Tfr viene dirottato sulla previdenza complementare quale strumento di sostegno ai fondi pensione che erogano i trattamenti di pensione ai propri iscritti (d.lgs. n. 252/2005).

Hanno diritto al Tfr, giusto quanto previsto dal nostro ordinamento (art. 2120 c.c.), tutti i lavoratori subordinati che cessano il rapporto di lavoro, indipendentemente dal tipo di rapporto di lavoro in essere e anche in prova, per qualunque causa (compresa la morte del lavoratore nel qual caso il TFR spetta al coniuge, ai figli e, se vivevano a carico del prestatore di lavoro, ai parenti entro il terzo grado ed agli affini entro il secondo grado, o, in mancanza di essi, secondo le norme della successione legittima. La ripartizione della somma da liquidare, se non vi è accordo fra gli aventi diritto, deve farsi secondo il bisogno di ciascuno ed è nullo ogni patto anteriore alla morte del lavoratore circa l'attribuzione e la ripartizione delle somme spettanti a titolo di Tfr).

Il diritto a percepire Tfr nasce alla cessazione del rapporto di lavoro, anche se sul punto non sempre vi e' stata concordia sia nelle posizioni espresse dalle Corti (Cass. n. 9189/1991; Cass. n. 12548/1998) che in dottrina.

Il Tfr, ad ogni modo, non può che essere richiesto alla cessazione del rapporto di lavoro (momento dal quale decorre tra l'altro ex art. 2948, n. 5 c.c. la prescrizione estintiva quinquennale), aspetto, questo, da non confondersi con la fattispecie, ammessa e regolata, dell'anticipazione del Tfr (Cass. n. 11470/1997). In relazione a questa affermazione e cioè che il Tfr sia da liquidare solo alla cessazione del rapporto di lavoro, si deve ricordare che - in deroga a quanto previsto dall'art. 2120 c.c. e in via del tutto sperimentale - in relazione ai periodi di paga decorrenti dal 1° marzo 2015 al 30 giugno 2018, è stata prevista la possibilità da parte dei lavoratori dipendenti di chiedere la liquidazione di T.F.R. mensilmente maturato (art. 1, comma 26, l. n. 190/2014). Tutti i lavoratori dipendenti del settore privato, con esclusione del settore agricolo e i lavoratori domestici, che abbiano un'anzianità di almeno sei mesi alla data di entrata in vigore della norma, 1° gennaio 2015 possono optare per la liquidazione mensile del Tfr in busta paga.

Tornando al tema del computo, per le frazioni di anno, la quota è proporzionalmente ridotta e le frazioni pari o superiori a 15 giorni si considerano mese intero (art. 2120 c.c.). Viene così fissato il principio dell'arrotondamento al mese delle frazioni uguali o superiori a quindici giorni; non si dice tuttavia nulla sulle frazioni inferiori a 15 giorni facendo così nascere, sul punto, una serie di tesi interprative differenti (secondo Cass. n. 13934/2002 non può essere condiviso l'isolato precedente di di cui alla sentenza 27 aprile 1987 n. 4057, che ritiene che la norma stabilisca anche l'arrotondamento in basso, e cioè che non si tenga conto delle frazioni di mese inferiori 15 giorni, in base ad una presunta logica della norma di arrotondare a mesi l'anzianità).

Salvo diversa previsione dei contratti collettivi la retribuzione annua comprende tutte le somme, compreso l'equivalente delle prestazioni in natura, corrisposte in dipendenza del rapporto di lavoro, a titolo non occasionale e con esclusione di quanto è corrisposto a titolo di rimborso spese (art. 2120 c.c., comma 2). Sul punto si è aperta una questione non ancora del tutto risolta: il punto critico e' capire cosa si deve intendere per "non occasionale": si discute, cioè, se il significato sia “temporale” ovvero “di causalità” tra compenso erogato e rapporto di lavoro.

Chi aderisce alla “temporalità” attribuisce rilevanza primaria alla periodicità della prestazione resa o delle somme erogate con riguardo a ciascun singolo dipendente e in relazione a ciascun anno lavorativo (Cass. n. 1155/1988).

Chi, invece, aderisce al criterio della “causalità” - tesi maggioritaria - ripone valore sulla circostanza che la legge fa riferimento ad erogazioni legate al rapporto di lavoro da un vincolo di causalità, con esclusione di quanto legato a circostanze eventuali, imprevedibili e fortuiti ("affinché un compenso sia incluso nella base di calcolo dell'indennità di anzianità (ex art. 2121 c.c. ) o del trattamento di fine rapporto (ex l. n. 297/1982, art. 1), non è necessario il carattere di definitività del compenso stesso, ma è sufficiente che di esso (nella specie, indennità di servizio estero) il dipendente abbia goduto in modo normale nel corso ed a causa del rapporto di lavoro, non avendo rilievo l'elemento temporale di percezione del compenso stesso, ove questo sia da considerare come corrispettivo della prestazione normale perché inerente al valore professionale delle mansioni espletate"; così si legge in Cass. n. 24875/2005).

Un altro passaggio che potrebbe offrire spunti di criticità potrebbe essere contenuto nel riferimento alle prestazioni “in natura” anche se non si e' registrato un dibattito annoso e cruciale come quello appena descritto, essendo pacifica l'adozione, ai fini della determinazione del valore della prestazione in natura, del criterio del valore di mercato.

Va rimarcato, infine, come la contrattazione collettiva possa prevedere modifiche sia in melius che in peius (con il limite invalicabile della giusta retribuzione ex art. 36 Cost.)

Riprendendo il meccanismo di calcolo, il Tfr, con esclusione della quota maturata nell'anno, è incrementato, su base composta, al 31 dicembre di ogni anno, con l'applicazione di un tasso costituito dall'1,5 per cento in misura fissa e dal 75 per cento dell'aumento dell'indice dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati, accertato dall'ISTAT, rispetto al mese di dicembre dell'anno precedente (art. 2120 c.c., comma 4).

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