Incostituzionale l’impossibilità per l’imputato di chiedere la messa alla prova in caso di circostanza aggravante risultante dal dibattimento

Redazione Scientifica
09 Luglio 2018

La Corte costituzionale, sentenza n. 141 depositata il 5 luglio 2018, ha dichiarato l'illegittimità costituzionale dell'art. 517 del codice di procedura penale, nella parte in cui, in seguito alla nuova contestazione di una circostanza aggravante ...

La Corte costituzionale, sentenza n. 141 depositata il 5 luglio 2018, ha dichiarato l'illegittimità costituzionale dell'art. 517 del codice di procedura penale, nella parte in cui, in seguito alla nuova contestazione di una circostanza aggravante non prevede la facoltà dell'imputato di richiedere al giudice del dibattimento la sospensione del procedimento con messa alla prova.

I giudici delle leggi si erano già espressi nello stesso senso con riferimento all'impossibilità per l'imputato di chiedere il patteggiamento (sent. 265/1994 e 184/2014) o il giudizio abbreviato (sent. 273/2012) in caso di nuove contestazioni ex artt. 516 e 517 c.p.p.

Come già rilevato dalla stessa Corte cost., sent. 240/2015, «l'istituto della messa alla prova, introdotto con gli artt. 168-bis, 168-ter e 168-quater del codice penale, ha effetti sostanziali, perché dà luogo all'estinzione del reato, ma è connotato da un'intrinseca dimensione processuale, in quanto consiste in un nuovo procedimento speciale, alternativo al giudizio, nel corso del quale il giudice decide con ordinanza sulla richiesta di sospensione del procedimento con messa alla prova».

Pertanto anche con riferimento alla sospensione della messa alla prova occorre affermare che «quando, in presenza di una evenienza patologica del procedimento, quale è quella derivante dall'errore sulla individuazione del fatto e del titolo del reato in cui è incorso il pubblico ministero, l'imputazione subisce una variazione sostanziale, risulta lesivo del diritto di difesa precludere all'imputato l'accesso ai riti speciali. In questo caso, secondo la Corte, è violato anche il principio di eguaglianza, venendo l'imputato irragionevolmente discriminato, ai fini dell'accesso ai procedimenti speciali, in dipendenza della maggiore o minore esattezza o completezza della discrezionale valutazione delle risultanze delle indagini preliminari operata dal pubblico ministero».

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