Ricorso ex legge 28 giugno 2012, n. 92 art. 1, comma 48 48[Non più applicabile, stante la relativa espressa abrogazione, alle controversie in materia di licenziamento instaurate successivamente al 28 febbraio 2023]

Francesco Rotondi

Inquadramento

Con la l. 28 giugno 2012, n. 92, entrata in vigore il 18 luglio 2012, è stato introdotto un nuovo rito sommario identificato come “rito speciale per le controversie aventi ad oggetto l'impugnativa dei licenziamenti nelle ipotesi regolate dell'art. 18 della l. n. 300/1970”.

Formula

TRIBUNALE DI .... [1] SEZ. LAV.

RICORSO EX LEGE 28 GIUGNO 2012, N. 92 ART. 1, COMMA 48

Il Sig. ...., nato a .... il .... (C.F. ....), residente in ...., elettivamente domiciliato in .... presso lo studio dell'Avv. .... (C.F. .... - fax .... - PEC ....), che lo rappresenta e difende in forza di procura speciale in calce al presente atto

-ricorrente -

CONTRO

La società ...., C.F ...., P.I. ...., numero di iscrizione al Registro delle Imprese di ...., in persona dell'amministratore unico e legale rappresentante pro tempore, Sig. ...., con sede legale in .... (di seguito, anche solo la “Società”)

- convenuta -

Oggetto: impugnativa di licenziamento ai sensi dell'art. 1, comma 48, l. n. 92/2012[2]

FATTO

I.- I fatti di causa [3]

1) ....

2) ....

Il Sig. .... si vede ora costretto a adire codesto Ill.mo Tribunale per i seguenti motivi in

DIRITTO

Nel merito [4]

* * * *

Tutto ciò premesso, il Sig. ...., ut supra rappresentato e difeso, ricorre all'intestato Tribunale perché, ai sensi della legge 28 giugno 2012, n. 92 art. 1, comma 48, voglia fissare con decreto l'udienza di comparizione delle parti, e previa audizione delle parti ed eventuali atti di istruttoria indispensabili, voglia accogliere le seguenti

CONCLUSIONI

Nel merito

- in via principale

1) .... [5]

- in via subordinata

1) ..... [6]

Con vittoria di spese, competenze ed onorari, oltre accessori di legge.

In via istruttoria

Si chiede di essere ammessi alla prova per testi sulle circostanze articolate nei seguenti capitoli:

1) Vero che ....

2) Vero che ....

3) Vero che ....

Senza inversione dell'onere della prova, si chiede altresì di essere ammessi alla prova contraria sui capitoli avversari, se ed in quanto ammissibili.

Si indicano a testi i Sigg.:

- ....

- ....

c/o .....

In caso di contestazioni avversarie, si chiede disporsi CTU contabile.

Si offrono in produzione i seguenti documenti:

1) ....

2) ....

3) ....

Ai sensi dell'art. 152 disp. att. c.p.c. come modificato dall'art. 38, c. 1, lett. b), punto 2), d.l. n. 998/2011, si dichiara che il valore della causa è .... e che pertanto deve applicarsi il contributo unificato nella misura di Euro .... [7]

Luogo e data ....

Firma Avv. ....

[1]Individuare il Giudice territorialmente competente a norma dell'art. 413 c.p.c.

[2]Il ricorso deve contenere gli elementi di cui all'art. 125 c.p.c., ossia l'ufficio giudiziario, le parti, l'oggetto, le ragioni della domanda e le conclusioni o l'istanza.

[3]Descrivere in modo analitico i fatti di causa.

[4]Specificare le ragioni di illegittimità del licenziamento.

[5]Formulare istanze dirette ad ottenere in via principale la tutela reintegratoria di cui all'art. 18 l. n. 300/1970; ove si contestino solo vizi formali chiedere l'applicazione del comma 6 dell'art. 18.

[6]Formulare, in via subordinata, istanza diretta ad ottenere le tutele risarcitorie previste dall'art. 18 l. n. 300/1970.

[7]In caso di esenzione dall'applicazione del contributo unificato, compilare e allegare al ricorso l'apposita autodichiarazione. Il limite di reddito ai fini dell'esenzione è soggetto a periodica rivalutazione; pertanto è necessario verificarne il limite prima del deposito dell'atto.

