Le spese per la scuola privata e per l’attività sportiva rientrano nelle spese straordinarie?

19 Settembre 2018

Una delle questioni più discusse tra i genitori nel momento in cui si scioglie la famiglia, data l'assenza di una specifica definizione normativa in proposito, è quella di qualificare le spese sostenute per i figli come “ordinarie”, da ricomprendersi nell'assegno di mantenimento mensile, o “straordinarie”, non comprese nell'assegno medesimo.
Massima

Le spese straordinarie sono quelle non programmabili e che trascendono le prevedibili e normali esigenze della vita quotidiana. L'imprevedibilità può riguardare sia l'an sia il quantum della spesa. Conseguentemente, tenendo conto dell'età della minore, la spesa per l'iscrizione a una scuola privata, così come alcune spese ricreative (quali il costo della scuola di danza), possono, considerarsi all'interno della programmazione ordinaria del concetto di mantenimento e dunque essere ricomprese nell'assegno mensile di mantenimento.

Il caso

Tizio e Caia non sono uniti da matrimonio. Dalla loro unione nel 2010 nasce una figlia.

In corso di causa i genitori raggiungono un accordo parziale su taluni aspetti della vicenda “separatizia” e il Tribunale di Salerno, recependone il contenuto, affida la minore a entrambi, disponendo il collocamento prevalente presso la madre e dettando una serie di prescrizioni in punto di frequentazione con il padre e di concorso al mantenimento della figlia.

Il padre decide di impugnare il provvedimento in merito alla misura dell'assegno di mantenimento, alla tipologia delle spese straordinarie da dividere tra i genitori e alla ripetibilità delle spese straordinarie pagate dalla madre prima della vicenda giudiziaria.

Si costituisce ritualmente la madre, chiedendo il rigetto del ricorso e la conferma del decreto impugnato.

La Corte d'Appello di Salerno eleva il contributo al mantenimento ordinario a carico del padre, in ragione della sua capacità reddituale, chiarisce quali spese debbano essere considerate “straordinarie” e quali invece rientrino nell'assegno mensile.

La questione

Una delle questioni più discusse tra i genitori nel momento in cui si scioglie la famiglia, data l'assenza di una specifica definizione normativa in proposito, è quella di qualificare le spese sostenute per i figli come “ordinarie”, da ricomprendersi nell'assegno di mantenimento mensile, o “straordinarie”, non comprese nell'assegno medesimo. Con riguardo a queste ultime vi è poi da chiedersi quali siano da concordare per l'addebito della spesa a carico del coniuge, che non ha anticipato la spesa, e quali non richiedano il preventivo accordo tra i genitori.

Le soluzioni giuridiche

Muovendo dal presupposto che le spese straordinarie non possono mai ritenersi comprese in modo forfettario all'interno della somma da corrispondersi con l'assegno periodico e/o come mantenimento diretto, la giurisprudenza prevalente e costante sul punto ha dettato un criterio dirimente, che lascia dubbi interpretativi da valutare caso per caso.

La Suprema Corte, infatti, negli anni ha riconosciuto che le spese ordinarie sono quelle destinate a soddisfare i bisogni quotidiani del minore, mentre le spese straordinarie attengono agli esborsi necessari a far fronte ad eventi imprevedibili o addirittura eccezionali, rispetto ad esigenze non rientranti nelle normali consuetudini di vita dei figli minori o, comunque, spese non quantificabili e determinabili in anticipo o di non lieve entità rispetto alla situazione economica dei genitori (ex pluribus Cass. civ., sez. I, 19 luglio 1999, n. 7672; Cass. civ., sez. I, 13 marzo 2009, n. 6201; Cass. civ., sez. I, 4 novembre 2009, n. 23411; Cass. civ., sez. I, 7 marzo 2018, n. 5490; App. Catania 6 aprile 2018).

Con riguardo in particolare alle spese scolastiche/educative dei figli, i giudici sono stati negli anni passati pressoché concordi nel qualificare come spese ordinarie quelle sostenute per l'acquisto di libri scolastici, di materiale di cancelleria, dell'abbigliamento per lo svolgimento dell'attività fisica a scuola, della quota di iscrizione a gite scolastiche.

La ratio di tale orientamento consolidato è da rinvenirsi nel fatto che per un minore vi è l'obbligo di frequentare la scuola e detto evento non ha natura eccezionale ed imprevedibile.

Il dovere di mantenere, istruire ed educare la prole, infatti, impone ai genitori di far fronte a una molteplicità di esigenze dei figli, certamente non riconducibile solo all'obbligo scolastico, sportivo, sanitario, di una stabile organizzazione domestica, idonea a rispondere a tutte le necessità di cura e di educazione; tuttavia, non tutte le esigenze sportive, educative (ad esempio acquisto dei libri di testo, di materiale di cancelleria) rientrano tra le spese straordinarie (ex pluribus Cass. civ., sez. IV, 18 settembre 2013, n. 21271; Cass. civ., sez. I, 1 ottobre 2012, n. 16664).

