Sull'obbligo di rinnovazione dibattimentale in caso di reformatio in pejus fondata sulla sola rivalutazione del compendio probatorio

Cristina Ingrao
24 Luglio 2018

Dopo le modifiche apportate dalla l. 103/2017 all'art. 603 c.p.p. è necessario procedere alla rinnovazione dell'istruzione dibattimentale nel caso di modifica della sentenza assolutoria di primo grado dovuta solamente a una rilettura dell'intero compendio probatorio già prodotto nel giudizio di prime cure?
Massima

Nel caso di condanna in appello, non sussiste l'obbligo di rinnovazione dell'istruzione dibattimentale qualora il giudice abbia riformato la sentenza assolutoria di primo grado non già in base al diverso apprezzamento di una prova dichiarativa, bensì all'esito della differente interpretazione della fattispecie concreta, fondata su una complessiva, più corretta, rivalutazione dell'intero compendio probatorio.

Il caso

La vicenda in esame trae origine da una sentenza del tribunale di Palermo, in composizione monocratica, con cui veniva assolta l'imputata G. F., da entrambi i reati ascrittile, per non averli commessi.

La stessa era stata accusata di truffa (art. 640 c.p.) e sostituzione di persona (art. 494 c.p.), per aver, secondo l'accusa, stipulato telefonicamente un contratto di fornitura elettrica con l'Enel, fornendo false generalità, quelle di tale L. V., e godendo, in tal modo, dell'erogazione della corrente elettrica, la cui fatturazione veniva, però, fatta ricadere sulla inconsapevole L.

All'esito del rito abbreviato, valutati i reperti orali e documentali in atti, il giudice di primo grado si determinava nel senso dell'assoluzione dell'imputata, in quanto il quadro probatorio raccolto non risultava completo e, per tale via, idoneo per una pronuncia di responsabilità penale.

Proponeva appello il procuratore generale della Repubblica, con il quale, previa evidenziazione di alcuni documenti, già in atti, inequivoci e trascurati in primo grado, chiedeva la riforma della appellata sentenza, essendo palese, a dire dell'atto di appello, la penale responsabilità della G.

La difesa dell'imputata, dal canto suo, presentava memoria scritta, nella quale sosteneva la bontà della decisione di primo grado e la correlata necessità di confermare la sentenza appellata.

In udienza, il procuratore generale insisteva per la citazione della parte offesa e del proprietario della casa locata alla G., e chiedeva la rivalutazione della documentazione agli atti del rito abbreviato, integrata dalla produzione di un carteggio tenuto con l'Enel, relativo alla successione dei rapporti contrattuali di somministrazione di energia elettrica, con riferimento all'abitazione per la quale risultava stipulato il contratto telefonico indicato nell'imputazione.

Chiedeva poi la condanna dell'imputata, richiesta a cui si associava la parte civile.

La difesa, invece, concludeva per la conferma della sentenza di primo grado.

La questione

La questione oggetto di esame attiene al nuovo comma 3-bis all'art. 603 c.p.p., introdotto lo scorso anno dalla legge di riforma c.d. Orlando, in forza del quale «nel caso di appello del P.M. contro una sentenza di proscioglimento per motivi attinenti alla valutazione della prova dichiarativa, il giudice dispone la rinnovazione dell'istruzione dibattimentale». In relazione a ciò, con riguardo al caso di specie, ci si chiede: è necessario procedere a tale rinnovazione nel caso di modifica della sentenza assolutoria di primo grado dovuta solamente a una rilettura dell'intero compendio probatorio già prodotto nel giudizio di prime cure?

Le soluzioni giuridiche

La Corte di appello di Palermo ribalta la sentenza di primo grado e riconosce la responsabilità penale dell'imputata, con riferimento ad entrambi i reati ascrittile.

Al fine di risolvere la controversia sottoposta alla sua attenzione, la citata Corte, in primo luogo, affronta la questione, sollevata dal procuratore generale, della rinnovazione parziale dell'istruttoria dibattimentale.

Secondo la Corte di merito, in particolare, in relazione al caso di specie, non è necessario procedere alla stessa; ciò in quanto la lettura della nuova norma di cui all'art. 603, comma 3-bis, c.p.p., seppur fornisce delle indicazioni in tal senso, tuttavia, non impone alcun obbligo di rinnovazione dell'istruttoria dibattimentale come indispensabile prodromo per la riforma radicale di tutte le sentenza di assoluzione gravate dal P.M.

I giudici di merito, in particolare, si rifanno a quella posizione della Suprema Corte secondo cui, nel caso di condanna in appello, non sussiste l'obbligo di rinnovazione dell'istruzione dibattimentale qualora il giudice abbia riformato la sentenza assolutoria di primo grado non già in base al diverso apprezzamento di una prova dichiarativa, bensì all'esito della differente interpretazione della fattispecie concreta, fondata su una complessiva più corretta rivalutazione dell'intero compendio probatorio (Cass. pen., Sez. V, 9 maggio 2017, n. 42746). Tale orientamento, però, non sembra essere perfettamente in linea con quanto stabilito dalle Sezioni unite, nella sentenza Patalano, le quali hanno individuato quale unica ipotesi in cui non è necessario per il giudice procedere, in caso di reformatio in peius, alla rinnovazione della prova dichiarativa decisiva, quella in cui risulti che la lettura della prova compiuta dal primo giudice sia stata travisata per omissione, invenzione o falsificazione (Cass. pen., Sez. unite, 19 gennaio 2017, n. 18620).

Situazione non ravvisabile nel caso di specie.

