Sottrazione e trattenimento di minore all’estero. Quando è competente il giudice italiano?

25 Luglio 2018

Il delitto di cui all'art. 574-bis c.p. che punisce la condotta di sottrazione di minore nei confronti del genitore esercente la responsabilità genitoriale è qualificato come reato di evento e, pertanto, ai fini della sussistenza della giurisdizione italiana, è sufficiente che l'evento previsto dalla norma, l'impedimento in tutto o ...
Massima

Il delitto di cui all'art. 574-bis c.p. che punisce la condotta di sottrazione di minore nei confronti del genitore esercente la responsabilità genitoriale è qualificato come reato di evento e, pertanto, ai fini della sussistenza della giurisdizione italiana, è sufficiente che l'evento previsto dalla norma, l'impedimento in tutto o in parte dell'esercizio della responsabilità genitoriale, si sia verificato in Italia.

Fonte: ilFamiliarista.it

Il caso

Ottenuto dal compagno il consenso per effettuare un breve viaggio nel proprio Paese d'origine con la figlia minore, una donna, con la figlia di allora due anni, lasciava l'Italia alla volta dell'Estonia. Una volta giunta in tale Paese, tuttavia, la madre tratteneva la figlia ben oltre il tempo concordato col compagno e padre della minore e, anzi, introduceva un procedimento per l'affidamento a sé della figlia. Sotto il profilo civile, in applicazione della Convenzione Aja 1980 sulla sottrazione internazionale di minore, individuata nell'Italia la residenza abituale della stessa prima dell'illecito trasferimento, i giudici civili ne ordinavano il rientro in Italia. Sotto il profilo penale, tanto in primo quanto in secondo grado i giudici ritenevano la donna colpevole del reato di cui all'art. 574-bis c.p. per aver sottratto al padre la figlia, trattenendola con sé all'estero contro la volontà dell'altro genitore, al quale aveva impedito ogni contatto con la minore.

In particolare, la Corte d'Appello, sull'eccezione della difesa della madre di difetto di giurisdizione italiana, precisava che l'evento consumativo del delitto di cui all'art. 574-bis c.p. consiste nell'impedimento dell'esercizio della responsabilità genitoriale che consegue alla condotta di sottrazione di minore, contro la volontà dell'altro genitore. Per l'effetto, ai sensi dell'art. 6, comma 2, c.p., il luogo di consumazione coincideva con il territorio italiano ove la minore aveva la residenza abituale prima della sottrazione e ove si è realizzato l'evento dell'impedimento dell'esercizio della responsabilità genitoriale a danno dell'altro genitore.

Avverso la sentenza della Corte d'appello, la madre proponeva ricorso per Cassazione.

La questione

L'art. 574-bis c.p. punisce la condotta di chiunque sottragga un minore al genitore esercente la responsabilità genitoriale (o al tutore) conducendolo o trattenendolo all'estero, contro la volontà dell'altro genitore, impedendogli in tutto in parte l'esercizio della responsabilità genitoriale.

Secondo la difesa della madre, posto che la conduzione della minore all'estero era avvenuta con il consenso del padre, alla mera condotta di trattenimento della minore in Estonia avrebbero dovuto essere applicate tutte le norme sul reato commesso e consumato all'Estero da cittadina straniera, se sussistenti i presupposti di cui all'art. 10 c.p. secondo cui perché sia possibile l'esercizio della giurisdizione italiana è necessario che il reo straniero si trovi nel territorio dello Stato italiano (la ricorrente era rimasta in Estonia per tutto il tempo di esercizio dell'azione penale in Italia) e vi sia stata richiesta del Ministro della Giustizia (inesistente nel caso concreto) ovvero vi sia stata querela di parte (insussistente posta la procedibilità d'ufficio del reato de quo).

Per la ricorrente, pertanto, mancando nel caso di specie i requisiti per la procedibilità dell'azione penale in Italia, la Corte d'Appello aveva violato l'art. 10 c.p. posto che il reato si sarebbe consumato solo sul territorio estone, in quanto la conduzione all'estero sarebbe avvenuta col consenso del padre e in Italia non sarebbe stata commessa alcuna condotta antigiuridica.

Le soluzioni giuridiche

L'art. 574-bis c.p. è stato introdotto dall'art. 3, comma 29, lett. b), l. 15 luglio 2009, n. 94, collocato nel Titolo XII del codice penale dedicato ai Delitti contro la famiglia, nel capo IV relativo ai delitti contro l'assistenza familiare, immediatamente dopo le previsioni relative al reato di Sottrazione consensuale di minorenni (art. 573 c.p.) e di Sottrazione di persone incapaci (art. 574 c.p.).

