Codice Civile art. 2491 - Poteri e doveri particolari dei liquidatori (1).

Salvatore Sanzo

Poteri e doveri particolari dei liquidatori (1).

[I]. Se i fondi disponibili risultano insufficienti per il pagamento dei debiti sociali, i liquidatori possono chiedere proporzionalmente ai soci i versamenti ancora dovuti.

[II]. I liquidatori non possono ripartire tra i soci acconti sul risultato della liquidazione, salvo che dai bilanci risulti che la ripartizione non incide sulla disponibilità di somme idonee alla integrale e tempestiva soddisfazione dei creditori sociali; i liquidatori possono condizionare la ripartizione alla prestazione da parte del socio di idonee garanzie.

[III]. I liquidatori sono personalmente e solidalmente responsabili per i danni cagionati ai creditori sociali con la violazione delle disposizioni del comma precedente.

(1) V. nota al Capo VIII.

Inquadramento

Alla disciplina generale in tema di poteri, doveri e responsabilità si accompagna, come già posto in rilievo (e come, peraltro, già accadeva nel sistema precedente, sia pure con disposizioni decisamente più rigorose) la regolamentazione specifica («particolare», secondo la rubrica dell'art. 2491) degli stessi temi con riguardo alla condotta da tenere in tema di ripartizione e di «recupero» del patrimonio societario ai fini del soddisfacimento dei creditori.

Richiesta ai soci di completamento dei conferimenti

Con riguardo ai poteri, l'art. 2491, comma 1, sancisce che i liquidatori possano richiedere ai soci che ancora non abbiano «liberato» le partecipazioni sottoscritte, di effettuare i versamenti ancora dovuti.

Non deve crearsi equivoco in ordine al presupposto per l'esercizio del potere in questione, individuato dalla locuzione introduttiva dell'art. 2491, comma 1: «se i fondi disponibili risultano insufficienti per il pagamento dei debiti sociali ...». Il legislatore, evidentemente, non ha inteso riferirsi ad una situazione della società che possa minimamente presentare le caratteristiche dell'insolvenza, ma, molto più semplicemente, ad una situazione di temporanea carenza di liquidità, che impone al liquidatore di riscuotere i crediti vantati dalla società nei confronti dei soci, al fine di far fronte alle esigenze della liquidazione (Sanzo, 1724 ss.).

Coerentemente con quanto ora rilevato, in dottrina si è ritenuto che, a differenza degli amministratori, i liquidatori non possano richiedere a loro discrezione ai soci i versamenti ancora eventualmente dovuti sul capitale sottoscritto, ma unicamente ove ciò risulti necessario per l'insufficienza dei fondi disponibili, intendendosi per tale anche la temporanea illiquidità e non necessariamente l'insufficienza dell'attivo a ripianare il passivo, ovvero per porre rimedio a situazioni di crisi della società ed evitarne quindi il fallimento (Bartolomucci, 107; Dimundo, 178). Perciò, il potere dei liquidatori è limitato a quanto strettamente necessario per far fronte ai debiti scaduti di cui sia stata accertata con sicurezza l'impossibilità di tempestivo soddisfacimento col ricorso ad altre attività (Dimundo, 179).

Da un punto di vista per così dire «operativo», i liquidatori debbono rispettare la regola della parità di trattamento tra i soci: perciò, la richiesta deve essere formulata in modo tale da far sì che i soci effettuino i versamenti dovuti in forma «proporzionale» (alla propria percentuale di partecipazione) rispetto alle esigenze della liquidazione (Dimundo, 179; Niccolini, 598; Sanzo, 1724 ss.). Dal canto loro, i soci potranno opporsi alla richiesta ove riescano a dimostrare l'insussistenza del presupposto oggettivo dell'insufficienza di fondi disponibili (non incombendo sui liquidatori l'onere di provare tale presupposto), la negligenza dei liquidatori ovvero l'opportunità di vendere determinati beni (Alessi, 134; Bartolomucci, 109; Dimundo, 179).

Inoltre, in caso di conferimento di prestazioni d'opera o servizi nelle società a responsabilità limitata, di cui all'art. 2464, comma 6, ove alla data di scioglimento il socio non abbia adempiuto integralmente alla propria obbligazione in favore della società, i liquidatori potranno escutere la garanzia prestata ex art. 2465, ovvero accettare la somma di denaro che sia offerta dal socio in sostituzione della garanzia a suo tempo prestata (Bartolomucci, 108).

Infine, si è ritenuto che, nel caso di manifesta insufficienza dell'attivo al ripianamento del passivo i liquidatori dovrebbero promuovere la dichiarazione di fallimento in proprio della società (Bartolomucci, 107; Salafia, 381).

