Codice Civile art. 2425 bis - Iscrizione dei ricavi, proventi, costi ed oneri (1).

Claudio Sottoriva

Iscrizione dei ricavi, proventi, costi ed oneri (1).

[I]. I ricavi e i proventi, i costi e gli oneri devono essere indicati al netto dei resi, degli sconti, abbuoni e premi, nonché delle imposte direttamente connesse con la vendita dei prodotti e la prestazione dei servizi.

[II]. I ricavi e i proventi, i costi e gli oneri relativi ad operazioni in valuta devono essere determinati al cambio corrente alla data nella quale la relativa operazione è compiuta.

[III]. I proventi e gli oneri relativi ad operazioni di compravendita con obbligo di retrocessione a termine, ivi compresa la differenza tra prezzo a termine e prezzo a pronti, devono essere iscritti per le quote di competenza dell'esercizio.

[IV]. Le plusvalenze derivanti da operazioni di compravendita con locazione finanziaria al venditore sono ripartite in funzione della durata del contratto di locazione (2).

(1) V. nota al Capo V.

(2) Comma aggiunto dall'art. 16 d.lg. 28 dicembre 2004, n. 310.

Inquadramento

L'articolo in commento, oltre a precisare le modalità di iscrizione dei ricavi e dei costi nel conto economico, disciplina il trattamento contabile delle operazioni in valuta e il trattamento contabile dei contratti che prevedono un obbligo di retrocessione a termine, la cui sostanza economica è quella di un'operazione finanziaria o di un'operazione di locazione. Il trattamento contabile dei contratti che prevedono un obbligo di retrocessione a termine rappresenta un'applicazione del principio della prevalenza della sostanza sulla forma, perché pur essendovi la forma di una vendita a pronti, in realtà non vi è alcun trasferimento effettivo dal formale venditore al formale acquirente dei rischi e benefici relativi al bene oggetto del contratto. Il prezzo dell'operazione sarà commisurato alla durata del finanziamento o della locazione e, conseguentemente, la norma precisa che i proventi ed oneri relativi all'operazione devono essere iscritti per quote di competenza dell'esercizio.

L'ultimo comma è relativo alle operazioni di sale and lease back.

L'indicazione nel conto economico dei ricavi e dei costi

I ricavi di vendita dei prodotti e delle merci o di prestazione dei servizi relativi alla gestione caratteristica sono rilevati al netto di resi, sconti, abbuoni e premi, nonché delle imposte direttamente connesse con la vendita dei prodotti e la prestazione dei servizi (art. 2425-bis, comma 1, c.c.). L'art. 2425-bis, comma 1, si riferisce agli sconti di natura commerciale (ad esempio, gli sconti incondizionati indicati in fattura, gli sconti di quantità o qualità). Gli sconti commerciali sono rilevati a rettifica della voce A1 dei ricavi dello schema di conto economico. Gli sconti di natura commerciale sono concordati generalmente al momento della vendita del bene o della prestazione del servizio.

Le rettifiche di ricavi sono portate a riduzione della voce ricavi ad esclusione delle rettifiche riferite a ricavi di precedenti esercizi e derivanti da correzioni di errori o cambiamenti di principî contabili rilevate ai sensi dell'OIC 29 «Cambiamenti di principî contabili, cambiamenti di stime contabili, correzione di errori, fatti intervenuti dopo la data di chiusura dell'esercizio».

I costi indicati alla voce B6 dello schema di conto economico sono comprensivi dei costi accessori di acquisto (trasporti, assicurazioni, carico e scarico, ecc.) se inclusi dal fornitore nel prezzo di acquisto delle materie e merci. In caso contrario, sono iscritti alla voce seguente B7.

Le imposte da detrarre dal costo dei beni sono quelle recuperabili come l'IVA, mentre eventuali imposte di fabbricazione o l'IVA non recuperabile sono incorporate nel costo d'acquisto dei beni.

