Codice Civile art. 2414 - Contenuto delle obbligazioni (1).

Benedetto Paternò Raddusa

Contenuto delle obbligazioni (1).

[I]. I titoli obbligazionari devono indicare:

1) la denominazione, l'oggetto e la sede della società, con l'indicazione dell'ufficio del registro delle imprese presso il quale la società è iscritta;

2) il capitale sociale e le riserve esistenti al momento dell'emissione;

3) la data della deliberazione di emissione e della sua iscrizione nel registro;

4) l'ammontare complessivo dell'emissione, il valore nominale di ciascun titolo, i diritti con essi attribuiti, il rendimento o i criteri per la sua determinazione e il modo di pagamento e di rimborso, l'eventuale subordinazione dei diritti degli obbligazionisti a quelli di altri creditori della società;

5) le eventuali garanzie da cui sono assistiti;

6) la data di rimborso del prestito e gli estremi dell'eventuale prospetto informativo (2).

(1) V. nota al Capo V.

(2) Numero inserito dall'art. 1 d.lg. 17 gennaio 2003, n. 6, come modificato dall'art. 5 1v) d.lg. 6 febbraio 2004, n. 37.

Inquadramento

Nel commentare l'art. 2410 c.c. si è avuto modo di precisare che le obbligazioni, ove emesse da società non quotate, sono in genere incorporate in titoli di credito, nella prevalenza al portatore, caratterizzati da una letteralità attenuata, giacché il dato testuale viene integrato da documenti esterni, coevi alla formazione del titolo (la delibera di emissione) ma anche successivi (la delibera di modifica del prestito obbligazionario approvata dall'assemblea degli obbligazionisti), recanti profili del rapporto obbligatorio veicolato dal titolo, prevalenti sul valore testuale di quest'ultimo.

La circolazione delle obbligazioni sociali è in coerenza quella cartolare, temperata dalla rassegnata minore letteralità del titolo; se, infatti, il dato extra-testuale è difforme da quello recato dal titolo, tale discrasia sarà comunque opponibile ai successivi portatori diversi dal primo prenditore ai sensi del comma 1 dell'art. 1993 c.c., considerata la capacità del dato esterno, comunque soggetto a pubblicità legale perché oggetto di iscrizione nel registro delle imprese, di integrare quello descritto direttamente dal titolo. Proprio la conoscibilità del dato esterno, in definitiva, costituisce deroga consentita alla pienezza della letteralità del titolo.

Ai soggetti diversi dal primo sottoscrittore, per contro, non potranno opporsi eccezioni fondate sul rapporto fondamentale che lega quest'ultimo all'emittente, giusta il comma 2 del citato art. 1933 c.c. (Brancadoro, 947).

La norma in commento descrive il contenuto minimo dello statuto proprio del titolo obbligazionario. Nulla esclude, infatti, che altri dati possano essere esplicitati nel documento che incorpora l'obbligazione (D'Ambrosio). Né l'assenza degli elementi tipizzati dall'articolo in oggetto influisce, in via costitutiva, sulla formazione del titolo salvo che si tratti di carenza che incide in modo così radicale da poter mettere in discussione la stessa riconoscibilità del documento come obbligazione o l'imputazione dello stesso alla società.

Sotto quest'ultimo versante piace rimarcare che la norma non fa cenno esplicito alla sottoscrizione, a differenza di quanto previsto per le azioni dal comma 4 dell'art. 2354 c.c.

Non sembra, tuttavia, che di tale requisito possa farsi a meno per vincolare giuridicamente la società emittente (Blandini, 842): piuttosto, può estendersi anche alle obbligazioni il dato della sottoscrizione mediante riproduzione meccanografica della firma, ipotesi espressamente assentita dalla norma citata da ultimo per le azioni ma che pare estensibile in genere a tutti i titoli di massa.

Se poi le obbligazioni configurano strumenti finanziari negoziati o destinati alla negoziazione nei mercati regolamentati, vale per loro il regime della dematerializzazione, in origine introdotto dall'art. 28 del d.lgs. n. 213/1998 (poi abrogato dall'art. 5, comma 1, del d.lgs. 27 gennaio 2010, n. 27), laddove escludeva che in siffatte ipotesi le obbligazioni possano essere rappresentate da titoli.

Ricordato che la disciplina dei servizi di gestione accentrata in regime di dematerializzazione trova oggi collocazione nella sezione seconda del regolamento congiunto Banca D'Italia-Consob del 22 febbraio 2008 e successive integrazione e modifica, non va trascurato che tale autonomia di regime, a differenza di quanto previsto per le azioni (si vedano gli artt. 2354 e 2355 c.c.), per quanto incontrovertibile, non trova espresso riconoscimento nel codice civile in tema di obbligazioni.

