Codice Civile art. 2312 - Cancellazione della società.

Lorenzo Delli Priscoli
Francesca Rinaldi

Cancellazione della società.

[I]. Approvato il bilancio finale di liquidazione [2311], i liquidatori devono chiedere la cancellazione della società dal registro delle imprese.

[II]. Dalla cancellazione della società i creditori sociali che non sono stati soddisfatti possono far valere i loro crediti nei confronti dei soci e, se il mancato pagamento è dipeso da colpa dei liquidatori, anche nei confronti di questi [2324].

[III]. Le scritture contabili e i documenti che non spettano ai singoli soci sono depositati presso la persona designata dalla maggioranza.

[IV]. Le scritture contabili e i documenti devono essere conservati per dieci anni a decorrere dalla cancellazione della società dal registro delle imprese.

Inquadramento

 

In ragione dell’assenza nelle società di persone di un regime pubblicitario con effetti costitutivi analogo a quello previsto per le società di capitali, l’individuazione del momento finale del procedimento di liquidazione e, quindi, del momento in cui viene definitivamente meno l’ente collettivo risulta complesso.

In dottrina si ritiene che, anche per le società di persone, la formalità consistente nella necessaria cancellazione della società dal registro delle imprese comporti – sia pur diversamente da quanto previsto per le società di capitali – con efficacia “dichiarativa” e facoltà di prova contraria (consistente nella prova della prosecuzione dell’attività sociale) l’estinzione dell’ente collettivo (Franchi, 2005).

La legge non prevede poi un termine entro il quale i liquidatori debbono assolvere all'adempimento consistente nella cancellazione della società dal registro delle imprese, il che implica, secondo la dottrina, che essi debbano provvedervi al più presto, senza indugio: dalla cancellazione della società i creditori sociali che non sono stati soddisfatti possono far valere i loro crediti nei confronti dei soci e, se il mancato pagamento è dipeso da colpa dei liquidatori, anche nei confronti di questi; quanto al deposito della documentazione presso la persona designata dalla maggioranza, si è rilevato che trattasi della documentazione di cui all'art. 2302 (il quale, a sua volta, richiama l'art. 2214) escludendo quella relativa a beni sociali assegnati a singoli soci che deve essere loro consegnata con il medesimo vincolo decennale di conservazione (Campobasso, 388; Ferri, 557).

Poiché le società di persone non sono sottoposte ad un controllo omologatorio dell'autorità giudiziaria, la cancellazione di una società in nome collettivo deve essere eseguita dall'ufficio del registro delle imprese una volta accertato il concorso delle condizioni richieste dall'art. 2189 (Trib. Cassino 2 febbraio 1990, in Soc. 1990, 1362). Tale controllo investe esclusivamente il riscontro delle condizioni estrinseche e di mera legalità dell'atto, senza involgere alcun accertamento in ordine alla validità o alla veridicità delle circostanze in esso indicate (Trib. Napoli 6 aprile 1993, in Soc. 1993, 1253).

La Cassazione ha affermato che la modifica dell'art. 2495 c.c., ex art. 4 d.lgs. n. 6/2003, secondo la quale la cancellazione dal registro delle imprese determina, contrariamente al passato, l'estinzione della società, si applica anche alle società di persone, nonostante la prescrizione normativa indichi esclusivamente quelle di capitali e quelle cooperative ed, inoltre, la norma, per la sua funzione ricognitiva, è retroattiva e trova applicazione anche in ordine alle cancellazioni intervenute anteriormente al 1° gennaio 2004, data di entrata in vigore delle modifiche introdotte dal citato d.lgs n. 6 del 2003, con la sola esclusione dei rapporti esauriti e degli effetti già irreversibilmente verificatisi: nella fattispecie la Corte ha ritenuto inammissibile la proposizione del ricorso per cassazione per inesistenza del soggetto proponente e conseguente difetto di rappresentanza processuale, trattandosi di società in nome collettivo cancellata dal registro delle imprese il giorno otto gennaio del 2003 (Cass. I, n. 25192/2008).

In senso sostanzialmente conforme Baldassarre, 268.

Effetti estintivi

La cancellazione dal registro delle imprese, causando l'estinzione della società (con la sola eccezione della fictio iuris contemplata dall'art. 10 l. fall.), ove intervenga nella pendenza di un giudizio nel quale essa sia parte, determina un'ipotesi di interruzione, con possibilità di prosecuzione o riassunzione da parte o nei confronti dei soci, successori della società, ai sensi dell'art. 110 c.p.c. Qualora l'evento non sia stato fatto constare nei modi di legge o si sia verificato quando farlo constare in tali modi non era più possibile, l'impugnazione della sentenza pronunciata nei riguardi della società, in assenza di ripartizione dell'attivo, deve provenire o essere indirizzata, a pena di inammissibilità, dai soci o nei confronti dei soci, atteso che la stabilizzazione processuale di un soggetto estinto non può eccedere il grado di giudizio nel quale l'evento estintivo è occorso. Nella specie, la Cassazione ha cassato la sentenza del giudice di merito che, in sede di rinvio, aveva ritenuto ammissibile il ricorso in riassunzione, ex art. 392 c.p.c., nei confronti di una società estinta, evento per il quale era stata dichiarata l'estinzione dell'originario giudizio (Cass. IV, n. 19580/2017).

