Disp. Att. Trans. Codice Civile - 30/03/1942 - n. 318 art. 65[I]. Quando per qualsiasi causa manca il legale rappresentante dei condomini, chi intende iniziare o proseguire una lite contro i partecipanti a un condominio può richiedere la nomina di un curatore speciale ai sensi dell'articolo 80 del codice di procedura civile. [II]. Il curatore speciale deve senza indugio convocare l'assemblea dei condomini per avere istruzioni sulla condotta della lite. InquadramentoÈ sempre stato evidenziato che il condominio è un ente privo di personalità giuridica e che deve essere rappresentato, sia da un punto di vista sostanziale che processuale, da un soggetto formalmente nominato dall'assemblea che gli conferisce il mandato di agire, nell'uno e nell'altro caso, a nome e per conto del mandante. Ciò vale nel caso disciplinato dall'art. 1129, comma 1, c.c., per i condominii formati da più di otto condomini, sia nel piccolo condominio, nel quale l'amministratore non è obbligatorio oppure in tutte le altre ipotesi residuali di mancanza del soggetto mandatario. L'art. 65 disp. att. c.c. copre quel vuoto che si viene a creare nel condominio quando venga a mancare, per qualsiasi motivo, il legale rappresentante dei condomini e non fa distinzione alcuna tra grandi, medi o piccoli condominii perché nel caso disciplinato dalla norma l'amministratore deve essere sostituito dal curatore speciale. Limitato, invece, è il campo nel quale questo soggetto può operare, e che si ferma alla rappresentanza processuale senza sconfinare in quella sostanziale. Anche in questo caso l'assemblea non perde il suo ruolo decisionale in relazione alla condotta della lite che il curatore speciale deve tenere. Natura dell'incarico e nomina del curatore nel condominio e nel supercondominioIl curatore speciale, figura espressamente prevista dal legislatore, ricopre un ruolo sostitutivo e limitato rispetto a quelle che sono le normali attribuzioni affidate all'amministratore dagli artt. 1129 e 1130 c.c. e dalle leggi speciali collegate, mentre con riferimento all'art. 1131 c.c. – che pur disciplina in via generale l'istituto della «rappresentanza» – la sua attività è circoscritta a quella processuale. Questi, infatti, esercita una funzione che si esaurisce nell'ambito del processo, non è un ausiliario del giudice, non svolge attività di assistenza all'organo giurisdizionale, ma più semplicemente rappresenta ed assiste soggetti – nella specie i condomini – privi o privati di colui che tali compiti deve svolgere. A differenza del consulente tecnico d'ufficio il quale, iscritto in un apposito albo, ha l'obbligo di prestare il suo ufficio, a meno che non ricorra un giustificato motivo di astensione riconosciuto dal giudice (art. 63 c.p.c.), il curatore può declinare l'incarico dandone comunicazione al giudice ed alla parte che ha presentato l'istanza. Pur se non prevista un'udienza di comparizione del curatore speciale, è necessario che l'eventuale rinuncia sia tempestiva onde evitare al condominio chiamato in causa di incorrere in preclusioni e decadenze per le quali si potrebbe, poi, profilare una responsabilità diretta in capo al curatore medesimo. Il curatore speciale, nominato in base all'art. 65 delle disposizioni di attuazione del codice civile ed ai sensi degli artt. 78 ss. c.p.c., per il caso che manchi il legale rappresentante dei condomini e che occorra iniziare o proseguire una lite contro i partecipanti ad un condominio, assume la veste di mandatario di coloro nel cui interesse è nominato e non quella di ausiliario del giudice (Cass. II, n. 14447/2006). Una questione di rilevanza pratica, che ha sollevato un notevole dibattito dottrinale, riguarda la circostanza se l'art. 65 disp. att. c.c. sia applicabile ad ogni condominio, di qualsivoglia dimensione, o se da essa siano esclusi i condominii con otto o meno di otto partecipanti. La risalente dottrina, evidenziato che l'art. 65 disp. att. c.c. ha riprodotto l'art. 22 del r.d. n. 56/1934 (e che non è stato toccato dalla l. n. 220/2012), aveva affermato che la ratio della norma è evidentemente quella posta a fondamento dell'obbligo di imporre la rappresentanza dell'amministratore: interesse dei terzi e coesione-personalità del condominio. Infatti, se questa fosse stata unitaria, un rappresentante