Commento

Con la Legge 28 giugno 2012, n. 92, entrata in vigore il 18 luglio 2012, il legislatore aveva introdotto un nuovo rito sommario identificato come “rito speciale per le controversie aventi ad oggetto l'impugnativa dei licenziamenti nelle ipotesi regolate dell'art. 18 della legge 20 maggio 1970, n. 300”, avente le caratteristiche di un procedimento sommario e diretto alla risoluzione delle controversie in materia di licenziamento. Esso constava di due fasi, una necessaria, diretta ad assicurare una tutela immediata e sommaria in caso di licenziamento, ed una eventuale, che si instaura solo a conclusione della prima fase e viene avviata con l'opposizione alla decisione emessa nel giudizio sommario.

Il riferimento alle ipotesi regolate dall'art. 18 St. lav. lasciava escluse le controversie riguardanti il licenziamento dei lavoratori assunti a tempo indeterminato a decorrere dal 7 marzo 2015, rientranti nel campo di applicazione del d.lgs. n. 23/2015, contenente le disposizioni in materia di contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti. L'ambito di trattazione era invero ristretto alle sole ipotesi di licenziamento assoggettate alle tutele dell'art. 18 St. lav., salvo che vi fossero domande fondate “sugli identici fatti costitutivi”, ovvero questioni relative alla qualificazione del rapporto.

La giurisprudenza di merito ha affermato che tale rito, speciale, fosse da intendersi come obbligatorio, atteso che lo stesso costituiva l'unica modalità di esercizio dell'azione giudiziale e che non era  consentita alla parte interessata la facoltà di scelta tra rito ordinario e rito introdotto dal legislatore del 2012 (Trib. Roma 28 novembre 2012).

Ad avviso della Suprema Corte di Cassazione, anche con le modifiche introdotte con la legge Fornero, risultava ancora ammissibile l'azione di mero accertamento della legittimità del licenziamento da parte del datore di lavoro (Cass. n. 3838/2014).

Ulteriore problema di carattere interpretativo si era posto con riguardo alla previsione dell'attrazione nel nuovo rito delle “questioni relative alla qualificazione del rapporto di lavoro”, di cui all'ultima parte del comma 47 dell'art. 1, l. n. 92/2012. La prima dottrina aveva interpretato la previsione ritenendo circoscritto il nuovo rito solo alle questioni che debbano essere considerate “pregiudiziali”, nel merito, alla controversia in tema di licenziamento, tenendo conto della complessità propria delle controversie nelle quali si discute della qualificazione del rapporto di lavoro. Tale interpretazione era stata seguito anche dalla prima giurisprudenza di merito, secondo la quale il rito Fornero non doveva trovare applicazione in difetto di formale provvedimento di licenziamento (Trib. Roma 8 novembre 2012; Trib. Milano 28 marzo 2013).

La successiva giurisprudenza di legittimità, confermando detto orientamento, aveva ritenuto: “L'impugnativa del licenziamento, soggetta alla disciplina dell'art. 18 st. lav., e le domande subordinate di condanna al pagamento di somme a titolo di trattamento di fine rapporto e dell'indennità sostitutiva di preavviso possono essere cumulate e proposte con le forme del rito specifico accelerato ex art. 1, comma 48, l. n. 92 del 2012, in quanto fondate su identici fatti costitutivi” (Cass. n. 17091/2016).

Il ricorso promosso con il c.d. Rito Fornero non era stato ritenuto ammissibile, dalla giurisprudenza, rispetto a: domande per differenze retributive per riconoscimento di qualifica superiore (Trib. Milano, 1 ottobre 2012 e Trib. Milano, 2 ottobre 2012), domande di trasferimento (Trib. Milano, 15 ottobre 2012), e domande di interposizione fittizia di manodopera (Trib. Milano, 22 ottobre 2012).

La conseguenza della proposizione di una domanda non rientrante nell'ambito di applicazione del rito speciale, secondo l'orientamento giurisprudenziale allo stato maggioritario, era l'inammissibilità di tali domande (Trib. Milano 5 ottobre 2012; Trib. La Spezia 5 ottobre 2012; Trib. Milano 9 novembre 2012; Trib. Milano 23 ottobre 2012; Trib. Milano 15 ottobre 2012).