In tema di determinazione del reddito d'impresa, la Cass. V, n. 2541/2002 ha statuito che il corrispettivo della cessione di materie prime, acquistate e rivendute nello stesso atto ed allo stesso prezzo, costituisce – ai sensi dell'art. 53 del d.P.R. 29 settembre 1973, n. 597 – ricavo di esercizio, e come tale deve essere appostato nel conto economico, distintamente da eventuali costi ad esso afferenti, al fine di non alterare illegittimamente il risultato del conto ed in conformità al divieto di compensazione di partite sancito dall'art. 2425-bis c.c. (nel testo, applicabile ratione temporis, introdotto dall'art. 11 del d.l. n. 95/1974, convertito nella l. n. 216/1974) ed ora dall'art. 2423-ter, ultimo comma, dello stesso codice.

Il trattamento contabile dei ricavi e i proventi, i costi e gli oneri relativi ad operazioni in valuta

Il comma 2 dell'art. 2425-bis c.c. di fatto completa le previsioni contenute al numero 8-bis del comma 1 dell'art. 2427 c.c. in tema di valutazione delle attività e delle passività in valuta estera monetarie e non monetarie.

Il principio contabile nazionale OIC 26 definisce come operazione in valuta estera quell'operazione effettuata dalla società che redige il bilancio, che è espressa in una valuta diversa dall'euro. Tra le operazioni in valuta estera vi possono essere: acquisto o vendita di beni o servizi i cui prezzi sono espressi in valuta estera; prestiti erogati o ricevuti in cui l'ammontare è espresso in valuta estera; acquisto di un bene strumentale in valuta estera. Un'operazione in valuta estera può determinare l'iscrizione in bilancio di attività o passività monetarie o non monetarie.

L'art. 2426, comma 2, c.c. prescrive che per la definizione di «attività monetaria» e «passività monetaria» si fa riferimento ai principî contabili internazionali adottati dall'Unione europea. Lo IAS 21 fornisce la seguente definizione di elemento monetario: «Gli elementi monetari sono unità di valuta possedute e attività e passività che devono essere incassate o pagate in un numero di unità di valuta fisso o determinabile».

Pertanto:

- per elementi monetari si intendono le attività e passività che comportano il diritto ad incassare o l'obbligo di pagare, a date future, importi di denaro in valuta determinati o determinabili (i crediti e debiti, le disponibilità liquide, i ratei attivi e passivi e i titoli di debito);

- per elementi non monetari si intendono le attività e le passività che non comportano il diritto ad incassare o l'obbligo di pagare importi di denaro in valuta determinati o determinabili (le immobilizzazioni materiali e immateriali, le partecipazioni e altri titoli che conferiscono il diritto a partecipare al capitale di rischio dell'emittente, le rimanenze, gli anticipi per l'acquisto o la vendita di beni e servizi, i risconti attivi e passivi).

L'art. 2424 c.c. non prevede voci specifiche dello stato patrimoniale ove iscrivere le attività e le passività in valuta estera. Di conseguenza, la classificazione nello stato patrimoniale delle attività e passività in valuta è effettuata secondo i criteri da seguire per le singole attività e passività previsti dai relativi principî contabili nazionali.

L'art. 2425 c.c. prevede che nel conto economico gli utili e le perdite su cambi siano rilevati nella specifica voce C17-bis) «utili e perdite su cambi». Nella voce C17-bis) «utili e perdite su cambi» devono essere rilevati:

- gli utili e le perdite su cambi realizzati, derivanti dalla conversione di attività e passività in valuta regolate (cioè incassate o pagate) nell'esercizio, quale, ad esempio l'incasso di un credito;

- gli utili e le perdite su cambi non realizzati, derivanti dalla conversione di attività e passività in valuta non ancora regolate alla data di chiusura dell'esercizio.

Le differenze di cambio emergenti non rettificano i ricavi e i costi già iscritti in sede di rilevazione iniziale dell'operazione in valuta, neppure nei casi in cui la liquidazione finanziaria avvenga nello stesso esercizio.

