Accordo sindacale ex art. 4, legge n. 223/1991

Francesco Rotondi
aggiornato da Alessandra Croce

Inquadramento

Il licenziamento, nella forma collettiva, si realizza quando vengano effettuati, da parte di un'impresa che occupi più di 15 dipendenti, almeno 5 licenziamenti, in ciascuna unità produttiva o in più unità produttive nell'ambito della stessa Provincia, nell'arco di 120 giorni, a seguito di una riduzione, di una trasformazione dell'attività o del lavoro, o della cessazione dell'attività. È previsto il rispetto di una specifica procedura che si articola in una fase cd. sindacale ed una eventuale cd. amministrativa.

Formula

VERBALE DI ACCORDO SINDACALE

Oggi ...., in ...., nell'ambito della procedura di licenziamento collettivo avviata ai sensi dell'art. 24, comma 1, della Legge 23 luglio 1991, n. 223, si sono incontrate:

...., rappresentate da .... (di seguito la Società o ....)

E

CGIL, in persona di ....

CISL, in persona di ....

UIL, in persona di ....

UGL, in persona di ....

nonché

le Rappresentanze territoriali e i Rappresentanti sindacali aziendali

(di seguito, congiuntamente, le “Organizzazioni Sindacali”)

PREMESSO CHE

- con lettera del ...., la Società .... ha avviato una procedura di riduzione del personale exartt. 4 e 24, della l. n. 223/1991 relativamente a n .... .... dipendenti in esubero, come indicati nell'allegato 1) da considerarsi parte integrante della presente lettera;

- con fax in data .... le Organizzazioni Sindacali hanno richiesto un incontro ai sensi e per gli effetti dell'art. 4, della l. n. 223/1991;

- le Parti si sono incontrate in data odierna nell'ambito della suddetta procedura nel corso della quale la Società ha rappresentato alle Organizzazioni Sindacali le riduzioni di personale necessarie per fronteggiare .... che ha già comportato .... 1;

- in tale contesto, la Società ha effettuato una riorganizzazione del proprio assetto aziendale adottando le seguenti nuove misure .... 2;

- in aggiunta a quanto sopra, .... si rende altresì necessario, al fine di salvaguardare i livelli occupazionali della restante parte dei dipendenti nell'attuale situazione di mercato, operare una riduzione di organico che andrà ad interessare .... 3;

- le Organizzazioni Sindacali hanno preso atto di quanto sopra ed hanno altresì richiesto di attivare percorsi di verifica interni volti a ricercare risoluzioni dei rapporti di lavoro su base volontaria. Specifici incontri verranno attivati a tale scopo a livello territoriale.

Le Parti, dopo ampia e lunga discussione, convengono quanto segue:

1) Le Premesse costituiscono parte integrante del presente accordo.

2) Le Organizzazioni Sindacali, rilevata la situazione di .... .... così come illustrata dall'azienda nella comunicazione di apertura della procedura datata ...., nonché nel corso delle riunioni tenutesi il .... e il ...., preso atto di quanto sopra, concordano con la Società che la stessa, ai sensi e per gli effetti di cui all'art. 5, legge n. 223/1991, nell'individuazione del n .... .... di lavoratori da collocare in mobilità si atterrà:

- preliminarmente al criterio della volontarietà, inteso come non opposizione al licenziamento ed alla collocazione in mobilità, in modo che il numero e l'individuazione dei lavoratori da licenziare sia limitato a coloro che manifestino adesione all'accordo del ...., alle condizioni previste, entro la data del ...., da considerarsi data ultima di risoluzione dei rapporti di lavoro interessati;

- ovvero, successivamente ai criteri di scelta previsti dall'art. 5 della legge n. 223/1991 (esigenze tecnico-produttive ed organizzative, anzianità e carichi di famiglia) per quelle posizioni e quei lavoratori in esubero, come già individuati dall'accordo del .... e pure richiamati nell'allegato al presente accordo, che non dovessero essere coperti con il criterio della volontarietà sopra richiamato.

