Codice Civile art. 2545 ter - Riserve indivisibili (1).

Stefano Schirò

Riserve indivisibili (1).

[I]. Sono indivisibili le riserve che per disposizione di legge o dello statuto non possono essere ripartite tra i soci, neppure in caso di scioglimento della società.

[II]. Le riserve indivisibili possono essere utilizzate per la copertura di perdite solo dopo che sono esaurite le riserve che la società aveva destinato ad operazioni di aumento di capitale e quelle che possono essere ripartite tra i soci in caso di scioglimento della società.

(1) V. nota al Titolo VI.

Inquadramento

L'articolo in esame introduce nel diritto comune della cooperazione il regime dell'indivisibilità delle riserve, che certamente favorisce il sistema cooperativo (Costi, 224) e la cui importanza è stata evidenziata con la riforma del diritto societario di cui al d. lgs. 17 gennaio 2003, n. 6 (Chiusoli, 42; Falcone, 168; Genco, 57). Le riserve indivisibili sono un istituto peculiare del diritto della cooperazione, intendendosi per tale quella riserva che non può essere ripartita fra i soci, neppure in caso di scioglimento della cooperativa, dovendo invece essere devoluta ai fondi mutualistici per la promozione e lo sviluppo della cooperazione previsti dagli artt. 11 e 12 della l. 31 gennaio 1992, n. 59 (DE STASIO , 392; PRESTI -RESCIGNO , 610). Tale definizione <<in negativo>> è il correlato del vincolo civilistico di scopo, che riguarda la parte di patrimonio netto della cooperativa formatasi con utili dei quali non è prevista la distribuzione fra i soci, in coerenza con la compressione del fine di lucro soggettivo di questi ultimi (DE STASIO , 391-392). L'indivisibilità, dunque, sottrae definitivamente la riserva alle aspettative dei soci, valendo, come precisa la norma in commento, anche in sede di scioglimento della società. In generale, si può affermare che solo nelle cooperative a mutualità prevalente le riserve sono tutte indivisibili tra i soci cooperatori, anche in sede di scioglimento della società, quantunque, a tal fine si richieda l'inserzione di una precisa clausola statutaria (art. 2514, comma 1, lett. c) (CECCHERINI -Schirò, 193-194) . Infatti la norma in esame va letta congiuntamente all'art. 2514, secondo il quale nelle cooperative a mutualità prevalente, lo statuto deve prevedere il divieto di distribuire tutte le riserve ai soci cooperatori (Bonfante, 191). Invece, nelle cooperative diverse da quelle a mutualità prevalente, la divisibilità  o non divisibilità è una qualità inerente alla riserva medesima e dipende dalla sua natura, ossia dalla regola in forza della quale ciascuna regola è stata istituita (CECCHERINI -Schirò, 194) . Il richiamo alle disposizioni di legge o di statuto, contenuto nel comma 1 della norma in esame, induce a considerare irreversibile il regime della indivisibilità, che non potrà pertanto essere eliminato rispetto alle riserve già accumulate, indipendentemente dalle possibili variazioni statutarie che possano essere adottate in funzione dei diversi modelli societari della cooperativa (a mutualità prevalente o non prevalente). Tali variazioni avranno quindi effetto solo sulle riserve accumulate successivamente alla introduzione della divisibilità statutaria. La conseguenza della indivisibilità delle riserve patrimoniali è la neutralizzazione di qualsiasi diritto economico del socio, ancorché finanziatore, su di esse, con riferimento a tutti i momenti di svolgimento del rapporto sociale individuale e di vita della società. In particolare: a) in caso di interruzione del singolo rapporto sociale, il rimborso della partecipazione del socio può avvenire per un valore non superiore a quelle effettivamente versato ed eventualmente incrementato mediante imputazione di utili o ristorni; b) analogo criterio vale in caso di scioglimento della società; c) l'indivisibilità delle riserve ne impedisce l'utilizzo mediante imputazione a capitale attraverso operazioni di aumento gratuito (VELLA -GENCO -MORARA , 140).