Il regolamento finanziario è aspetto distinto e successivo rispetto alla rilevazione iniziale dei ricavi o dei costi dell'operazione. Nel caso ad esempio di un'operazione commerciale, i ricavi o i costi della transazione si rilevano nel momento in cui si conclude l'operazione, e cioè normalmente all'atto della consegna del bene o ultimazione del servizio, mentre il regolamento del credito o del debito, che costituisce l'aspetto finanziario dell'operazione medesima, costituisce un momento logicamente e cronologicamente successivo. L'aspetto finanziario dell'operazione assume invece rilevanza ai fini del calcolo delle differenze di cambio, in quanto queste differenze esprimono le variazioni nel tempo (ad operazione commerciale conclusa) della valuta prescelta nella negoziazione fino al momento dell'effettivo regolamento e, quindi, del suo incasso o pagamento.

Ai fini della classificazione del risultato su cambi, il primo comma dell'art. 2426, numero 8-bis, c.c. prevede inoltre che «... l'eventuale utile netto è accantonato in apposita riserva non distribuibile fino al realizzo». Quindi gli utili netti non realizzati su cambi devono essere iscritti nella voce «Riserva utili su cambi» all'interno delle altre riserve del patrimonio netto in sede di destinazione dell'utile dell'esercizio.

Il cambio corrente di cui al comma 2 dell'art. 2425-bis c.c. è il tasso di cambio a pronti alla data dell'operazione, ossia il rapporto tra l'euro e una valuta estera per le operazioni spot, vale a dire per le operazioni prontamente liquidabili in tempo reale o, di norma, entro la giornata lavorativa successiva.

Il codice civile, all'art. 2426, numero 8-bis, prevede differenti criteri di conversione delle attività e passività in valuta non ancora regolate alla data di chiusura dell'esercizio. In particolare, l'articolo accoglie una distinzione dei criteri di conversione in valuta, distinguendo tra elementi monetari e elementi non monetari. Detti criteri non interessano le attività e le passività originariamente espresse in valuta, ma già regolate alla fine dell'esercizio.

Le attività e le passività monetarie in valuta estera devono essere convertiti in bilancio al tasso di cambio a pronti alla data di chiusura dell'esercizio. I relativi utili e perdite su cambi sono imputati al conto economico dell'esercizio. In particolare, le differenze di cambio da conversione emergono nei casi di variazioni intervenute tra il tasso a pronti al momento della rilevazione iniziale dell'operazione (o all'inizio dell'esercizio, se rilevata in esercizi precedenti) e quello alla fine dell'esercizio.

Le attività e le passività in valuta estera aventi natura non monetaria sono iscritte nello stato patrimoniale al tasso di cambio al momento del loro acquisto, e cioè al loro costo di iscrizione iniziale (cambio storico). Pertanto le differenze cambio positive o negative non danno luogo ad una autonoma e separata rilevazione. Per poter stabilire se tale costo (eventualmente ridotto dagli ammortamenti nel caso delle immobilizzazioni materiali e immateriali) possa essere mantenuto in bilancio occorre confrontarlo, secondo i principî contabili di riferimento, con il valore recuperabile (per le immobilizzazioni) o con il valore di realizzazione desumibile dall'andamento del mercato (per le poste in valuta non monetarie iscritte nell'attivo circolante). In questo processo valutativo, gli effetti legati alla variazione del cambio sono uno degli elementi da considerare nella determinazione del valore iscrivibile in bilancio per le singole attività.

I casi particolari di valutazione di poste in valuta estera (partecipazioni in società i cui bilanci sono redatti in valuta estera, lavori in corso su ordinazione in valuta estera, fondi per rischi ed oneri in valuta estera), sono analizzati in dettaglio nel principio contabile nazionale OIC 26. I principî contabili internazionali analizzano gli effetti delle variazioni dei cambi delle valute estere nello IAS 21.

