Codice Civile art. 2440 - Conferimenti di beni in natura e di crediti (1).Conferimenti di beni in natura e di crediti (1). [I]. Se l'aumento di capitale avviene mediante conferimento di beni in natura o di crediti si applicano le disposizioni degli articoli 2342, terzo e quinto comma, e 2343. [II]. L'aumento di capitale mediante conferimento di beni in natura o di crediti può essere sottoposto, su decisione degli amministratori, alla disciplina di cui agli articolo 2343-ter e 2343-quater. [III]. Ai fini dell'applicazione dell'articolo 2343-ter, primo comma, rileva il periodo di negoziazione di sei mesi precedenti la data alla quale si riferisce la relazione degli amministratori redatta ai sensi dell'articolo 2441, sesto comma. Il conferimento è eseguito entro sessanta giorni da tale data, ovvero entro novanta giorni qualora l'aumento sia deliberato da una società che fa ricorso al mercato del capitale di rischio. [IV] . Qualora trovi applicazione l'articolo 2343-ter, secondo comma, il conferimento è eseguito, nel caso di cui alla lettera a), entro il termine dell'esercizio successivo a quello cui si riferisce il bilancio, ovvero, nel caso di cui alla lettera b), entro sei mesi dalla data cui si riferisce la valutazione. [V] . La verifica prevista dall'articolo 2343-quater, primo comma, è eseguita dagli amministratori nel termine di trenta giorni dall'esecuzione del conferimento ovvero, se successiva, dalla data di iscrizione nel registro delle imprese della deliberazione di aumento del capitale. La dichiarazione di cui all'articolo2343-quater, terzo comma, è allegata all'attestazione prevista dall'articolo 2444. [VI] . Qualora siano conferiti beni in natura o crediti valutati ai sensi dell'articolo 2343-ter, secondo comma, nel termine indicato al quinto comma uno o più soci che rappresentino, e che rappresentavano alla data della delibera di aumento del capitale, almeno il ventesimo del capitale sociale, nell'ammontare precedente l'aumento medesimo, possono richiedere che si proceda, su iniziativa degli amministratori, ad una nuova valutazione ai sensi e per gli effetti dell'articolo 2343; la domanda dei soci non ha effetto qualora gli amministratori all'esito della verifica prevista dal quinto comma procedano ai sensi dell'articolo 2343-quater, secondo comma. (1) Articolo sostituito dall'art. 1 d.lg. 29 novembre 2010, n. 224. Il testo recitava: «[I]. Se l'aumento di capitale avviene mediante conferimento di beni in natura o di crediti si applicano le disposizioni degli articoli 2342, terzo e quinto comma, 2343, 2343 ter, e 2343 quater. [II]. La dichiarazione di cui all'articolo 2343-quater è allegata all'attestazione di cui all'articolo 2444». Precedentemente l'art. 1, comma 5, d.lg. 4 agosto 2008, n. 142 aveva aggiunto, al primo comma, in fine, le parole «2343 ter, e 2343 quater» ed aveva inserito il secondo comma. InquadramentoIl capitale sociale può essere aumentato anche mediante conferimento di beni in natura o di crediti: in tal caso, troverà applicazione l'art. 2440 c.c., che, richiamando le disposizioni dettate per i medesimi conferimenti in sede di costituzione, mira a tutelare, da un lato, l'interesse dei soci ad evitare che l'eventuale sopravvalutazione dei beni conferiti (da terzi o dai soci stessi non proporzionalmente) possa portare ad una ripartizione iniqua del capitale sociale e, dall'altro, l'interesse dei creditori sociali alla corrispondenza fra capitale dichiarato e capitale apportato (Guerrera, 1163). Il primo comma della norma in commento innanzitutto dispone l'applicabilità anche in sede di aumento di capitale sociale del procedimento ordinario (previsto dall'art. 2343 c.c.) di stima dei beni in natura e dei crediti; in secondo luogo, stabilisce (richiamando l'art. 2342, comma 5, c.c.) che pure in caso di aumento di capitale non possano formare oggetto di conferimento le prestazioni di opera e servizi; in terzo luogo, conferma (richiamando l'art. 2342, comma 3, che a sua volta rinvia agli articoli 2254 e 2255 c.c.) l'applicazione al conferimento di beni in natura o di crediti (eseguiti all'atto della sottoscrizione dell'aumento di capitale sociale) della garanzia legale per i vizi giuridici e materiali del bene o del credito conferiti; infine, prevede che al pari di quanto previsto in sede di costituzione della società dall'art. art. 2342, comma 3, c.c., le azioni corrispondenti ai conferimenti non in denaro devono essere integralmente liberate all'atto della sottoscrizione. La disposizione in esame prevede poi, al comma 2, che l'organo amministrativo possa decidere anche in caso di aumento di capitale sociale di sottoporre i conferimenti non in denaro alla valutazione in forma semplificata (prevista negli artt. 2343-ter e 2343-quater c.c.) e nei successivi due commi fissa i termini di esecuzione dei conferimenti stessi, in modo da evitare che il valore sia