Licenziamento da organizzazioni di tendenza

Francesco Rotondi
aggiornato da Alessandra Croce

Inquadramento

La legge riconosce la tutela in caso di licenziamento anche nei confronti dei datori di lavoro non imprenditori che svolgono senza fini di lucro attività di natura politica, sindacale, culturale, di istruzione ovvero di religione o di culto (organizzazioni di tendenza).

Formula

Egr. Sig./Gent. Sig.ra

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OGGETTO: COMUNICAZIONE DI RECESSO [1]

La presente, per comunicarLe il recesso dal rapporto di lavoro con la nostra istituzione, dovuto al venir meno dell'utilità dello stesso, svolto - come Le è ben noto - non imprenditorialmente e senza fini di lucro, per il perseguimento della sua attività politica [2] per i seguenti motivi:

.... [3]

Il rapporto, considerata la concessione del preavviso nella misura contrattualmente prevista di n. .... giorni, cesserà in data ....

Durante il periodo di preavviso Lei è esonerato/a dal prestare attività lavorativa, con garanzia di corresponsione della normale retribuzione.

Luogo e data ....

Firma del datore di lavoro ....

[1]Per gli assunti prima del 7 marzo 2015.

[2]Ovvero sindacale/culturale/di istruzione/di religione/di culto.

[3]Specificare i motivi.

Commento

In caso di licenziamento illegittimo, la tutela applicabile è determinata a seconda che si tratti di:

- lavoratori assunti prima del 7 marzo 2015, nel qual caso troveranno applicazione l'art. 4 della l. n. 108/1990, l'art. 24, comma 1-quater, l. n. 223/1991; la disciplina di cui all'art. 18 St. Lav. non trova applicazione nei confronti dei datori di lavoro non imprenditori che svolgono senza fini di lucro attività di natura politica, sindacale, culturale, di istruzione ovvero di religione o di culto (fatte salve le ipotesi del licenziamento discriminatorio);

- lavoratori assunti dal 7 marzo 2015, o il cui rapporto sia stato trasformato o stabilizzato a tempo indeterminato dopo detta data: rispetto ad essi trova applicazione il d.lgs. n. 23/2015 (art. 9).

In caso di licenziamento discriminatorio la tutela prevista è quella reintegratoria di cui all'art. 18 commi 1 e 3 – come modificato dalla l. n. 92/2012 – e all'art. 2d.lgs. n. 23/2015, in base alla data di assunzione del prestatore di lavoro.

Il d.lgs. 10 ottobre 2022, n. 149, all'art. 37, comma 1, lett. e):

- disposto l'espressa abrogazione dell'art. 1, commi dal 47 al 69 della l. 28 giugno 2012, n. 92 (cd. Rito Fornero) e

- ha contestualmente aggiunto (all'art. 3, comma 32) al Libro II, Titolo IV, del codice di procedura civile il Capo I-bis (“Delle controversie relative ai licenziamenti”), nel quale sono contenuti l'art. 441-bis (rubricato “Controversie in materia di licenziamento”), l'art. 441-ter (rubricato “Licenziamento del socio di cooperativa”) e l'art. 441-quater (rubricato “Licenziamento discriminatorio”), applicabili alle impugnazioni successive al 28 febbraio 2023.

Ai sensi dell'art. 441- quater c.p.c., le azioni di nullità dei licenziamenti discriminatori, ove non siano proposte con ricorso ai sensi dell'art. 414 c.p.c., possono essere introdotte, ricorrendone i presupposti, con i riti speciali (si veda, ad esempio, l'art. 38 del Codice delle Pari Opportunità). La proposizione della domanda relativa alla nullità del licenziamento discriminatorio e alle sue conseguenze, nell'una o nell'altra forma, preclude la possibilità di agire successivamente in giudizio con rito diverso per quella stessa domanda.Si veda, per approfondimenti, la formula “Ricorso ex legge 28 giugno 2012, n. 92 art. 1, comma 48”.