In altri casi, è stato disposto il rigetto della domanda (Trib. Venezia 2 ottobre 2012) o è stata disposta la conversione del rito in rito ordinario (Trib. Reggio Calabria 19 novembre 2012).

Una volta depositato il ricorso e i documenti, l'udienza doveva essere fissata dal giudice entro 40 giorni dal deposito stesso.

Il ricorso, unitamente al decreto di fissazione d'udienza, era notificato alla parte convenuta nel termine indicato dal giudice che, comunque, non poteva essere inferiore a 25 giorni, a garanzia del diritto di difesa del convenuto.

Quest'ultimo si costituiva in giudizio 5 giorni prima dell'udienza ( termine non previsto a pena di decadenza, con la conseguenza che la costituzione in udienza del convenuto non determinava il verificarsi di alcuna preclusione in punto di mezzi di prova ed eccezioni non rilevabili d'ufficio).

Il giudice, sentite le parti e omessa ogni formalità non essenziale al contraddittorio, procedeva nel modo ritenuto  più opportuno agli atti di istruzione indispensabili richiesti dalle parti o disposti d'ufficio.

Il giudice provvedeva sulla domanda del ricorrente con ordinanza immediatamente esecutiva.

L'efficacia esecutiva ed immediata dell'ordinanza non poteva essere sospesa o revocata fino alla pronuncia della sentenza definitiva con cui il giudice concludeva l'eventuale successiva fase di opposizione.

“In tema di controversie di lavoro il c.d. rito Fornero si sostanzia in un procedimento speciale relativo a talune controversie concernenti i licenziamenti, strutturato in una fase a cognizione sommaria, in un eventuale giudizio di primo grado a cognizione piena introdotto con l'opposizione ed in un giudizio di secondo grado introdotto da un reclamo. In tale rito il giudizio a cognizione piena è solo eventuale in quanto si attiva con l'opposizione per cui, ove essa non venga proposta, l'ordinanza conclusiva della fase sommaria è idonea a formare il giudicato” (Cass. ord. n. 3838/2014).

Avverso l'ordinanza poteva essere proposta opposizione con ricorso ex art. 414 c.p.c. da depositarsi, innanzi allo stesso Tribunale che aveva emesso l'ordinanza, a pena di decadenza entro trenta giorni dalla notifica dell'ordinanza o dalla sua comunicazione, se anteriore (Cass. n. 10133/2014).

Con l'opposizione era preclusa al ricorrente la proposizione di domande nuove, ad eccezione di quelle  fondate su identici fatti costitutivi, o di quelle  svolte nei confronti di soggetti rispetto ai quali la causa era comune o dai quali si intendesse essere garantiti.

Il Giudice, fissata con decreto l'udienza di discussione e comparizione delle parti, non oltre i successivi sessanta giorni, assegnava alla parte convenuta un termine di dieci giorni prima dell'udienza per la costituzione in giudizio, con facoltà all'opponente di notificare il ricorso anche a mezzo posta elettronica certificata trenta giorni prima della data d'udienza.

Avverso il provvedimento (sentenza) che decideva sul ricorso era ammesso reclamo innanzi alla Corte d'Appello, qualificato dalla giurisprudenza di legittimità un vero e proprio appello, da proporsi con ricorso entro trenta giorni dalla comunicazione, o dalla notificazione, se anteriore.

La causa era definita con sentenza che, completa di motivazioni, doveva essere depositata entro il termine di dieci giorni. Avverso tale sentenza, era ammesso, con applicazione dei termini di cui all'art. 327 c.p.c. in mancanza di comunicazioni o notificazioni, ricorso per Cassazione entro il termine decadenziale di sessanta giorni dalla comunicazione della stessa, o dalla notificazione se anteriore.

Ancora recentemente, la Suprema Corte di Cassazione ha affermato che “Nei procedimenti contenziosi disciplinati dal c.d. rito Fornero la comunicazione telematica del testo integrale della sentenza di appello fa decorrere il termine di 60 giorni per la proposizione del ricorso per cassazione” (Cass. n. 26479/2017).