Il trattamento contabile di proventi e oneri su operazioni di compravendita con obbligo di retrocessione

Gli artt. 2424-bis e 2425-bis c.c. disciplinano il trattamento contabile delle operazioni di vendita con obbligo di retrocessione stabilendo che «Le attività oggetto di contratti di compravendita con obbligo di retrocessione a termine devono essere iscritte nello Stato Patrimoniale del venditore» (art. 2424-bis), e che «I proventi e gli oneri relativi ad operazioni di compravendita con obbligo di retrocessione a termine, ivi compresa la differenza tra prezzo a termine e prezzo a pronti, devono essere iscritti per le quote di competenza dell'esercizio» (art. 2425-bis).

Nella nota integrativa deve poi essere indicato «distintamente per ciascuna voce, l'ammontare dei crediti e dei debiti relativi ad operazioni che prevedono l'obbligo per l'acquirente di retrocessione a termine» (art. 2427, numero 6-ter).

L'art. 2435-bis c.c. non richiede che l'informativa prevista dal numero 6-ter dell'art. 2427 sia fornita dalle società che redigono il bilancio in forma abbreviata. La stessa semplificazione si applica al bilancio delle micro-imprese ai sensi dell'art. 2435-ter c.c.

Ai sensi dell'art. 2424-bis, comma 5, c.c. le attività oggetto della compravendita con obbligo di retrocessione rimangano iscritte come tali nello stato patrimoniale del venditore a «pronti». L'operazione può avere una natura finanziaria o operativa. L'operazione avrà una natura finanziaria se il prezzo a pronti è inferiore al prezzo a termine. In questo caso, il venditore a pronti iscriverà in contropartita alla somma ricevuta per la vendita iniziale un debito verso il venditore a termine. La differenza tra prezzo a termine (maggiore) e prezzo a pronti (minore) saranno imputati a conto economico per competenza come oneri finanziari (voce C17 — Interessi e altri oneri finanziari). La contropartita di tali oneri finanziari sarà il debito verso il venditore a termine. Tale debito si chiuderà al momento dell'operazione di retrocessione (ovvero quando sarà restituita la somma ricevuta maggiorata dei relativi oneri). L'operazione avrà invece una natura operativa (prestito di un bene) se il prezzo a pronti è superiore al prezzo a termine. In questo caso, occorre distinguere se l'operazione verte su un bene di natura finanziaria o di altra natura. Se l'operazione verte su un bene di natura non finanziaria (ad es. un impianto) il venditore a pronti iscriverà in contropartita alla somma ricevuta per la vendita iniziale:

- un debito verso il venditore a termine corrispondente al prezzo pattuito per il futuro riacquisto,

- un risconto passivo per la differenza (positiva) tra il prezzo a pronti ed il prezzo a termine. Tale risconto, che rappresenta il corrispettivo ricevuto per aver concesso l'uso del bene al venditore a termine, sarà rilasciato a conto economico in quote costanti come provento operativo (voce A5 — Altri ricavi e proventi).

Se l'operazione verte su un bene di natura finanziaria (ad es. partecipazioni o titoli) la differenza tra prezzo a pronti (maggiore) e prezzo a termine (minore) sarà imputata a conto economico per competenza come proventi finanziari (voce C16 — Altri proventi finanziari).

Le operazioni ed i valori che sono iscritti nel bilancio dell'acquirente a pronti (ossia il venditore «a termine») sono, per quanto possibile, simmetrici rispetto al trattamento contabile previsto per il venditore a pronti. Pertanto, se l'operazione ha natura finanziaria, l'acquirente a pronti iscriverà un credito finanziario in contropartita alla somma corrisposta in sede di acquisto iniziale ed i relativi proventi finanziari per competenza. Se invece l'operazione ha natura operativa, le rilevazioni contabili dell'acquirente a pronti sono differenti a seconda se l'operazione verte su un bene di natura finanziaria o di altra natura.

Se l'operazione verte su un bene di natura non finanziaria (ad es. un impianto) l'acquirente a pronti effettua le seguenti rilevazioni contabili:

- i mezzi finanziari utilizzati per l'acquisto iniziale saranno iscritti come crediti limitatamente alla parte corrispondente al prezzo pattuito per la futura retrocessione del bene;

- la parte corrisposta al venditore a pronti in relazione al godimento temporaneo del bene è iscritta tra i risconti attivi e rilasciata per competenza a conto economico (voce B8 — Costi per il godimento di beni di terzi).

