Codice Civile art. 2545 sexiesdecies - Gestione commissariale 1 .

Lorenzo Delli Priscoli

Gestione commissariale 1 .

[I]. Fuori dai casi di cui all'articolo 2545-septiesdecies, in caso di irregolare funzionamento della società cooperativa, l'autorità di vigilanza può revocare gli amministratori e i sindaci, affidare la gestione della società a un commissario, determinando i poteri e la durata, al fine di sanare le irregolarità riscontrate e, nel caso di crisi o insolvenza, autorizzarlo a domandare l'accesso a una delle procedure regolatrici previste nel codice della crisi e dell'insolvenza. Ove l'importanza della società cooperativa lo richieda, l'autorità di vigilanza può nominare un vice commissario che collabora con il commissario e lo sostituisce in caso di impedimento23.

[II]. Al commissario possono essere conferiti per determinati atti anche i poteri dell'assemblea, ma le relative deliberazioni non sono valide senza l'approvazione dell'autorità di vigilanza 4 .

[III]. Se l'autorità di vigilanza accerta irregolarità nelle procedure di ammissione dei nuovi soci, può diffidare la società cooperativa e, qualora non si adegui, assumere i provvedimenti di cui al quarto comma 5.

[IV]. Laddove vengano accertate una o più irregolarità suscettibili di specifico adempimento, l'autorità di vigilanza, previa diffida, può nominare un commissario, anche nella persona del legale rappresentante o di un componente dell'organo di controllo societario, che si sostituisce agli organi amministrativi dell'ente, limitatamente al compimento degli specifici adempimenti indicati6

 

[1] V. nota al Titolo VI.

[2] Il primo periodo del presente comma è stato così sostituito dall'art. 381, comma 2, d.lgs. 12 gennaio 2019, n. 14, come da ultimo modificato dall'art. 45 d.lgs. 17 giugno 2022, n. 83.  Tale modifica, ai sensi dell'art. 389, comma 1,  d.lgs. n. 14, cit.,  come sostituito dall'art. 5, comma 1, d.l. 8 aprile 2020, n. 23, conv. con modif., in l. 5 giugno 2020, n. 40, dall'art. 1, comma 1, lett. a) d.l. 24 agosto 2021, n. 118, conv. con modif., in l. 21 ottobre 2021, n. 147 e, da ultimo, sostituito dall'art. 42, comma 1, lett. a), d.l. 30 aprile 2022, n. 36, conv. con modif. in l. 29 giugno 2022, n. 79, entra in vigore il 15 luglio 2022, salvo quanto previsto al comma 2 del citato decreto. Il testo del periodo, come modificato art. 33 d.lgs. 28 dicembre 2004, n. 310 e  dall'articolo 1, comma 936, lettera c), n. 1, l. 27 dicembre 2017, n. 205,  era il seguente: « In caso di gravi irregolarità di funzionamento o fondati indizi di crisi delle società cooperative, l'autorità di vigilanza può revocare gli amministratori e i sindaci, e affidare la gestione della società ad un commissario, determinando i poteri e la durata.».

[3] Le parole «di vigilanza» sono state sostituite alla parola «governativa» dall'art. 33 d.lgs. 28 dicembre 2004, n. 310

[4] Le parole «di vigilanza» sono state sostituite alla parola «governativa» dall'art. 33 d.lgs. 28 dicembre 2004, n. 310.

[5]  L'articolo 1, comma 936, lettera c), n. 2, l. 27 dicembre 2017, n. 205, ha sostituito, al  presente comma, le parole: « di cui al quarto comma » alle parole « di cui ai commi precedenti ».

Inquadramento

La disposizione dell'art. 2545 sexiesdecies riproduce fedelmente, nei primi due commi, la norma di cui al previgente art. 2543 c.c., che prevede la gestione commissariale nell'ipotesi di irregolare funzionamento della cooperativa, ma introduce anche, al comma 3, una nuova previsione legislativa, ossia la sanzione della gestione commissariale per le cooperative nelle quali siano state accertate irregolarità nelle procedure di ammissione dei nuovi soci.