Tuttavia, la Corte di merito aderendo all'orientamento giurisprudenziale cui si è fatto cenno, ha ritenuto comunque che, nel caso in esame, non si dovesse procedere alla rinnovazione, non mutando la piattaforma probatoria complessiva dell'intero compendio degli atti e facendosi derivare l'esigenza di modificare in pronuncia di condanna quella in senso assolutorio solo dalla rilettura più adeguata degli atti del fascicolo. In particolare, tale lettura, effettuata nel corso del giudizio di primo grado, è risultata, secondo i giudici di appello, in sé carente, disomogenea e non confermabile, indipendentemente da ulteriori approfondimenti, che, peraltro, non risultano neppure necessari, dal momento che deve affermarsi la penale responsabilità dell'imputata, sulla sola scorta degli atti del rito abbreviato scelto dall'imputata stessa.

L'obbligo di rinnovazione diviene attuale, infatti, solo quando venga in rilievo un diverso apprezzamento dell'attendibilità di una prova dichiarativa, non altresì, quando la valutazione di attendibilità rimanga inalterata, mutando, come nel caso in esame, la valutazione del compendio probatorio o l'interpretazione della fattispecie incriminatrice. In tal senso, è la stessa giurisprudenza della Corte Edu che ha delimitato l'obbligo di rinnovazione, affermando esplicitamente che «la valutazione dell'attendibilità di un testimone è un compito complesso, che di solito non può essere soddisfatto da una semplice lettura delle sue dichiarazioni» (così Corte Edu, Sez. III, 14 giugno 2011, Dan c/ Repubblica di Moldavia).

Ciò evidenzia come sia esclusivamente la diversa valutazione della favorevole valutabilità di una prova dichiarativa, strettamente connessa al canone dell'oralità, a fondare l'obbligo di rinnovazione sancito dall'art. 603 c.p.p., anche nella sua ultima versione. Ma questo non avviene, non essendovi alcun obbligo giuridico in tal senso, quando ad essere radicalmente diversa sia la valutazione dell'intero compendio probatorio, nella sua inalterata dimensione dimostrativa, in quanto si ritiene sbagliata quella del primo grado.

In caso contrario si avrebbe una inutile duplicazione processuale.

Per concludere, nel caso di specie, alla luce dei criteri visti, l'obbligo normativo di rinnovazione non ricorre, in quanto l'affermazione di responsabilità penale, in riforma della precedente pronuncia assolutoria, si fonda su una valutazione diversa dell'intero compendio probatorio, immune, però, dalle censure di incompletezza che aveva espresso la pronuncia assolutoria di primo grado, in ragione di un approccio poco chiaro nelle sue conclusioni. Pertanto, è possibile affermare la penale responsabilità dell'imputata per entrambi i delitti ascrittile.

Nella specie, dagli atti risultava che era proprio la G., come peraltro dalla stessa ammesso in sede di dichiarazioni rese ai carabinieri e ribadite in giudizio, la titolare dell'utenza Enel per l'abitazione interessata dal contratto di somministrazione elettrica, telefonicamente stipulato con l'ente erogatore. La stessa imputata riconosceva di non avere più potuto godere a suo nome della somministrazione di energia elettrica perché resasi morosa con l'Enel, che per tale ragione le aveva interrotto l'erogazione e non la avrebbe riattivata a suo nome, senza il pagamento di quanto preteso. Inoltre, la stessa, nel corso del giudizio, ammetteva di avere fatto lei la telefonata per un nuovo contratto Enel, segnalando di non ricordare a che nome l'avesse fatta. Ed è un fatto poi che, nonostante la G., per sua stessa ammissione, non potesse più vincolarsi, almeno a suo nome, con l'Ente erogatore, la sua abitazione iniziò nuovamente ad essere regolarmente servita dal servizio elettrico, con una fornitura a nome della inconsapevole L.

Infine, a riprova della condotta dell'imputata, vi è anche la nota in atti dell'Enel che esterna con chiarezza come, con riferimento alla abitazione oggetto dell'allacciamento contestato, la contraente (apparentemente) subentrata alla G., era proprio la (ignara) L., con contratto telefonico pure, dopo un po' di tempo, cessato per morosità.

Alla stregua di tutti questi dati e di questi passaggi trascurati in primo grado, la sentenza di prime cure, secondo la Corte di merito, doveva essere riformata, con declaratoria di penale responsabilità della G. per i delitti di truffa e sostituzione di persona ascrittile, dei quali sussistono tutti gli elementi di integrazione.

Osservazioni

Alla luce di quanto esposto, emerge che secondo la Corte di appello di Palermo, non è necessario sempre e comunque procedere alla rinnovazione dell'istruzione dibattimentale richiesta dalla pubblica accusa, ex comma 3-bis dell'art. 603 c.p.p. In particolare, la Corte di merito citata, in relazione al caso sottoposto alla sua attenzione, dopo aver ampiamente ricostruito la posizione della giurisprudenza di legittimità in tema di rinnovazione dell'istruzione dibattimentale, in forza della quale, in caso di condanna in appello non sussiste tale obbligo di rinnovazione qualora il giudice abbia riformato la sentenza assolutoria di primo grado solo all'esito della differente interpretazione della fattispecie concreta, fondata su una complessiva più corretta rivalutazione dell'intero compendio probatorio, e non in base al diverso apprezzamento di una prova dichiarativa, si determina nel senso della applicabilità al caso concreto di tale impostazione. Ciò proprio perché, nel caso di specie, non muta la piattaforma probatoria complessiva del compendio degli atti prodotti in primo grado, ma l'esigenza di modifica della pronuncia in senso assolutorio del giudice di prime cure in sentenza di condanna deriva solo dalla rilettura più adeguata degli atti del fascicolo.

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