Memoria avverso ricorso per condotta antisindacale

Francesco Rotondi

Inquadramento

il nostro ordinamento prevede uno specifico strumento, il procedimento di cui all'art. 28 Stat. lav., di tutela per i casi di violazione, da parte del datore di lavoro, dei diritti sindacali previsti dallo Statuto dei Lavoratori, della libertà sindacale, nonché infine del diritto di sciopero.

Formula

TRIBUNALE ORDINARIO DI …

-Sez. lav.

MEMORIA DI COSTITUZIONE

R.G. n. - Dott … .. - udienza del …

Nell'interesse della Società … , con sede legale in … , via … (C.F. ………………e P.I. n………….…), in persona del Sig … .., legale rappresentante pro tempore, rappresentata e difesa, giusta procura alle liti apposta in calce al presente atto, dall'Avv … .. (C.F…..… - fax … - PEC……) ed elettivamente domiciliata presso lo studio legale dello stesso procuratore in …

- resistente -

contro

della organizzazione sindacale …, in persona del suo legale rappresentante pro tempore, Sig … .., rappresentata e difesa dall'Avv … .., ed elettivamente domiciliato presso quest'ultimo, con studio in ……….., via………

- ricorrente -

* * * *

Con ricorso ex art. 28 l. 20 maggio 1970, n. 300, del … , depositato in data …, la O.S. ricorrente, in epigrafe indicata, adiva l'Ill.mo Tribunale del lavoro di … , al fine di sentir dichiarare, fra l'altro, antisindacale il comportamento complessivamente posto in essere dalla Società … e, conseguentemente, ordinare alla società l'immediata cessazione di tale condotta, nonché la rimozione degli effetti conseguenti, ordinando altresì alla resistente di …

A sostegno della domanda proposta, la ricorrente adduceva fatti e circostanze che, nella presente sede, per brevità, si abbiano per integralmente letti, riportati e trascritti.

La prospettazione avversaria risulta del tutto destituita di qualsiasi fondamento, alla luce di quanto sarà in prosieguo esposto.

FATTO

I.- I fatti di causa [1] .

A)…………………

B)………………..

* * * *

Con il presente atto si costituisce in giudizio la Società, come in epigrafe individuata, rappresentata e difesa, impugnando e contestando l'intero contenuto dell'avversario ricorso, poiché infondato per le seguenti ragioni in

DIRITTO

……………..…

Alla luce di tutto quanto innanzi evidenziato, emerge evidente l'assenza dei presupposti di fatto e di diritto per la concessione dell'invocato provvedimento di tutela sindacale.

Tanto premesso e ritenuto, parte resistente, come in epigrafe rappresentata, difesa e domiciliata, si costituisce in giudizio chiedendo l'accoglimento delle seguenti

CONCLUSIONI

Nel merito:

1) rigettare il ricorso avversario perché infondato in fatto ed in diritto per le ragioni esposte nella presente memoria.

Il tutto con vittoria di spese e compensi professionali di causa.

In via istruttoria, ove occorra, si chiede ammettersi sommarie informazioni sui fatti di causa, per il tramite di …

Si allegano i seguenti documenti:

1) …

Luogo e data……….

Firma Avv………..

1. Indicare i fatti di causa ed esporre puntualmente le circostanze atte a confutare la tesi di parte ricorrente.

Commento

Il nostro ordinamento prevede uno specifico strumento di tutela per i casi di violazione, da parte del datore di lavoro, dei diritti sindacali previsti dallo Statuto dei Lavoratori, della libertà sindacale, nonché infine del diritto di sciopero. Si tratta del procedimento disciplinato dall'art. 28 Stat. lav.

Il procedimento instaurato ai sensi e per gli effetti del citato art. 28 l. n. 300/1970 è un procedimento sommario ed urgente; il Giudice del Lavoro, del luogo dove è stata commesso il comportamento antisindacale, ricevuto il ricorso e fissata udienza per la comparizione, decide, senza istruttoria formale e completa e sentendo, ove occorra, informatori, con decreto. Qualora ravvisi l'esistenza della condotta antisindacale, con il detto decreto il Giudice ordina al datore di lavoro la immediata rimozione della condotta stessa.

In assenza di una definizione legale di condotta antisindacale, la giurisprudenza ha individuato i limiti e i confini dell'azione di repressione della condotta antisindacale.

E' quindi possibile ritenere che integrino condotta antisindacale tutti quei comportamenti datoriali, anche non intenzionali, che da un punto di vista oggettivo limitano e vietano la libertà di iniziativa sindacale e il diritto di sciopero. Si veda, per approfondimenti, il Commento alla Formula Ricorso per condotta antisindacale.

