Codice Civile art. 2418 - Obblighi e poteri del rappresentante comune (1).

Benedetto Paternò Raddusa
Gianluca Scarchillo

Obblighi e poteri del rappresentante comune (1).

[I]. Il rappresentante comune deve provvedere all'esecuzione delle deliberazioni dell'assemblea degli obbligazionisti, tutelare gli interessi comuni di questi nei rapporti con la società e assistere alle operazioni di sorteggio delle obbligazioni. Egli ha diritto di assistere all'assemblea dei soci.

[II]. Per la tutela degli interessi comuni ha la rappresentanza processuale degli obbligazionisti anche nell'amministrazione controllata, nel concordato preventivo, nel fallimento, nella liquidazione coatta amministrativa e nell'amministrazione straordinaria della società debitrice.

(1) V. nota al Capo V.

Inquadramento

La norma in commento tipizza, senza essere esaustiva, doveri e obblighi del rappresentante comune, finendo per meglio delineare la relativa figura, tracciare i confini delle relative competenze, perimetrare i potenziali profili di responsabilità.

Il rappresentante tutela gli interessi comuni degli obbligazionisti. In funzione di tale egida causale, è dotato di poteri destinati ad esplicarsi, in primo luogo, all'interno del gruppo organizzativo di riferimento. Le relative competenze sono destinate anche ad esondare i confini interni propri del gruppo di riferimento: a volte, il rappresentante esercita poteri che danno concretezza ai momenti di contatto tra gruppo di obbligazionisti ed ente emittente; altre volte ancora, espleta compiti tramite i quali si veicolano all'esterno volontà e interesse del gruppo degli obbligazionisti.

Ne viene fuori un quadro complessivo che lega organicamente rappresentante e gruppo organizzativo degli obbligazionisti; che permette di accostare la relativa figura a quella degli amministratori; che consente di mutuare, da quest'ultimo riferimento, in assenza di una specifica disciplina positiva, i tratti costitutivi del relativo profilo di responsabilità (Picardi, 893).

Sotto quest'ultimo versante, assume rilievo dunque il tenore dell'art. 2392 c.c. ed il riferimento che tale disposizione fa alla natura dell'incarico ed alla portata delle specifiche competenze rivestite dall'incaricato. Indicazioni queste che trovano un naturale punto di conferma nella previsione, oggi contenuta nell'art. 2417 c.c., relativa alla possibile nomina di società abilitate all'esercizio di servizi di investimento, in quanto tali dotate di una specifica professionalità nel campo di riferimento.

Il conferimento dell'incarico ad una persona giuridica pone, inoltre, l'ulteriore tema della personalizzazione dell'incarico con conseguenze anche in ordine ai momenti di passiva legittimazione in punto ad eventuali situazioni di responsabilità. E sotto questo versante, in dottrina non è mancato chi ritenga necessaria la nomina, da parte della società rappresentante, di un soggetto specifico cui delegare con stabilità i compiti di rappresentanza (Autuori, 243), ferma la comune riferibilità dei fatti di responsabilità alla persona giuridica incaricata avuto riguardo ai contegni inadempienti posti in essere dalla persona fisica cui risultano formalmente e materialmente demandati i relativi compiti (Cetra, 131).

Le singole attribuzioni, interne ed esterne al gruppo organizzato degli obbligazionisti.

Avuto riguardo al primo gruppo, va ricordato che il rappresentante comune è l'organo cui è demandato, in genere, l'onere di convocazione dell'assemblea degli obbligazionisti (art. 2415, comma 2). Deve partecipare all'assemblea, curare la redazione del libro adunanze e di quello nel quale risultano trascritte le relative deliberazioni (art. 2421, comma 1, n. 7).

Le attribuzioni che escono dal perimetro interno del gruppo organizzato degli obbligazionisti attengono in primo luogo ai momenti di contatto con l'emittente.

Spiccano la partecipazione al sorteggio di cui all'art. 2420 c.c.; il potere di ispezionare i libri della società (art. 2422, comma 2, c.c.), descritti ai nn. 2 (libro delle obbligazioni) e 3 (libri delle adunanze e delle relative deliberazioni) dell'art. 2421 c.c.; il dovere di partecipazione alle assemblee dei soci.

Sotto quest'ultimo versante, la ratio della previsione in commento, è offerta dalla opportunità di relazionare al gruppo degli obbligazionisti in ordine ai fatti societari che possano assumere risvolti utili nell'ottica dell'operazione di finanziamento che è sottesa all'emissione di riferimento.

Ciò sembra escludere in radice la possibilità, per il rappresentante, di impugnare le delibere della assemblea dei soci (Campobasso, 513); non quella di partecipare attivamente alla relativa discussione, portando ai soci l'opinione degli obbligazionisti sui temi dibattuti in grado di incidere sugli interessi dei primi.

Quanto alla possibilità del rappresentante comune degli azionisti di chiedere la condanna al risarcimento dei danni causati dalla delibera illegittima, l’orientamento giurisprudenziale prevalente (da ultimo confermato dal Trib. Genova 2 novembre 2021, n. 2403) ritiene non legittimato lo stesso a chiedere la condanna della società al risarcimento del danno causato agli azionisti.