Ripartizione di acconti sul risultato della liquidazione

Per quanto attiene invece agli obblighi in materia di ripartizione, l'art. 2491, comma 2, ha introdotto una norma decisamente innovativa, nella misura in cui non solo elimina il pregresso divieto di ripartizione dei c.d. «acconti di liquidazione» in difetto del preventivo pagamento dei creditori o, quanto meno, dell'accantonamento delle some necessarie per detto pagamento (secondo la previsione dell'art. 2280, comma 1, tutt'ora vigente per le società di persone), ma richiama anche una disciplina più «elastica» delle ripartizioni, che pare voler stabilire un nuovo punto di equilibrio tra interesse dei soci al riparto ed interesse dei creditori al soddisfacimento delle proprie ragioni (Sanzo, 1724 ss.).

La disciplina è costruita in forma tale da consentire (in realtà mediante una limitazione) ai liquidatori di fare luogo al versamento di anticipazioni sull'attivo da liquidazione solo nei limiti in cui i bilanci evidenzino che tale versamento non incide sui diritti dei creditori a conseguire il soddisfacimento integrale ed esatto – delle proprie ragioni di credito (Sanzo, 1724 ss.).

Da un lato, dunque, i liquidatori, quali redattori del bilancio, assumono la responsabilità in relazione alla effettiva sussistenza di attivo che consenta il soddisfacimento anticipato dei diritti dei soci senza lesione delle aspettative dei creditori; dall'altro lato e comunque, l'esercizio di tale facoltà è subordinato non già solo alla sussistenza di una disponibilità patrimoniale sufficiente a soddisfare i creditori, poiché è necessario che i mezzi residui consentano che l'adempimento dei detti debiti sia integrale ed esatto (cioè alle scadenze e nell'ammontare interamente dovuto) (Sanzo, 1724 ss.).

A questo riguardo, in dottrina, è stata esaltata la indubbia innovazione introdotta rispetto alla disciplina dell'art. 2280, per cui «il fatto che la legge non parli più di accantonamento delle somme occorrenti a pagare i debiti sociali, ed in suo luogo esiga una indisponibilità di dette somme ... sembra elimini il dubbio, diffuso tra i commentatori dell'art. 2280, comma 1 ... che una distribuzione di acconti di liquidazione si subordini ad un accantonamento materiale della liquidità, cioè al loro deposito presso un terzo, insufficiente essendo un accantonamento solo contabile» (Niccolini, 1802-1803).

In dottrina, contrariamente a siffatta lettura, vi è chi ha ritenuto che l'innovazione dell'art. 2491 rispetto alla previsione dell'art. 2280, sia assai più limitata (cfr. per tutti Salafia, 381).

La norma dell'art. 2491, comma 2, peraltro, in chiusura consente al liquidatore l'esercizio di tale facoltà di pagamento di acconti di liquidazione, subordinandola alla prestazione da parte del socio di idonee garanzie.

In giurisprudenza, si è posta in risalto la circostanza per cui il potere dei liquidatori di distribuzione ai soci di acconti sul risultato della liquidazione, sia esercitato con particolari cautele, poiché il riparto anticipato dei beni sociali si configura come una distrazione dei beni dal vincolo di destinazione imposto loro all'atto della costituzione della società, prima che detto vincolo sia sciolto a fronte della chiusura della procedura di liquidazione e la cessazione dell'attività di impresa. La posizione dei soci è e deve rimanere pertanto postergata, quanto alla restituzione, rispetto a quella dei creditori sociali, essendo necessario che dalle risultanze del bilancio di liquidazione emerga con certezza come tale attribuzione anticipata non incida sulle somme idonee alla integrale e tempestiva soddisfazione delle pretese di tutti i creditori sociali (Cass. n. 17585/2005, in Giust. civ. Mass., 2005, 6; Trib. Roma, 19 maggio 1995, in Foro it., 96, I, 2258).

Responsabilità dei liquidatori

Il regime di responsabilità connesso all'esercizio di tali particolari attività appare estremamente equilibrato: il liquidatore risponderà personalmente ed in solido con la società delle obbligazioni sociali che dovessero restare insoddisfatte in conseguenza della suddetta attività di ripartizione anticipata dell'attivo della liquidazione (Sanzo, 1724 ss.).

Secondo un primo orientamento dottrinale, si tratterà di una responsabilità con connotazioni di carattere quasi oggettivo, nella misura in cui l'obiettiva insufficienza del patrimonio sociale a soddisfare i creditori, accompagnata dall'avvenuta ripartizione anticipata effettuata in favore di soci, determinerebbe una situazione in cui difficilmente il liquidatore potrebbe fornire una prova liberatoria. Se si sposa tale tesi, allora, sul piano della ricostruzione dogmatica, paiono più affidabili gli orientamenti che collocano tale responsabilità nell'alveo della responsabilità contrattuale «da contatto», piuttosto che nell'area della responsabilità extracontrattuale (Rossi, 2262; Sanzo, 1724 ss.)