all'esterno, ci sarebbe dovuto essere. Mentre poiché la rappresentanza è collettiva è sufficiente che un terzo («può richiedere») lo chieda perché il rappresentante sia nominato (Branca, 604). Il disposto dell'art. 65 disp. att. c.c. non individua quali siano i condominii rispetto ai quali, sussistendo i presupposti della norma – altrettanto generici – debba essere nominato, a cura dell'autorità giudiziaria il curatore speciale ed è proprio questa indeterminatezza che, in passato, aveva dato adito ad un contrasto dottrinale. Da un lato, infatti, si era sostenuto che la norma si riferisse a qualsivoglia condominio, grande o piccolo, fondandosi tale interpretazione sul fatto che la ratio della norma portava a ritenere che la stessa fosse comune non solo ai condominii con più di quattro partecipanti (all'epoca era questo il numero obbligatorio di condomini per la nomina dell'amministratore), ma anche a quelli che presentassero un numero inferiore di proprietari (Branca, 604; Salis, 350; Bucci-Nicoletti-Redivo, 8). Sulla stessa linea altro autore, il quale aveva evidenziato che l'art. 65 è sostanzialmente finalizzato alla tutela del terzo (o del condomino) che voglia agire in giudizio nei confronti di una collettività di soggetti, cui non corrisponda un unico centro di riferimento agli effetti della citazione (Crescenzi, 25). Per altro verso, invece, si era sostenuto che il curatore speciale dovesse essere nominato solo per i condominii formati da più di quattro membri, ovvero per quelle realtà per le quali era obbligatoria la figura del legale rappresentante, come prevista dall'art. 1129, comma 1, c.c., nella versione previgente. L'art. 65, infatti, accennando alla mancanza di un legale rappresentante non poteva andare al di là dei casi in cui un rappresentante, per legge ci deve essere (Peretti Griva, 468). L'orientamento dottrinale, anche successivo all'entrata in vigore della riforma del condominio si è prevalentemente consolidato nel senso di ritenere che la nomina del curatore speciale debba essere fatta, previa richiesta da parte del soggetto interessato, per tutti i tipi di condominio. È stato, infatti, osservato che la mancanza dell'amministratore, presupposto necessario per pervenire alla designazione del curatore speciale, fa riferimento ad una situazione obiettiva a prescindere dall'obbligatorietà o meno della nomina dell'organo rappresentativo. L'istituto, quindi, assume un carattere generale anche se, obiettivamente, nel piccolo condominio l'attore incontrerà meno difficoltà nel citare in giudizio tutti i condomini (Lazzaro, 500; Nicoletti, 302). Posizione condivisa da altri autori secondo i quali occorre considerare che la natura di rappresentanza legale all'amministratore di condominio (qualunque sia il numero dei condomini) discende dalla portata generale dell'art. 1131, comma 2, c.c. (Triola, 786). Non manca un indirizzo contrario, che si uniforma a quello passato, secondo il quale se le opportunità potrebbero essere uguali per condominii con più di otto condomini e con meno di otto, non altrettanto si può ritenere per i motivi che hanno ispirato la legge, dato che questa ebbe come solo presupposto il condominio di più di un determinato numero di partecipanti (Terzago, 684). La genericità della norma non consente di comprendere se la nomina del curatore speciale possa essere prevista anche nel supercondominio. A tal fine è necessario fare riferimento all'art. 1117-bis c.c. secondo il quale le norme contenute nel capo II, attinenti al condominio degli edifici, si applicano, in quanto compatibili, in tutti i casi in cui più unità immobiliari o più edifici ovvero più condominii di unità immobiliari o di edifici abbiano parti comuni ai sensi dell'art. 1117 c.c. È pacifico, quindi, che tutta la disciplina richiamata sia applicata, dopo la riforma del 2012, anche al supercondominio, per cui sembra altrettanto pacifico che anche per questa realtà edilizia sia possibile chiedere, sussistendone i presupposti, la nomina del curatore. Tutto ciò in funzione della ratio dell'art. 65 disp. att. c.c. Peraltro, anche allorché il supercondominio non era stato ancora riconosciuto come legislativamente inquadrabile nell'ambito del condominio, la stessa giurisprudenza aveva affermato che con riguardo a condominio di edifici (o