In tutti i casi, la Società si impegna a riconoscere ai suddetti lavoratori da licenziare gli incentivi economici previsti nell'accordo del ...., qui integralmente richiamati, unicamente previa esplicita ed integrale adesione e sottoscrizione, da parte di ciascun dipendente interessato, di accettazione del licenziamento mediante rinuncia alla relativa impugnazione nonché di rinunzia a qualsivoglia pretesa connessa a qualunque titolo, nessuno escluso, all'intercorso rapporto di lavoro mediante sottoscrizione, presso la sede territoriale dell'Ispettorato del Lavoro competente o in sede sindacale, di apposito verbale sindacale di conciliazione ex artt. 2113 c.c. e 410 c.p.c., allegato in bozza e che diventa parte integrante del presente accordo (allegato 2); la sottoscrizione del detto verbale è condizione indispensabile per le erogazioni delle indennità previste in favore dei dipendenti.

Le Parti si danno atto di avere compiutamente esaminato tutti gli aspetti della procedura di mobilità, che con la firma del presente accordo deve considerarsi definitivamente espletata e conclusa.

Letto, confermato e sottoscritto.

....

Allegati:

1) elenco del personale dichiarato in esubero;

2) bozza del verbale sindacale di conciliazione.

Firme

....

....

[1] [1]Indicare la situazione da affrontare e gli eventuali effetti e ricadute già registrate.

[2] [2]Indicare le nuove misure eventualmente già adottate.

[3] [3]Precisare le funzioni, le sedi, le filiali interessate.

Commento

Una volta ricevuta la comunicazione di avvio della procedura di licenziamento collettivo (si veda il Commento alla formula “Comunicazione di avvio della procedura”), entro 7 giorni, le RSA (o RSU, se costituite) e le associazioni di categoria possono richiedere un incontro al fine di esaminare le cause che hanno determinato l'eccedenza del personale e valutare un diverso utilizzo del personale eccedente, o di una parte di esso (art. 4, comma 6, l. n. 223/1991 i n deroga a quanto disposto dall'art. 4, commi da 2 a 8, si veda l'art. 189 d.lgs. n. 14/2019, commi 6 e 7, d.lgs. n. 14/2019).

Qualora la procedura di esame congiunto si concluda con un accordo, quest'ultimo può prevedere strumenti per affrontare, in tutto o in parte, l'esubero, tra cui il ricorso a strumenti diversi dal licenziamento, quali il ricorso alla CIGS o ai contratti di solidarietà.

L'accordo può anche prevedere (come previsto dall'art. 4, comma 11, l. n. 233/1991) l'assegnazione dei lavoratori eccedenti a mansioni diverse da quelle svolte (in conformità, peraltro, anche al novellato art. 2103 c.c.) o disciplinare il comando o il distacco di uno o più lavoratori dall'impresa di appartenenza ad un'altra.

L'accordo può, inoltre, prevedere criteri diversi od ulteriori rispetto a quelli legali indicati dall'art. 5 della legge in commento per l'individuazione dei lavoratori da collocare in mobilità.

Infine, può prevedere un termine più lungo rispetto ai 120 giorni per il licenziamento dei lavoratori in esubero.

In contrasto con il principio affermato dal prevalente orientamento giurisprudenziale sviluppatosi in sede di interpretazione del sistema normativo anteriore alla riforma del 2012 (per tutte, Cass. n. 5582/2012), l'art. 1, comma 45, l. n. 92/2012 ha previsto la possibilità di sanare “ad ogni effetto di legge” i vizi della comunicazione di avvio della procedura mediante un accordo sindacale concluso nel corso della procedura stessa.

Il d.l. n. 18/2020, all'art. 46 (rubricato “Sospensione delle procedure di impugnazione dei licenziamenti”) ha previsto che a decorrere dalla data di entrata in vigore del medesimo decreto l'avvio delle procedure di cui agli artt. 4, 5 e 24  l. n. 223/1991 è precluso per 60 giorni e nel medesimo periodo sono sospese le procedure pendenti avviate successivamente alla data del 23 febbraio 2020.

