Codice Civile art. 2506 bis - Progetto di scissione (1).

Cecilia Bernardo

Progetto di scissione (1).

[I]. L'organo amministrativo delle società partecipanti alla scissione redige un progetto dal quale devono risultare i dati indicati nel primo comma dell'articolo 2501-ter ed inoltre l'esatta descrizione degli elementi patrimoniali da assegnare a ciascuna delle società beneficiarie e dell'eventuale conguaglio in danaro.

[II]. Se la destinazione di un elemento dell'attivo non è desumibile dal progetto, esso, nell'ipotesi di assegnazione dell'intero patrimonio della società scissa, è ripartito tra le società beneficiarie in proporzione della quota del patrimonio netto assegnato a ciascuna di esse, così come valutato ai fini della determinazione del rapporto di cambio; se l'assegnazione del patrimonio della società è solo parziale, tale elemento rimane in capo alla società trasferente.

[III]. Degli elementi del passivo, la cui destinazione non è desumibile dal progetto, rispondono in solido, nel primo caso, le società beneficiarie, nel secondo la società scissa e le società beneficiarie. La responsabilità solidale è limitata al valore effettivo del patrimonio netto attribuito a ciascuna società beneficiaria.

[IV]. Dal progetto di scissione devono risultare i criteri di distribuzione delle azioni o quote delle società beneficiarie. Qualora il progetto preveda una attribuzione delle partecipazioni ai soci non proporzionale alla loro quota di partecipazione originaria, il progetto medesimo deve prevedere il diritto dei soci che non approvino la scissione di far acquistare le proprie partecipazioni per un corrispettivo determinato alla stregua dei criteri previsti per il recesso, indicando coloro a cui carico è posto l'obbligo di acquisto. Il progetto di scissione mediante scorporo non contiene i dati di cui ai numeri 3), 4), 5) e 7) dell'articolo 2501-ter, primo comma, ne' altro contenuto incompatibile con l'assegnazione delle azioni o quote delle società beneficiarie alla società stessa, anziché ai suoi soci 1.

[V]. Il progetto di scissione è depositato per l'iscrizione nel registro delle imprese ovvero pubblicato sul sito Internet della società a norma dell'articolo 2501-ter, commi terzo e quarto (2).

(1) V. nota al Capo X.

(2) L'art. 1 d.lg. 22 giugno 2012, n. 123, ha così sostituito il comma. Il testo precedente recitava: «Il progetto di scissione deve essere pubblicato a norma dell'ultimo comma dell'articolo 2501-ter».

[1] Il periodo da  «Il progetto di scissione» a «anziché ai suoi soci» è stato aggiunto dall'art. 51, comma 3, lett. b), d.lgs. 2 marzo 2023, n. 19.  Ai sensi dell'art. 56, comma 2, del medesimo decreto, il citato art. 51 si applica a decorrere dalla data di entrata in vigore del decreto. La società che ha trasferito la sede statutaria all'estero prima di tale data mantenendo l'iscrizione nel registro delle imprese continua a essere regolata dalla legge italiana e, ai fini della giurisdizione e della legge applicabile, la sua sede si considera ubicata presso il registro delle imprese presso il quale ha mantenuto l'iscrizione. Per l'applicazione, v., inoltre, quanto disposto dai commi 1, 4 e 5 del d.lgs. n. 19, cit.

Inquadramento

Il procedimento di scissione ricalca il procedimento di fusione mediante richiamo espresso alle norme che lo disciplinano, constando pertanto nella redazione del progetto di scissione e deposito dei documenti informativi di cui all'articolo 2506-ter c.c., nella deliberazione di scissione da parte di tutte le società che partecipano all'operazione e nell'atto di scissione.

Il progetto di scissione è unico per tutte le società ed è redatto dall'organo amministrativo delle medesime, il quale deve attenersi al contenuto del progetto di fusione in forza dell'espresso richiamo all'articolo 2501-ter c.c.

Quanto al contenuto del progetto, l'art. 51 del d.lgs. 2 marzo 2023, n. 19, nell'introdurre la figura della scissione mediante scorporo all'art. 2506.1 c.c., ha integrato il quarto comma dell'articolo in esame, precisando che, in tal caso, il progetto di scissione non contiene i dati di cui ai numeri 3), 4), 5) e 7) dell'art. 2501-ter , primo comma, né altro contenuto incompatibile con l'assegnazione delle azioni o quote delle società beneficiarie alla società stessa, anziché ai suoi soci.

Gli elementi del progetto di scissione

Il progetto di scissione deve contenere, a norma del primo comma, un'indicazione esatta degli elementi patrimoniali che la società scissa assegnerà alle beneficiarie, poiché la norma è posta a tutela non solo dei soci, ma anche dei terzi.

Il legislatore ha perciò individuato criteri suppletivi di attribuzione dell'attivo (secondo comma) e del passivo (terzo comma), nell'ipotesi di omissione di una chiara ed esatta indicazione.