supercondominio) la nomina di curatore speciale ai sensi dell'art. 65 disp. att. c.c. (in vista di una lite da iniziare o proseguire contro i partecipanti al condominio), in quanto provvedimento camerale di volontaria giurisdizione, può essere in ogni tempo modificata o revocata, ed è soggetta al reclamo delle parti o del pubblico ministero, nel termine perentorio di dieci giorni fissato dalla legge, con la conseguenza che acquista efficacia quando sia trascorso detto termine senza che sia stato proposto reclamo. Detta disciplina manifestamente non appare in contrasto con l'art. 23 Cost., stante la non obbligatorietà della prestazione a cui il curatore può sottrarsi mediante la ricusazione dell'incarico (Cass. II, n. 6817/1988). Questo unico precedente giurisprudenziale è stato di recente confermato dai giudici di legittimità (Cass. II, n. 497/2018). La tipicità della figura del curatore speciale, la cui nomina è legata solo all'avvio od alla prosecuzione della lite giudiziale può anche comportare che vi siano, in ambito di uno stesso condominio, più curatori speciali ciascuno dei quali sia stato nominato per una determinata controversia in essere. La mancanza del legale rappresentanteL'art. 65 disp. att. c.c. lascia ampio spazio per individuare i motivi che possono portare alla nomina del curatore speciale. In questo senso, infatti, deve essere interpretata l'espressione utilizzata dal legislatore «quando per qualsiasi causa manca il legale rappresentante». Ciò si verifica allorché si verta nell'ipotesi di piccolo condominio, essendo tale l'edificio costituito da un numero di condomini inferiore a nove, poiché per esso la presenza dell'amministratore non è obbligatoria. La disposizione si applica, inoltre, ad ogni caso in cui l'amministratore sia cessato dalla carica. A questo proposito occorre richiamare l'art. 1129, comma 8, c.c. che ha limitato l'attività dell'amministratore decaduto all'esecuzione delle attività urgenti al fine di evitare pregiudizi agli interessi comuni e senza che il medesimo possa pretendere compensi ulteriori. L'entrata in vigore della l. n. 220/2012 ha, con la norma a momenti ricordata, di fatto posto fine al c.d. regime della prorogatio che ha sempre contraddistinto il mandato esercitato dall'amministratore, il quale rimaneva in carica fintanto che non veniva nominato il nuovo rappresentante. Nella specie si è parlato di un «non più amministratore» il quale, cessato l'incarico ed eventualmente trovandosi in un eventuale periodo di interregno, è obbligato a svolgere un'attività dovuta, seppure riconducibile ad una sorta di trascinamento, per quelle attività che erano proprie del mandato non è più definibile come una prorogatio di quei compiti, ma realizza una gestione di affari sui generis non onerosa. È stato, altresì, precisato che l'amministratore è considerato mancante, tanto nel caso di assenza ab origine, quanto in tutte le ipotesi in cui il rapporto sia cessato come, ad esempio, quando il venir meno dei requisiti deontologici previsti dall'art. 71-bis disp. att. c.c. ne abbia causato, ipso iure, la decadenza (Lazzaro, 356, 357, 501). Per la mancanza sopravvenuta si è affermato che non presentano problemi, al riguardo, le ipotesi di morte dell'amministratore, perdita della capacità di agire, la revoca da parte dell'autorità giudiziaria o dell'assemblea, le dimissioni espressamente accettate dall'assemblea, la sospensione della delibera di nomina (Nasini, 944). In questo quadro, quindi, il terzo che abbia conoscenza della mancanza dell'amministratore ha due possibilità: chiedere la nomina del curatore speciale, oppure chiamare in giudizio tutti i condomini. Tenendo presente, non solo che una tale decisione porterebbe ad un'attività complessa (perché impone l'individuazione di tutti i condomini) e, ovviamente, dispendiosa, ma anche che la mancata notifica ad alcuno dei condomini, renderebbe nulla la decisione presa in assenza dell'integrazione del contraddittorio nei confronti dei soggetti non chiamati in causa. Optare per una o l'altra soluzione, da parte del terzo, è giustificata dalla lettera della legge, che fa riferimento proprio ad una scelta di carattere discrezionale. In questo senso, ma per l'ipotesi di mancata nomina dell'amministratore, la Corte di Cassazione aveva affermato