L'art. 46 del d.l. n. 18/2020, convertito con modificazioni dalla l. n. 27/2020, è stato ulteriormente modificato dall'art. 80 d.l. 19 maggio 2020, n. 34 (cd. Decreto Rilancio) – in vigore dal 19 maggio 2020 e convertito con modificazioni nella l. n. 77/2020, il quale ha esteso da 60 giorni a 5 mesi la durata del divieto di licenziamento per giustificato motivo oggettivo (oltre che per i licenziamenti collettivi, sui quali si veda la Formula “Comunicazione di avvio della procedura di mobilità ai sensi degli artt. 4 e 24 della legge 23 luglio 1991, n. 223”) introdotto dal cd. Decreto Cura Italia, prevedendo al contempo anche la sospensione delle procedure di licenziamento per giustificato motivo oggettivo in corso di cui all' art. 7 l. n. 604/1966 e disponendo che il datore di lavoro che, indipendentemente dal numero dei dipendenti, nel periodo dal 23 febbraio 2020 al 17 marzo 2020 abbia proceduto al recesso del contratto di lavoro per giustificato motivo oggettivo ai sensi dell' art. 3 l. n. 604/1966 possa, in deroga alle previsioni di cui all'art. 18, comma 10, l. n. 300/1970, revocare in ogni tempo il recesso purché contestualmente faccia richiesta del trattamento di cassa integrazione salariale, di cui agli artt. da 19 a 22, a partire dalla data in cui ha efficacia il licenziamento. In tal caso, il rapporto di lavoro si intende ripristinato senza soluzione di continuità, senza oneri né sanzioni per il datore di lavoro.

L'art. 14 del d.l. n. 104/2020 - in vigore dal 15 agosto 2020 e convertito con modificazioni dalla l. n. 126/2020 - ha precluso ai datori di lavoro che non avessero integralmente fruito dei trattamenti di integrazione salariale riconducibili all'emergenza epidemiologica da Covid-19 di cui all'art. 1 dello stesso decreto n. 104/2020 ovvero dell'esonero dal versamento dei contributi previdenziali di cui all'art. 3 del medesimo decreto di agosto 2020,  l'avvio delle procedure di cui agli artt. 4, 5 e 24 della l. n. 223/1991. Il medesimo articolo ha, inoltre, disposto la sospensione delle procedure pendenti avviate successivamente alla data del 23 febbraio 2020, fatte salve le ipotesi in cui il personale interessato dal recesso, già impiegato nell'appalto, sia riassunto a seguito di subentro di nuovo appaltatore in forza di legge, di contratto collettivo nazionale di lavoro, o di clausola del contratto di appalto (art. 14, comma 1, d.l. n. 104/2020).

Alle suindicate condizioni, il citato art. 14 ha inoltre precluso, indipendentemente dal numero dei dipendenti, la facoltà di recedere dal contratto di lavoro per giustificato motivo oggettivo ai sensi dell'art. 3, della l. n. 604/1966, disponendo, altresì, la sospensione delle procedure di cui all'art. 7 della stessa legge del 1966, propedeutiche al licenziamento per giustificato motivo oggettivo (art. 14, comma 2, d.l. n. 104/2020). Ai sensi dell'art. 14, comma 3, introdotto dal d.l. n. 104/2020, conv. in l. n. 126/2020, l e preclusioni e le sospensioni di cui ai succitati commi 1 e 2 dell'art. 14 del d.l. n. 104/2020 non trovano applicazione:

•           nelle ipotesi di licenziamenti motivati dalla cessazione definitiva dell'attività dell'impresa, conseguenti alla messa in liquidazione della società senza continuazione, anche parziale, dell'attività, nei casi in cui nel corso della liquidazione non si configuri la cessione di un complesso di beni od attività che possano configurare un trasferimento d'azienda o di un ramo di essa ai sensi dell'art. 2112 del codice civile;

•           nelle ipotesi di accordo collettivo aziendale, stipulato dalle organizzazioni sindacali comparativamente più rappresentative a livello nazionale, di incentivo alla risoluzione del rapporto di lavoro, limitatamente ai lavoratori che aderiscono al predetto accordo. Si precisa che per tali lavoratori sarà comunque riconosciuto il trattamento di cui all'art. 1 d.lgs. n. 22/2015 (ossia la possibilità di accedere alla NASPI).

