È inammissibile il ravvedimento operoso parziale. Necessario il versamento integrale della sanzione
25 Settembre 2018
Il pagamento della sanzione in misura ridotta e degli interessi con il riferimento esclusivo alla quota parte del credito non compensata rende inammissibile l'intero ravvedimento operoso. Lo hanno affermato i Supremi Giudici della Cassazione con l'ordinanza del 13 settembre 2018 n. 22330, con la quale hanno rigettato il ricorso di una società alla quale il Fisco aveva notificato una cartella di pagamento con sanzioni per 150mila euro in ragione dell'erroneo conteggio eseguito dalla contribuente in sede di ravvedimento operoso con riferimento ad un debito IVA non dichiarato nel gennaio 2004.
La cartella veniva emessa sul presupposto che la sanzione in misura ridotta del sei per cento dovesse essere calcolata con riferimento all'intero debito IVA non dichiarato e non di tale debito decurtato del credito IRPEG erroneamente portato in compensazione dalla contribuente. La CTR aveva accolto l'appello delle Entrate osservando che interessi e sanzioni erano da calcolare in base all'importo dell'IVA non corrisposta al gennaio 2004. A tal data, inoltre, il credito IRPEG opposto in compensazione non si era ancora formato; di conseguenza, la società non poteva effettuare la compensazione. Si legge in ordinanza: «In tema di sanzioni amministrative per violazioni di norme tributarie, ai sensi dell'art. 13, comma 2, del D.Lgs. n. 472/1997, è inammissibile il ravvedimento operoso parziale, in quanto la norma pone come condizioni di perfezionamento della fattispecie tanto la regolarizzazione dell'obbligo tributario, quanto il versamento integrale della sanzione, nella prevista misura ridotta, con il pagamento degli interessi legali, salvo il differimento di trenta giorni laddove, la liquidazione debba essere seguita dall'Amministrazione finanziaria». |