che la domanda giudiziaria riguardante beni comuni deve essere proposta nei confronti di tutti i condomini, con la conseguenza che, ove si accerti in grado di appello il difetto di integrità del contraddittorio, per essere stati convenuti in giudizio soltanto alcuni di essi, il giudice di appello, a norma dell'art. 354 c.p.c., deve dichiarare la nullità della sentenza impugnata e rimettere la causa al giudice di primo grado per l'integrazione del contraddittorio e la trattazione della causa con la partecipazione di tutti condomini (Cass. II, n. 3805/1996; Cass. II, n. 255/1983). Il conflitto di interessi tra rappresentato e rappresentanteDiversa dalla mancanza dell'amministratore, ma con pari conseguenze, sarebbe l'ipotesi in cui dovesse insorgere un conflitto di interessi tra rappresentato (condominio) e rappresentante (amministratore). Ciò potrebbe avvenire nel caso in cui l'amministratore intendesse agire nei confronti del condominio (caso del condomino/amministratore che intenda impugnare delibera assembleare oppure chiedere l'accertamento di un proprio diritto sui servizi condominiali, ecc.), essendo pacifico che l'amministratore non può rivestire la doppia veste di attore e convenuto. In via generale il conflitto di interessi tra i due soggetti è risolto dall'art. 78, comma 2, c.p.c. il quale prevede, appunto, che in tale ipotesi si ricorre alla nomina di un curatore speciale. La norma sarebbe applicabile, quindi, anche al condominio, talché anche l'amministratore potrebbe ricorrere all'art. 65 disp. att. c.c. oppure, in via alternativa, dovrebbe citare in giudizio tutti i condomini (Chiesi). Secondo l'autore vi sarebbe una diversa impostazione, che nega l'applicabilità sia dell'art. 78, norma eccezionale che non contempla il condominio, sia dell'art. 65 disp. att. c.c., la cui ratio non coincide con quella su cui fonda la mancanza del rappresentante dell'ente. Tre, quindi, dovrebbero essere le soluzioni: a) il condominio che intenda avviare un giudizio nei confronti del suo amministratore, dovrebbe prima revocarlo e, poi, nominare un nuovo amministratore; b) l'amministratore/condomino prima di iniziare un giudizio contro il condominio da lui rappresentato dovrebbe dimettersi e, nel caso in cui l'assemblea rimasse inerte, chiedere la nomina dell'amministratore giudiziario e c) l'amministratore/non condomino, sempre nella circostanza dell'avvio di azione contro il condominio, prima dovrebbe dare le dimissioni con richiesta di nomina di nuovo rappresentante e, da ultimo, ricorrere all'art. 65 disp. att. c.c. Alla mancanza dell'amministratore è stato equiparato il caso in cui costui agisca in palese conflitto di interessi. Questo, nella sostanza, è quanto emerge da recente giurisprudenza di merito (nella specie: opposizione al precetto proposta da un condominio conseguente a decreto ingiuntivo emesso in favore di un amministratore di condominio, ancora in carica, il quale aveva notificato a sé stesso, presso il proprio indirizzo di residenza, il relativo ricorso). Il tribunale ha affermato che la notifica, deve ritenersi inesistente in quanto effettuata a persona in palese conflitto di interessi ed in un luogo che non è in alcun modo riconducibile al destinatario dell'atto e per la quale è in realtà necessaria (al fine della ricezione del decreto ingiuntivo) la nomina di un curatore speciale del condominio (Trib. Milano 30 novembre 2017). La nomina del curatore speciale previsto dall'art. 78 c.p.c., necessaria in caso di conflitto di interessi tra rappresentante e rappresentato, ha efficacia ex tunc. Ne consegue che se la stessa intervenga in appello o dopo lo spirare del termine per appellare, lascia inalterati gli effetti del gravame tempestivamente proposto dal rappresentante dell'appellante in conflitto d'interessi (Cass. II, n. 19149/2014). La mancata nomina del curatore attiene all'esercizio dei poteri processuali e non al contraddittorio, per cui il giudice di appello, quando questa non sia avvenuta in primo grado e non potendo rimettere la causa al primo giudice, deve decidere la causa nel merito, rinnovando eventualmente gli atti nulli (Cass. II, n. 6020/2017). La nomina del curatore speciale: profili soggettiviIl comma 1 dell'art. 65 disp. att. c.c. non precisa chi sia il soggetto legittimato a