Per altri autori, invece, la responsabilità di cui all'art. 2491, comma 3, avrebbe natura aquiliana e rappresenterebbe una specificazione della responsabilità di qui agli artt. 2395, 2476, comma 5, e 2043; essa non potrebbe perciò essere oggettiva, sebbene la norma non faccia riferimento alcuno alla colpa dei liquidatori e sorgererebbe ogni qual volta siano stati distribuiti acconti senza aver accertato l'assenza di pericolo per i creditori con l'uso della richiesta diligenza, nonché eventualmente sulla base di dati di bilancio viziati dall'omessa o inesatta rilevazione di debiti sociali dipesa da negligenza o imperizia dei liquidatori (Niccolini, 717; Vaira, 2119). Coerentemente, stante la natura extracontrattuale della responsabilità in questione, il creditore che agisca per il risarcimento dovrebbe dimostrare la illiceità della condotta, il danno e il nesso causale tra i due precedenti elementi (Ferrari, 1045; Ronco, 634).

Di recente la giurisprudenza di merito ha affermato che, salvo ipotesi di responsabilità connesse alla funzione dei liquidatori, per questi ultimi valgono i principi delineati per la responsabilità degli amministratori. In particolare, il Tribunale di Latina ha si è così pronunciato: “In tema di società a responsabilità limitata, in base all'art. 2489,2 comma, c.c. i liquidatori debbono adempiere i loro doveri con la professionalità e diligenza richieste dalla natura dell'incarico e la loro responsabilità per i danni derivanti dall'inosservanza di tali doveri è disciplinata secondo le norme in tema di responsabilità degli amministratori; quindi, salvo ipotesi particolari di responsabilità, connesse alla specifica funzione dei liquidatori, si può affermare, in relazione al richiamato art. 2489 c.c., che viene ad essere prevista una responsabilità a titolo generale nei confronti della società, dei soci, dei terzi e dei creditori sociali, riconducibile alla disciplina prevista per gli amministratori, con la conseguenza che i principi di seguito delineati, in tema di responsabilità degli amministratori, valgono mutatis mutandis in relazione alla diversa funzione e finalità dell'incarico- anche per la responsabilità dei liquidatori” (Trib. Latina, 13 marzo 2018, n. 702).

Infine, si è sostenuto che il danno risarcibile andrebbe commisurato alla differenza tra la somma pagata al singolo creditore e il suo effettivo credito, nonché agli effetti negativi del ritardo nel pagamento, quand'anche questo sia stato integrale (Vaira, 2119).

Secondo la giurisprudenza, la responsabilità dei liquidatori e l'obbligo del risarcimento del danno sorgerebbe tutte le volte in cui gli stessi abbiano posto in essere una ripartizione anticipata di acconti di liquidazione senza usare la diligenza richiesta dalla natura dell'incarico conferito ai sensi dell'art. 2489, che avrebbe consentito loro una valutazione del rischio di lesione dei diritti (o, più correttamente, delle aspettative dei creditori), ovvero nelle ipotesi in cui la ripartizione anticipata sia stata effettuata in virtù di una inesatta rilevazione dei debiti sociali nei bilanci (conformemente alla regola generale, affinché possa essere riconosciuto il risarcimento del danno arrecato dal liquidatore occorre provare non solo la illiceità del comportamento, ma anche la conseguenza dannosa ed il nesso causale tra danno e comportamento posto in essere; in tal senso, Trib. Milano, 8 marzo 2011, in Soc. 2011, 1138; Trib. Milano, 14 novembre 2007, in Soc. 2009, 1045).

Bibliografia

Alessi, I liquidatori di società per azioni, Torino, 1994, 134; Bartolomucci, I liquidatori: nomina, poteri, doveri e responsabilità, in Bartolomucci, Mandrioli, Pollio, Viotti, Scioglimento e liquidazione delle società di capitali, Milano, 2004; Dimundo, Sub art. 2491, in Aa.Vv., Gruppi, trasformazione, fusione e scissione, scioglimento e liquidazione, società estere, in Lo Cascio, La riforma del diritto societario, IX, Milano, 2003; Ferrari, Responsabilità del liquidatore di società a r.l. per omessa considerazione di un debito, in Soc. 2009; Niccolini, Sub art. 2491, in Aa.Vv., Società di capitali: commentario, a cura di Niccolini, Stagno d'Alcontres, II, Napoli, 2004; Niccolini, Scioglimento, liquidazione ed estinzione della società per azioni, in Tr. Colombo-Portale, VII, 3, Torino, 1997; Ronco, Responsabilità per danni del liquidatore di s.r.l. e debito da finanziamento della controllante alla controllata, in Soc. 2009; Rossi, Sub art. 2491, in Aa.Vv., Il nuovo diritto delle società, a cura di Maffei Alberti, Padova, 2005; Sanzo, Scioglimento e liquidazione, in Le nuove s.p.a., a cura di Cagnasso, Panzani, Bologna, 2010; Salafia, Scioglimento e liquidazione delle società di capitali, in Soc. 2003; Vaira, Scioglimento e liquidazione delle società di capitali, in  Il nuovo diritto societario. Commentario, a cura Cottino, Bonfante, Cagnasso, Montalenti, III, Bologna, 2004.

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