Codice Civile art. 2376 - Assemblee speciali (1).

Renato Bernabai

Assemblee speciali (1).

[I]. Se esistono diverse categorie di azioni o strumenti finanziari che conferiscono diritti amministrativi, le deliberazioni dell'assemblea, che pregiudicano i diritti di una di esse, devono essere approvate anche dall'assemblea speciale degli appartenenti alla categoria interessata.

[II]. Alle assemblee speciali si applicano le disposizioni relative alle assemblee straordinarie.

[III]. Quando le azioni o gli strumenti finanziari sono ammessi al sistema di gestione accentrata la legittimazione all'intervento e al voto nella relativa assemblea è disciplinata dalle leggi speciali (2).

(1) Articolo sostituito dall' art. 1 d.lg. 17 gennaio 2003, n. 6 , con effetto dal 1° gennaio 2004. La legge ha modificato l’intero capo V, ed è stata poi modificata e integrata dal d.lg 6 febbraio 2004, n. 37, la cui disciplina transitoria è dettata dall'art. 6.

(2) Comma aggiunto dall'art. 1 d.lg. 18 giugno 2012, n. 91. Tale modifica si applica, ai sensi dell'art. 5 dello stesso d.lg., alle assemblee il cui avviso di convocazione sia pubblicato dopo il 1° gennaio 2013.

Inquadramento

Nella realtà societaria ci si trova sovente di fronte a situazioni complesse, in cui il capitale sociale è rappresentato da diverse categorie di azioni. La necessità di perseguire il mantenimento dell'equilibrio nella compagine ha indotto il legislatore ad individuare meccanismi idonei a facilitare la composizione dei diversi interessi: di cui sono espressione, rispettivamente, l'assemblea generale – deputata a perseguire l'interesse della società – e le assemblee speciali di categoria, finalizzate alla salvaguardia dei diritti particolari di quest'ultima.

Il perseguimento dell'interesse della società dovrebbe risultare, comunque, prioritario rispetto non solo a quello dei singoli soci, ma anche delle categorie di azionisti.

La riforma del 2003 ha lasciato sostanzialmente invariato il presente articolo, concernente le assemblee speciali delle categorie di azioni, così come l'art. 2415, relativo all'assemblea degli obbligazionisti – caratterizzati entrambi dal richiamo alle disposizioni relative all'assemblea straordinaria – salvo il riferimento, aggiunto al primo comma, agli strumenti finanziari che conferiscano diritti amministrativi e la sostituzione lessicale della perifrasi “soci della categoria interessata” con quella di “appartenenti alla categoria interessata”.

Il terzo comma è stato aggiunto dall'art. 1 d.lgs. n. 91/2012 (Modifiche ed integrazioni al decreto legislativo 27 gennaio 2010, n. 27, recante attuazione della direttiva n. 2007/36/CE, relativa all'esercizio di alcuni diritti degli azionisti di società quotate).

L'assemblea presa in considerazione dalla norma presuppone una deliberazione assunta dai soci, in sede di assemblea ordinaria o straordinaria, che pregiudichi i diritti della categoria speciale. In quest'ultima rientrano, fra l'altro, le azioni postergate nelle perdite, le azioni correlate, le azioni senza diritto di voto, a voto limitato, a voto condizionato, a voto plurimo, a voto scaglionato o contingentato e le azioni di risparmio (soggette alla disciplina speciale di cui agli artt. 146-147-bis T.U.F.).

L'estensione della disciplina agli strumenti finanziari partecipativi che conferiscano diritti amministrativi presuppone la loro serialità e, letteralmente, sembra escludere, a contrario, gli strumenti finanziari dotati solo di diritti patrimoniali (contra, per un'interpretazione estensiva all'intera categoria degli strumenti finanziari partecipativi di cui all'art. 2346, sesto comma c.c., Notari, 252-253).

La riforma del 2003 ha pure introdotto l'art. 147-bis del Testo Unico finanziario, che ha esteso la disciplina degli artt. 146 e 147 del Testo Unico finanziario, relativa all'assemblea speciale dei possessori di azioni di risparmio, alle assemblee speciali previste dall'art. 2376, comma 1, qualora le azioni siano quotate in mercati regolamentati italiani o di altri Paesi dell'Unione europea.

Resta applicabile l'art. 2415 all'assemblea degli obbligazionisti, nonché dei titolari di strumenti finanziari che condizionano i tempi e l'entità del rimborso del capitale all'andamento economico della società (art. 2411, terzo comma); così come l'art. 2447-octies, in tema di assemblea speciale dei possessori di strumenti finanziari relativi ai patrimoni destinati.

La natura giuridica dell'assemblea speciale è stata ritenuta affine a quella delle associazioni o, alternativamente, configurata come un organo della stessa società.

È dubbia la legittimità di un ampliamento o di una disciplina derogativa, su base statutaria, della sua competenza.