 Può dunque ritenersi che, al fine di garantire la funzione sociale della cooperazione a carattere di mutualità, il legislatore   abbia  istituito un vincolo di destinazione al patrimonio accumulato grazie alle agevolazioni tributarie (FARENGA , 523) , sottratto alla disponibilità dei soci anche in sede di liquidazione del patrimonio e stabilmente destinato allo sviluppo cooperativo nel suo complesso (Bonfante, 190) o all'investimento nell'attività dell'impresa sociale (FARENGA , ivi) , oppure al consolidamento del patrimonio sociale per l'attività mutualistica a favore dei soci futuri (VELLA -GENCO -MORARA , 139).

Secondo altra opinione, il fondamento normativo dell'esistenza delle riserve indivisibili nella cooperativa non è l'agevolazione tributaria ad essa correlata, bensì la sottrazione alla disponibilità dei soci della <<proprietà cooperativa >>: l'indisponibilità degli utili con i quali si forma una riserva indivisibile costituisce il presupposto per la concessione di un'agevolazione da parte del legislatore tributario, e non il contrario. Infatti, la previsione statutaria di riserve indivisibili in una cooperativa diversa da quella a mutualità prevalente non comporta di necessità il godimento di corrispondenti agevolazioni tributarie, in ragione del disposto generale dell'art. 223-duodecies, comma 6, disp. att. e trans. c.c. ( DE STASIO , 393-394).

In conclusione, deve rilevarsi che nelle cooperative al vincolo della indisponibilità delle riserve, comune a quello delle società di capitali, si aggiunge quello della indivisibilità, che è una caratteristica specifica delle imprese mutualistiche, perché deriva dal loro obbligatorio carattere non speculativo. La indivisibilità delle riserve è il secondo argine, dopo il divieto di distribuzione periodica degli utili oltre il limite di legge, eretto dal legislatore per fronteggiare ledistorsioni lucrative delle imprese mutualistiche. Una volta stabilito il divieto di distribuzione degli utili oltre il limite di legge, era necessario, per coerenza, estendere il divieto anche alla distribuzione di utili accantonati a riserva, in caso di scioglimento del singolo rapporto sociale e di scioglimento dell'intera società (BASSI , 95).

 Nelle società cooperative la perdita dei requisiti di mutualità prevalente, conseguente alla modificazione o soppressione delle clausole antilucrative, non obbliga la  società  a devolvere al fondo mutualistico di appartenenza il patrimonio effettivo, dedotti il capitale versato e rivalutato e i dividendi non ancora distribuiti, poiché l'art. 2545 undecies c.c. fa conseguire tale effetto alla delibera di trasformazione della  società , mentre l'art. 2545 octies c.c. prevede che, nel diverso caso della perdita dei requisiti di mutualità prevalente, gli amministratori redigano apposito bilancio per determinare il valore effettivo dell'attivo patrimoniale da imputare alle  riserve  indivisibili , dovendosi pertanto ritenere implicitamente abrogato, dalla riforma societaria del 2003, l'art. 17 della l. n. 388 del 2000, nè potendo trovare applicazione l'art. 111 decies disp. att. c.c., diretto unicamente ad agevolare l'adeguamento alla nuova normativa delle clausole antilucrative già presenti nello statuto di  società   cooperative  a mutualità prevalente (Cass., I, ord. n. 23602/2022).

Il vincolo di indivisibilità e quello di indisponibilità. Differenze.  La copertura delle perdite sociali

