Il principio di equivalenza tecnica
01 Ottobre 2018
Il principio dell'equivalenza tecnica ex art. 68 dell'abrogato d.lgs. n. 163 del 2006 (poi riconfluito identicamente nell'art. 86 del d.lgs. n.50/2010) è diretto ad evitare nell'ambito dei paesi appartenenti all'Unione Europea che le norme obbligatorie, le omologazioni nazionali e le specifiche tecniche possano essere artatamente utilizzate per operare indebite espulsioni di concorrenti, con il pretesto di una non perfetta corrispondenza delle soluzioni tecniche richieste.
Il principio non può assolutamente essere invocato per ammettere offerte tecnicamente inappropriate.
Il principio di equivalenza delle specifiche tecniche è infatti diretto ad assicurare che la valutazione della congruità tecnica non si risolva in una verifica formalistica, ma nella conformità sostanziale dell'offerta delle specifiche tecniche inserite nella lex specialis (cfr. Consiglio di Stato sez. III 02 marzo 2018 n. 1316).
A tal fine, il comma 8 del cit. art. 68 prevede che, qualora il concorrente in sede di partecipazione a gara pubblica ritenga che i suoi prodotti, sotto il profilo strutturale, prestazionale, ambientale e funzionale possano non coincidere esattamente con lo standard richiesto nel capitolato speciale, debba chiedere formalmente l'equivalenza tecnica della propria proposta, inserendo nella busta tecnica la dimostrazione che le soluzioni da lui proposte rispondano ugualmente ai requisiti funzionali e tecnici richiesti e, ove necessario, una relazione sulle prove eseguite da un organismo riconosciuto.
In altre parole è il concorrente che deve rappresentare, e dimostrare, alla stazione appaltante, con separata richiesta, annessa alla domanda di partecipazione, l'equivalenza del proprio prodotto alle caratteristiche tecniche di cui ai commi 4, 5 e 6, dell'abrogato d.lgs. 12 aprile 2006, n. 163, fornendo la documentazione attestante tale presupposto (cfr. Consiglio di Stato sez. III 05 settembre 2017 n. 4207).
Ma il principio non può essere postumamente invocato nel differente caso che l'offerta comprenda una soluzione la quale, sul piano oggettivo funzionale e strutturale, non rispetta affatto le caratteristiche tecniche obbligatorie, previste nel capitolato di appalto per i beni oggetto di fornitura.
La stazione appaltante infatti non può aggiudicare il contratto ad un concorrente che abbia prodotto un'offerta che viola manifestamente le condizioni tassativamente poste dal bando a pena di esclusione. In tal caso la difformità si risolve infatti in un inammissibile aliud pro alio che, di per sé, comporta necessariamente l'esclusione dalla gara.
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