I presupposti dell'assemblea speciale: il pregiudizio ad una categoria di azioni

Le delibere pregiudizievoli dei diritti spettanti a categorie di azioni speciali o di strumenti finanziari che conferiscano diritti amministrativi richiedono l'approvazione sia dell'assemblea ordinaria, che di quella speciale della categoria interessata. In questi casi, la funzione dell'assemblea speciale consiste, secondo una parte della dottrina, nel rendere disponibile, mediante la sequenza della doppia maggioranza, il diritto della categoria interessata.

L'assemblea speciale sarebbe, quindi, un organo della categoria, deputato a tutelarne i diritti indisponibili dalla maggioranza: con la conseguenza che la carenza, o invalidità della delibera dell'assemblea speciale impedirebbe la regolare formazione della volontà sociale, rendendo inefficace la delibera dell'assemblea generale.

Secondo la giurisprudenza costante, oggetto di approvazione da parte dell'assemblea speciale sono peraltro le sole delibere dell'assemblea generale che cagionino un pregiudizio di diritto, e non di mero fatto, alla categoria privilegiata, limitandone un diritto patrimoniale o amministrativo; tanto più, se assunte senza alcun interesse sociale, al solo fine di danneggiare la minoranza: nel qual caso sono autonomamente impugnabili per abuso di potere.

La recente riforma societaria non ha apportato modificazioni al testo dell'art. 2376 c.c. in ordine all'individuazione del pregiudizio rilevante.

Al riguardo, le posizioni della dottrina sono variegate e sostanzialmente riconducibili ad interpretazioni più o meno restrittive della norma, quando si voglia verificare in che cosa consista il pregiudizio alle categorie speciali di azioni, rilevante ai sensi dell'art. 2376 c.c. Viene operata, comunemente, la distinzione tra pregiudizio diretto e indiretto – con un'eventuale suddistinzione di quest'ultimo tra pregiudizio di diritto e di fatto – anche se sui criteri distintivi sussiste incertezza.

Il primo si realizzerebbe ogni volta che siano modificati in peggio i diritti incorporati in una particolare categoria di azioni.

Per contro, il pregiudizio indiretto deriva dall'incremento di peso ed importanza dei diritti di talune categorie rispetto ad un'altra, o dalla creazione di una categoria di azioni con diritti poziori: con conseguente alterazione dei rapporti giuridici tra le varie categorie.

Residuale è la nozione di pregiudizio di fatto – se distinguibile da quello indiretto – che consisterebbe nelle mere ripercussioni di tipo economico subite dalle azioni di una categoria da scelte societarie che pure non siano ad esse destinate, quale la lesione di semplici aspettative rispetto ad una prefigurata politica di gestione: come ad esempio, in caso di fusione di una società prospera, che distribuisca utili alle categorie privilegiate, con altra società gravata, invece, da pesanti oneri debitori.

Le tre categorie di pregiudizio non sono valutate allo stesso modo; e se piuttosto agevole è l'identificazione delle deliberazioni dell'assemblea generale che incidano direttamente sul trattamento giuridico delle azioni speciali, maggiori incertezze si palesano nell'esatta individuazione, in concreto, di un pregiudizio indiretto.

In particolare, assai dibattuto è il riconoscimento di una ipotesi di questo tipo nella deliberazione che alteri il rapporto corrente tra le categorie (il cd. “diritto al rango”). L'opinione affermativa, sostenuta anche su base comparata con riferimento alla disciplina tedesca (cfr. § 82 AktG, il quale richiede l'approvazione degli azionisti di ogni categoria per ogni richiesta di aumento di capitale) ed agli artt. 25.3 e 31 della II Direttiva C.E.E. (77/91) e 7.2 della III Direttiva C.E.E. relativa alle fusioni di s.p.a. (78/855) – che darebbero rilevanza al pregiudizio indiretto – esige, a tutela del diritto al mantenimento costante del rapporto tra le categorie (rango), l'assenso della categoria degli azionisti oggetto del pregiudizio.

È da notare che il pregiudizio indiretto, per essere rilevante dovrebbe incidere negativamente sui diritti che accomunano tutti gli appartenenti alla categoria e non solo su taluni tra essi.

Sembra peraltro prevalente la tesi che non siano rimesse all'approvazione dell'assemblea speciale delibere che alterino il rapporto numerico tra categorie di azioni, data l'irrilevanza del pregiudizio indiretto, o di mero fatto, all'interesse alla conservazione di una diversità di trattamento rispetto ad altre categorie di azioni e di strumenti finanziari, in ipotesi di creazione di nuove categorie di azioni privilegiate o di aumento di capitale (Trib. Milano 8 luglio 2004, in Giur. it., 2005, 2, 306).

Analogamente, il rischio che, in caso di conversione delle azioni ordinarie in azioni di risparmio, l'aumento di queste ultime possa determinare la futura insufficienza dell'utile ai fini della distribuzione del dividendo privilegiato ai soci di risparmio, integra un pregiudizio eventuale, di mero fatto: come tale, inidoneo a fondare la competenza dell'assemblea speciale di categoria ad approvare la delibera assembleare che disponga detta conversione, ex artt. 2376 c.c. e 146, comma 1, lett. b), T.U.F. (Trib. Vicenza 10 febbraio 2003, in Banca, borsa tit. cred., 2004, II, 574).