determinato in data troppo risalente nel tempo, con il rischio di non essere più rispondente alla realtà. Infine, la norma all'ultimo comma prevede il diritto dei soci che rappresentino una percentuale qualificata del capitale sociale di richiedere l'osservanza del procedimento ordinario per la valutazione del conferimento non in denaro, in considerazione della minore affidabilità dei parametri di valutazione del c.d. regime speciale o alternativo. La valutazione dei beni in natura e dei crediti secondo il procedimento ordinario.Il rinvio alla disposizione dell'art. 2343 c.c. comporta l'integrale applicazione del regime cd. ordinario di valutazione dei conferimenti non in denaro. Il Consiglio Notarile di Milano nella massima n. 117 ha esaminato il problema della data di riferimento della perizia di stima dei conferimenti in natura secondo il regime ordinario, stabilendo che in sede di aumento di capitale l'aggiornamento della relazione di stima di cui all'art. 2343 c.c. è suscettibile di essere valutato sulla base di due criteri, tra loro alternativi: (i) quello per così dire tradizionale, che prende in considerazione il lasso di tempo intercorrente fra la data di riferimento della relazione di stima e la deliberazione di aumento di capitale sociale, che non deve essere superiore a quattro mesi, ferma restando la necessità di stabilire un congruo termine di sottoscrizione, ai sensi dell'art. 2439 c.c., in dipendenza delle caratteristiche dell'operazione di aumento; (ii) quello derivante dall'applicazione analogica delle disposizioni contenute negli artt. 2343 ter, comma 2, lett. b) e 2440, comma 4, c.c., che comporta un termine massimo di sei mesi, computati dalla data di riferimento della relazione di stima sino alla effettiva esecuzione del conferimento in natura. Non è conforme alle previsioni degli artt. 2440 e 2343 c.c. e non può quindi essere omologata la delibera di aumento di capitale sociale adottata senza che la stima sia stata predisposta (Trib. Catania, 18 luglio 1997) ovvero assunta dai soci nella consapevolezza della falsità della stima (Cass. n. 3052/2001). Per quanto riguarda i limiti del controllo notarile, secondo l'orientamento prevalente e preferibile il notaio può e deve sindacare solo la totale mancanza della stima, la corretta nomina dell'esperto e la presenza nella relazione dei dati richiesti dall'art. 2343 c.c. (Speranzin, 2607). La valutazione dei beni in natura e dei crediti secondo il procedimento alternativo.Il Consiglio Notarile di Milano nella massima n. 106 ha indicato i requisiti del verbale della deliberazione di aumento di capitale in caso di adozione del regime alternativo di valutazione dei conferimenti, stabilendo che la documentazione richiesta dall'art. 2343-ter, comma 3, c.c. deve essere allegata a tale verbale e restare depositata nella sede sociale durante i quindici giorni che precedono l'assemblea e finché questa non abbia deliberato, unitamente alla relazione dell'organo amministrativo ed al parere di congruità sul prezzo di emissione (salva la possibilità che la totalità dei soci rinunci al preventivo deposito, nonché, limitatamente alla relazione degli amministratori ed al parere di congruità, alla redazione stessa dei documenti). Anche in questa ipotesi si discute sull'ampiezza del controllo notarile sulla delibera di aumento del capitale sociale e sull'allegata documentazione: secondo la tesi prevalente il notaio deve verificare l'esistenza dei presupposti di applicazione della procedura semplificata, nonché la completezza della documentazione. Il diritto dei soci a richiedere una nuova valutazione secondo il regime ordinarioAi sensi dell'ultimo comma dell'art. 2440 c.c., in caso di aumento di capitale deliberato in assemblea, qualora siano conferiti beni in natura o crediti valutati ai sensi dell'art. 2343-ter, comma 2, c.c., uno o più soci che rappresentino - e che rappresentavano alla data della delibera - almeno un ventesimo del capitale, nell'ammontare precedente l'aumento medesimo, possono domandare che si proceda ad una nuova valutazione secondo il regime ordinario. La richiesta dei soci, peraltro, non produce effetto qualora siano gli amministratori stessi a decidere, a seguito di detto controllo, di avviare il procedimento di nuova valutazione ai sensi dell'art. 2343 c.c.. Il diritto attribuito ai soci di richiedere la valutazione secondo il regime c.d. ordinario costituisce la differenza principale della disciplina della valutazione semplificata dei conferimenti in natura in sede di aumento di capitale sociale (assembleare o delegato) rispetto alla medesima disciplina stabilita per la fase costitutiva della società e si giustifica in ragione della differente partecipazione dei soci alla decisione se ricorrere o meno al regime semplificato di valutazione nei due diversi momenti della vita sociale. Invero, mentre in sede di costituzione tutti i soci fondatori partecipano alla decisione e la condividono sottoscrivendo poi l'atto costitutivo, in sede di aumento di capitale la decisione di sottoporre il conferimento in natura alla valutazione di cui all'art. 2343-ter c.c. spetta agli amministratori. Secondo la dottrina l'ultimo comma dell'art. 2440 c.c. ha previsto un vero e proprio diritto dei soci a valersi della procedura ordinaria di stima ex art. 2343 c.c.