Codice Civile art. 2472 - Responsabilità dell'alienante per i versamenti ancora dovuti (1).

Guido Romano

Responsabilità dell'alienante per i versamenti ancora dovuti (1).

[I]. Nel caso di cessione della partecipazione l'alienante è obbligato solidalmente con l'acquirente, per il periodo di tre anni dall'iscrizione del trasferimento nel registro delle imprese (2), per i versamenti ancora dovuti.

[II]. Il pagamento non può essere domandato all'alienante se non quando la richiesta al socio moroso è rimasta infruttuosa.

(1) V. nota al Capo VII.

(2) Le parole «registro delle imprese» sono state sostituita alle parole «libro dei soci» dall'art. 16, comma 12 sexies, d.l. 29 novembre 2008, n. 185 conv., con modif., nella l. 28 gennaio 2009, n. 2. Ai sensi del comma 12 undecies del medesimo art. 16 del d.l. n. 185 del 2008, conv. con modif., dalla l. n. 2 del 2009, le disposizioni entrano in vigore il sessantesimo giorno successivo alla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto. Entro tale termine, gli amministratori delle società a responsabilità limitata depositano, con esenzione da ogni imposta e tassa, apposita dichiarazione per integrare le risultanze del registro delle imprese con quelle del libro dei soci.

Inquadramento

La norma in commento mantiene temporaneamente responsabile per i versamenti ancora dovuti il socio uscente sebbene egli, avendo trasferito la propria partecipazione, non faccia più parte della compagine sociale (Speranzin, 450).

La ratio della responsabilità solidale coinvolge una pluralità di profili: la tutela della società che, non potendo valutare la solvibilità dell'acquirente della partecipazione e, dunque, non potendo conoscere se quest'ultimo sarà in grado di provvedere ai versamenti ancora dovuti, può avvalersi della responsabilità aggiuntiva del cedente (Speranzin, 450); la tutela della corretta formazione del capitale sociale; la tutela dei creditori sociali volendosi evitare che il patrimonio sociale sia costituito, anche in parte, da crediti verso soci per versamenti ancora dovuti senza certezza in ordine alla loro riscossione (Zanarone, 759; Speranzin, 450).

La norma configura una responsabilità solidale tra alienante ex socio e acquirente della partecipazione sociale. La possibilità di richiedere all'alienante i versamenti ancora dovuti è, però, sottoposta alla duplice condizione che la società abbia richiesto il pagamento al socio moroso e che ciò avvenga nei tre anni dall'iscrizione del trasferimento nel registro delle imprese.

La fattispecie.

L'art. in commento prevede, per i versamenti ancora dovuti, la responsabilità solidale tra alienante ed acquirente «nel caso di cessione della partecipazione» sociale. La norma, dunque, richiama il trasferimento della quota per atto tra vivi.

Nel caso di successione per causa di morte a titolo universale, unico obbligato per i conferimenti ancora dovuti, stante il venire meno del soggetto dante causa, è l'erede della quota (Zanarone, 760 il quale fa presente che la tutela della società a fronte dell'insolvenza dell'erede è affidata alla possibilità di chiedere la separazione dei beni del defunto da quelli dell'erede e di soddisfarsi sui primi con preferenza rispetto ai creditori del secondo). In caso di successione per causa di morte a titolo particolare, si è affermata la possibilità di applicazione analogica della disposizione in commento nel senso che, subentrato il legatario nella titolarità della quota non liberata, l'erede potrà essere chiamato a rispondere per garanzia dei conferimenti ancora dovuti, ovviamente nei limiti del triennio dalla iscrizione nel registro delle imprese del subentro del legatario (Zanarone, 761; Speranzin, 451).

La dottrina tende, invece, ad escludere l'applicabilità della norma alle ipotesi di costituzione di usufrutto o di pegno sulla partecipazione, non rientrando queste ultime nella nozione di «cessione» (Zanarone, 761; Speranzin, 451). Dovendosi, al contrario, ritenere che la norma si riferisca alla cessione della partecipazione «qualunque sia la causa del trasferimento», la responsabilità solidale si applicherà anche al trasferimento coattivo che conclude il procedimento di espropriazioneex art. 2471 c.c. (Speranzin, 452; Zanarone, 762, che, però, esclude l'applicabilità della norma in caso di vendita in danno della quota del socio moroso, in quanto tale vendita, avvenendo al valore di bilancio, ha effetto purgativo del debito incorporato ed è effettuata a rischio e pericolo del socio moroso con la conseguenza che, ove il corrispettivo risulti inferiore al debito residuo del socio moroso, solo quest'ultimo risponderà della differenza e senza il limite triennale).