depositare l'istanza di nomina al giudice competente. Il testo della norma, infatti, recita che chi intende iniziare (quindi: l'attore) o proseguire una lite nei confronti dei partecipanti al condominio può richiedere la nomina di un curatore speciale. Il testo della norma è stato variamente interpretato con riferimento alla possibilità che tale istanza possa essere introdotta dal condomino. Incidentalmente e nel senso che anche il condomino può ricorrere al disposto dell'art. 65 disp. att. c.c., passata dottrina, la quale nell'affermare che la norma mira a salvaguardare il terzo ed il condomino, aveva indirettamente ammesso tale facoltà anche in capo a quest'ultimo (Crescenzi, 25; Rezzonico-Rezzonico, 536). Sulla stessa linea dottrina ancora più antecedente che, tuttavia, aveva precisato che il condomino ha sempre la possibilità di chiedere all'autorità giudiziaria la nomina di un amministratore (Rizzi-Rizzi, 382). In senso contrario più recente dottrina, che ha evidenziato che, tenuto conto della ratio della norma e della sua formulazione («contro i partecipanti»), si debba ritenere che la nomina possa essere richiesta solo da un terzo estraneo al condominio e non da uno dei partecipanti al condominio, il quale voglia iniziare un giudizio nei confronti di questo. Il partecipante, infatti, secondo tale tesi, ha la possibilità di chiedere all'autorità giudiziaria la nomina dell'amministratore destinato a rappresentare il condominio nei confronti del quale intende iniziare il giudizio (Nasini, 944; Celeste, 29). Dubbi sorgono rispetto all'indirizzo dottrinale che nega al condomino la possibilità di ricorrere all'autorità giudiziaria per la nomina del curatore speciale, ma solo con riferimento al caso in cui non sia obbligatoria la nomina dell'amministratore. Nell'opposta circostanza, infatti, in forza del combinato disposto degli artt. 1105 e 1129, comma 1, c.c. il condomino non potrà che seguire questa strada. Qualora, invece, il condomino intenda promuovere un contenzioso contro un condominio piccolo/minimo non si ravvisa motivo di negare al primo il pari diritto, riservato al terzo dall'art. 65 disp. att. c.c., di procedere per la nomina del curatore speciale ad litem. Tanto più che ove si dovesse chiedere la designazione di un amministratore destinato a rappresentare il condominio con tale funzione specifica (una sorta di «amministratore ad litem»), questi ricoprirebbe la stessa funzione affidata al curatore speciale, considerato che il nominato non dovrebbe svolgere le attribuzioni che sono proprie, per legge, del mandatario del condominio. In tal senso, infatti, sembra che debba essere interpretata la lettera della legge, che limita l'attività di convocazione dell'assemblea all'informativa ed alla richiesta di istruzioni sulla condotta della lite. A questo proposito, è stato precisato che il compito del curatore è quello di costituirsi in giudizio e difendere il condominio, di convocare l'assemblea non solo per informarla del giudizio ma anche, se del caso, per nominare un amministratore (Terzago, 683). Contrario sul punto chi ritiene, invece, che al curatore speciale vengono affidati ex lege (normalmente) i compiti propri dell'amministratore del condominio (Lazzaro, 502) Dal punto di vista della legittimazione passiva del soggetto nominato si ritiene che, non ponendo la legge limiti in tal senso, la scelta può cadere tanto su di un condomino quanto su di un estraneo. È stato fatto notare che secondo l'art. 22 del regio decreto del 1934 la scelta del curatore era rimessa al presidente del tribunale, il quale doveva effettuare la scelta, preferibilmente, tra i partecipanti al condominio mentre l'assemblea aveva la facoltà di sostituire il curatore nominato con altro soggetto. La disposizione non è stata ripresa nel successivo codice civile né in quello vigente talchè, in assenza di specifico divieto, alcuni autori ritengono che l'organo deliberante può, nell'ambito dei suoi poteri discrezionali, nominare un soggetto diverso (Terzago, 682). Nello stesso senso chi ha osservato che una volta data la rappresentanza al condominio, lo scopo voluto dal legislatore è stato raggiunto, quale che sia la persona del rappresentante (Branca, 605). Al contrario vi è chi afferma che non rientra nei poteri dell'assemblea quello di