Sono, altresì, esclusi dal divieto i licenziamenti intimati in caso di fallimento, quando non sia previsto l'esercizio provvisorio dell'impresa, ovvero ne sia disposta la cessazione. Nel caso in cui l'esercizio provvisorio sia disposto per uno specifico ramo dell'azienda, sono esclusi dal divieto i licenziamenti riguardanti i settori non compresi nello stesso (art. 14, comma 3, d.l. n. 104/2020).

L'art. 12 del cd. Decreto Ristori (d.l. 28 ottobre 2020, n, 137) ha previsto, al comma 1, che i datori di lavoro che sospendono o riducono l'attività lavorativa per eventi riconducibili all'emergenza epidemiologica da Covid-19 possono presentare domanda di concessione dei trattamenti di Cassa integrazione ordinaria, Assegno ordinario e Cassa integrazione in deroga di cui agli articoli da 19 a 22-quinquies del d.l. 17 marzo 2020, n. 18, conv. con modif. dalla l. 24 aprile 2020, n. 27, per una durata massima di sei settimane, le quali devono essere collocate nel periodo ricompreso tra il 16 novembre 2020 e il 31 gennaio 2021.

Il successivo comma 9 dell'art. 12 d.l. n. 137/2020 ha disposto la proroga sino al 31 gennaio 2021 del divieto di licenziamento già previsto dai precedenti e suindicati interventi normativi, confermando per il resto le previsioni già contenute nell'art. 14 d.l. n. 104/2020, come modificato dalla legge di conversione n. 126/2020. L'art. 12 infatti ha stabilito che fino al 31 gennaio 2021 resta precluso l'avvio delle procedure di cui agli artt. 4, 5 e 24 della l. n. 223/1991 e restano altresì sospese le procedure pendenti avviate successivamente alla data del 23 febbraio 2020, fatte salve le ipotesi in cui il personale interessato dal recesso, già impiegato nell'appalto, sia riassunto a seguito di subentro di nuovo appaltatore in forza di legge, di contratto collettivo nazionale di lavoro, o di clausola del contratto di appalto.

Il comma 10 del citato art. 12 ha previsto che, fino alla stessa data di cui al comma 9, resta, altresì, preclusa al datore di lavoro, indipendentemente dal numero dei dipendenti, la facoltà di recedere dal contratto per giustificato motivo oggettivo ai sensi dell'art. 3 l. 15 luglio 1966, n. 604, e restano altresì sospese le procedure in corso di cui all'articolo 7 della medesima legge.

Le preclusioni e le sospensioni di cui ai commi 9 e 10 non si applicano nei casi di cui al comma 3 dell'art. 14 d.l. n. 104/2020 (art. 12, comma 11, d.l. n. 137/2020).

La legge di bilancio 2021 (l. 30 dicembre 2020, n. 178) ha esteso fino al 31 marzo 2021:

- la preclusione dell'avvio delle procedure di cui agli articoli 4, 5 e 24 della l.n. 223/1991 e la sospensione delle procedure pendenti avviate successivamente alla data del 23 febbraio 2020, fatte salve le ipotesi in cui il personale interessato dal recesso, già impiegato nell'appalto, sia riassunto a seguito di subentro di nuovo appaltatore in forza di legge, di contratto collettivo nazionale di lavoro o di clausola del contratto di appalto (art. 1, comma 309, l. n. 178/2020);

- la preclusione per il datore di lavoro, indipendentemente dal numero dei dipendenti, della facoltà di recedere dal contratto per giustificato motivo oggettivo ai sensi dell'articolo 3 della l.n. 604/1966 e la sospensione delle procedure in corso di cui all'articolo 7 della medesima legge (art. 1, comma 310, l.n. 178/2020).