Se l'operazione ha per oggetto un bene di natura finanziaria, l'acquirente a pronti iscriverà un credito finanziario nell'attivo dello stato patrimoniale mentre la differenza tra prezzo a pronti (maggiore) e prezzo a termine (minore) sarà imputata a conto economico per competenza come onere finanziario (voce C17 — Interessi e altri oneri finanziari).

Plusvalenze da compravendita con locazione finanziaria e trattamento fiscale del sale and lease back

Il recepimento della Direttiva 2013/34/UE con il d.lgs. n. 139/2015 non ha modificato il trattamento contabile del contratto di locazione finanziaria (leasing).

Si rammenta che l'art. 2424 c.c. prevede che, nella classe B dell'attivo dello stato patrimoniale dei soggetti locatori, le immobilizzazioni siano rappresentate «con separata indicazione di quelle concesse in locazione finanziaria». L'ultimo comma dell'art. 2425-bis c.c. prevede che «Le plusvalenze derivanti da operazioni di compravendita con locazione finanziaria al venditore sono ripartite in funzione della durata del contratto di locazione». L'art. 2427 c.c., al numero 22, con riferimento all'informativa che deve fornire l'utilizzatore di beni in locazione finanziaria che redige il bilancio in forma ordinaria, stabilisce che nella nota integrativa al bilancio debbano essere descritte «le operazioni di locazione finanziaria che comportano il trasferimento al locatario della parte prevalente dei rischi e dei benefici inerenti ai beni che ne costituiscono oggetto, sulla base di un apposito prospetto dal quale risulti il valore attuale delle rate di canone non scadute quale determinato utilizzando tassi di interesse pari all'onere finanziario effettivo inerenti i singoli contratti, l'onere finanziario effettivo attribuibile ad essi e riferibile all'esercizio, l'ammontare complessivo al quale i beni oggetto di locazione sarebbero stati iscritti alla data di chiusura dell'esercizio qualora fossero stati considerati immobilizzazioni, con separata indicazione di ammortamenti, rettifiche e riprese di valore che sarebbero stati inerenti all'esercizio». L'art. 2435-bis c.c. non richiede che l'informativa prevista dal numero 22 dell'art. 2427 c.c. sia fornita dalle società che redigono il bilancio in forma abbreviata. La stessa semplificazione si applica al bilancio semplificato per le micro-imprese ai sensi dell'art. 2435-ter c.c.

Il contratto di leasing finanziario può formare oggetto di cessione prima di giungere a scadenza, realizzando in tal modo una successione dell'acquirente nella posizione giuridica, attiva e passiva, del cedente, per effetto della quale il primo subentra nei diritti e negli obblighi previsti in capo alla controparte.

Il cessionario, pertanto, dietro pagamento del corrispettivo pattuito, acquisisce il diritto ad utilizzare il bene oggetto del contratto ed eventualmente di divenirne proprietario qualora decidesse di esercitare il riscatto; allo stesso tempo, si assume l'obbligo di corrispondere i canoni ed il prezzo di riscatto.

Considerando che il leasing finanziario, come accennato, è contabilizzato nel nostro ordinamento secondo il metodo patrimoniale – e quindi non rilevando il bene in leasing nell'attivo dello stato patrimoniale – dal punto di vista civilistico il corrispettivo della cessione costituisce per il cedente una sopravvenienza attiva da rilevare nella voce A.5 del conto economico «Altri ricavi e proventi».

Per quanto riguarda il cessionario, il subentro in un contratto di leasing finanziario non è disciplinato da alcun principio contabile.

La norma di comportamento 141 dell'Associazione Dottori Commercialisti di Milano ha chiarito che il corrispettivo di acquisto del contratto dileasingva suddiviso in due quote, una riferita al godimento del bene e l'altra relativa all'opzione di acquisto.