rimuovere o modificare un provvedimento dell'autorità giudiziaria. L'organo deliberante, infatti, può solo far venire meno le cause che hanno determinato l'intervento del giudice. In aggiunta è stato, altresì, osservato che la mancanza di una norma in questo senso potrebbe fare sorgere dubbi in merito alla circostanza se, nominato l'amministratore del condominio, il curatore speciale possa continuare ad operare (Nasini, 945). Sul punto si ritiene che nella specie, essendo venuta meno la condizione prevista dall'art. 65 disp. att. c.c., non si tratterebbe di rimuovere un provvedimento del giudice ma di ricondurre la situazione nell'ambito della naturale disciplina codicistica, che prevede che l'amministratore ha la rappresentanza processuale del condominio. Pur essendo il curatore speciale figura differente dall'amministratore del condominio, al quale si sostituisce anche per un solo affare determinato, come la rappresentanza processuale, lo stesso non dovrebbe essere esentato dalla necessità di avere i requisiti previsti dall'art. 71-bis disp. att. c.c. Il compensoAnche se la legge nulla prevede in merito, il curatore speciale ha diritto ad un compenso per l'attività professionale prestata. Si è dibattuto se detto compenso possa essere quantificato e richiesto dal curatore, che abbia completato l'incarico, al condominio, oppure se la domanda di liquidazione debba essere presentata direttamente al giudice che lo ha nominato. Per parte della dottrina, il compenso deve essere determinato dal giudice, che gli ha conferito l'incarico, con decreto avente natura di titolo esecutivo ed è commisurato alle difficoltà e complessità dell'incarico nonché alla sua durata (De Renzis, 461; Crescenzi, 28; Celeste, 29). Secondo la giurisprudenza della Corte Suprema, la controversia relativa alla determinazione del compenso ed al rimborso delle spese del curatore speciale del condominio, nominato ai sensi dell'art. 65 disp. att. c.c. e dell'art. 80 c. p.c., rientra, a seconda del valore, nella competenza del giudice di pace o del tribunale, senza che possa stabilirsi alcun criterio di collegamento con l'ufficio che lo ha nominato, non potendo trovare applicazione, nella specie, l'art. 52 disp. att. c.p.c., secondo cui il compenso degli ausiliari del giudice è liquidato dal giudice che li ha nominati, considerato che il curatore speciale del condominio non riveste tale qualità, in quanto dura nell'incarico fino al suo espletamento ovvero fino a quando non venga sostituito da un amministratore nominato dall'assemblea condominiale e non deve rendere conto del proprio operato al giudice che lo ha nominato, bensì al condominio o ai singoli condomini, in virtù del rapporto di rappresentanza costituito ex lege (Cass. II, n. 20679/2005). È stato, poi, precisato che qualora il curatore speciale, espletato l'incarico e richiesto inutilmente il pagamento del compenso al condominio, agisca nei confronti di un condomino, quale coobbligato solidale al suo pagamento, erroneamente il giudice di pace adìto ratione valoris declina la propria competenza a favore del tribunale, quale giudice che ha nominato il curatore, nel presupposto che costui sia un ausiliario del giudice ai sensi dell'art. 68 c.p.c. e che, pertanto, sussista la competenza per materia di detto ufficio sulla liquidazione del compenso, ai sensi dell'art. 53 c.p.c. ed a titolo di volontaria giurisdizione (Cass. II, n. 14447/2006). La posizione assunta dai giudici di legittimità sembra essere la più corretta poiché, conforme tanto alla ratio del dettato legislativo, quanto al consolidato orientamento giurisprudenziale che ha più volte affermato che, mentre l'ausiliario del giudice svolge attività di assistenza nel compimento di atti che il giudice stesso non è in grado di compiere da solo (e solo per questi il compenso è determinato dal giudice della causa), il curatore speciale rappresenta o assiste le persone che di tale rappresentanza o assistenza siano prive (e per esso non esiste una normativa specifica, che disponga in relazione al compenso ed al rimborso delle relative spese). Talché si può concordare con i giudici di legittimità, secondo i quali la domanda di pagamento del corrispettivo non potrà che essere avanzata nei confronti dell'assemblea dei condomini e, in caso di