In conformità a questo orientamento consolidato la Corte d'appello di Salerno ha emesso il decreto oggi in commento, prevendendo che per spese straordinarie devono intendersi le spese non programmabili, impreviste, che trascendono le normali esigenze di vita quotidiana del figlio. Essa ha però chiarito, andando in contrapposizione rispetto alle prassi vigenti in molti Tribunali e anche ai numerosi Protocolli o Linee Guida sulle spese straordinarie (cfr. ex plurimis Linee Guida del Tribunale e della Corte d'appello di Milano; Protocollo del Tribunale di Roma; Protocollo per le spese straordinarie del Tribunale di Padova, Linee Guida per modalità mantenimento dei figli nelle cause di diritto familiare del CNF) che le spese di iscrizione scolastica della minore (a una scuola privata!) dovessero ritenersi come spesa rientrante nel concetto di mantenimento ordinario, giacchè essa «non può ritenersi imprevedibile pertanto straordinaria (…) l'imprevedibilità, per le spese scolastiche, può, ad esempio derivare, per un ragazzo di età più elevata, dall'emergere dell'opportunità di fargli seguire, per valorizzare le sue scelte o le sue doti, corsi di studio particolari. Per quanto riguarda, invece, l'età della piccola, le spese per l'istruzione sono da considerare all'interno della programmazione ordinaria del concetto di mantenimento». Allo stesso modo, la Corte d'appello ha ritenuto che debba ricomprendersi nel mantenimento ordinario anche la spesa per l'attività sportiva, nella specie la danza, poiché afferente al quotidiano della bambina e, quindi, valutabile da parte del Giudice nello stabilire la misura dell'assegno di mantenimento ordinario.

Osservazioni

L'espresso richiamo al concetto di spese di “maggiore interesse” per il minore offre lo spunto per una interpretazione della questione maggiormente in linea con le prassi dei Tribunali, che hanno oramai adottato l'uso di protocolli volti a chiarire quale spesa si debba intendere per spesa straordinaria e quando sia o meno richiesto il consenso preventivo tra i genitori per sostenerla.

La questione sottesa al caso in esame può sembrare banale. In realtà, se si considera che le pronunce sopra citate danno luogo a diverse interpretazioni della materia e sia i legali, sia i magistrati spesso si debbono occupare delle liti inerenti proprio alla qualifica o meno di una spesa come straordinaria e della sua ripetibilità, si evince la criticità della questione, tanto che sarebbe auspicabile sul punto una pronuncia della Corte di Cassazione a Sezioni Unite.

Volendo affrontare un'analisi della disciplina delle sole spese scolastiche, vi è da dire che in un tempo non molto remoto sembrava consolidato l'orientamento in base al quale l'iscrizione alle scuola pubblica era da intendersi come una spesa ordinaria, in quanto tale a carico del genitore che godeva del contributo al mantenimento del figlio, e, per contro, le spese inerenti all'iscrizione ad una scuola privata dovevano intendersi come straordinarie e concordate tra i genitori.

Detto orientamento sembrava rispettare al contempo il canone giuridico del dovere di istruire ed educare i figli, assicurando loro la frequenza ad una scuola pubblica, e il principio per il quale detta spesa non aveva caratteri di eccezionalità tali da doverla qualificare come straordinaria, attenendo al quotidiano della vita del figlio.

Ora, la pronuncia della Corte d'Appello di Salerno de qua appare foriera di novità criticabili.

Nel decreto si legge, infatti, da una parte, che le spese per l'iscrizione a una scuola privata non sono di per sé straordinarie, dall'altra che, in quanto tali, non sono ripetibili nemmeno per il passato.

Di qui l'obbligo della madre collocataria e beneficiaria dell'assegno di mantenimento di farsene carico a favore della figlia.

Da una lettura estesa del decreto si evince che, stante le peculiarità del caso di specie, la Corte ha ritenuto che la spesa per la scuola privata non fosse eccezionale e imprevedibile, ma afferente alla vita ordinaria della figlia: la bambina, infatti, è piccola ed è normale che a quell'età vada a scuola e faccia uno sport. L'eccezionalità della spesa può nascere in epoca successiva, quando i genitori si devono confrontare sulle aspettative di un teenager, che mostri doti particolari e risulti opportuno fargli seguire determinati corsi per assecondare e valorizzare le sue scelte.

Dopo aver statuito che la spesa per la scuola privata è una spesa ordinaria, la Corte ha comunque deciso di innalzare la misura del contributo al mantenimento a carico del padre.

A ben vedere, la pronuncia in esame ha tolto con un mano e restituito con l'altra.

Ciò che va criticato, però, è l'avere considerato come una spesa ordinaria la scuola privata, atteso che al raggiungimento del terzo anno di vita di un bambino il dovere di educarlo e istruirlo ben può essere assolto con la scuola pubblica e, ove venga preferita la scuola privata, i genitori dovrebbero confrontarsi in un'ottica di bigenitorialità prima sulla scelta educativa e, quindi, sulla condivisione della relativa spesa.

Qualsiasi principio secco o rigido corre il rischio, infatti, di favorire una giustizia di classe: occorre, quindi, sempre guardare – specie in questa materia caratterizzata da infinite variabili – al caso concreto.