La quota che si riferisce al godimento del bene deve essere considerata un costo pluriennale, da ripartire per la residua durata del contratto; quella che si riferisce all'opzione di acquisto è da considerarsi invece quale acconto sul prezzo di futuro riscatto del bene da contabilizzare nell'attivo di stato patrimoniale, come acconto su immobilizzazioni materiali, alla voce B.II.5 dello stato patrimoniale attivo. Questa parte, a cui andrà sommato il prezzo da corrispondere in occasione del riscatto, verrà poi iscritta tra le immobilizzazioni materiali e genererà ammortamenti fiscalmente deducibili a partire dal periodo d'imposta in cui il riscatto sarà eventualmente esercitato.

Se il riscatto non dovesse essere esercitato, il costo sopportato per l'acquisto del contratto sarà interamente spesato nel periodo d'imposta in cui vi è certezza circa la sopravvenuta insussistenza dell'ammontare già contabilizzato nell'attivo.

La norma di comportamento chiarisce anche quale sia l'impatto che tali componenti avranno sul conto economico dell'acquirente: il prezzo infatti andrà a bilanciare e rettificare l'imputazione dei futuri canoni di leasing, in modo da determinare il medesimo effetto finale che si sarebbe avuto nel caso di stipula, alla medesima data del subentro, di un nuovo contratto dileasing.

Le maggiori problematiche con riferimento alla cessione del contratto di leasing si rilevano a livello fiscale in quanto l'art. 88, comma 5, TUIR stabilisce che per il cedente costituisce sopravvenienza attiva il valore normale del bene.

La C.M. 108/E/1996 ha chiarito che per la corretta determinazione della componente reddituale da assoggettare a tassazione si debba assumere il valore normale del bene al netto del prezzo di riscatto e dei canoni residui attualizzati alla data del trasferimento.

Dal punto di vista fiscale pertanto la sopravvenienza da tassare esiste a prescindere dall'esistenza o meno di un corrispettivo di cessione pattuito tra le parti.

Quindi, se il prezzo della cessione concordato è inferiore al valore normale, in sede di determinazione del reddito d'impresa si deve operare una variazione in aumento per la differenza. Al contrario, qualora il corrispettivo fosse superiore al predetto valore normale netto, non si apporta al reddito alcuna rettifica in diminuzione.

Per quanto riguarda il cessionario, in assenza di disposizione specifiche del TUIR, la risoluzione dell'Agenzia delle Entrate 212/E/2007, nel confermare la necessità che il corrispettivo del trasferimento sia scisso in due parti, come previsto civilisticamente, corrispondenti alle due diverse finalità economiche sottese all'operazione di acquisto del contratto di leasing, si occupa di determinare il criterio per quantificarle, in modo da non lasciarle all'arbitrio delle parti.

In particolare:

- la parte relativa al subentro nel diritto di acquisto del bene, che costituisce un costo sospeso, è determinata in misura pari alla sopravvenienza attiva imponibile per il cedente calcolata ai sensi dell'art. 88, comma 5, TUIR. Questa parte, a cui andrà sommato il prezzo da corrispondere in occasione del riscatto, verrà poi iscritta tra le immobilizzazioni materiali e genererà ammortamenti fiscalmente deducibili a partire dal periodo d'imposta in cui il riscatto sarà esercitato;

- la parte riferita all'acquisizione del diritto di godimento del bene oggetto del contratto, che rappresenta un onere pluriennale e dev'essere ripartita in relazione alla durata residua del leasing, è determinata dall'eventuale surplus del prezzo di cessione rispetto alla sopravvenienza attiva come sopra determinata. Tale costo è deducibile ai sensi dell'art. 108 TUIR.