In caso di cessione parziale della quota, sarà certamente applicabile la norma in esame, ma il debito relativo ai versamenti ancora dovuti dovrà essere ripartito tra alienante e acquirente in proporzione delle rispettive frazioni della quota originaria con la conseguenza che per la parte di debito assunta dall'acquirente, sussisterà anche la responsabilità dell'alienante (Zanarone, 763; Gattoni, 449; Bevivino, 1906).

La solidarietà tra alienante e acquirente è configurata solo in relazione ai conferimenti in danaro sia in ragione dell'uso della locuzione «versamenti» che presuppone il danaro come oggetto della prestazione sia in ragione del riferimento ai versamenti «ancora dovuti» al momento della cessione che sembra incompatibile con il disposto di cui all'art. 2464, comma 5, che prevede l'integrale liberazione delle quote corrispondenti a conferimenti di beni in natura e di crediti (Zanarone, 764; Bevivino, 1906).

Problematica appare l'applicazione della norma con riferimento alle partecipazioni assegnate in forma non proporzionale al conferimentoex art. 2468, comma 2. Occorre muovere dalla considerazione che, nell'atto costitutivo, i conferimenti di ciascun socio e la quota di partecipazione a ciascuno imputata vanno indicati separatamente e che tale meccanismo rende i terzi (potenziali acquirenti) a conoscenza della valorizzazione convenzionale di una determinata partecipazione.

Si osserva (Speranzin, 455) che, ove il socio (avvantaggiato dalla valorizzazione convenzionale) si sia obbligato ad eseguire un conferimento inferiore al valore della partecipazione assegnata, il mantenimento di tale proporzione si verificherà anche in sede di cessione della partecipazione: al socio potrà essere richiesta solo la parte mancante del conferimento che si è impegnato ad eseguire e anche l'acquirente beneficerà della valorizzazione convenzionale, potendo quest'ultimo versare il minore valore indicato nell'atto costitutivo come conferimento liberando così l'intera quota. Di contro, la società potrà rivolgersi nei confronti del socio svantaggiato dalla valorizzazione convenzionale al fine di ottenere il maggior conferimento da egli promesso, indipendentemente dal valore della sua partecipazione, e le conseguenze si riverbereranno, in sede di trasferimento, sull'acquirente: anche su quest'ultimo graverà l'obbligo di estinguere l'intera obbligazione, compresa l'eccedenza cui si era in precedenza obbligato il suo dante causa (Speranzin, ivi; Bevivino, 1906).

La norma non trova applicazione alle società a responsabilità limitata costituite ai sensi del quarto comma dell'art. 2463 ovvero ai sensi dell'art. 2463-bis in quanto laddove il capitale sociale sia determinato in misura inferiore al minimo di euro 10.000,00, i conferimenti devono essere interamente versati.

L'obbligazione solidale dell'alienante.

L'art. 2472 prevede una responsabilità solidale dell'alienante con l'acquirente della partecipazione sociale per i versamenti ancora dovuti: conseguentemente, colui che ha trasferito la partecipazione, una volta che la società abbia richiesto senza esito l'adempimento all'acquirente, deve adempiere l'intera obbligazione (Speranzin, 459).

L'alienante che abbia pagato il credito vantato dalla società avrà poi, salva diversa disposizione negoziale intercorsa all'atto del trasferimento, diritto di rivalersi per l'intero nei confronti dell'acquirente (Zanarone, 768) in quanto solo quest'ultimo, quale socio, è soggetto realmente obbligato ed essendo la solidarietà posta nell'esclusivo interesse di questi (Speranzin, 459). In caso di pluralità di trasferimenti, la responsabilità solidale di ogni alienante con il proprio acquirente diviene una responsabilità solidale di tutti gli alienanti con l'ultimo acquirente poiché unica è la prestazione cui tutti sono insieme tenuti, sia pure con modalità e per titoli diversi (Santini, 412; Bevivino, 1904). Così, il primo alienante che abbia pagato avrà regresso per l'intero non solo verso il socio attuale, ma anche nei confronti di tutti gli acquirenti intermedi (Speranzin, 460; Zanarone, 768).

In giurisprudenza, quando una quota sia stata trasferita più volte, la società che intende ottenere i versamenti ancora dovuti può rivolgersi all'ultimo socio cedente e, qualora la richiesta sia rimasta infruttuosa, agli altri ex soci cedenti di epoca più remota oppure contemporaneamente a tutti i successivi ex soci che negli ultimi tre anni hanno ceduto la quota medesima: la società, però, non può rivolgersi per il versamento esclusivamente al socio cedente di epoca più remota senza avere fatto valere la pretesa anche nei confronti degli altri cedenti più prossimi (Trib. Torino, 7 gennaio 1983, in Soc., 1983, 1489).