Il vincolo di indivisibilità si distingue dalla indisponibilità . Mentre il regime di indivisibilità, come già rilevato nel precedente par.1, implica che le relative riserve non sono mai utilizzabili per scopi che comportino una loro distribuzione anche solo indiretta ai soci, il connotato di indisponibilità è indicativo soltanto del vincolo di destinazione impresso dalla legge o dallo statuto ai fondi accantonati. Quindi le riserve indisponibili, benché non utilizzabili per la distribuzione a titolo di utili, vanno certamente incluse nel computo del valore delle quote di partecipazione e non risultano pertanto perennemente sottratte alla proprietà dei soci, sempre che dette riserve indisponibili siano al tempo stesso divisibili (S ANTAGATA , 858). Pertanto l'indisponibilità, prevista da numerose norme in tema di società di capitali, è un vincolo essenzialmente endosocietario ed a carattere temporaneo; l'indivisibilità ha, invece, carattere permanente ed assoluto e rimane ferma anche in sede di scioglimento della società cooperativa o di sua trasformazione. Le riserve indivisibili possono essere utilizzate per le necessità della cooperativa sempre che, però, non si risolvano in forme di distribuzione indiretta di utili ai soci (Bonfante, 191): in altre parole, le riserve potranno essere utilizzate per investire nell'attività dell'impresa (FARENGA , 523) , ma non per aumentare gratuitamente il capitale sociale, operazione che può avvenire solo con le riserve divisibili.  A mente del secondo comma dell'articolo in commento, le riserve indivisibili sono utilizzabili anche per coprire le perdite, ma la norma pone un ordine di gradualità nell'utilizzazione delle riserve per tali ipotesi (Falcone, 170): esse potranno a tal fine essere utilizzate solo dopo l'esaurimento delle riserve che la società aveva destinato ad aumento di capitale e quelle che possono essere ripartite tra i soci in caso di scioglimento della società.

L'art. 2545-ter non prevede alcun obbligo di ricostituzione prioritaria, con eventuali utili maturati negli esercizi successivi, delle riserve indivisibili: la distribuzione degli utili tra i soci prima della reintegrazione delle riserve erose dalle perdite comporta, però, la decadenza dai benefici fiscali (art. 3 l. 18 febbraio 1999, n. 2). Si ritiene, comunque, che il rispetto del limite alla ripartizione degli utili in funzione dell'esigenza di ricostituzione delle riserve è ancora oggi rilevante (contra, Bonfante, 228 che ritiene la norma implicitamente abrogata) ai soli fini del conseguimento di agevolazioni tributarie, non potendosi ritenere interferente con il diverso profilo civilistico dell'utilizzazione delle riserve nella copertura delle perdite, disciplinato solo dall'articolo in commento (Cusa, 222).

Soci finanziatori

Nelle cooperative a mutualità prevalente possono essere previste riserve divisibili solamente per i soci finanziatori (art. 2514, lett. c c.c.) (Bonfante, 242; Cusa, 350; VELLA -GENCO -MORARA , 143).

Bibliografia

Bassi, Principi generali della riforma delle società cooperative, Milano, 2004; Bonfante, Trattato di diritto commerciale, Le società cooperative, V, Padova, 2014; Ceccherini-Schirò, Società cooperative e mutue assicuratrici, seconda edizione, in Aa.Vv., La riforma del diritto societario, a cura di Lo Cascio, Milano, 2008; Chiusoli, La riforma del diritto societario per le cooperative, Milano, 2003; Costi, Il governo delle società cooperative, alcune note esegetiche, in Giur. comm. 2003, I, 233; Cusa, Il socio finanziatore nelle cooperative, Milano, 2006; De Stasio, in Aa. Vv., Società cooperative, a cura di Presti, in Commentario alla riforma delle società, diretto da Marchetti, Bianchi, Ghezzi, Notari. Milano, 2006; Falcone, Commento all’art. 2545 ter, in Aa.Vv., La riforma delle società. Commentario del d.lgs. 17 gennaio 2003, n. 6. Società cooperative., a cura di M. Sandulli, V. Santoro, Torino, 2003; Farenga, Manuale di diritto commerciale, Torino, 2022; Genco, La struttura finanziaria, in La riforma delle società cooperative, a cura di Genco, Milano, 2012; Presti-Rescigno, Corso di diritto commerciale, vol. II, Società, Bologna, 2021; Santagata, Le società con scopo mutualistico, in Aa. Vv., Diritto commerciale, III, a cura di M. Cian, Torino, 2020; Vella-Genco-Morara, Diritto delle società cooperative, Bologna, 2018.

 

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