contrasto, ogni questione dovrà essere definita in sede contenziosa. I compiti del curatore specialeIl comma 2 dell'art. 65 disp. att. c.c. è telegrafico nel definire l'attività del curatore speciale, che – secondo il dato testuale – è limitata alla convocazione, senza indugio, dell'assemblea dei condomini per avere istruzioni sulla condotta della lite. Infatti, una volta che al curatore sia stato notificato l'atto di citazione od il ricorso, con il decreto di fissazione dell'udienza, egli dovrà, immediatamente, reperire i nominativi dei condomini e, quindi, trasmettere l'avviso di convocazione dell'assemblea, seguendo le modalità indicate nell'art. 66 disp. att. c.c., ponendo all'ordine del giorno l'argomento di discussione. Sarà l'assemblea che dovrà deliberare se costituirsi o meno nel giudizio, poiché il curatore – che non è equiparabile ad un amministratore – non ha alcun potere decisorio in merito, neppure se oggetto della controversia sia questione di ordinaria amministrazione come indicata nell'art. 1130 c.c. Infatti, anche se l'oggetto dell'azione rientra nell'ambito dei compiti che la legge attribuisce all'amministratore e per i quali questi può gestire autonomamente la controversia, il curatore è titolare di una limitata legitimatio ad processum e, soprattutto se estraneo al condominio, non ne conosce la gestione e le eventuali ragioni, per cui non sarà mai in grado di valutare (e, del resto, non ne ha la facoltà) l'opportunità o meno circa la resistenza in giudizio (Lazzaro, 503). Sicuramente, quindi, il curatore – in condizioni normali – non si potrà mai costituire in giudizio e, poi, convocare l'assemblea per metterla al corrente. Il tipo di giudizio incardinato contro il condominio, tuttavia, potrebbe influire sui tempi di convocazione dell'assemblea (specialmente nel caso in cui si dovesse trattare di un edificio con un numero elevato di partecipanti), anche in relazione ad eventuali difficoltà di reperire i nominativi dei condomini. In questo caso (quando, ad esempio, si tratti di procedimento cautelare con udienza fissata a breve) è stato ritenuto che il curatore speciale si possa ugualmente costituire in giudizio, chiedendo un rinvio per poter ottenere la ratifica del suo operato da parte dell'assemblea nella forma prevista dall'art. 65 disp. att. c.c. (Lazzaro, 503) In pratica sarebbe applicabile, in via analogica, il principio affermato in tema di costituzione dell'amministratore privo dell'autorizzazione dell'assemblea per le controversie che esorbitano dai suoi poteri. Questo, infatti, può costituirsi in causa, ma deve, in tale ipotesi, ottenere la necessaria ratifica del suo operato da parte dell'assemblea stessa, per evitare la pronuncia di inammissibilità dell'atto di costituzione (Cass. S.U., n. 18331/2010). L'art. 65 disp. att. c.c. nulla dispone in ordine alle conseguenze della mancata convocazione dell'assemblea, pur se prevista «senza indugio». È stato ritenuto che tale inadempimento non implica conseguenza alcuna nell'ambito del rapporto processuale che si instaura, regolarmente e formalmente, con la notifica al curatore dell'atto di citazione o del ricorso, mentre rimane impregiudicata l'eventuale responsabilità di questo per i danni che dovessero derivare ai condomini in conseguenza di tale omissione (Crescenzi, 26; Chiesi). Peraltro, è stata ritenuta non concepibile la sanzione della revoca dello stesso curatore, in quanto questi è stato nominato dal magistrato in relazione ad una determinata lite e rappresenta un mandatario straordinario, là dove l'amministratore è un mandatario permanente, se nominato dall'assemblea o, in via eccezionale, quando nominato dal giudice ma sempre, in tale ultimo caso, in sostituzione dell'assemblea (Celeste, 29). Con riferimento al potere del curatore di impugnare la sentenza che ha visto il condominio soccombente vi è un contrasto tra dottrina e giurisprudenza. È stato ritenuto che la funzione del curatore speciale (agevolare il terzo che intenda intraprendere o proseguire un giudizio nei confronti del condominio), che è organo privo di rappresentanza attivo, esclude, in via generale, il suo potere di impugnare la sentenza, anche se, ovviamente, l'assemblea gli può conferire mandato in questo senso con apposita delibera, che può essere la stessa nella