Codice Civile art. 2497 ter - Motivazione delle decisioni (1).

Giuliano Lemme

Motivazione delle decisioni (1).

[I]. Le decisioni delle società soggette ad attività di direzione e coordinamento, quando da questa influenzate, debbono essere analiticamente motivate e recare puntuale indicazione delle ragioni e degli interessi la cui valutazione ha inciso sulla decisione. Di esse viene dato adeguato conto nella relazione di cui all'articolo 2428.

(1) V. nota al Capo IX.

Inquadramento

La norma in esame si colloca nel contesto della enfatizzazione del principio di trasparenza che permea la riforma del diritto societario (Tombari, 2010, 58; Lemme, 47), nell'ottica di valutazione delle attività gestorie (Scognamiglio, 759). Essa si ricollega altresì al principio della business judgement rule (G. Mucciarelli, 226).

A dover essere motivate saranno le decisioni della assemblea, dell'organo amministrativo, del consiglio di sorveglianza, o anche di dirigenti e dipendenti della società eterodiretta (F. Mucciarelli, 2388), ma solo in quanto contrarie ai principî di corretta gestione societaria e imprenditoriale (Tombari, 2010, 60).

Dal momento che si parla di «decisioni» termine di per se ambiguo, occorre adottare una interpretazione estensiva (G. Mucciarelli, 240) che comprenda ogni atto, sia a rilevanza esterna che a rilevanza interna (Lemme, 49). Quando poi vi sia un organo monocratico, questo dovrà necessariamente motivare le proprie decisioni (F. Mucciarelli, 2390), l'unica alternativa essendo quella di rimessione degli atti normalmente di competenza dell'organo monocratico ad un organo collegiale (G. Mucciarelli, 244).

È comunque evidente, a nostro avviso, che la norma, rispetto a quella dell'art. 2391 c.c., pone molti più problemi esegetici, dovuti in parte alla novità del concetto stesso di motivazione al di fuori dell'agire tipico di organi collegiali.

L'influenza della capogruppo

La norma stabilisce che ad essere motivate siano le decisioni influenzate dall'altrui attività di direzione e coordinamento. Si pone dunque il problema di identificare la portata dell'espressione, potendosi oscillare tra le due tesi estreme in cui di fatto nell'attività di direzione e coordinamento la capogruppo influenzi tutte le decisioni, e quella in cui ne influenzi solo un numero minimo.

Si tende peraltro a ritenere che la decisione della società eterodiretta è influenzata solo quando sia attuazione di una direttiva a monte (F. Mucciarelli, 2391; Lemme, 50), anche perché altrimenti l'espressione «quando da questa influenzate» sarebbe ridondante (F. Mucciarelli, 252).

Può dunque concludersi che le decisioni influenzate sono quelle che (presumibilmente) non sarebbero state assunte da una società non eterodiretta, e nelle quali si deve ravvisare un conflitto di interessi sulla singola operazione (F. Mucciarelli, 254).

È bene evidenziare che l'obbligo di motivazione di cui all'art. 2497-ter c.c. comporta di fatto un dovere di disclosure del contenuto delle direttive (Scognamiglio, 765), che a questo punto vanno esplicitate anche se non assunte normalmente in forma scritta (Lemme, 49).

La motivazione della decisione

L'individuazione del contento specifico della motivazione pone a propria volta una serie di problemi.

Anzitutto, occorre soffermarsi sull'avverbio analiticamente, che evidentemente impedisce di ricorrere a motivazioni generiche e di stile, come quella di conformità all'interesse della società o di esistenza non meglio precisata di vantaggi compensativi (G. Mucciarelli, 257). Debbono viceversa essere indicati nel dettaglio i fattori che giustificano l'operazione (F. Mucciarelli, 2393).

Quanto poi alle ragioni ed interessi che giustificano la decisione, questi debbono essere oggetto di una valutazione che implica anche un elemento di discrezionalità (G. Mucciarelli, 258). Esempi concreti di ragioni giustificative possono essere l'esistenza di vantaggi compensativi (adeguatamente indicati, come prima di diceva) (G. Mucciarelli, 259), ovvero la riparazione specifica del pregiudizio. Con l'espressione interessi, viceversa, ci si riferisce al contrasto tra interesse di gruppo e interesse della società eteroditetta, dei quali si verifichi la compatibilità (G. Mucciarelli, 260). Andrà comunque contenuta nella motivazione l'indicazione del veicolo dell'influenza (ad es., direttiva o piano industriale) (Lemme, 50).