Il contenuto tipizzato del titolo obbligazionario.

Le indicazioni descrittive contenute nell'articolo in commento, puntuali nel loro tenore letterale, meritano alcune precisazioni di dettaglio, soprattutto nel raffronto con il pregresso dato testuale (il vecchio art. 2413 c.c.) in ragione delle opportune specificazioni rese dal legislatore delegato con riguardo alle modifiche apportate in generale sul tema delle obbligazioni.

Sul piano testuale, va rimarcato l'utilizzo del termine «titoli» conferma la riconducibilità delle obbligazioni ai titoli di credito.

Il punto 1) fa riferimento ai momenti di identificazione dell'ente, evidentemente più dettagliati rispetto a quanto dettato per le azioni (comma 3, n. 1, dell'art. 2354 c.c.) in ragione della potenziale e probabile estraneità dell'obbligazionista rispetto alla società emittente. Al punto 2) si impone l'indicazione del capitale e delle riserve esistenti al momento dell'emissione del prestito, in immediato raccordo con la previsione del limite quantitativo all'emissione di obbligazioni previsto dal precedente art. 2412 c.c.

Il punto 3) contiene il riferimento alla data della delibera di emissione nonché a quella della iscrizione, momenti indefettibili del procedimento che porta alla corretta formazione del titolo la cui mancanza è destinata ad incidere radicalmente sulla obbligazione assunta dalla emittente, anche nei confronti dei terzi portatori (Blandini, 839). Non si rinviene più il riferimento all'assemblea, cui non è più ascritta, in esclusiva, la competenza relativa alla emissione in ragione di quanto oggi previsto dall'art. 2410 c.c.

Il punto 4) detta la struttura nevralgica del titolo. Oltre all'ammontare complessivo dell'emissione, al valore nominale del titolo ed ai diritti veicolati con lo stesso, spiccano i riferimenti alle modifiche introdotte con l'art. 2411, comma 1, in relazione alle obbligazioni postergate ed alle obbligazioni indicizzate. Va rimarcato l'utilizzo del termine «rendimento», rispetto al «saggio degli interessi» di cui al previgente art. 2413, indice della seppur limitata valenza partecipativa delle obbligazioni al rischio di impresa (Brancadoro, 946).

Merita, inoltre, una sottolineatura, la previsione delle modalità del rimborso, argomento indicato distintamente dal riferimento alla data di restituzione del prestito, richiamata al successivo punto 6 (introdotto solo in un secondo momento con il d.lgs. n. 37/2004) e che trova un raccordo immediato con l'ipotesi del sorteggio, tipizzata dall'art. 2420 c.c.

Il punto 5) fa riferimento alle garanzie che assistono l'emissione, descritte come eventuali perché non coessenziali al prestito obbligazionario. La genericità del riferimento porta a ritenere che vanno riportate nel titolo, senza distinzioni, le garanzie che sostengono l'erogazione (Brancadoro, 946), prima tra tutte la possibilità di concedere ipoteca ex art. 2412 c.c. Una sottolineatura specifica si rinviene nel disposto di cui al comma 2 dell'art. 2414-bis che richiama il n. 5 dell'articolo in commento con riguardo alle garanzie concesse da un azionista pubblico.

Il punto 6), come anticipato, è stato inserito nella norma in un secondo tempo. Contiene il discusso riferimento alla data del rimborso del prestito nonché agli estremi dell'eventuale prospetto informativo.

Non sempre sarà possibile precisare l'indicazione della data di restituzione (si pensi alle obbligazioni postergate). Ma il richiamo espresso a tale tipizzato contenuto del titolo consente di ribadire, comunque, che la previsione restitutoria resta un tratto qualificante del prestito obbligazionario. Meno comprensibile è, invece, il riferimento al prospetto informativo, dato documentale tipico dei titoli destinati alla quotazione, soggetti, come noto, alla disciplina della dematerializzazione (Brancadoro, 946).

Bibliografia

Blandini, Sub art. 2414-bis, in Commentario al Codice civile diretto da E.Gabrielli, Torino, 2014, 820; Brancadoro, Sub art. 2414-bis, in Società di capitali: commentario, a cura di Niccolini, Stagno d'Alcontres, Napoli, 2004; Campobasso, Le obbligazioni, in Tr. Colombo-Portale, Torino, 1994; D'Ambrosio, in Codice commentato delle nuove società, a cura di Bonfanti, Corapi, Marziale, Rordorf, Salafia, Milano, 2004.

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