Codice Civile art. 2485 - Obblighi degli amministratori (1).Obblighi degli amministratori (1). [I]. Gli amministratori devono senza indugio accertare il verificarsi di una causa di scioglimento e procedere agli adempimenti previsti dal terzo comma dell'articolo 2484. Essi, in caso di ritardo od omissione, sono personalmente e solidalmente responsabili per i danni subiti dalla società, dai soci, dai creditori sociali e dai terzi. [II]. Quando gli amministratori omettono gli adempimenti di cui al precedente comma, il tribunale, su istanza di singoli soci o amministratori ovvero dei sindaci, accerta il verificarsi della causa di scioglimento, con decreto che deve essere iscritto a norma del terzo comma dell'articolo 2484. (1) V. nota al Capo VIII. InquadramentoL'art. 2485 disciplina gli obblighi degli amministratori nella fase della liquidazione. Secondo quanto previsto dall'art. 2485 gli amministratori debbono accertare il verificarsi di una delle cause di scioglimento e procedere agli adempimenti pubblicitari di cui all'art. 2484, comma 1. Al tempo stesso, viene individuato il regime di responsabilità degli amministratori, in caso di inadempimento dei doveri loro imposti dalla legge, ovvero nell'ipotesi in cui, nell'esercizio dei poteri loro riconosciuti, arrechino un danno alla società, ai soci e/o ai terzi. L'obbligo di accertamento della causa di scioglimento e gli adempimenti pubblicitariL'art. 2485, comma 1, prevede un vero e proprio «obbligo di accertamento» della causa di scioglimento a carico dell'organo gestorio. È stato osservato (Niccolini, 1728) che la norma in commento non può trovare applicazione relativamente alle ipotesi descritte: - nell'art. 2484, comma 1, n. 6, poiché gli effetti dello scioglimento si verificano dalla data di iscrizione della deliberazione assembleare di scioglimento anticipato, che deve essere depositata a cura del notaio verbalizzante presso il registro delle imprese; - nell'art. 2484, comma 1, n. 7, in caso di scioglimento anticipato per altre cause previste dallo statuto o dall'atto costitutivo, visto che l'art. 2484, comma 3 rimanda all'atto costitutivo o allo statuto l'indicazione degli organi e dei soggetti a cui spetti decidere ed accertare la causa di scioglimento ed i relativi adempimenti pubblicitari; - nello scioglimento che segue alla dichiarazione di nullità della società, in quanto deve essere iscritto il dispositivo della relativa sentenza dichiarativa, a cura degli amministratori o dei liquidatori. Ove la causa di scioglimento debba essere oggetto di accertamento da parte dell'organo amministrativo, qualunque sia il sistema di amministrazione adottato, detto accertamento dovrà essere effettuato necessariamente nelle forme prescritte per l'adozione delle decisioni dell'organo amministrativo (ad esempio, anche l'amministratore delegato, che sia titolare della più ampia delega operativa possibile, non potrà fare a meno di coinvolgere l'intero organo per una deliberazione sul punto) (Sanzo, 1673). Dalla formulazione legislativa apparirebbe chiaro che la decisione dell'organo amministrativo sul punto abbia una portata puramente dichiarativa: la causa di scioglimento preesiste alla dichiarazione degli amministratori, che si limitano ad accertarne e, appunto, a dichiararne la ricorrenza, ai fini della iscrizione di essa nel registro delle imprese. Pertanto, la pubblicità della causa di scioglimento è solo l'evento da cui discendono, nei confronti dei terzi, gli effetti dello scioglimento, che comunque opererebbe sempre automaticamente (Buonocore, 187 ss.). Verificata la sussistenza di una causa di scioglimento, insorge l'obbligo, sempre a carico dell'organo amministrativo, di fare luogo agli adempimenti imposti dall'art. 2484, comma 3. Tali adempimenti trovano il proprio culmine sempre e comunque nella iscrizione della causa di scioglimento, presso il registro delle imprese, dell'atto con cui gli amministratori accertano una causa di scioglimento. Il termine per il rilevamento della causa di scioglimento da parte dell'organo amministrativoLa rilevazione della causa di scioglimento e l'adempimento dei relativi obblighi pubblicitari, per mandare esenti da responsabilità gli amministratori, devono essere effettuati senza indugio, secondo quanto dispone ancora l'art. 2485, comma 1: non viene individuato un termine fisso, ma certo si tende ad esaltare la rapidità con cui gli amministratori debbono fare luogo al richiesto accertamento. L'elasticità di siffatto termine, da un lato, ben si coniuga con la differente natura (e dunque con le differenti modalità di