quale sono indicate le istruzioni per la conduzione della lite (Triola, 509). Di diverso avviso recente pronuncia, secondo la quale il curatore speciale, nominato a norma dell'art 78 c.p.c., resta in carica finché non venga meno la situazione contingente che ne abbia reso necessaria la nomina, con la conseguenza che, non esaurendosi i relativi poteri con la pronunzia della sentenza conclusiva del grado del giudizio nel corso del quale la nomina è avvenuta, lo stesso è abilitato non solo a proporre impugnazione contro detta decisione, ma anche a resistere all'impugnazione ex adverso proposta (Cass. II, n. 30253/2017; Cass. II, n. 3969/1979). Non sembra che vi siano preclusioni in ordine alla scelta del difensore del condominio, che potrà essere direttamente incaricato dal curatore speciale anche se la peculiare situazione, ben differente da quella ordinaria del condominio gestito da un amministratore che si rivolge ad un legale di fiducia, può essere motivo per indurre l'assemblea stessa ad individuare il legale cui affidare la pratica. Profili processuali L'art. 65, comma 2, disp. att. c.c. stabilisce che la nomina del curatore speciale deve avvenire secondo la procedura prevista dall'art. 80 c.p.c. La domanda deve essere presentata dal soggetto interessato, con ricorso, al giudice di pace o al presidente dell'ufficio giudiziario davanti al quale si intende proporre la causa. Il giudice competenza, dopo aver assunto le necessarie informazioni, provvede con decreto. È stato affermato che, per quanto l'art. 65 citato faccia espresso riferimento all'art. 80 nella sua interezza e senza distinguo, non sembra nella specie realizzabile la previsione della comunicazione del decreto al pubblico ministero, poiché tale intervento è previsto per specifiche materie tra le quali non rientra quella condominiale. Il decreto non richiederebbe formalità né una vera e propria istruttoria, né ancora è necessario il litisconsorzio dei condomini, che potranno essere, possibilmente, ascoltati al fine di assumere informazioni. L'onere della prova è a carico del richiedente, il quale dovrà dimostrare la sussistenza degli elementi e delle condizioni poste a fondamento del ricorso (Celeste, 29). Il provvedimento del giudice rientra nell'ambito della volontaria giurisdizione e può essere modificato e revocato in ogni tempo (art. 742 c.p.c.). Sulla reclamabilità del decreto in questione varie sono le opinioni. Nel senso negativo si sono espressi coloro che evidenziano che, non trattandosi di provvedimento da assumere in camera di consiglio, lo stesso non è reclamabile, divenendo immediatamente efficace (Nasini, 944; Triola, 508). Contrari, nel senso della reclamabilità altri autori (Celeste, 29; Chiesi) La giurisprudenza, pur se risalente, sul punto aveva, invece, ritenuto tale provvedimento camerale di volontaria giurisdizione, può essere in ogni tempo modificato o revocato, ed è soggetto al reclamo delle parti o del pubblico ministero, nel termine perentorio di dieci giorni fissato dalla legge, con la conseguenza che acquista efficacia quando sia trascorso detto termine senza che sia stato proposto reclamo (Cass. II, n. 6817/1988). Da escludersi, invece, che il provvedimento (sia se si accolga l'una o l'altra soluzione) sia ricorribile in Cassazione ai sensi dell'art. 111 Cost. non essendo né decisorio, né definitivo (Celeste, 29). BibliografiaBranca, Comunione e condominio negli edifici, Bologna-Roma, 1982; Bucci-Nicoletti-Redivo, Poteri e doveri dell'amministratore del condominio, Roma, 1988; Celeste, Curatore speciale del condominio: la nomina e il rimborso delle spese, in Immobili E diritto 2006, fasc. 7, 29; Chiesi, Curatore speciale, in Condominioelocazione.it, 27 luglio 2017; Crescenzi, Le controversie condominiali, Padova, 1991; Lazzaro-Di Marzio-Petrolati, Codice del condominio, Milano, 2017; Nasini, Il nuovo condominio, Torino, 2017; Nicoletti, Manuale del condominio, Roma, 2013; Peretti Griva, Il condominio di case divise in parti nella nuova legislazione, Torino, 1960; Rezzonico-Rezzonico, Manuale del condominio, Milano, 2008; Rizzi-Rizzi, Il condominio negli edifici, Bari, 1964; Salis, Il condominio negli edifici, Torino, 1959; Terzago, Il condominio. Trattato teorico-pratico, Milano, 2015; Triola, Il condominio, Milano, 2007. |