Tale indirizzo è stato recentemente confermato dalla stessa Cassazione, secondo cui l'avvenuta cancellazione dal registro delle imprese della società, dopo la proposizione del ricorso per cassazione, debitamente comunicata dal suo difensore, non è causa di interruzione del processo (Cass. I, n. 2625/2018).

A seguito della sentenza n. 319 del 21 luglio 2000 (Foro it. 2000, I, 2723), con la quale la Corte costituzionale ha dichiarato costituzionalmente illegittimo l'art. 10 e l. fall. nella parte in cui non prevede che il termine annuale per la dichiarazione di fallimento dell'impresa collettiva decorra dalla cancellazione della società dal registro delle imprese, il termine annuale dalla cessazione dell'attività entro il quale, ai sensi dell'art. 10 l. fall., può essere dichiarato il fallimento dell'imprenditore, decorre, per la dichiarazione di fallimento delle società, non più dalla liquidazione effettiva di tutti i rapporti che fanno capo alla società stessa, ma dalla cancellazione di essa dal registro delle imprese (Cass. I, n. 17544/2003).

In argomento Belviso 1259.

Dopo la riforma del diritto societario, attuata dal d.lgs. n. 6/2003, qualora all'estinzione della società, di persone o di capitali, conseguente alla cancellazione dal registro delle imprese, non corrisponda il venir meno di ogni rapporto giuridico facente capo alla società estinta, si determina un fenomeno di tipo successorio, in virtù del quale:a) l'obbligazione della società non si estingue, ciò che sacrificherebbe ingiustamente il diritto del creditore sociale, ma si trasferisce ai soci, i quali ne rispondono, nei limiti di quanto riscosso a seguito della liquidazione o illimitatamente, a seconda che, pendente societate, fossero limitatamente o illimitatamente responsabili per i debiti sociali; b) i diritti e i beni non compresi nel bilancio di liquidazione della società estinta si trasferiscono ai soci, in regime di contitolarità o comunione indivisa, con esclusione delle mere pretese, ancorché azionate o azionabili in giudizio, e dei crediti ancora incerti o illiquidi, la cui inclusione in detto bilancio avrebbe richiesto un'attività ulteriore (giudiziale o extragiudiziale), il cui mancato espletamento da parte del liquidatore consente di ritenere che la società vi abbia rinunciato, a favore di una più rapida conclusione del procedimento estintivo (Cass.S.U., n. 6070/2013).

La cancellazione della società dal registro delle imprese, a partire dal momento in cui si verifica l'estinzione della società cancellata, priva la società stessa della capacità di stare in giudizio (con la sola eccezione della fictio iuris contemplata dall'art. 10 l. fall.); pertanto, qualora l'estinzione intervenga nella pendenza di un giudizio del quale la società è parte, si determina un evento interruttivo, disciplinato dagli artt. 299 e ss. c.p.c. con eventuale prosecuzione o riassunzione da parte o nei confronti dei soci, successori della società, ai sensi dell'art. 110 c.p.c.; qualora l'evento non sia stato fatto constare nei modi di legge o si sia verificato quando farlo constare in tali modi non sarebbe più stato possibile, l'impugnazione della sentenza, pronunciata nei riguardi della società, deve provenire o essere indirizzata, a pena d'inammissibilità, dai soci o nei confronti dei soci, atteso che la stabilizzazione processuale di un soggetto estinto non può eccedere il grado di giudizio nel quale l'evento estintivo è occorso (Cass.S.U., n. 6070/2013).

Dopo la riforma del diritto societario, attuata dal d.lgs. n. 6/2003, la cancellazione dal registro delle imprese estingue anche la società di persone, sebbene non tutti i rapporti giuridici ad essa facenti capo siano stati definiti. Pertanto, la prova contraria, idonea a superare l'effetto di pubblicità dichiarativa che l'iscrizione della cancellazione spiega per la società di persone, non può vertere sul fatto statico della pendenza di rapporti sociali non definiti, occorrendo, viceversa, la prova del fatto dinamico della continuazione dell'operatività sociale dopo l'avvenuta cancellazione, la quale soltanto giustifica, ai sensi dell'art. 2191 c.c., la cancellazione della cancellazione, cui consegue la presunzione che la società non abbia mai cessato di esistere (Cass.S.U., n. 6070/2013).

