Codice Civile art. 2452 - Responsabilità e partecipazioni (1).Responsabilità e partecipazioni (1). [I]. Nella società in accomandita per azioni i soci accomandatari rispondono solidalmente e illimitatamente per le obbligazioni sociali, e i soci accomandanti sono obbligati nei limiti della quota di capitale sottoscritta. Le quote di partecipazione dei soci sono rappresentate da azioni. (1) V. nota al Capo VI. InquadramentoLa riforma del diritto societario ha inciso in misura assai modesta sulla disciplina della società in accomandita per azioni. La legge delega 3 ottobre 2001, n. 366 ha dedicato ad essa pochi cenni, all'art. 2, lett. f) (Principi generali in materia di società di capitali), in quanto l'ha considerata espressamente, sullo sfondo di un sistema orientato fondamentalmente su due soli modelli societari riferiti l'uno alla società a responsabilità limitata e l'altro alla società per azioni. Per tale motivo, si è persino dubitato della coerenza della scelta legislativa di far persistere la società in accomandita come tipo a sé stante, ritenendo, per altro, che anche l'opzione alternativa, rappresentata dall'eventuale inserimento del regime di amministrazione della società in accomandita per azioni – che costituisce il carattere peculiare di tale tipo societario – all'interno del diverso regime della società per azioni, sarebbe risultata illogica (Bertuzzi, Bozza, Sciumbata, 231). A testimonianza dello scarso interesse del legislatore riformista del 2003, la stessa Relazione al d.lgs. n. 5/2003 non menziona affatto la società in accomandita per azioni; e, del resto, le modifiche introdotte dalla riforma si riducono alla nuova numerazione degli articoli, dal 2452 al 2461, anziché dal 2462 al 2471 del codice del 1942, nonché a poche altre modifiche nella rubrica dei cennati articoli. La modestia del ruolo riservato, dalla riforma delle società di capitali, alla società in accomandita per azioni ha indotto la dottrina ad interrogarsi nuovamente sulla sua funzione e sulle sue fortune. È noto che, nei disegni degli estensori del codice del 1942, la società in accomandita per azioni – che, come contropartita della loro posizione preminente (Relazione ministeriale al codice civile, n. 1001) impone la responsabilità illimitata agli amministratori – avrebbe dovuto favorire il passaggio dall'impresa individuale all'impresa aperta al finanziamento del capitale di rischio, consentendo, tuttavia, al fondatore di conservare la direzione dell'impresa (Relazione ministeriale al codice civile, n. 1000). Al contrario, la società in accomandita per azioni è diventata, non già un tipo societario di impresa, bensì, all'opposto, una comunione di godimento in forma di società. Del resto il numero delle società in accomandita per azioni è stato storicamente sempre assai modesto, né la riforma del 2003 sembra avere dato nuovo slancio a tale tipo societario. Il socio accomandatarioIl socio accomandatario, con la sua responsabilità illimitata, costituisce il tratto distintivo dell'intero tipo societario, tanto che quest'ultimo viene definito per differenza rispetto alla società per azioni proprio per tale aspetto connotante. Le norme confermano il ruolo decisivo del socio accomandatario in quanto, ai sensi dell'art. 2458, la s.a.p.a. si scioglie se, nel caso di cessazione dall'ufficio di tutti gli accomandatari, non si è provveduto alla loro sostituzione ed i sostituti non hanno accettato la carica, entro il termine di sei mesi. La peculiarità di tale figura consiste poi nella sua relazione biunivoca con la carica di amministratore, nel senso che non si può essere amministratori senza essere soci accomandatari, né si può essere soci accomandatari senza essere amministratori, tanto che la Relazione ministeriale al codice civile definisce gli accomandatari di una s.a.p.a. quali «amministratori permanenti». La dottrina riconduce il ruolo del socio accomandatario ad un «ufficio privato» – in consonanza con il termine adoperato proprio dall'art. 2461, comma 2 – per cui la disciplina non sarebbe posta nell'esclusivo interesse degli stessi accomandatari, i quali sarebbero investiti non solo di un potere, bensì anche di un dovere, di amministrare (Costi, 119). Tale nesso indissolubile (Graziani, 432) distingue il tipo anche dalla s.a.s., nella quale, diversamente, si può essere socio accomandatario senza essere anche amministratore (art. 2318, comma 2), così come, reciprocamente, si può essere amministratore pur essendo accomandante, salvo perdere il beneficio della responsabilità limitata e rischiare l'esclusione, ex art. 2320, comma 1, o, persino, secondo taluni, restando estraneo alla compagine sociale (Auletta, 147; Cagnasso, Irrera, 61; Cottino, 684; Minervini, 250). Ne consegue un singolare regime della responsabilità dell'accomandatario che non trova eguali in nessun altro tipo societario, malgrado il rinvio operato dall'art. 2461 all'art. 2304 in tema di responsabilità dell'accomandatario nella società a base personale. In primo luogo, infatti, il medesimo art. 2461, comma 2, precisa e limita tale rinvio escludendo la responsabilità degli accomandatari per «le obbligazioni della società sorte posteriormente all'iscrizione nel registro delle imprese della cessazione dall'ufficio»; diversamente, come è noto, gli accomandatari della s.a.s. restano illimitatamente responsabili per le obbligazioni sociali a prescindere dall'assunzione della carica di amministratore – che, come si è detto, può mancare – o dalla sua durata, in quanto la responsabilità illimitata perdura in capo ai soci accomandatari della s.a.s. anche dopo la cessazione dalla carica amministrativa. Inoltre, in carenza di un espresso dato normativo, si è discusso se la responsabilità illimitata dell'accomandatario di una s.a.p.a. si estenda anche alle obbligazioni pregresse all'assunzione della sua carica, nonché, se, con specifico riferimento alla disciplina fallimentare, la responsabilità dell'accomandatario debba intendersi illimitata nel senso di cui alla disposizione dell' art. 147 l. fall., con la conseguente soggezione al fallimento degli azionisti accomandatari. L'azionista accomandante.Salvo la norma del comma 1, che contiene la limitazione della responsabilità dei soci accomandanti alla quota del capitale sottoscritto, si ritiene che per ogni altro aspetto lo status di tali soci sia disciplinato dalle norme in materia di azionista della s.p.a. (Cottino, 684; Galgano, 16). Tale conclusione vale anche per il caso in cui un accomandante si ingerisca nella gestione della s.a.p.a., trovando applicazione in questo caso i principî in materia di amministratore di fatto della s.p.a., anziché le norme, dettate esclusivamente per la s.a.s., dall'art. 2320 (Cottino, 687; Galgano, 85). BibliografiaAbriani, Società in accomandita per azioni, in Comm. S.B., Bologna-Roma, 2005; Auletta, Appunti di diritto commerciale, Milano, 1946; Barcellona, Costi, Grande Stevens, Società in accomandita per azioni, in Comm. 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