Le sospensioni e le preclusioni di cui ai commi 309 e 310 non si applicano nelle ipotesi di licenziamenti motivati dalla cessazione definitiva dell'attività dell'impresa, conseguenti alla messa in liquidazione della società senza continuazione, anche parziale, dell'attività, nei casi in cui nel corso della liquidazione non si configuri la cessione di un complesso di beni o attività che possano configurare un trasferimento d'azienda o di un ramo di essa ai sensi dell'articolo 2112 c.c.,  o  nelle  ipotesi  di  accordo collettivo  aziendale,  stipulato  dalle   organizzazioni   sindacali comparativamente più rappresentative a livello nazionale, di incentivo alla risoluzione del rapporto di lavoro, limitatamente ai lavoratori che aderiscono al predetto accordo; a detti lavoratori è comunque riconosciuto il trattamento di cui all'articolo 1 del d.lgs. 4 marzo 2015, n. 22. Sono altresì esclusi dal divieto i licenziamenti intimati in caso di fallimento, quando non sia previsto l'esercizio provvisorio dell'impresa, ovvero ne sia disposta la cessazione. Nel caso in cui l'esercizio provvisorio sia disposto per uno specifico ramo dell'azienda, sono esclusi dal divieto i licenziamenti riguardanti i settori non compresi nello stesso (art. 1, comma 311, l.n. 178/2020).  Il d.l. 41/2021 (cd. “Decreto Sostegni”) ha esteso ancora una volta il blocco dei licenziamenti, individuali e collettivi, per motivi economici, ma con alcune differenze rispetto agli interventi normativi precedenti; sulle domande di integrazione salariale si veda messaggio INPS 26 marzo 2021, n. 1297.

L'articolo 8, comma 9, del d.l. n. 41/2021, senza operare alcuna distinzione né specificazione con riguardo ai datori di lavoro interessati, dispone la proroga sino al 30 giugno 2021 della preclusione (i) della facoltà di recedere dal rapporto di lavoro per giustificato motivo oggettivo ai sensi dell'art. 3 l.n. 694/1966 (indipendentemente dal numero dei dipendenti), così come (ii) della sospensione delle procedure avviate ai sensi dell'art. 7 della stessa lege del 1966, nonché la proroga della preclusione (iii) dell'avvio delle procedure di cui agli art. 4,5 e 24 della l.n. 223/1991 e (iv) della sospensione delle procedure pendenti avviate successivamente alla data del 23 febbraio 2020, fatte salve le ipotesi in cui il personale interessato dal recesso, già impiegato nell'appalto, sia riassunto a seguito di subentro di nuovo appaltatore in forza di legge, di contratto collettivo nazionale di lavoro o di clausola del contratto di appalto.

Stando al comma 10 dell'art. 8 del Decreto Sostegni, il detto divieto di licenziamento invece, sembrerebbe estendersi per un ulteriore periodo, dal 1° luglio al 31 ottobre 2021, ma limitatamente ai datori di lavoro cui si applicano ASO, CIGD e CISOA e che faranno ricorso alle ulteriori settimane di integrazione salariale.

Si deve tuttavia segnalare come la scarsa chiarezza della previsione normativa sia stata seguita da diverse e non univoche interpretazioni, come confermato anche dalle prime esplicazioni del Ministero del Lavoro e da due note illustrative, entrambe “bollinate”, di segno contrario: una, secondo la quale l'estensione del divieto al 31 ottobre opererebbe solo per le imprese (di cui ai commi da 2 a 8 dell'art. 8) che possono fruire di trattamenti di integrazione salariale CIGD, assegno ordinario e CISOA con causale COVID-19; secondo diversa interpretazione, l'estensione del blocco dei licenziamenti (e la sospensione delle procedure pendenti) sino al 31 ottobre 2021 opererebbe in favore dei soli datori di lavoro che fruiscano effettivamente dei trattamenti di integrazione salariale con causale COVID-19.

Il Decreto Sostegno conferma che le sospensioni e le preclusioni di cui ai commi 9 e 10 non si applicano nelle ipotesi di licenziamento motivati dalla cessazione definitiva dell'attività dell'impresa oppure dalla cessazione definitiva dell'attività di impresa conseguente alla messa in liquidazione della società senza continuazione, anche parziale, dell'attività, nei casi in cui nel corso della liquidazione non si configuri la cessione di un complesso di beni o attività che possano configurare un trasferimento d'azienda o di un ramo di essa ai sensi dell'articolo 2112 c.c.; nelle ipotesi di accordo collettivo aziendale, stipulato dalle organizzazioni sindacali comparativamente più rappresentative a livello nazionale, di incentivo alla risoluzione del rapporto di lavoro, limitatamente ai lavoratori che aderiscano a tale accordo (a tali lavoratori è riconosciuto il trattamento di cui all'art. 1 del d.lgs. n. 22/2015); i licenziamenti intimati in caso di fallimento, quando non sia previsto l'esercizio provvisorio dell'impresa o ne sia disposta la cessazione.