Sempre sul piano della rilevanza esterna dei poteri ascritti al rappresentante comune, assumono, infine, rilievo i compiti relativi alla messa in esecuzione delle decisioni dell'assemblea destinate ad incidere sulla sfera soggettiva di terzi; ancora, le iniziative giudiziali poste in danno di terzi o anche della stessa società emittente, comunque rese nell'interesse comune degli obbligazionisti.

Quest'ultimo tema porta all'ulteriore profilo dell'autonomia decisionale del rappresentante rispetto alle competenze dell'assemblea. Il generico riferimento contenuto nella norma in commento all'attuazione degli interessi comuni del gruppo rappresentato quale ratio fondante l'insieme delle attribuzioni ascritte all'organo in disamina lascia propendere per uno spazio di discrezionalità che non limiti il relativo potere decisionale alla mera esecuzione del deliberato assembleare. Spazio che trova conferma e limite nel tenore dell'art. 2415 c.c.: il confine aprioristicamente non valicabile va rintracciato in quelle competenze che sono normativamente assegnate alla sola assemblea, quali devono ritenersi quelle descritte ai nn. 2, 3, 4 del comma 1 dell'articolo citato; le possibilità di competenza concorrente, invece, riposano coerentemente sulle situazioni ricomprese, genericamente, tra gli oggetti di interesse comune cui si riferisce il n. 5 della stessa disposizione, con il limite ultimo offerto dalla possibilità che sul tema abbia in precedenza deliberato l'assemblea, giacché, in tale ultimo caso, il rappresentante recupera la sua competenza di organo di mera esecuzione (Campobasso, 515).

La rappresentanza processuale.

Il secondo comma della norma in commento attribuisce all'organo in oggetto il ruolo di soggetto chiamato a rappresentare processualmente il gruppo degli obbligazionisti, tutelandone gli interessi comuni nei rapporti con la società. In relazione a quest'ultimo aspetto, la giurisprudenza di merito (Trib. Genova 15 novembre 2021m n. 2553) ha chiarito che il riconoscimento in capo al rappresentante comune degli azionisti di risparmio della rappresentanza comune dei medesimi deve essere interpretato restrittivamente in quanto costituisce un'eccezione al principio generale stabilito dall'art. 81 cod. proc. civ., secondo cui “nessuno può far valere nel processo in nome proprio un diritto altrui.

Si è già detto, esaminando la relativa disposizione, che tale ruolo è ascritto al rappresentante sotto il versante della legittimazione passiva del gruppo avuto riguardo alla impugnazione delle delibere assembleari ai sensi del comma 2 dell'art. 2416 c.c.

La disposizione in esame consente di ascrivere tale posizione al rappresentante anche per le ulteriori situazioni di contenzioso che vedano unitariamente coinvolto il gruppo degli obbligazionisti in iniziative giudiziali da altri promosse, anche all'infuori della specifica tipizzazione prevista dal citato art. 2416, comma 2.

Sul versante delle iniziative promosse nell'interesse del gruppo, si rinnova il dibattito sull'autonomia decisionale del rappresentante, occorrendo chiedersi se la disposizione ne faccia un mero rappresentante giudiziale o se residuino anche spazi per autonome iniziative promosse dall'organo in questione, senza necessariamente agire solo in esecuzione del deliberato assembleare in tal senso assunto (Picardi, 895). È di tutta evidenza, tuttavia, che le indicazioni offerte in precedenza sulle possibilità di ascrivere al rappresentante comune spazi di autonomia decisoria sul piano sostanziale nell'ottica del comune interesse del gruppo rappresentato portano coerentemente a propendere per la secon- da delle alternative interpretative suggerite (Pescatore, 150).

Di certo, è preclusa al rappresentante ogni autonomia in ipotesi di concordato fallimentare (art. 125, u.c., l. fall.) o preventivo (art. 171, comma 5, l. fall.): comunicata la proposta al rappresentante, questi deve convocare l'assemblea perché esprima il voto sulla stessa. La relativa rappresentanza ascritta all'organo in disamina assume, dunque, toni meramente esecutivi, attuativi del deliberato assembleare.

In materia di omologazione del concordato preventivo, la giurisprudenza di legittimità (Cass.  I, 5 novembre 2021, n. 32248) ha recentemente statuito che il rappresentante comune degli obbligazionisti, in forza dell'espressa disposizione dettata dall'art. 2418 c.c., comma 2, rivestendo nel concordato preventivo la "rappresentanza processuale" degli obbligazionisti, deve ritenersi il solo legittimato a ricevere la notificazione prescritta dalla l.fall., art. 180, comma 1.

Altro è, infine, il tema della individuazione del soggetto legittimato ad agire avuto riguardo ad iniziative che ineriscono alla singola posizione dell'obbligazionista, avuto riguardo in particolare al contenzioso nei confronti della emittente. Ma siffatto profilo si interseca chiaramente con il commento del successivo art. 2419 c.c., cui si rinvia.

Bibliografia

Autuori, Sub artt. 2415-2420, in Commentario alla riforma delle società, diretto da Marchetti, Bianchi, Ghezzi, Notari, Milano 2006; Campobasso, Le obbligazioni, in Tr. Colombo-Portale, Torino, 1994; Cetra, La persona giuridica amministratore, Torino, 2013; Picardi, Sub art. 2415 c.c., in Commentario al Codice civile diretto da E. Gabrielli, Torino, 2014; Pescatore, Il rappresentante comune degli obbligazionisti, in Riv. dir. comm., 1968, I, 138.

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