Al fine di meglio comprendere la decisione della Suprema Corte, conforme alle statuizioni del tribunale e della Corte d'appello, è necessario individuare quale bene giuridico ha inteso il Legislatore tutelare e proteggere con l'introduzione di una nuova fattispecie delittuosa e cioè l'esercizio della responsabilità genitoriale da parte del genitore ovvero del tutore.

Conseguentemente, il reato di cui all'art. 574-bis c.p. deve considerarsi un reato di evento derivante da un'unica condotta (la sottrazione del minore) mediante due modalità di compimento, il trattenimento o la conduzione del minore all'estero.

Il momento consumativo del delitto previsto e punito all'art. 574-bis c.p. coincide con l'impedimento, in tutto o in parte, dell'esercizio della responsabilità genitoriale da parte del genitore o tutore che ha subito, contro la sua volontà, la sottrazione del minore.

La scelta dell'inquadramento della fattispecie delittuosa in esame nei reati di evento o nei reati di condotta è rilevante al fine di ritenere sussistente o meno la giurisdizione italiana nei casi analoghi a quello posto all'attenzione della Corte di Cassazione.

Infatti, in un caso molto simile a quello in commento che vedeva protagonista una madre, cittadina italiana che, con l'iniziale consenso del compagno e genitore esercente la responsabilità genitoriale sulla figlia, la conduceva all'estero per poi, tuttavia, decidere unilateralmente di ivi trattenerla, questa volta contro la ferma volontà dell'altro genitore, il Tribunale di Verona, in applicazione dell'art. 574-bis c.p., condannava la madre per il delitto di sottrazione e trattenimento di minore all'estero stante la natura di reato di evento.

Al contrario, in sede di impugnazione, la Corte d'appello di Venezia, (App. Venezia 11 ottobre 2013, n. 1420), emetteva sentenza di non doversi procedere ai sensi dell'art. 9 c.p. per insussistenza della condizione di procedibilità dei reati commessi dal cittadino italiano all'estero (per non essere l'imputata presente nel territorio dello Stato, per l'insussistenza della richiesta del Ministero della Giustizia, per l'assenza della querela della parte offesa).

Quanto sopra, poiché la Corte d'Appello di Venezia ha qualificato il reato di trattenimento di minore all'estero come reato di mera condotta e come tale verificatosi all'estero (avendo avuto un iniziale consenso al trasferimento), senza considerare l'evento di impedimento all'esercizio della responsabilità genitoriale (consumatosi in Italia).

Al contrario, la Suprema Corte, nel caso in esame, non nutre alcun dubbio sul fatto che il reato di cui all'art. 574-bis c.p. sia un reato di evento. I giudici di legittimità affermano che per aversi la giurisdizione italiana è necessario, ma anche sufficiente, che l'evento si realizzi in Italia.

In particolare, rientra nell'esercizio della responsabilità genitoriale la prerogativa di scegliere il luogo di residenza abituale della minore, rilevante per la di lei educazione di vita e relazionale.

Benché, pertanto, la madre sia partita per l'Estonia con il consenso del padre (limitato ad un certo periodo di tempo) e la madre abbia trattenuto la figlia minore all'estero, ciò che rileva è che l'evento tipico del reato si sia realizzato in Italia, «luogo in cui era stata concordata dai genitori la residenza del minore e dove è stato pregiudicato il rapporto di effettiva cura del minore da parte del genitore coaffidatario, impedendogli di continuare a soddisfare le molteplici esigenze fondamentali della figlia e, a quest'ultima, di mantenere consuetudini e comunanza di vita con l'altro genitore».

Osservazioni

La decisione cui è pervenuta la Corte di cassazione, a conferma di quanto già statuito dal tribunale in primo grado e dalla Corte d'appello in secondo grado, è coerente anche con le innovazioni apportate dalla Riforma della filiazione in ambito del diritto civile. Il d.lgs. 28 dicembre 2013, n. 154 ha infatti innovato l'art. 316 c.c. attribuendo particolare attenzione alla decisione dei genitori di stabilire la residenza abituale del minore mediante una scelta condivisa con la conseguenza che ogni mutamento unilaterale da parte di un genitore della residenza abituale del minore deve considerarsi illegittima.

In tal modo, e in un'ottica di qualificazione del reato previsto e punito all'art. 574-bis c.p. come reato di evento, il genitore che, ottenuto il consenso dell'altro, in taluni casi anche con inganno o con false promesse di far rientro, conduce all'estero il figlio minore ed ivi lo trattiene, è sottoposto alla legge italiana anche allorquando in Italia non si sia verificata nemmeno una parte della condotta criminosa, essendo sufficiente (e anche necessario) che l'evento si sia verificato in Italia a danno di quel genitore che ha subito la sottrazione e al quale è stato impedito di esercitare tutte le prerogative di cura, educazione, scelta di residenza, riferibili all'esercizio della responsabilità genitoriale.

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