Si veda la legge di conversione 21 maggio 2021, n. 69, la quale ha stabilito che i trattamenti previsti dal D.L. 41/2021 possono essere concessi in continuita' ai datori di lavoro che abbiano integralmente fruito dei trattamenti di cui all'articolo 1, comma 300, della legge 30 dicembre 2020, n. 178.

Il d.l. 25 maggio 2021, n. 73, c.d. Decreto Sostegni-bis, all'art. 40, ha previsto che ai datori di lavoro che, non potendo più utilizzare gli ammortizzatori con causale Covid, facciano ricorso dal 1° luglio 2021 al 31 dicembre 2021 alla CIG o alla CIGS senza pagamento del addizionale, restano preclusi, per la durata del trattamento di integrazione salariale fruito entro il 31 dicembre 2021, i licenziamenti individuali per giustificato motivo oggettivo ai sensi dell'art. 3 della l. n. 604/1966 e le procedure in corso di cui all'art. 7 della medesima legge del 1966, nonché l'avvio delle procedure di licenziamento collettivo e le procedure pendenti avviate successivamente al 23 febbraio 2020, fatte salve le ipotesi in cui il personale interessato dal recesso, già impiegato nell'appalto, sia riassunto a seguito di subentro di nuovo appaltatore in forza di legge, di contratto collettivo nazionale di lavoro o di clausola del contratto di appalto). Anche il nuovo intervento normativo conferma i casi in cui non opera il divieto di licenziamento (art. 40, comma 5, d.l. n. 73/2021). Con il d.l. 30 giugno 2021, n. 99 (art. 4, commi 2 e ss.), lo sblocco dei licenziamenti dal 1 luglio 2021 è stato escluso sino al 31 ottobre 2021 per le aziende del settore tessile, pelletteria e abbigliamento per le quali è stata prevista la concessione di una specifica cassa integrazione Covid mentre sino al 31 ottobre 2021 l'impianto previsto dal decreto Sostegni non ha subito particolari modifiche per le aziende che fruiscono della Cigd, Fis o Cig Covid. Il d.l. n. 99 ha inoltre previsto un ulteriore trattamento di cassa integrazione guadagni in deroga per un massimo di 13 settimane fino al 31 dicembre 2021, senza contributo addizionale; per il periodo di durata della concessione dell'integrazione salariale permane il divieto di licenziamento (art. 40-bis del d.l. n. 73/2021; si veda anche la nota INL n. 5186/2021. L'art. 40 è stato confermato dalla l. n. 106/2021 di conversione del d.l. n. 73/2021, la quale ha anche disposto l'abrogazione del d.l. n. 99/2021.

La legge 30 dicembre 2021, n. 234, ha previsto il divieto di licenziamento del lavoratore assunto a tempo indeterminato e beneficiario del trattamento straordinario di integrazione salariale di cui all'art. 22-ter del d.lgs. n. 148/2015, come introdotto dall'art. 1, comma 200, L.n. 234/2021 e il licenziamento collettivo o individuale per giustificato motivo oggettivo di un lavoratore impiegato nella medesima unità produttiva e inquadrato con gli stessi livello e categoria legale di inquadramento del lavoratore assunto con le agevolazioni connesse all'applicazione di un accordo di transizione occupazionale (art. 1, c. 243-247 l.n. 234/2021).

Il divieto è stato altresì previsto quando il licenziamento sia determinato dalla chiusura della sede, stabilimento, filiale, ufficio o reparto, e avvenga senza che sia rispettata la procedura introdotta dalla legge n. 234/2021, da parte dei datori di lavoro che occupino alle proprie dipendenze un determinato numero di lavoratori e che intendano licenziare un numero di lavoratori individuati dalla stessa legge di Bilancio 2022 (art. 1 c. 224-238 Legge n. 234/2021).

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