Codice Civile art. 2483

Guido Romano

Codice civile, approvato con regio decreto 16 marzo 1942, n. 262 (1).

(1) Il r.d. 16 marzo 1942, n. 262 è stato pubblicato nella G.U. del 4 aprile 1942, nn. 79 e 79-bis.

Inquadramento

Al fine di consentire alla società a responsabilità limitata di dotarsi di strumenti di finanziamento diversi dagli ordinari apporti dei soci ovvero dal credito bancario, la legge 3 ottobre 2001, n. 366 (legge delega) ha, da una parte, ribadito il divieto di appello diretto al pubblico del risparmio ed escluso «in ogni caso» la sollecitazione all'investimento in quote di capitale e, dall'altra, delegato il legislatore a disciplinare condizioni e limiti per l'emissione ed il collocamento di titoli di debito presso operatori qualificati.

L'art. in commento, dunque, risponde ai criteri contenuti nella legge delega, autorizzando l'atto costitutivo a prevedere la possibilità di emettere tali strumenti finanziari fissando la competenza in capo ai soci o agli amministratori e determinando i limiti, le modalità e le maggioranze necessarie per la decisione.

Sotto il profilo oggettivo, la nozione di titoli di debito deve essere ricavata dall'art. 1, comma 1-bis, d.lgs. 24 febbraio 1998, n. 58. Tale norma menziona i titoli di debito, accanto alle obbligazioni, tra i valori mobiliari e, precisamente, tra quelle categorie di valori che possono essere negoziati sul mercato dei capitali.

I titoli di debito costituiscono la rappresentazione di una frazione standardizzata del credito alla restituzione del finanziamento ricevuto dall'emittente società a responsabilità limitata (Stella Richter, 996; Busani, 918; Guerrieri, 548). Essi possono, dunque, essere accostati alle obbligazioni, ma, mentre queste ultime sono preordinate alla raccolta di risparmio tra il pubblico, i titoli di debito possono essere oggetto di sottoscrizione soltanto da parte di soggetti qualificabili come investitori professionali (Busani, ibidem; per una approfondita indagine in ordine alle differenze tra titoli di debito e obbligazioni, Perrone, 995 ss.).

I titoli di debito sono titoli di massa (Stella Richter, 997; contra, Tassinari, 137) che possono essere oggetto di autonoma e individuale circolazione, incorporati in un documento dalle caratteristiche del titolo di credito a legittimazione nominale che può essere strutturato come titolo nominativo o come titolo all'ordine e soggetti alle relative regole di circolazione (Busani, 919). Si è osservato, infatti, che la nominatività è necessaria in relazione all'individuazione del sottoscrittore che diviene, nella successiva circolazione, il garante della solvenza dell'emittente.

La regolamentazione statutaria.

La norma in commento non prevede direttamente i limiti e le condizioni per l'emissione dei titoli di debito, lasciando invece all'autonomia privata, attraverso l'atto costitutivo, di stabilire, in primo luogo, la stessa astratta possibilità dell'emissione e, quindi, di determinare la competenza dei soci ovvero in alternativa degli amministratori ed i relativi limiti, modalità e maggioranze (Portale, 1001).

Ovviamente, la previsione che consente l'emissione dei titoli di debito può essere contenuta, sin dall'origine, nell'atto costitutivo, ovvero esservi aggiunga in un secondo momento attraverso apposita modificazione statutaria che può essere anche contestuale alla decisione di emettere i titoli in argomento.

L'emissione deliberata ed eseguita in difetto di clausola autorizzativa contenuta nell'atto costitutivo comporta la nullità dell'emissione medesima, in quanto atto posto in essere sine titulo, estraneo ai limiti legali di rappresentanza degli amministratori: conseguentemente, i sottoscrittori potrebbero ripetere quanto versato alla società che, pur tenuta a detta restituzione, non sarebbe obbligata alle condizioni di emissione (Tassinari, 140; Portale, 1003; Zanarone, 1789).

Quando, pur in presenza della clausola autorizzativa, l'atto costitutivo nulla preveda in ordine all'organo competente alla relativa decisione, secondo alcuni la competenza spetterebbe alternativamente ai soci ed agli amministratori (Stella Richter, 993), mentre secondo altri rientrerebbe, quale atto propriamente gestorio, nella competenza degli amministratori (Tassinari, 141; Busani, 926).

L'atto costitutivo deve, poi, prevedere i limiti, le modalità e le maggioranze richieste per l'adozione della decisione di emissione. Quest'ultima deve essere, poi, iscritta nel registro delle imprese (art. 2483 comma 3), ma non è prescritto che essa sia redatta per atto notarile.

Le condizioni del prestito e le modalità del rimborso.

La decisione di emissione dei titoli prevede le condizioni del prestito e le modalità del rimborso. La decisione dovrà, dunque, contenere l'indicazione dell'ammontare del capitale che la società intende raccogliere, gli interessi e gli altri corrispettivi dovuti, il termine e la modalità di restituzione del capitale.

