Codice Civile art. 2545 octies - Perdita della qualifica di cooperativa a mutualità prevalente (1).Perdita della qualifica di cooperativa a mutualità prevalente (1). [I]. La cooperativa perde la qualifica di cooperativa a mutualità prevalente quando, per due esercizi consecutivi, non rispetti la condizione di prevalenza, di cui all'articolo 2513, ovvero quando modifichi le previsioni statutarie di cui all'articolo 2514. [II]. In questo caso, sentito il parere del revisore esterno, ove presente, gli amministratori devono redigere un apposito bilancio, da notificarsi entro sessanta giorni dalla approvazione al Ministero delle attività produttive (2), al fine di determinare il valore effettivo dell'attivo patrimoniale da imputare alle riserve indivisibili. Il bilancio deve essere verificato senza rilievi da una società di revisione. [III]. Qualora la cooperativa abbia perso la qualifica di cooperativa a mutualità prevalente per il mancato rispetto della condizione di prevalenza di cui all’articolo 2513, l’obbligo di cui al secondo comma si applica soltanto nel caso in cui la cooperativa medesima modifichi le previsioni statutarie di cui all’articolo 2514 o abbia emesso strumenti finanziari (3). [IV]. In tutti i casi di perdita della citata qualifica, la cooperativa è tenuta a segnalare espressamente tale condizione attraverso gli strumenti di comunicazione informatica previsti dall’articolo 223-sexiesdecies delle disposizioni per l’attuazione del presente codice (3). [V]. Lo stesso obbligo sussiste per la cooperativa nel caso in cui le risultanze contabili relative al primo anno successivo alla perdita della detta qualifica evidenzino il rientro nei parametri della mutualità prevalente (3). [VI]. In seguito alle predette segnalazioni, l’amministrazione presso la quale è tenuto l’albo delle società cooperative provvede alla variazione della sezione di iscrizione all’albo medesimo senza alcun ulteriore onere istruttorio (3). [VII]. L’omessa o ritardata comunicazione della perdita della qualifica di cooperativa a mutualità prevalente è segnalata all’amministrazione finanziaria e comporta l’applicazione della sanzione amministrativa della sospensione semestrale di ogni attività dell’ente, intesa come divieto di assumere nuove eventuali obbligazioni contrattuali (3). (1) V. nota al Titolo VI. (2) Le parole «un apposito bilancio da notificarsi entro sessanta giorni dalla approvazione al Ministero delle attività produttive,» sono state sostituite alle parole «il bilancio» dall'art. 31 d.lg. 28 dicembre 2004, n. 310. (3) Comma aggiunto dall'art. 10, comma 8, della l. 23 luglio 2009, n. 99. InquadramentoSi osserva (Paolucci, 56) che la riforma, pur consentendo una situazione privilegiata per le cooperative a mutualità prevalente, ha mantenuto una visione unitaria della cooperativa, agevolata e non (Genco, 19), rilevando tuttavia che è evidente comunque che la nuova distinzione implicherà anche un necessario adeguamento della normativa fiscale, in funzione dello scopo mutualistico, coerentemente con i principî dell' art. 45 Cost., visione unitaria che appare con tutta evidenza considerando una serie di elementi che sempre contraddistinguono il tipo di cooperativa, sia essa a mutualità prevalente, o diversa. Si allude, soprattutto, al limite massimo della partecipazione del socio alla società, al limite minimo posto al numero dei soci, alla variabilità del capitale e al principio “una testa un voto”, caratteri tutti tipici e storici del movimento cooperativo, nei quali si manifesta, tipicamente, l'organizzazione dell'impresa mutualistica. Ma si allude altresì ad altri elementi, comuni alle cooperative a mutualità prevalente e a quelle diverse, quali, innanzitutto, la previsione (art. 2516 c.c.) che «nella costituzione e nell'esecuzione dei rapporti mutualistici deve essere rispettato il principio della parità di trattamento», in secondo luogo l'obbligo di indicare nell'atto costitutivo (art. 2521, comma 3, n. 8 c.c.) «le regole per la ripartizione degli utili e i criteri per la ripartizione dei ristorni», norma strettamente collegata all'art. 2545-sexies c.c., che, a sua volta, dispone che debbano essere determinati «i criteri di ripartizione dei ristorni ai soci proporzionalmente alla quantità e qualità degli scambi mutualistici»; in terzo luogo la previsione (art. 