S'intende, peraltro, che non pregiudica i diritti della categoria – e non assume quindi rilevanza l'omessa convocazione dell'assemblea speciale – la deliberazione dell'assemblea straordinaria di società per azioni che decida una conversione volontaria, e non imposta, di azioni da una categoria ad un'altra, per effetto di una manifestazione di volontà ad hoc dei soci, (Trib. Torino, 24 novembre 2000, in Soc., 2001, 991, con nota di Funari, in un'ipotesi di conversione di azioni di risparmio in azioni ordinarie, rimessa alla libera ed autonoma determinazione degli azionisti di risparmio).

Per quanto riguarda la validità ed efficacia delle deliberazioni delle assemblee speciali, è indubbia la loro inidoneità a legittimare la lesione di diritti indisponibili, e a fortiori, di interessi generali tutelati da norme imperative, che resta soggetta all'impugnazione per nullità o annullabilità, a seconda della natura dell'interesse leso. Così, sono state ritenute non nulle, bensì annullabili la deliberazione dell'assemblea degli azionisti ordinari della società emittente e la conseguente deliberazione di approvazione dell'assemblea speciale degli azionisti di risparmio lesive dell'obbligo di stabilire i diritti spettanti agli azionisti di risparmio in caso di esclusione dalle negoziazioni delle azioni ordinarie o di risparmio di cui all'art. 145, comma 2, T.U.F.: trattandosi di norma posta a tutela, non di interessi generali, tali da trascendere quello dei singoli soci, bensì di interessi individuali dei medesimi azionisti di risparmio a vedersi attribuiti particolari diritti in caso di delisting della società emittente (Trib. Roma, 7 luglio 2011, Giur. comm., 2013, II, 274).

La legittimità di una deliberazione dell'assemblea straordinaria di conversione forzata di un'intera categoria di azioni è stato oggetto di molteplici interventi in giurisprudenza. Per garantire una formazione corretta della volontà della categoria si è suggerito, in dottrina, di ricorrere ai rimedi ordinari contro gli abusi della maggioranza; o di estendere, in via analogica, la disciplina del conflitto di interessi ex art. 2373 c.c. alle assemblee speciali: tenuto conto che il socio di maggioranza, se titolare anche di azioni di categoria in numero sufficiente a conseguire la maggioranza nell'assemblea speciale, può ottenere l'approvazione della delibera pregiudizievole per la categoria medesima, ma a lui vantaggiosa, grazie al diffuso assenteismo dei soci-risparmiatori.

Esempi di tale conflitto di interessi possono verificarsi in occasione della conversione di azioni di risparmio in ordinarie, al fine di non pagare i dividendi maggiorati ad esse dovuti, o in prossimità del termine di scadenza del contratto sociale; oppure, in vista di una liquidazione della società, per coinvolgerle nelle perdite; o ancora, di conversione di azioni ordinarie in azioni di risparmio per abbassare i quorum necessari all'adozione di deliberazioni dell'assemblea straordinaria; o di emissione di azioni di risparmio munite di cospicui diritti patrimoniali, per raccogliere nuovo capitale, seguita da conversione delle stesse in azioni ordinarie, ecc.

L'art. 2376 è norma generale, derogata dalla disciplina speciale prevista dall'art. 146 T.U.F. per le azioni di risparmio nelle società aperte al mercato del capitale di rischio, che contiene un'elencazione analitica delle materie di competenza dell'assemblea speciale, anche diverse ed ulteriori rispetto all'approvazione delle deliberazioni dell'assemblea generale della società che pregiudicano i diritti della categoria.

La forma dell'assemblea straordinaria, prevista dal secondo comma, è da ritenere inderogabile, tranne che non risulti il consenso unanime degli interessati.

Bibliografia

Capizzi, Conversione obbligatoria di azioni di risparmio in ordinarie, parità di trattamento, alienazione di azioni s.p.a. ante causam e perdurante titolarità del diritto al risarcimento ex articolo 2377, terzo comma, cod. civ., in Giur. comm., 2013, 2, 286, 301; Cian, Sub art. 2376, in Commentario breve al codice civile, Cian – Trabucchi, Milano-Padova 2017; Dibattista, Pregiudizio e assemblee speciali, una visione “economicamente orientata”, in Soc., 2019, 619; Formica, Sub art. 2376, in Commentario breve al diritto delle società diretto da Maffei Alberti, Milano- Padova 2017; Gallo, Sub art. 2376, in Codice commentato delle nuove società a cura di Bonfante, Corapi, Marziale, Rordorf, Salafia, Milano 2004; Grippo, Le assemblee speciali, in Trattato di diritto privato diretto da Rescigno, Torino 1985, XVI, 407; Leozappa, Sub art. 2376, in Commentario del codice civile diretto da Gabrielli, Torino, 2015; Notari, Sub art. 2376, in Commentario alla riforma delle società diretto da Marchetti, Bianchi, Ghezzi, Notari, Milano, 2008; Purpura, Assemblee speciali e pregiudizio rilevante ai diritti di una categoria di azioni, in Banca borsa tit. cred., 2004, 574.

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