Tali criteri divengono operanti «solo qualora dal progetto di scissione non risulti chiaramente la destinazione di uno o più degli elementi attivi o passivi del patrimonio» (Irrera, 271).

Il principio è stato affermato anche dalla giurisprudenza di legittimità, la quale ha statuito che «la regola suppletiva di responsabilità è destinata ad entrare in gioco quando la destinazione dell'elemento del passivo, non possa essere desunto dal progetto, e non già per il fatto che non figuri tra gli elementi descritti» (Cass. n. 6526/2003).

Nello specifico, qualora il dubbio insista su un elemento dell'attivo, si deve ritenere che sia stato ripartito tra le società beneficiarie in proporzione delle quote del patrimonio assegnate, nel caso di scissione parziale rimane invece in capo alla società trasferente.

Per gli elementi passivi, risponderanno in solido le società coinvolte nei limiti del patrimonio netto assegnato, ma se si tratta di un debito tributario, la giurisprudenza ha derogato al criterio della responsabilità pro quota, sancendo una responsabilità illimitata e solidale incombente su tutte le società partecipanti all'operazione (Trib. Benevento, 22 agosto 2016, n. 1952, richiamando un principio già espresso dalla giurisprudenza di legittimità, Cass. sez. trib., n. 13059/2015).

In tema di scissione di società, l'omessa o insufficiente descrizione specifica, da parte degli amministratori, degli elementi patrimoniali da trasferire a ciascuna delle società beneficiarie non è di ostacolo alla ricerca della volontà desumibile dal progetto di scissione; ove, pertanto, dal progetto di scissione risulti chiaramente la volontà di trasferire alla società beneficiaria un ramo di azienda nel quale sia certamente incluso un elemento patrimoniale del passivo, il mero fatto che quest'ultimo elemento non sia oggetto di un'analitica indicazione nell'allegata situazione patrimoniale non determina l'applicazione della regola suppletiva di responsabilità per il passivo di cui al terzo comma dello stesso art. 2504-octies, la quale è destinata ad entrare in gioco allorché la destinazione dell'elemento del passivo non sia desumibile dal progetto, e non già, semplicemente, per il fatto che esso non figuri tra gli elementi esattamente descritti (Cass. n. 6526/2003).

Recentemente, si è affermato che non può essere iscritto nel registro delle imprese il trasferimento di partecipazioni di una S.r.l. assegnate alla beneficiaria a seguito di una scissione parziale, ove tali partecipazioni, benché individuate nel progetto di scissione, non siano poi indicate né nell'elenco contenente gli elementi patrimoniali attribuiti alla beneficiaria di nuova costituzione allegato alla decisione di scissione né nell'atto di scissione (Giudice registro Roma, 24 aprile 2015, in Riv. not., 2015, II, 655).

Quanto alla responsabilità solidale delle società coinvolte, si afferma che la responsabilità, solidale e sussidiaria, della società beneficiaria di una scissione parziale per debiti rimasti in capo alla scissa, già infruttuosamente escussa, è limitata al valore effettivo del patrimonio che le è stato assegnato, corrispondente non a quello contabile, bensì al «valore rettificato», ottenuto calcolando le attività a valori correnti e non storici (Trib. Milano, 22 luglio 2013, in Giur. it., 2013, 12). Quando dal progetto di scissione non sia desumibile a quale tra le società beneficiarie debba far carico un debito della società scissa (che, nella fattispecie, aveva conservato parte del suo patrimonio), rispondono in solido tutte le società, senza che le prime possano eccepire il beneficio della previa escussione della seconda, dovendo essere rispettato soltanto il limite costituito dal valore effettivo del patrimonio netto attribuito a ciascuna di esse (Trib. Torino, 21 luglio 2009, in Giur. it., 2010, 121).

Il progetto di bilancio deve indicare, inoltre, i criteri di distribuzione ai soci delle azioni o delle quote delle società beneficiarie. I criteri di distribuzione possono essere proporzionali o meno.

Nel primo caso, ciascun socio acquista una partecipazione in tutte le società beneficiarie nella stessa proporzione in cui partecipava alla società scissa (Lucarelli 1653). Si ha scissione non proporzionale allorquando le azioni o quote delle beneficiarie sono assegnate ai soci della scissa, senza considerare le originarie percentuali di partecipazione al capitale sociale della società che si scinde: all'esito dell'operazione, quindi, i soci della scissa saranno anche soci (nell'ipotesi di scissione parziale) o soltanto soci (nel caso di scissione totale) di una o più delle società beneficiarie (Morano par. 2). In tale ipotesi, infatti, i soci della scissa potranno anche non divenire soci di tutte le beneficiarie.