2521, ultimo comma c.c.) che «i rapporti tra la società e i soci possono essere disciplinati da regolamenti che determinino i criteri e le regole inerenti allo svolgimento dell'attività mutualistica tra la società e i soci» regolamenti che, «quando non costituiscono parte integrante dell'atto costitutivo, sono predisposti dagli amministratori e approvati dall'assemblea con le maggioranze previste per le assemblee straordinarie»; in quarto luogo l'obbligo di stabilire nell'atto costitutivo «i requisiti per l'ammissione dei nuovi soci e la relativa procedura, secondo criteri non discriminatori coerenti con lo spirito mutualistico e l'attività economica svolta» (art. 2527 c.c.), norma che, come già si è visto, in qualche modo mira a introdurre e a tutelare il principio solidaristico e la “porta aperta” e quindi l'aspettativa dell'aspirante socio ad essere ammesso in cooperativa; infine l'obbligo di riportare separatamente in bilancio i dati relativi all'attività svolta con i soci, distinguendo eventualmente le diverse gestioni mutualistiche (art. 2545-sexies c.c.) e l'obbligo per gli amministratori e i sindaci (art. 2545) di specificare nella relazione «i criteri seguiti nella gestione sociale per il conseguimento dello scopo mutualistico», che supera con tutta evidenza (anche se non lo dice espressamente) quell'obbligo di indicare nella relazione «i criteri seguiti nella gestione sociale per il conseguimento degli scopi statutari, in conformità con il carattere cooperativo della società», previsto dall'art. 2, l. 31 gennaio 1992, n. 59, nel quale, come già è stato sottolineato, era evidente che il legislatore, che si era astenuto ancora una volta dal prendere posizione su una definizione dello scopo mutualistico, si era limitato all'anonimo riferimento al «carattere cooperativo» (Bonfante, 2643). Una conferma definitiva della visione unitaria delle cooperative a mutualità prevalente e di quelle diverse si trova anche considerando le norme che prevedono il passaggio dalla prima alla seconda categoria (e viceversa) passaggio che può avvenire, o per volontà dei soci, dato che, ex art. 2514 c.c., è possibile deliberare l'introduzione, o la soppressione, delle clausole “mutualistiche” con le maggioranze previste per l'assemblea straordinaria, o, senza alcuna delibera assembleare, quale conseguenza del mancato rispetto per due esercizi consecutivi (art. 2545-octies) delle condizioni di prevalenza previste dall'art. 2513 c.c. (Bonfante, 2645). Ai fini dell'esonero dal fallimento delle società cooperative fra imprenditori agricoli e dei consorzi di produttori che commercializzano i prodotti degli associati, occorre procedere alla verifica: a) della forma sociale e della qualità dei soci; b) dello svolgimento di attività agricole in senso proprio o di attività «connesse» alle prime, anche in via esclusiva, da parte della società o del consorzio, ai sensi dell'art. 2135, comma 3, c.c.; c) dell'apporto prevalente dei soci o della destinazione prevalente a questi ultimi di beni e servizi diretti alla cura ed allo sviluppo del ciclo biologico, ai sensi dell'art. 2, comma 2, d.lgs. n. 228/2001. I casi di perdita della qualifica di cooperativa a mutualità prevalenteLa perdita della qualifica di cooperativa a mutualità prevalente, come si è visto nel paragrafo precedente può avvenire in due casi: a) per volontà dei soci, dato che, ex art. 2514 c.c., è possibile deliberare la soppressione delle clausole “mutualistiche” con le maggioranze previste per l'assemblea straordinaria; b) senza che vi sia una volontà dei soci, espressa in una delibera assembleare, quale conseguenza del mancato rispetto per due esercizi consecutivi delle condizioni di prevalenza, previste dall'art. 2513 c.c. (Ceccherini, Schirò, 193). La norma affronta con tutta evidenza il problema pratico delle cooperativa che passi dal regime di prevalenza a quello di non prevalenza imponendo agli amministratori, sentito il parere del revisore esterno, di redigere un bilancio, che deve essere verificato senza rilievi da una società di revisione di cui al d.lgs. 27 gennaio 1992, n. 88 (art. 111-novies disp. att. c.c.), al fine di determinare il valore effettivo dell'attivo patrimoniale da imputare a riserve indivisibili. E sul punto si sottolinea che (Ceccherini, Schirò, 195) anche le cooperative diverse da quelle