La tassazione della plusvalenza realizzata nel contratto di sale and lease back segue la stessa imputazione temporale prevista contabilmente. In virtù del principio di derivazione rafforzata, introdotto dal 2016 anche per i soggetti che redigono il bilancio secondo il codice civile, infatti, si determina un allineamento tra il regime fiscale e quello contabile. Ne deriva che le citate operazioni seguono la disciplina civilistica. Questa è la conclusione a cui giunge l'Agenzia delle Entrate nella Risoluzione n. 77 del 23 giugno 2017, con la quale l'Agenzia rispondono ad un'istanza di interpello presentata da una società con attività principale la costruzione di edifici residenziali e non residenziali, che voleva cedere un terreno edificabile, iscritto tra le immobilizzazioni materiali dell'istante, ad una società di leasing che, a sua volta, avrebbe finanziato la costruzione di un fabbricato, entro due anni. In particolare, nella Risoluzione n. 77 del 23 giugno 2017 è stato evidenziato che la società istante intende porre in essere un'operazione di compravendita con locazione finanziaria, ossia un contratto di sale and lease back rappresentato dalla vendita del terreno edificabile alla società di leasing e la stipula di un contratto di locazione finanziaria avente ad oggetto il terreno ceduto e il fabbricato costruito con il finanziamento della società di leasing.

Circa la corretta contabilizzazione della plusvalenza realizzata dalla cessione, l'Agenzia delle Entrate precisa che, alla luce della modifica dell'art. 83 del TUIR, nei suddetti casi non è più applicabile la Circolare dell'Agenzia delle Entrate n. 38 del 2010.

Il nuovo art. 83 TUIR, infatti, prevede per i soggetti che redigono il bilancio ai sensi del codice civile e dei principî contabili nazionali, regole di determinazione del reddito coerenti con le nuove modalità di rappresentazione contabile, estendendo, ove compatibili, le modalità di determinazione del reddito imponibile previste per i soggetti IAS/IFRS adopter (cosiddetto principio di derivazione rafforzata).

Come già previsto per i contribuenti IAS/IFRS, anche per i soggetti che adottano i principî nazionali OIC, assume rilevanza fiscale la rappresentazione contabile e, in particolare, i concetti di qualificazione, classificazione e imputazione temporale adottati in bilancio anche nel caso di operazioni di sale and lease back.

Ne consegue che la plusvalenza derivante dalla cessione del terreno alla società di leasing, invece che concorrere integralmente nel periodo in cui è realizzata, dovrà essere ripartita in funzione della durata del contratto di locazione finanziaria. La stessa plusvalenza, poi, inizierà ad avere rilevanza fiscale solo a partire dal momento in cui inizia a decorrere il contratto di locazione finanziaria, come avviene in sede contabile e – con riferimento al caso prospettato – dopo due anni dalla cessione del terreno.

Tenuto conto che lo IASB ha emanato un nuovo principio contabile in tema di locazione finanziaria, l'IFRS 16, che ha sostituito lo IAS 17, e che il nuovo principio contabile è stato omologato dall'Unione Europea, appare non più rinviabile l'adozione del metodo finanziario per la rilevazione dei contratti di locazione finanziaria, anche alla luce della esplicitazione del principio substance over form nell'art. 2423-bis c.c. e tenuto conto che con il nuovo principio contabile internazionale IFRS 16, dal punto di vista del locatario, è venuta meno la distinzione tra i contratti di leasing. Tutti i contratti, sia di leasing operativo sia di leasing finanziario, conseguentemente, devono essere contabilizzati in un unico modo nel bilancio dei locatari.

L'IFRS 16 avrà, per alcuni settori di attività, un impatto rilevante sia sulla situazione finanziaria sia sulle performance economiche. Le società dovranno determinare in modo accurato gli impatti del nuovo principio e dovranno valutare con particolare attenzione:

- l'impatto sui covenants finanziari;

- la comunicazione con il mercato;

- l'impatto sul costo del debito;

- l'impatto sulle metriche patrimoniali, finanziarie ed economiche;

- le modifiche da apportare ai sistemi informativi, necessari per gestire della nuova metodologia di contabilizzazione dei lease secondo il nuovo principio.

Dall'altra parte, si ritiene che il nuovo modello di contabilizzazione permetta una migliore comparabilità dei bilanci e una migliore valutazione della situazione finanziaria delle imprese.

Bibliografia

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