(cfr. NATALE, 173). Il legislatore non offre però altre specificazioni in merito ai requisiti necessari per la legittimazione dei soci all'esercizio del diritto in parola. Le questioni giuridiche afferenti il diritto del socio a richiedere una nuova valutazione secondo il regime ordinario sono state affrontate dal Tribunale Milano, Sez. spec. Impresa, con l'ordinanza del 08 febbraio 2018, (in Banca, borsa, tit. cred., II, 2019, 117 ss., con nota critica di De Stasio). Il Tribunale di Milano ha affermato che il diritto del socio è configurato dall'art. 2440, comma 6, come diritto potestativo, sganciato, anche sul piano oggettivo, dalla deduzione di vizi o motivi di doglianza in ordine alla sussistenza delle condizioni e presupposti previsti dagli artt. 2343 ter, commi 1 e 2, o 2343-quater, comma 1. Nella specie, secondo il Tribunale di Milano, la concessione al socio di un diritto — qui di tipo organizzativo — intercetta la tutela non solo della posizione soggettiva del socio (diritto a non essere diluito se non in proporzione ad un valore del bene conferito corrispondente all'aumento nominale), ma anche di quella di tutti i soggetti a vario titolo interessati a quella corrispondenza (mercato, creditori, ecc.). Invero, come precisato da questa giurisprudenza di merito, l'assegnazione ai soci del diritto in oggetto è connessa con l'interesse a che il valore dei beni in natura conferiti sia almeno pari a quello attribuito ai fini della determinazione del capitale sociale e del sovrapprezzo; e ciò proprio al fine di garantire l'effettività del capitale sociale. In merito alla legittimazione dei soci all'esercizio del diritto di cui all'ultimo comma dell'art. 2440 c.c. il Tribunale di Milano ritiene che anche coloro che abbiano votato favorevolmente l'aumento di capitale da liberarsi con conferimento in natura siano legittimati a domandare che si proceda ad una nuova stima ex art. 2343 c.c. e, sotto il profilo procedurale, individua il momento preclusivo dell'impugnazione delle delibere di aumento di capitale nell'iscrizione presso il Registro delle Imprese dell'attestazione, ex art. 2444 c.c., che l'aumento sia stato anche solo parzialmente eseguito. Con specifico riferimento all'aspetto temporale, la dottrina, tuttavia, ha evidenziato che la legge attribuisce espressamente ai soci un termine di trenta giorni (dall'esecuzione del conferimento o, se successiva, dall'iscrizione della delibera nel Registro delle Imprese) per esercitare il diritto di cui al comma 6 dell'art. 2440 c.c. e che, pertanto, la conclusione del Tribunale secondo il quale, una volta intervenute le iscrizioni di cui agli artt. 2343-quater, comma 3 e 2444, c.c., sarebbe precluso l'esercizio del diritto in parola, risulta contraria al dato normativo ed alla finalità di tutela degli azionisti che esso mira a realizzare. Si è infatti, precisato, che, in tal modo, il Tribunale di Milano ha sostanzialmente esteso una decadenza fissata per la fase genetica dell'aumento di capitale ad un vizio della fase esecutiva di competenza di un organo diverso, ossia il Consiglio di amministrazione (DE STASIO). Avverso alla deliberazione consiliare che respinge la richiesta dei soci ex art. 2440, comma 6, c.c., è proponibile ricorso cautelare exartt. 2388, comma 4, e 2378, comma 3, c.c. Il ricorso introduttivo, tuttavia, deve essere depositato prima che la dichiarazione degli amministratori della società conferitaria ex art. 2343-quater, comma 3, c.c., sia stata iscritta nel Registro delle Imprese, atteso che l'iscrizione di detta dichiarazione determina la rimozione del vincolo di inalienabilità gravante sulle azioni di compendio, le quali vengono per l'effetto liberate al valore attestato in sede di aumento di capitale (Trib. Milano, 3 gennaio 2018, in Giur. comm., 2019, 3, II, 612). BibliografiaDe Stasio, Il diritto dei soci di minoranza a chiedere una nuova valutazione dei conferimenti in natura valutati ai sensi dell'art. 2343-ter, secondo comma, c.c.: la giurisprudenza cautelare del Tribunale di Milano su di una « tutela affievolita e di non semplice pratica esperibilità » in Banca, borsa, tit. cred., 2019, II, 2019, 117 ss.; Guerrera, in Società di capitali, Commentario, a cura di Niccolini, Stagno d'Alcontres, Napoli, 2004; Natale, I conferimenti in natura «senza relazione di stima» nella s.p.a., Milano, 2018; Speranzin, in Le società per azioni, diretto da Abbadessa, Portale, Milano, 2016. |