La richiesta di adempimento

Il secondo comma dell'art. in commento prevede che il pagamento non può essere domandato all'alienante se non quando la richiesta al socio moroso è rimasta infruttuosa.

In ragione della circostanza che quando il legislatore ha inteso prevedere un beneficium excussionis lo ha fatto esplicitamente e che la norma fa riferimento ad una «richiesta», la dottrina sembra concorde nel ritenere che sia sufficiente una semplice diffida ad adempiere inoltrata per iscritto (Zanarone, 769; Gattoni, 446; Speranzin, 461; Santini, 409; De Luca, 443) destinata a mettere in mora il cessionario (Santini, 409), non essendo, al contrario, necessario procedere esecutivamente nei confronti del socio acquirente. Non è, quindi, necessario, a carico del socio attuale, un pignoramento avente esito infruttuoso (Speranzin, 461). Si tratta, dunque, di un beneficium ordinis e non di un beneficium excussionis.

Medesima posizione è fatta propria dalla giurisprudenza (Trib. Pavia, 12 febbraio 1996, in Fall., 1996, 786; Trib. Torino, 26 settembre 2006, in Giur. it., 2007, 1985).

Va, peraltro, precisato che la società, una volta formulata la richiesta nei confronti dell'acquirente, rimane legittimata ad attivare la procedura ex art. 2466 nei confronti del socio moroso e, contestualmente, può procedere nei confronti dell'alienante agendo con una normale azione esecutiva (Speranzin, 461, il quale precisa che l'alienante, in quanto non più socio, non può essere soggetto a sanzioni come la vendita in danno o l'esclusione dalla società; sul punto, anche Zanarone, 771).

Il termine triennale e la sua natura.

La dottrina inquadra il termine triennale indicato dalla norma in commento come termine di decadenza (Santini, 410; Bevivino, 1906; Speranzin, 462; De Luca, 437) e non di prescrizione, con la conseguenza che, evitata la decadenza con la richiesta di cui al secondo comma, inizia a decorrere la prescrizione quinquennale nei confronti dell'alienante (Santini, 412).

Sul punto, in giurisprudenza, si è osservato che il termine triennale entro il quale chi aliena la partecipazione in una società a responsabilità limitata risponde per i versamenti ancora dovuti, in solido con chi grazie all'acquisto ne diviene titolare, va considerato di decadenza, la quale può essere impedita soltanto dalla proposizione della domanda giudiziale (Trib. Torino, 26 settembre 2006, in Giur. it., 2007, 1985).

Con riferimento alla data di decorrenza del termine triennale, l'art. 16, comma 12-sexies, d.l. 29 novembre 2008 (convertito in l. 28 gennaio 2009, n. 2) ha sostituito il precedente riferimento, contenuto nell'art. 2472, al libro dei soci con quello di registro delle imprese. Conseguentemente, il termine triennale inizia a decorrere dalla data dell'iscrizione, nel registro delle imprese, del trasferimento della partecipazione sociale (Zanarone, 1181; De Luca, 436; Bevivino, 1905; Speranzin, 462), momento questo che ha sostituito l'originario riferimento al trasferimento della quota.

L'ingiunzione fallimentare.

Ai sensi dell'art. 150 l. fall., nei fallimenti delle società con soci a responsabilità limitata il giudice delegato può, su proposta del curatore, ingiungere con decreto ai soci a responsabilità limitata e ai precedenti titolari delle quote o delle azioni di eseguire i versamenti ancora dovuti, quantunque non sia scaduto il termine stabilito per il pagamento.

Tale norma costituisce una esplicita deroga al disposto dell'art. 2472, perché l'ingiunzione non è subordinata al preventivo interpello dei soci attuali (Speranzin, 464).

Bibliografia

Bevivino, Sub art. 2472, in Codice delle società, a cura di Abriani, Torino, 2016, 1907; De Luca, Responsabilità dell'alienante per i versamenti ancora dovuti, in S.r.l. Commentario, a cura di Dolmetta e Presti, Milano, 2011, 436; Gattoni, Sub art. 2472, in Società a responsabilità limitata, Commentario alla riforma delle società, diretto da Marchetti, Bianchi, Ghezzi, Notari, a cura di Bianchi, Milano, 2008; Santini, Sub art. 2472, in Santini, Salvatore, Benatti, Paolucci, Società a responsabilità limitata, in Comm. S.B., Bologna, 2014; Speranzin, Sub art. 2472, Delle società - Dell'azienda. Della concorrenza, artt. 2452-2510, a cura di D.U. Santosuosso, in Commentario del codice civile, diretto da E. Gabrielli, Milano, 2015, 547;

Zanarone, Della società a responsabilità limitata, in Comm. S., Milano, 2010.

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