Il datore di lavoro contro cui sia stato proposto ricorso ex art. 28 St. Lav. può articolare le proprie difese, in fatto e in diritto, con apposita memoria difensiva, con la quale confutare la tesi della parte ricorrente ed esporre le ragioni della legittimità della propria condotta.

La giurisprudenza della Suprema Corte ha ritenuto che non configuri condotta antisindacale quella del datore di lavoro che adibisca personale dipendente dell'azienda rimasto in servizio alle mansioni proprie dei lavoratori scioperanti (Cass. n. 20164/2007; Cass. n. 12822/1991).

E' stato, inoltre, precisato che “Non costituisce condotta antisindacale da parte del datore di lavoro il mancato riconoscimento del diritto a partecipare ai tavoli di contrattazione, da cui l'impossibilità di costituire la RSA, non sussistendo nel nostro ordinamento un obbligo a trattare per il datore di lavoro con un sindacato richiedente e ciò in applicazione del principio di libertà sindacale sancito dall'art. 39 Cost.” (Trib. Roma, 23 settembre 2014).

“In tema di diritto dei lavoratori a riunirsi in assemblea durante l'orario di lavoro, il limite temporale di dieci ore annue retribuite, previsto dall'art. 20, comma 1, l. n. 300 del 1970 con salvezza delle migliori condizioni previste dalla contrattazione collettiva, va riferito alla generalità dei lavoratori dell'unità produttiva e non ai singoli lavoratori, e nella suddivisione del monte ore tra organizzazioni e rappresentanze sindacali trova applicazione il criterio della prevenzione nelle convocazioni, dovendo escludersi che l'accordo interconfederale 20 dicembre 1993 (che ha riservato sette ore annuali di assemblea retribuita alle R.s.u. e le ulteriori tre ore ai sindacati stipulanti il C.c.n.l. applicato nell'unità produttiva) abbia attribuito il monte ore complessivo a ciascuna organizzazione sindacale (esclusa, nella specie, la condotta antisindacale della società datrice, la quale, a fronte dell'esaurimento del monte ore previsto, aveva respinto la richiesta avanzata da una federazione sindacale per un'ulteriore convocazione di un'assemblea retribuita)” (Cass. n. 2548/2015).

Ancora, è stato precisato che “Ai fini della configurabilità della condotta antisindacale, non è sufficiente un comportamento oggettivamente idoneo ad ostacolare o limitare l'attività sindacale, ma occorre che esso risulti anche intenzionalmente diretto a conseguire tale scopo (nella specie, l'antisindacalità è stata esclusa con riferimento all'affidamento a terzi, da parte di un'azienda di credito, dell'attività di “ricontazione delle banconote”)” (Pret. Genova, 10 aprile 1997).

“La revoca del provvedimento di utilizzazione provvisoria presso altra sede del lavoratore che rivesta incarichi di dirigenza sindacale, e il conseguente rientro del medesimo nell'originaria sede di servizio, non richiede il nulla osta dell'organizzazione sindacale di appartenenza ai sensi dell'art. 40 d.P.R. 8 maggio 1987 n. 266, non potendosi equiparare l'assegnazione temporanea al trasferimento definitivo e non sussistendo alcun collegamento con le esigenze di tutela dell'attività sindacale. Qualora, peraltro, l'allontanamento sottenda un intento discriminatorio o sia oggettivamente idoneo a ledere in concreto la libertà e l'attività sindacale, è esperibile la tutela per attività antisindacale ai sensi dell'art. 28 statuto lavoratori” (Cass., n. 1442/2008).

Più di recente, la Suprema Corte ha escluso l'antisindacalità della condotta qualora il CCNL preveda, per le modifiche all'orario di lavoro, obblighi informativi a carico del datore di lavoro nonché la facoltà per la delegazione sindacale di provocare la consultazione, quest'ultima deve intendersi come mera facoltà del sindacato, non essendo il datore di lavoro obbligato a provvedervi (Cass. n. 88/2018).

La giurisprudenza di merito ha affermato che “L'attualità della condotta asseritamente antisindacale e/o il perdurare dei suoi effetti costituiscono condizione dell'azione ex art. 28 St. lav. (cfr. per tutte, Cass. n. 6946/1987), la quale è diretta a rimuovere la portata intimidatoria e l'ostacolo o il restringimento che al libero svolgimento dell'attività sindacale possano derivare da una condotta del datore di lavoro, occorre che di tali effetti pregiudizievoli per il sindacato si dia prova, anche per presunzioni, dovendo escludersi che a tal fine possano dirsi sufficienti mere illazioni o asserzioni (nel caso è stata esclusa l'antisindacalità della condotta consistente nell'aver adottato, ben tre anni prima, un regolamento relativo alla consulenza legale giudiziale e stragiudiziale per manager senza previa consultazione sindacale)” (Trib. Palermo, 5 maggio 2017, n. 22376).

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