Può verificarsi il caso in cui la motivazione analitica importerebbe la divulgazione di notizie riservate; in questo caso, gli amministratori della subordinata potranno avvalersi dell'obbligo di riservatezza (F. Mucciarelli, 2393).

Le delibere non adeguatamente motivate sono soggette a impugnazione, sia quando siano espresse in sede assembleare (art. 2377 c.c.) sia quando siano espresse in sede consiliare (art. 2388 c.c.) (F. Mucciarelli, 2394). Tuttavia, si può porre un problema di legittimazione nel caso le delibere assembleari o consiliari non rechino danni ai soci di minoranza, e questi non dispongano della percentuale di capitale di cui all'art. 2377, comma 3, c.c. (Lemme, 50).

L'obbligo di motivazione delle decisioni può essere validamente assolto per relationem, purché il documento richiamato sia accessibile agli stessi soggetti che hanno accesso alla decisione influenzata, come nel caso in cui la motivazione sia contenuta in una precedente delibera dello stesso organo (Trib. Milano, 5 marzo 2015). Inoltre, la motivazione può desumersi anche in via interpretativa (Cass. VI, n. 15647/2020).

L'obbligo di motivazione delle decisioni può essere validamente assolto per relationem, purché il documento richiamato sia accessibile agli stessi soggetti che hanno accesso alla decisione influenzata, come nel caso in cui la motivazione sia contenuta in una precedente delibera dello stesso organo (Trib. Milano, 5 marzo 2015).

La relazione sulla gestione

Quanto all'ultima parte dell'art. in esame, nella quale si impone di dare adeguato conto «di esse» nella relazione sulla gestione, osserviamo anzitutto che per una parte della dottrina il termine «esse» deve riferirsi non tanto alle decisioni, quanto alle ragioni ed interessi (G. Mucciarelli, 261) essendo ben più coerente, dal punto di vista sistematico, questa interpretazione. Questa interpretazione è però minoritaria (contra, F. Mucciarelli, 2395; Lemme, 51).

Più complesso il problema della adeguatezza: certamente non si deve tradurre nel richiamare per intero la motivazione (G. Mucciarelli, 261), ma dovrà comprendere quantomeno gli effetti sul bilancio dell'operazione (Lemme, 51). Il problema è delicato perché, in caso di inadeguatezza della relazione, il bilancio diverrebbe annullabile (F. Mucciarelli, 2396).

Bibliografia

Callegari, I gruppi di società, in Il nuovo diritto societario, a cura di Cottino, Bonfante, Cagnasso, Montalenti, Bologna, 2009; Galgano, Direzione e coordinamento di società, in Comm. S.B., Bologna-Roma, 2005; Galgano, Il nuovo diritto societario, in Tr. Gal., Padova, 2004; Galgano, I gruppi nella riforma delle società di capitali, in Contr. impr. 2003; Lemme, Il diritto dei gruppi di società, Bologna 2013; Montalenti, La riforma del diritto societario: profili generali, in Riv. dir. comm. 2003, I; Mucciarelli F., Sub art. 2497-ter, in Il nuovo diritto delle società, a cura di Maffei Alberti, Padova 2005; Mucciarelli G., Motivazione delle decisioni, in Direzione e coordinamento di società, a cura di Sbisà, in Commentario alla riforma delle società, diretto da Marchetti, Bianchi, Ghezzi, Notari, Milano 2012; Sciuto, Direzione e coordinamento di società, in La riforma delle società di capitali e cooperative, a cura di Starola, Milano, 2003; Scognamiglio, Motivazioni delle decisioni e governo del gruppo, in Riv. dir. civ. 2009, I; Tombari, Diritto dei gruppi di imprese, Milano, 2010; Tombari, Il gruppo di società, Torino, 1997.

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