a mutualità prevalente sono destinatarie del divieto di ripartizione tra i soci delle riserve indivisibili per legge o statuto (art. 2545-ter c.c.); che, di conseguenza, sono tenute in sede di trasformazione o di scioglimento: (v. sub artt. 2545-undecies c.c. e 2545-duodecies c.c.) a devolvere ai fondi mutualistici ma, nelle cooperativa a mutualità prevalente, il divieto di distribuire le riserve tra i soci cooperatori non ha queste limitazioni, essendo assolutamente generale ex art. 2514, comma 1 lett. c, c.c.; – e, conseguentemente, nelle cooperative a mutualità prevalente l'obbligo di devoluzione ha per oggetto non solo le riserve indivisibili, ma l'intero patrimonio sociale, dedotti solo il capitale e i dividendi eventualmente maturati. All'atto della perdita del carattere di mutualità prevalente da parte della cooperativa, si deve determinare, dunque, il valore dell'attivo patrimoniale corrispondente a quanto fino a quel momento non poteva essere distribuito, che corrisponde a tutte le riserve, perché tutte sono indivisibili: anche dopo la trasformazione, la cooperativa non potrà dividere tra i soci le riserve accumulate nel periodo di attività precedente. Nell'art. 111-decies disp. att. c.c., infatti, è contenuta una disciplina apposita, per la quale: «ferma restando la natura indivisibile delle riserve accantonate, non rilevano ai fini dell'obbligo di devoluzione previsto dall'art. 17, l. 23 dicembre 2000, n. 388, la soppressione o la modificazione delle clausole previste dall'art. 26, d.lgs.C.p.S. 14 dicembre 1947, n. 1577, ovvero la decadenza dai benefici fiscali per effetto della perdita del requisito della prevalenza come disciplinato dagli artt. 2512 c.c. e 2513 c.c.». In altre parole, la perdita della qualifica di cooperativa a mutualità prevalente, se non modifica il regime di indivisibilità delle riserve già formate, non fa sorgere soltanto l'obbligo immediato della devoluzione; e ciò, sebbene l'art. 17, l. 23 dicembre 2000, n. 388 (interpretando autenticamente l'art. 11, l. 31 gennaio 1992, n. 59) disponesse che la soppressione, da parte di società cooperative o loro consorzi, delle clausole di cui all'art. 26, d.lgs.C.p.S. 14 dicembre 1947, n. 1577, nonché la loro fusione e di trasformazione in enti diversi dalle cooperative e la stessa decadenza dai benefici fiscali, avrebbe comportato comunque per le stesse l'obbligo di devolvere il patrimonio effettivo in essere alla data della soppressione, dedotti il capitale versato e rivalutato ed i dividendi eventualmente maturati, ai fondi mutualistici di cui al citato art. 11, comma 5 l. 31 gennaio 1992, n. 59 (Ceccherini, Schirò, 197). Il capoverso della norma che si commenta precisa poi che «gli amministratori devono redigere un bilancio ai sensi dell'art. 2545 octies al fine di determinare il valore effettivo dell'attivo patrimoniale corrispondente alle riserve indivisibili» e, a seguito della modifica introdotta dal d.lgs. 28 dicembre 2004, n. 310, tale bilancio deve essere notificato al Ministero delle attività produttive dopo sessanta giorni dall'approvazione. Da ultimo si ricorda che il bilancio, redatto dagli amministratori sulla base anche del parere del revisore esterno, se presente, dovrà essere verificato “senza rilievi” (per il significato tecnico dell'espressione si rinvia al commento all'art. 2543 c.c.) da una società di revisione, che deve essere tra quelle di cui al d.lgs. 27 gennaio 1992, n. 88 (art. 111-novies disp. att. c.c.: il riferimento è alle società iscritte nel registro tenuto dal Ministero della giustizia). Il legislatore delegato si è preoccupato, secondo ogni evidenza, di impedire operazioni dirette ad approfittare della circostanza per addivenire a distribuzioni occulte di riserve indivisibili (Genco, 346). Gli obblighi degli amministratoriIn merito all'obbligo degli amministratori di redigere un bilancio che determini il valore effettivo dell'attivo patrimoniale da imputare alle riserve indivisibili, bilancio che deve essere verificato senza rilievi da una società di revisione, si è osservato che «ciò non significa che la determinazione del valore effettivo del patrimonio, volta a comprendere il valore reale delle poste attive del bilancio, comporti la modificazione delle stesse voci di bilancio (Genco, 389). Al contrario, appare sufficiente che gli amministratori