È stato successivamente confermato che la cancellazione della società di persone dal registro delle imprese determina l'estinzione della società stessa, privandola della capacità di stare in giudizio, sicché, quando ciò intervenga nella pendenza di un giudizio del quale la medesima è parte, ancorché questo non sia interrotto per mancata dichiarazione del corrispondente evento da parte del suo difensore, la legittimazione sostanziale e processuale, attiva e passiva, si trasferisce automaticamente, ai sensi dell'art. 110 c.p.c., ai soci quali successori a titolo universale divenuti partecipi della comunione in ordine ai beni residuati dalla liquidazione o sopravvenuti alla cancellazione (Cass. IV, n. 13183/2017)

Il ricorso per cassazione proposto dall'ex rappresentante della società di capitali cancellata dal registro delle imprese è inammissibile, non potendo invocarsi l'ultrattività del mandato eventualmente conferito al difensore dei precedenti gradi di giudizio, sia perché l'operatività di tale principio presuppone che si agisca in nome di un soggetto esistente e capace di stare in giudizio, sia perché la proposizione di quel ricorso richiede apposita procura speciale; parimenti è inammissibile il ricorso per cassazione proposto dagli ex soci i quali, in presenza di contestazioni, non provino la loro legittimazione ad causam e, cioè la loro qualità di successori – dal lato passivo nel rapporto di imposta, se e nei limiti di quanto riscosso a seguito della liquidazione – dimostrazione che può essere fornita, per la prima volta, anche in sede di legittimità ai sensi dell'art. 372 c.p.c. (Cass. V, n. 2444/2017).

È inammissibile il ricorso per cassazione proposto nei confronti di una società in accomandita semplice cancellata dal registro delle imprese in data antecedente al deposito della sentenza impugnata, senza che possa riconoscersi alcun effetto sanante alla costituzione tardivamente operata dai rispettivi soci, la quale rimane a sua volta inammissibile ove la posizione della società (nella specie, volta a dedurre l'illegittimità dell'aggiudicazione ad un terzo di un contratto a seguito di un pubblico incanto, in violazione della prelazione spettante alla società stessa) non sia suscettibile di trasferimento in favore dei soci, pur valendo essa come efficace intervento nel giudizio di legittimità ai fini dell'integrità del rapporto processuale validamente instaurato dal ricorrente nei confronti di altri intimati (Cass.S.U., n. 11344/2013).

Tutela dei creditori sociali

L'azione sussidiaria dei creditori sociali nei confronti dei soci, prevista dal comma 2 dell'art. 2312, è possibile solo se il credito sia sorto successivamente alla completa liquidazione dei rapporti passivi della società e, quindi, alla sua estinzione, ovvero se il credito, già esistente durante la vita della società, sia rimasto a questa ignoto, non sia stato accertato dai liquidatori, non sia stato segnalato dal creditore: questo perché di queste ipotesi, è sempre possibile dimostrare che la società, malgrado la cancellazione, non si è ancora estinta (Cass. I, n. 2464/1975).

Fusione

La disciplina dettata dal citato art. 2312 c.c. non trova applicazione neppure nel caso di società fuse ed incorporate, giacché per esse l'estinzione delle società non è l'atto ultimo e definitivo, come nell'ipotesi generale di scioglimento delle società, bensì realizza una successione universale con la sopravvivenza di un soggetto risultante ed incorporante, il quale rappresenta il nuovo centro di imputazione dei rapporti giuridici già riguardanti le società fuse od incorporate (Cass. I, n. 4565/1977). A tale più antico orientamento ne è seguito però un altro, divenuto ormai principio consolidato, secondo cui, nella fusione per incorporazione, l'art. 2504-bis c.c., nel testo modificato dal d.lgs. n. 6/2003, nel prevedere la prosecuzione dei rapporti giuridici, anche processuali, in capo al soggetto unificato quale centro unitario di imputazione di tutti i rapporti preesistenti, risolve la fusione in una vicenda evolutivo-modificativa dello stesso soggetto giuridico, che, pur in presenza di un nuovo assetto organizzativo, conserva la propria identità (Cass. VI, n. 12119/2017; Cass. sez. lav., n. 3820/2013; e molte altre).

Bibliografia

Baldassarre, La cancellazione dal registro delle imprese e le società di persone, in Not. 2009, 268; Belviso, Cancellazione della società e tutela dei creditori dopo la dichiarazione di incostituzionalità dell’art. 10 l. fall., in Giur. comm. 2004, II, 1259; G.F. Campobasso, Diritto commerciale, II, Diritto della società, a cura di M. Campobasso, II, Torino, 2017; G. Ferri, Manuale di diritto commerciale, a cura di Angelici e G.B. Ferri, Torino, 2016; Franchi, Scioglimento e liquidazione nelle società di persone, in Trattato delle società diretto da Donativi, t. I, 2022, Torino, 1971 ss.

 

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