Peraltro, la spesa per una scuola privata può variare di caso in caso e, in ragione di ciò, sarebbe opportuno che vi fosse un accordo tra i genitori circa la sostenibilità della spesa stessa.

Muovendo dal principio espresso dalla Corte di Salerno ben si potrebbe pensare che il Giudice tenga conto della spesa relativa alla scuola privata nel forfettizzare l'assegno mensile, ma, con la crescita della bambina il percorso di studi e le diverse spese da affrontare a seconda dell'istituto scelto imporrebbero ogni volta una modifica dell'assegno di mantenimento.

Credo che in questo caso, come per tutte le voci di spesa scolastica, anche pubblica, la preferenza sia da dare a quanto sta accadendo in molti Tribunali, che hanno adottato l'uso di protocolli.

A titolo esemplificativo, il Tribunale di Padova (come il Tribunale di Milano) in punto spese scolastiche, ha stabilito che le spese straordinarie sono in generale caratterizzate dai seguenti criteri:

a) temporale: spese dipendenti da eventi imprevedibili, o da situazioni, scelte o fatti di carattere eccezionale ovvero spese periodiche, ma non fisse;

b) quantitativo: gravosità della spesa;

c) funzionale: spese necessarie o utili, perché mirano a realizzare interessi primari o comunque rilevanti della persona, fatta esclusione per quelle meramente voluttuarie.

Cosicché, in punto di spese scolastiche, nel protocollo si prevede che non vi è necessità di accordo (e sono “obbligatorie”) per le rette della scuola dell'infanzia, tasse scolastiche e universitarie imposte da istituti pubblici; libri di testo richiesti dalla scuola; gite scolastiche senza pernottamento. Mentre è necessario l'accordo tra i genitori per la ripetibilità della spese per le rete dell'asilo nido, tasse scolastiche e universitarie imposti da istituti privati; corsi di specializzazione; gite scolastiche con pernottamento; corsi di recupero e lezioni private; alloggio presso la sede universitaria.

La previsione delle spese sopra elencate come straordinarie ha il pregio di agevolare i genitori nel conoscere quali spese debbono essere affrontate senza necessità di un accordo e quelle per le quali invece vi sia necessità di una concertazione, di modo da assicurare un effettivo confronto nelle scelte di “maggiore interesse” per il figlio e di far partecipare fattivamente alla sua crescita entrambi i genitori.

Ha, altresì, un beneficio deflattivo dei contenziosi, poiché con il modificarsi delle spese scolastiche, connesse alla crescita del figlio e al cambio dell'istituto scolastico frequentato, non impone ai genitori di ottenere una modifica dell'assegno di mantenimento.

Appare, infine, in sintonia con l'orientamento giurisprudenziale più recente che tende a favorire il mantenimento diretto dei figli, prevedendo, ove possibile, una equa ripartizione del tempo con ciascun genitore.

La scelta di limitare il contributo mensile alle sole vere spese ordinarie o per assicurare una pariteticità tra i genitori, potrebbe essere la scelta vincente per dirimere i conflitti e assicurare la tanto auspicata bigenitorialità.

Ogni spesa scolastica, pur afferente al quotidiano del figlio, ma per esperienza comune modificabile nell'importo con la sua crescita e il certo cambio di istituto, dovrebbe essere considerata come straordinaria, seguendone il relativo regime in ordine alla ripetibilità.

Solo in questo modo si potranno evitare discriminazioni tra casi analoghi.

Basti pensare che in una recentissima sentenza il padre è stato condannato a pagare le spese per la frequenza del figlio a una scuola privata, ritenendola una spesa «straordinaria di maggiore interesse per il figlio» (Cass. civ., sez. I, 21 giugno 2018, n. 16351).

La stessa tipologia di spesa del caso che ha occupato la Corte di Salerno è, quindi, stata qualificata in modo diverso dalla Suprema Corte e ne ha determinato sorti opposte circa la sua ripetibilità.

Appare, comunque, anche interessante notare come in detta ultima pronuncia sia stato stabilito che l'art. 155 c.c. (oggi art. 337-ter c.c.), nel rimettere alle determinazioni di entrambi i coniugi le scelte di maggiore interesse per i figli, non impone riguardo ad esse alcuno specifico onere di informazione preventiva al genitore affidatario, dovendo tale onere ritenersi implicitamente gravante su quest'ultimo nel solo caso in cui l'informazione sia necessaria affinché il genitore non affidatario possa partecipare alla decisione con riguardo ad eventi eccezionali ed imprevedibili.

Considerato che in tema di istruzione scolastica vige un obbligo di vigilanza del coniuge non affidatario, non vi è un obbligo dell'altro genitore di informazione, né di accordo preventivo. Vi è, piuttosto, un obbligo a carico del genitore non affidatario di manifestare tempestivamente un valido dissenso alla spesa.

Ora, appare evidente che i principi espressi in detta ultima pronuncia contrastano con la ricostruzione operata dalla Corte d'appello di Salerno, attuando una discriminazione tra due casi analoghi e, in ogni caso, lascia ancora una volta aperta l'incertezza della debenza di una spesa scolastica al fatto che un genitore manifesti un dissenso.

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