Il quarto comma della disposizione in commento è stato modificato dall' art. 51, comma 3, lett. b), d.lgs. 2 marzo 2023, n. 19 al fine di prevedere che il progetto di scissione mediante scorporo è semplificato in quanto non deve contenere alcuni dei dati previsti dall'articolo 2501 ter (che disciplina il progetto di fusione), non necessari alla luce della natura stessa dell'operazione e prevede una generale clausola di compatibilità secondo cui nel progetto non devono esservi contenuti incompatibili con l'assegnazione delle azioni o quote delle società beneficiarie alla società scissa, anziché ai suoi soci.

Per i contratti pendenti, non avendo il legislatore fornito specificazioni in merito, troveranno applicazione per analogia, le norme in tema di trasferimento d'azienda (Campobasso, 568, nt. 1).

Il progetto di scissione deve anche contenere l'indicazione dei criteri di distribuzione ai soci delle azioni o delle quote delle società. Generalmente viene adottato un criterio proporzionale, in modo da non alterale gli equilibri sociali, ma in caso contrario, il legislatore ha introdotto il meccanismo di tutela dei soci già disciplinato dalla normativa in tema di fusione, l'opposizione dei soci e dei creditori.

Si è affermato che non può essere iscritto nel registro delle imprese il trasferimento di partecipazioni di una S.r.l. assegnate alla beneficiaria a seguito di una scissione parziale, ove tali partecipazioni, benché individuate nel progetto di scissione, non siano poi indicate né nell'elenco contenente gli elementi patrimoniali attribuiti alla beneficiaria di nuova costituzione allegato alla decisione di scissione né nell'atto di scissione (Giudice registro Roma, 24 aprile 2015, in Riv. not., 2015, II, 655).

Nel vigore della formulazione precedente, i soci di minoranza avevano diritto ad ottenere azioni o quote di tutte le società partecipanti, conservando lo stesso assetto proprietario pro quota precedente all'operazione. La disciplina vigente invece prevede una tutela più attenuata, in primis poiché si rivolge unicamente ai soci che non abbiano votato favorevolmente alla scissione e non anche ai soci di minoranza, ed anche poiché l'unico diritto riconosciuto è il diritto di exit, ovvero il diritto ad obbligare alcuni soci all'acquisto della partecipazione del socio dissenziente.

La tutela dei soci arretra da una posizione reale, volta ad obbligare la maggioranza a salvaguardare il diritto ad un'attribuzione proporzionale, ad una posizione obbligatoria, ottenendo un mero diritto ad uscire dalla compagine sociale, mediante restituzione del valore della partecipazione sociale posseduta. La disposizione si giustifica nell'ottica di una riconosciuta preminenza dell'interesse alla salvaguardia delle scelte imprenditoriali, sottraendole a ricatti delle minoranze (Civerra, 236).

In forza di detta disposizione, il progetto di scissione deve contenere anche l'indicazione del socio obbligato all'acquisto della partecipazione sociale.

Il diritto di exit deve essere esercitato entro i termini e con le modalità stabilite nel progetto, in mancanza, se si ha riguardo all'interesse del socio, si deve ritenere consentito sino alla stipula dell'atto di scissione; se si dovesse ritenere prevalente l'interesse sociale, il diritto di riscatto dovrebbe essere esercitato prima della prima assemblea convocata per l'approvazione della scissione, onde consentire alla società di meglio calibrare l'assegnazione delle azioni o quote.

Per ciò che concerne invece le modalità di esercizio, è da preferire la tesi che qualifica il diritto de quo come proposta irrevocabile di acquisto ex art. 1329 c.c., sottoscritta dal terzo anteriormente alla decisione di scissione e contestuale al deposito del progetto.

Quanto al dibattito se l’atto di scissione possa essere oggetto di azione revocatoria ordinaria, cfr., sub art. 2506-quater.

Adempimenti successivi

Visto il richiamo all'art. 2501-ter c.c., il progetto di scissione deve essere iscritto nel registro delle imprese. Da tale adempimento decorre il termine di trenta giorni per deliberare la decisione in merito all'atto di scissione, termine che può essere rinunziato con il consenso unanime di tutti i soci. La rinunzia può avere riguardo unicamente al termine, non anche agli adempimenti pubblicitari, i quali sono previsti anche nell'interesse dei terzi, da cui ne discende la prescritta obbligatorietà.

La disciplina consente la pubblicazione sul sito internet delle società coinvolte, in luogo della pubblicazione sul Registro delle Imprese, purché siano adottate accortezze che garantiscano la sicurezza del sito, l'autenticità dei documenti e la certezza della data; ma mentre le ultime prescrizioni sono ovviabili mediante l'adozione del sistema di certificazione con firma digitale, sembra più difficile garantire anche la sicurezza del sito, atteso che ad oggi i siti delle società non sono censiti nel registro delle imprese.

Bibliografia

Cambobasso, Diritto commerciale, 2, Diritto delle scoietà, Torino, 1995; Civerra, Le operazioni di fusione e scissione, Milano, 2003; Irrera, Scissione delle società, in Dig. comm., XIII, Torino, 1996.

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