espongano, in una apposita sezione della nota integrativa, il valore effettivo del patrimonio della cooperativa, facendo emergere il maggior valore del patrimonio netto economico rispetto a quello contabile ed evidenziando i criteri e le procedure adottate a tal fine. Tale impostazione dovrebbe essere applicata per ogni singolo cespite del patrimonio, anche al fine di garantire che la regola dell'indivisibilità delle riserve accumulate sia rispettata in ogni caso, anche dopo che la cooperativa compia il passaggio nella categoria delle cooperative a mutualità non prevalente. Ad esempio, in caso di alienazione di un cespite, il ricavato, comprensivo delle eventuali plusvalenze, dovrebbe essere allocato direttamente tra le riserve indivisibili (Ceccherini, Schirò, 199). Lo scopo è quello di fotografare la reale consistenza dell'attivo patrimoniale e ciò anche per rendere trasparente la futura evoluzione della gestione della cooperativa in un possibile quadro dove gli interessi mutualistici e lucrativi dovranno coesistere». Il bilancio straordinario costituisce un adempimento civilistico che, sul piano strettamente informativo, risulta molto diverso dal bilancio d'esercizio, perché diverse sono le finalità e, quindi, i risultati che emergeranno; non sono, infatti, coinvolti gli interessi di informazione dei terzi, ma esclusivamente le esigenze di adeguatezza della devoluzione, attuale o futura, a favore dei fondi mutualistici (Bonfante, 2644). Si osserva che, se la perdita del requisito della prevalenza è conseguente alla modifica delle clausole statutarie, si dovrà redigere un bilancio infrannuale, mentre, se si tratta di perdita “involontaria”, il valore effettivo de patrimonio risulterà dal bilancio annuale finale (Bonfante, 2645). Le novità della l. n. 99/2009La l. 23 luglio 2009, n. 99, oltre ad aver apportato modifiche agli artt. 2511 c.c. e 2515 c.c., ha introdotto i commi da 3 a 7 alla norma in commento al fine di fare chiarezza sulla complessa disciplina prevista dal codice per l'ipotesi di perdita della qualifica di cooperativa a mutualità prevalente. Il legislatore, in un'ottica di semplificazione, ha, in primo luogo, chiarito che il bilancio straordinario previsto dal secondo comma, deve essere redatto e notificato soltanto nei casi in cui la cooperativa modifichi le previsioni statutarie inderogabili o abbia emesso strumenti finanziari. Inoltre, la perdita della qualifica di mutualità prevalente ed il rientro in tali condizioni devono essere segnalati al Ministero delle attività produttive attraverso gli strumenti di comunicazione informatica previsti dall'art. 223-sexiesdecies disp. att. c.c.
In seguito alle predette segnalazioni, il Ministero presso il quale è tenuto l'Albo delle società cooperative deve provvedere alla variazione della sezione dell'Albo senza alcun ulteriore onere istruttorio. Se l'ente omette o ritarda la comunicazione della perdita della qualifica di cooperativa a mutualità prevalente è prevista la sanzione amministrativa della sospensione semestrale di ogni attività della società, intesa come divieto di assumere nuove eventuali obbligazioni contrattuali (Bonfante, 2654). BibliografiaBassi, Delle imprese cooperative e delle mutue assicuratrici, in Comm. S., Milano, 1988; Bonfante, Trattato di diritto commerciale, Le società cooperative, V, Padova, 2014; Ceccherini, Schirò, Società cooperative e mutue assicuratrici, Milano, 2003; Ferrucci, Ferrentino, Società di capitali, società cooperative e mutue assicuratrici, Milano, 2012; Galgano, Il nuovo diritto societario, in Tr. Gal., XXIX, Padova, 2003; Genco, La trasformazione delle cooperative e la devoluzione ai fondi mutualistici, in La riforma delle società cooperative, a cura di Genco, Milano, 2003; Irace, Sub art. 2545-septies, in La riforma delle società. Commentario del D.Lgs. 17 gennaio 2003, n. 6. Società cooperative, a cura di M.Sandulli, V.Santoro Torino, 2003, 187; Paolini, Il gruppo cooperativo, in Contr. Impr. 2003, 426; Paolucci, Le società cooperative, Milano, 1999; Santagata, Sub art. 2545-septies, in Commentario alla riforma delle società, a cura di Marchetti, Bianchi, Ghezzi, Notari, Milano, 2007; Sarale, Abbandono della causa consortile, poteri dell'assemblea e diritti dei soci, in Giur. it. 1994, I; Tatarano, La nuova impresa cooperativa, Milano, 2011. |