La giurisprudenza ha chiarito che “In tema di licenziamento, l'applicazione della disciplina prevista per le cosiddette organizzazioni di tendenza dall'art. 4 della legge n. 108 del 1990 (con conseguente esclusione, nei loro confronti, della tutela reale di cui all'art. 18 della legge n. 300 del 1970, modif. dall'art. 1 della stessa legge n. 108 del 1990), presuppone l'accertamento in concreto, da parte del giudice di merito, della presenza dei requisiti tipici dell'organizzazione di tendenza, definita come datore di lavoro non imprenditore che svolge, senza fini di lucro, attività di natura politica, sindacale, culturale, di istruzione ovvero di religione e di culto e, più in generale, qualunque attività prevalentemente ideologica, purché in assenza di una struttura imprenditoriale. (Nella specie, la S.C., in applicazione dell'anzidetto principio, ha ritenuto che correttamente il giudice di merito avesse escluso l'applicabilità della tutela reale alla Fondazione Teatro Comunale di Bologna, la quale persegue, istituzionalmente, forme di collaborazione con enti ed istituzioni musicali aventi sede nel territorio della regione Emilia Romagna, non sarebbe in grado, attraverso la sola attività produttiva di servizi, di rimborsare i fattori della produzione impiegati, né di operare, senza sovvenzioni pubbliche e private, in condizioni di pareggio di bilancio, e non è iscritta, per carenza dei relativi requisiti, nel registro delle imprese) (Cass. n. 11777/2011).

Più di recente, la Suprema Corte ha precisato che “In tema di licenziamento illegittimo delle organizzazioni di tendenza trova applicazione la disciplina prevista dall'articolo 4 della l. n. 108/1990, che esclude l'operatività della tutela reale stabilita dall'articolo 18 della l. n. 300/1970, nel testo applicabile ratione temporis prima delle modifiche introdotte dalla l. n. 92/2012, ove lo Statuto preveda tra gli scopi propri dell'Ente non solo quello di rappresentanza sindacale, ma anche di assistenza e di sostegno dell'attività professionale (assistenza fiscale, contabile, tributaria, fiscale, legale, contrattuale, del lavoro, previdenziale e assistenziale) in favore della categoria rappresentata, con esclusione di ogni attività, anche analoga, a favore di terzi e sempre che tale attività non sia svolta con compiuta autonomia gestionale, implicante poteri deliberativi, ampia libertà di azione e organizzazione, separata da quella dell'Ente, e con autonomia finanziaria e che sia di contro svolta senza il carattere dell'imprenditorialità e sia compensata con corrispettivi predeterminati e senza margini di profitto” (Cass. n. 16349/2017).

In tema di licenziamento intimato al lavoratore dipendente di un'organizzazione politica (movimento politico) assunto prima dell'entrata in vigore del d.lgs. n. 23/2015 – il quale ha esteso l'applicabilità delle nuove disposizioni in materia di licenziamento anche alle organizzazioni di tendenza – deve ritenersi che la disciplina introdotta dal decreto legislativo n. 23 del 2015 debba applicarsi, in virtù del disposto di cui all'articolo 9, comma 2, unicamente ai dipendenti delle organizzazioni di tendenza assunti successivamente al 7 marzo 2015, data di entrata in vigore della riforma (Trib. Roma, 2 ottobre 2017, n. 7924).

La giurisprudenza ha comunque, ancora di recente, confermato che “l'art. 4 legge n. 108 del 1990, nel riconoscere alle cd. organizzazioni di tendenza l'inapplicabilità dell'art. 18 statuto dei lavoratori, fa salva l'ipotesi regolata dall'art. 3 sull'estensione della tutela reale ai licenziamenti nulli in quanto discriminatori. Ne consegue che, ove il licenziamento sia stato determinato da motivo di ritorsione o rappresaglia, va ordinata, anche nei confronti di dette associazioni, la reintegra del lavoratore, restando privo di rilievo il livello occupazionale dell'ente e la categoria di appartenenza del dipendente” (Cass. n. 19695/2016).

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