Secondo quanto previsto dalla delibera C.I.C.R. 19 luglio 2005, n. 1058, i titoli in argomento sono emessi con un taglio minimo unitario non inferiore a €. 50.000. La medesima delibera prevede (art. 1) che i tempi e l'entità del rimborso possono essere condizionati da clausole di postergazione (sul punto, Perrone, 997) o dipendere da parametri oggettivi, compresi quelli rapportati all'andamento economico dell'impresa o dell'affare in relazione ai quali i fondi sono stati acquisiti e che non costituisce rimborso la partecipazione a una quota degli utili netti o del patrimonio netto risultante dalla liquidazione dei beni dell'impresa o relativi all'affare in relazione ai quali i fondi sono stati acquisiti.

Secondo parte della dottrina, però, è escluso che i sottoscrittori siano resi partecipi del rischio di impresa al punto da condizionare ad un positivo andamento economico della società la sussistenza del credito (Guerrieri, 548).

La decisione dovrà stabilire anche le modalità di corresponsione degli interessi e, precisamente, se il pagamento debba avvenire periodicamente a scadenze prefissate (cedole) ovvero in uno alla restituzione del capitale.

Previo consenso della maggioranza dei possessori dei titoli, tanto le condizioni del prestito che le modalità del rimborso possono essere modificate nel corso del prestito. Tuttavia, si ritiene che, qualora l'atto costitutivo o la delibera di emissione i titoli nulla prevedano, sarà necessario il consenso unanime dei sottoscrittori (Guerrieri, 549; Busani, 931). Peraltro, anche qualora la decisione a maggioranza sia ammissibile, occorre l'unanimità se si tratta di deliberare in ordine al diritto alla restituzione, ai caratteri strutturali del titolo ed alla parità di trattamento (Busani, 931; Zanarone, 1817).

È dubbio se i titoli di debito possano attribuire ai sottoscrittori diritti amministrativi. Secondo una parte della dottrina, tali diritti costituiscono una prerogativa dei soci con la conseguenza che sarebbe preclusa la possibilità di emissione di titoli di debito convertibili in partecipazioni sociali (Spada, 799, che evidenzia come tale modalità rischierebbe di eludere il divieto assoluto, previsto dall'art. 2468, comma 2, di fare delle partecipazioni oggetto di sollecitazione all'investimento, Tassinari, 137; in questo senso, Perrone, 998). In senso contrario, si osserva che nessuna norma vieta ai all'autonomia privata di modellare i titoli di debito a somiglianza degli strumenti finanziari della società azionaria riconoscendo alla collettività dei sottoscrittori diritti di consultazione, controllo e denuncia (Guerrieri, 551).

La sottoscrizione e la circolazione dei titoli

I titoli possono essere sottoscritti soltanto da investitori professionali soggetti a vigilanza prudenziale a norma delle leggi speciali (sul punto, Portale, 1005). La norma, dunque, impedisce alla società di rivolgersi direttamente a soggetti non professionali, ma soltanto a determinati soggetti in grado di valutare il merito creditizio della società medesima.

I soggetti legittimati alla sottoscrizione cui fa riferimento la norma sono gli intermediari finanziari autorizzati tra le imprese ed il pubblico assoggettati a vigilanza prudenziale (Stella Richter, 1002).

In caso di successiva circolazione dei titoli di debito (Dalmartello, 1009 ss.), chi li trasferisce risponde della solvenza della società nei confronti degli acquirenti purché essi non siano: 1) investitori professionali; 2) soci della società. La garanzia del sottoscrittore opera per l'intero credito rappresentato nel titolo (Busani, 929) e non solo nei limiti dell'importo ricevuto per la cessione del titolo (Tassinari, 143).

Bibliografia

Benatti, Sub art. 2483, in Della società a responsabilità limitata, in Comm. S.B., Bologna, 2014;

Busani, Sub art. 2483, in Delle società - Dell'azienda. Della concorrenza, artt. 2452-2510, a cura di D.U. Santosuosso, in Commentario del codice civile, diretto da E. Gabrielli, Milano, 2015; Dalmartello, La circolazione dei titoli di debito, in S.r.l. Commentario, a cura di Dolmetta e Presti, Milano, 2011; Guerrieri, I titoli di debito, in Aa.Vv., La nuova società a responsabilità limitata, a cura di Bione, Guidotti, Pederzini, in Trattato di diritto commerciale e di diritto pubblico dell'economia, diretto da Galgano, Padova, 2012; Perrone, Società a responsabilità limitata e mercati dei capitali, in S.r.l. Commentario, a cura di Dolmetta e Presti, Milano, 2011; Portale M.B., L'emissione dei titoli di debito e la rilevanza delle vicende sociali, in S.r.l. Commentario, a cura di Dolmetta e Presti, Milano, 2011; Spada, L'emissione dei titoli di debito nella «nuova» società a responsabilità limitata, in Riv. soc. 2003, 799; Stella Richter, I titoli di debito delle società a responsabilità limitata, in Riv. soc. 2005, 987; Tassinari, Il finanziamento della società mediante mezzi diversi dal conferimento, in La riforma della società a responsabilità limitata, a cura di Caccavale, Magliulo, Maltoni, Tassinari, Milano, 2007; Zanarone, Della società a responsabilità limitata, in Comm. S., Milano, 2010.

Vuoi leggere tutti i contenuti?

Attiva la prova gratuita per 15 giorni, oppure abbonati subito per poter
continuare a leggere questo e tanti altri articoli.

Sommario