Il d.lgs. 10 ottobre 2022, n. 149, all'art. 37, comma 1, lett. e):

- disposto l'espressa abrogazione dell'art. 1, commi dal 47 al 69 della l. 28 giugno 2012, n. 92 (cd. Rito Fornero) e

- ha contestualmente aggiunto (all'art. 3, comma 32) al Libro II, Titolo IV, del codice di procedura civile il Capo I-bis (“Delle controversie relative ai licenziamenti”), nel quale sono contenuti l'art. 441-bis (rubricato “Controversie in materia di licenziamento”), l'art. 441-ter (rubricato “Licenziamento del socio di cooperativa”) e l'art. 441-quater (rubricato “Licenziamento discriminatorio”), applicabili alle controversie in materia di licenziamento instaurate successivamente al 28 febbraio 2023.

Salvo quindi quanto disposto dalle nuove norme del codice di procedura civile, come meglio in prosieguo illustrate, a fronte dell'abrogazione del cd. Rito Fornero, dal 1° marzo 2023, il rito delle controversie in materia di licenziamento sarà quello del lavoro.

L'art. 441-bis c.p.c. prevede che la trattazione e la decisione delle controversie aventi ad oggetto l'impugnazione dei licenziamenti nelle quali è proposta domanda di reintegrazione nel posto di lavoro hanno carattere prioritario rispetto alle altre pendenti sul ruolo del giudice, anche quando devono essere risolte questioni relative alla qualificazione del rapporto.

Tenuto conto delle circostanze esposte nel ricorso il giudice può ridurre i termini del procedimento fino alla metà, fermo restando che tra la data di notificazione al convenuto o al terzo chiamato e quella della udienza di discussione deve intercorrere un termine non minore di venti giorni e che, in tal caso, il termine per la costituzione del convenuto o del terzo chiamato è ridotto della metà.

All'udienza di discussione il giudice dispone, in relazione alle esigenze di celerità anche prospettate dalle parti, la trattazione congiunta di eventuali domande connesse e riconvenzionali ovvero la loro separazione, assicurando in ogni caso la concentrazione della fase istruttoria e di quella decisoria in relazione alle domande di reintegrazione nel posto di lavoro. A tal fine il giudice riserva particolari giorni, anche ravvicinati, nel calendario delle udienze.

I giudizi di appello e di cassazione sono decisi tenendo conto delle medesime esigenze di celerità e di concentrazione.

Ai sensi dell'art. 441-ter c.p.c., le controversie aventi ad oggetto l'impugnazione dei licenziamenti dei soci delle cooperative sono assoggettate alle norme di cui agli artt. 409 e ss c.p.c. e, in tali casi, il giudice decide anche sulle questioni relative al rapporto associativo eventualmente proposte. Il giudice del lavoro decide sul rapporto di lavoro e sul rapporto associativo, altresì, nei casi in cui la cessazione del rapporto di lavoro deriva dalla cessazione del rapporto associativo.

Ai sensi dell'art. 441- quater c.p.c., le azioni di nullità dei licenziamenti discriminatori, ove non siano proposte con ricorso ai sensi dell'art. 414 c.p.c., possono essere introdotte, ricorrendone i presupposti, con i riti speciali (si veda, ad esempio, l'art. 38 del Codice delle Pari Opportunità). La proposizione della domanda relativa alla nullità del licenziamento discriminatorio e alle sue conseguenze, nell'una o nell'altra forma, preclude la possibilità di agire successivamente in giudizio con rito diverso per quella stessa domanda.

Inoltre, oltre è stato inserito (dall'art. 4, comma 7, del d.lgs. 149/2022, che ha abrogato l'art. 144-quater) l'art. 144-quinques disp. att. c.p.c., relativo alle “Controversie in materia di licenziamento”, a mente del quale il presidente di sezione e il dirigente dell'ufficio giudiziario favoriscono e verificano la trattazione prioritaria dei procedimenti di cui al capo I-bis del titolo IV del libro secondo c.p.c. In ciascun ufficio giudiziario sono effettuate estrazioni statistiche trimestrali che consentono di valutare la durata media dei processi di cui all'art. 441-bis c.p.c., in confronto con la durata degli altri processi in materia di lavoro.

I commi 30 e 31 dell'art. 3 del d.lgs. n. 149/2022 hanno inoltre modificato, rispettivamente, l'art. 430 e gli artt. 434 e 436-bis c.p.c.

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