emersione e con le differenti modalità di accertamento) delle diverse cause di scioglimento previste dalla legge, e, dall'altro lato, consente di lasciare all'interprete ogni valutazione che tenga opportunamente conto della peculiarità delle singole fattispecie (Vaira, 2053 e Sanzo, 1671). La responsabilità degli amministratori per inadempimento degli obblighi ex art. 2485, comma 1In caso di ritardo o di omissione nell'accertamento, gli amministratori incorrono in una responsabilità solidale e personale per i danni subiti dalla società, dai soci, dai creditori sociali o dai terzi. Inoltre, si tratterà di accertare in sede risarcitoria la ricorrenza del danno e il nesso di causalità tra pregiudizio e condotta degli amministratori qualora il soggetto leso sia la società, trattandosi di responsabilità contrattuale. Diversamente, nel caso di danno ai soci, terzi o creditori sociali, dovrà essere ulteriormente accertata l'esistenza di un comportamento doloso o colposo degli amministratori (Bonechi, 2124). L'intervento sostitutivo del tribunaleI presupposti Secondo la previsione dell'art. 2485, comma 2, in caso di omissione, da parte degli amministratori, degli adempimenti conseguenti al verificarsi della causa di scioglimento è possibile attivare il procedimento suppletivo, di natura giudiziaria, di accertamento della causa di scioglimento. In dottrina, è stato sottolineato il fatto che mentre l'art. 2485, comma 1, individua, come fonte di responsabilità degli amministratori, sia il ritardo sia l'omissione in cui essi siano incorsi nell'accertamento della causa di scioglimento, l'art. 2485, comma 2, individua la sola omissione di essi amministratori come causa giustificatrice dell'attivazione del procedimento giudiziario suppletivo (Vaira, 2057). Per cui, in presenza di tale omissione sarà il tribunale che, «su istanza di singoli soci o amministratori ovvero dei sindaci», farà luogo, con decreto, all'accertamento della ricorrenza di una causa di scioglimento: il decreto in questione dovrà poi essere iscritto nel registro delle imprese e, da quel momento, decorreranno gli effetti di cui all'art. 2484, comma 3. La legittimazione Per quanto concerne la legittimazione all'attivazione del procedimento, certamente lo sono i singoli soci, del tutto a prescindere dal valore e dalla percentuale di loro partecipazione al capitale sociale: il solo fatto di essere socio legittima alla proposizione del ricorso in questione, senza che siano prescritti ulteriori requisiti soggettivi (Niccolini, 1732). Discorso analogo vale per gli amministratori, nel senso che pare indiscutibile la loro legittimazione individuale, che scaturisce dal solo fatto di rivestire la carica di amministratori: essi, però, non potranno limitarsi a dedurre sul piano formale una omissione dell'organo cui appartengono rispetto agli adempimenti imposti dall'art. 2485, comma 1, ma dovranno anche dimostrare di avere preventivamente assunto tutte le iniziative in loro potere per provocare, nelle forme correlate alla struttura dell'organo amministrativo, l'adozione della «dichiarazione» di accertamento dello scioglimento (Niccolini, 1732). Valutazioni, diverse, invece, debbono essere espresse con riguardo ai sindaci, la cui posizione ha posto problemi di natura interpretativa, soprattutto a causa della formulazione letterale dell'art. 2485, comma 2, che sembra attribuire la legittimazione in discussione, da un lato, «ai singoli soci o amministratori» (con la esaltazione del carattere individuale della legittimazione) e, dall'altro lato, ai «sindaci», così ponendo almeno in apparenza una differenziazione tra le due categorie (Niccolini, 1732 e nello stesso senso (GIANNELLI DELL'OSSO, 966)). Sempre in dottrina, è stato osservato che la norma «sembra conservare la legittimazione collegiale dei sindaci già presente nel vecchio art. 2450», ante riforma del 2003 (Niccolini, 1732 e nello stesso senso Giannelli Dell’Osso, 966). D'altra parte, non è mancato chi ha escluso l'ammissibilità della lettura che intenda limitare al solo organo collegiale di controllo la legittimazione alla proposizione dell'istanza in questione e non estenderla anche ai suoi singoli componenti (Prato, 1512). In realtà, non pare esserci ragione per discostarsi dalla lettera della norma: il sindaco che, a livello individuale, rilevi una causa di scioglimento, ne farà segnalazione al consiglio di amministrazione e, nell'inerzia di questo, si attiverà affinché il collegio sindacale si riunisca ed eventualmente assuma l'iniziativa che l'art. 2485, comma 2, consente all'organo nel suo complesso (Sanzo, 1679). In giurisprudenza, si veda Trib. Biella, 4 giugno 2004 (in Giur. it., 2004, 1683) e Trib. Napoli, 25 maggio 2011 (in Foro it., 2012, 5, 1, 1613), secondo cui, quando si verifica una causa di scioglimento di una società di capitali e gli amministratori, che hanno l'obbligo di accertarla, non vi provvedono, l'istanza di accertamento può essere presentata al tribunale da ogni sindaco individualmente. Il procedimento Quanto agli aspetti processuali, si ritiene debba trattarsi di un procedimento di volontaria giurisdizione, come emerge palesemente dalla previsione che lo stesso sia definito con un decreto (Sanzo, 1679). Il decreto è privo di carattere decisorio; ne consegue che gli interessati che contestino l'avveramento della causa di scioglimento potranno decidere di promuovere un giudizio ordinario (GUSSO, sub art. 2485, VAIRA, 2058). In giurisprudenza, così Cass. n. 1983/2005, in Società, 2006, 3, 314. Per ciò che concerne i poteri del tribunale, si sono posti alcuni dubbi interpretativi, ancora scaturenti dalla formulazione della disposizione dell'art. 2485, comma 2: il testo, infatti, parrebbe lasciare al tribunale esclusivamente il potere di accertare la causa di scioglimento e di emettere il decreto che, conseguentemente, dovrà essere iscritto nel registro delle imprese, mentre non sembra attribuire all'organo giudiziario, in questa prima fase, anche il potere di convocazione dell'assemblea per la nomina dei liquidatori, previsto dall'art. 2487, comma 2. A questo proposito, si è ritenuto che la norma rappresenterebbe un significativo appesantimento del procedimento liquidatorio che, di fatto, pur in una situazione di persistente e comprovata inerzia degli organi sociali, imporrebbe un doppio percorso giudiziario, dovendo gli interessati rivolgersi al tribunale dapprima – ex art. 2484, comma 2 – per l'accertamento della sussistenza della causa di scioglimento e, successivamente – ex art. 2487, comma 2 –, in caso di ulteriore inerzia degli amministratori, per la convocazione dell'assemblea deputata alla nomina dei liquidatori (Pasquariello, 1574). In realtà, parrebbe preferibile che – in coerenza con un disegno complessivo di forte privatizzazione e di «degiurisdizionalizzazione» della vita societaria – la lettura più corretta dell'art. 2485, comma 2, sia proprio quella che induce a ritenere, in piena coerenza con il dato testuale, che il tribunale debba semplicemente limitarsi a fare luogo alla pronuncia di accertamento della sussistenza di una causa di scioglimento: dopo di che gli ulteriori incombenti tornano a dover essere compiuti dagli amministratori (Sanzo, 1681). Si segnala una pronuncia della Corte di cassazione, la quale, riguardo al possibile verificarsi di una (parziale) sovrapposizione tra il processo ordinario di cognizione e il procedimento camerale (come, ad esempio, quello che si svolge ai sensi dell'art. 2910 c.c.), osserva come tale situazione si verifichi spesso nel caso in cui le parti siano in conflitto tra loro riguardo al rapporto giuridico che comprende la questione sulla quale, per legge, il giudice camerale è chiamato a pronunciarsi. Un esempio si ritrova nel caso in cui esista tra i soci un conflitto in ordine all'effettiva sussistenza di una causa di scioglimento della società rispetto al corrispondente accertamento camerale (Cass., n. 3653/2023). BibliografiaBonechi, Sub art. 2485, in Aa.Vv, Codice delle società, a cura di Abriani, Milano, 2016, 2122; Buonocore, La fine dell'impresa societaria a base capitalistica, in Bassi, Buonocore, Pescatore, La riforma del diritto societario, Torino, 2003, 187; Giannelli, Dell'Osso, in Commentario del codice civile, a cura di Gabrielli E., Delle società - Dell'azienda. Della concorrenza, artt. 2452-2510, a cura di Santosuosso, Torino, 2015; sub art. 2485, Gusso, in Bonfante, Corapi, De Angelis, Napoleoni, Rordorf, Salafia (a cura di), Codice commentato delle società , Milano, 2011; Niccolini, Sub art. 2485, in Società di capitali: commentario, a cura di Niccolini, Stagno d'Alcontres, II, Napoli, 2004, 1728; Pasquariello, Sub art. 2485, in Commentario breve al diritto delle società, a cura di Maffei Alberti, Milano, 2017, 1571; Prato, Sub artt. 2485 e 2486, in Aa.Vv, Codice commentato delle s.p.a., diretto da Fauceglia, Schiano di Pepe, II, 2, Torino, 2007, 1510; Sanzo, Scioglimento e liquidazione, in Aa.Vv, Le nuove s.p.a., a cura di Cagnasso, Panzani, Bologna, 2010, 1663; Vaira, Sub art. 2484, in Aa.Vv, Il nuovo diritto societario, diretto da Cottino, Bonfante, Cagnasso, Montalenti, III, Bologna, 2004, 2019. |