Natura privatistica della TIA2: è soggetta ad IVA
25 Giugno 2018
La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 16332/2018, ha chiarito alcuni importanti aspetti interpretativi della Tariffa di igiene ambientale, confermando la natura privatistica della c.d. TIA2, e determinandone così la soggezione ad IVA della stessa. La norma interpretativa del D.L. n. 78/2010 relativa alla sola TIA2 non è certamente estendibile alla TIA1, neppure nei casi in cui, ancorché soppressa, sia stata applicata da parte dei Comuni. In sostanza la norma di interpretazione autentica riguarda solo ed esclusivamente la TIA2, ma non anche la diversa TIA1.
La natura "privatistica" della TIA2, e dunque la sua portata innovativa rispetto la TIA1, già desumibile dal tenore della norma istitutiva, è stata definitivamente confermata dall'art. 14, comma 33, del D.L. n. 78/2010, il quale ha previsto che "le disposizioni di cui all'art. 238 del D.lgs. n. 152/2016, si interpretano nel senso che la natura della tariffa ivi prevista non è tributaria. Le controversie relative alla predetta tariffa, sorte successivamente alla data di entrata in vigore del presente decreto, rientrano nella giurisdizione dell'autorità giudiziaria ordinaria". Dunque a fronte di questo chiaro disposto è evidente che, a seguito della sua emanazione, non è più dato neppure interrogarsi sulla natura di corrispettivo, e non di tributo, della TIA2 e sulla sua conseguente assoggettibilità ad IVA.
Tuttavia è corretto chiarire la portata interpretativa dell'art. 14 del D.L. n. 78/20110.
Alla luce delle osservazioni della Procura generale, nella parte in cui si afferma che alla citata norma "non è stata riconosciuta natura interpretativa, poichè sino all'intervento del legislatore era pacifica la natura di tributo della TIA2, ma è evidente che dal momento della sua entrata in vigore non sia più possibile sostenere che la TIA rappresenti un tributo e non il corrispettivo della prestazione di un servizio". Il problema interpetativo, chiariscono dalla Corte, si poteva porre solo con specifico riferimento alla TIA1, atteso che, in virtù di successive proroghe, la TIA2 ha potuto trovare applicazione da parte dei Comuni solo a decorrere alal data del 30 giugno 2010.
La TIA2 ha, quindi, natura di corrispettivo ed è soggetta ad IVA. Ora però, si pone il problema della transizione dalla TIA1 alla TIA2. La Suprema Corte ha così sciolto il nodo: per effetto di una serie di deroghe legislative, il blocco dei precedenti regimi TARSU e TIA1 venne esteso, con proroghe, dal legislatore al 30 giugno 2010, dunque fino a questa data i comuni avrebbero potuto adottare liberamente la TIA2. Non essendo stato adottato alcun regolamento alla scadenza del termine del 30 giugno 2010, i Comuni che avevano applicato la TARSU continuarono a mantenere il detto regime, e nella stessa maniera, i Comuni che avevano già sperimentato la TIA1 mantennero detta tariffa (ferma restando la facoltà normativamente prevista per tutti i Comuni italiani di applicare la TIA2 a partire dalla predetta data del 30 giugno 2010)
Deve poi sottolinearsi un ulteriore dubbio sorto durante nell'iter di transizione: se la norma di interpretazione autentica del D.L. n. 78/2010, relativa alla TIA2, fosse applicabile anche alla TIA1, per il periodo successivo alla sua abrogazione ad opera del D.Lgs. n. 152/2006 e fino alla predetta data del 30 giugno 2010.
La questione è stata risolta in senso negativo dalla Cassazione. Con l'ordinanza in commento, infatti, i Giudici hanno stabilito che la norma interpretativa del D.L. n. 78/2010 relativa alla TIA2 non sia certamente estendibile alla TIA1, neppure nei casi in cui, ancorché soppressa, sia stata ancora applicata da parte dei Comuni.
In conclusione, la TIA applicata fino al 30 giugno 2010 ha natura tributaria e non è soggetta ad IVA, mentre, per il periodo successivo a tale data lo scenario che si presenta è questo:
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