In conformità all'esigenza di adeguare le norme ai nuovi istituti regolanti la crisi d'impresa, il comma 2 dell'art. 381 d.lgs. 12 gennaio 2019, n. 14 ha modificato il primo periodo del comma 1 dell'articolo in esame, confermando, in primo luogo, che, «in caso di irregolare funzionamento della società cooperativa, l'autorità di vigilanza  può revocare gli amministratori e i sindaci, affidare la gestione della società a un commissario, determinando i poteri e la durata, al fine di sanare le irregolarità riscontrate»e, «nel caso di crisi o insolvenza» può autorizzare detto commissario «a domandare la nomina del collegio o del commissario per la composizione assistita della crisi stessa o l'accesso a una delle procedure  regolatrici previste nel codice della crisi e dell'insolvenza», a meno che, ai sensi dell'articolo 2545-septiesdecies, non intervenga lo scioglimento diretto della cooperativa per atto dell'autorità di vigilanza (Verna, 204).

In concreto, la nuova norma provvede, in primo luogo, alla perimetrazione dei poteri del commissario, il quale viene nominato affinché sani le irregolarità riscontrate e, in caso di crisi o insolvenza, possa essere autorizzato a domandare la nomina del collegio o del commissario per la composizione assistita della crisi. In secondo luogo, si distinguono espressamente le ipotesi delle irregolarità nel funzionamento da quelle di cui all'art. 2545-septiesdecies, che prevede lo scioglimento da parte dell'autorità di vigilanza della società cooperativa o degli enti mutualistici che non perseguono lo scopo mutualistico, oppure non sono in grado di raggiungere gli scopi per i quali sono stati costituiti, ovvero non abbiano depositato, per due anni consecutivi, il bilancio d'esercizio o compiuto atti di gestione (Corbi, Crepaldi, 48).

A seguito dell'accertamento dell'irregolare funzionamento della cooperativa, l'autorità di vigilanza (ora il Ministero dello sviluppo economico) può disporre lo scioglimento dell'organo amministrativo e dell'organo di controllo ed il conseguente commissariamento della cooperativa stessa. Tale provvedimento non è un atto dovuto, ma un atto discrezionale dell'autorità di controllo, adottabile qualora siano riscontrate irregolarità di funzionamento ritenute insanabili, e comunque valutate le circostanze del caso, ai sensi del recente d.lgs. 2 agosto 2002, n. 220. Come sottolineato dalla dottrina, è ovvio che mancando una qualsiasi disposizione di legge che identifichi quando l'irregolarità sia talmente grave da considerarsi insanabile, la valutazione della stessa rientra in larga misura nel potere discrezionale dell'autorità di vigilanza (Bonfante, 722).

Dal nuovo art. 12, d.lgs. 2 agosto 2002, n. 220, in materia di effetti della vigilanza, si evince la necessità che qualsiasi provvedimento adottabile dall'autorità amministrativa di controllo, compresa la sanzione della gestione commissariale, scaturisca da un preventivo accertamento, effettuabile in sede di revisione cooperativa o di ispezione straordinaria (Bassi, 380).

In dottrina si è sottolineato che l'istituto della gestione commissariale è in grado di ricomprendere, a differenza del controllo giudiziario ex art. 2545-quinquiesdecies c.c., qualsiasi irregolarità di funzionamento dell'impresa, ancorché non direttamente riconducibile alla gestione amministrativa propriamente detta; oltre a ciò, l'autorità di vigilanza ha una discrezionalità maggiore di quella del tribunale, essendo rimessa alla stessa la facoltà di adottare o meno le misure previste dalla legge Racugno, 220).

Poteri del commissario

Il provvedimento che revoca gli amministratori e i sindaci della cooperativa e nomina il commissario è di carattere eccezionale e temporaneo e deve indicarne i poteri e la durata, la quale non può andare oltre il tempo previsto per il riassestamento dell'impresa (Paolucci, 158).

Ai fini della determinazione dei poteri del commissario governativo, la legge (art. 106 att. trans. c.c.) rinvia agli artt. 92, 93 e 94 disp. att. c.c., concernenti i poteri dei commissari di nomina giudiziaria, dai quali si ricava che nell'esercizio delle sue funzioni il commissario è a tutti gli effetti un pubblico ufficiale. Ne discende altresì che il commissario può compiere, senza autorizzazione dell'autorità governativa, solo gli atti di ordinaria amministrazione, categoria peraltro di difficile identificazione se riferita agli atti di gestione dell'impresa (Bassi, 305).

Il provvedimento governativo può assegnare al commissario anche specifici poteri più ampi, per determinati atti di competenza delle assemblee ordinarie o straordinarie. Tuttavia, in questo caso le deliberazioni del commissario sono valide ma non efficaci senza l'approvazione del Ministero (Bassi,  878). Devono invece considerarsi nulle o inesistenti quelle delibere assunte dal commissario senza averne ottenuto i poteri per opera del provvedimento governativo (Bassi, 878).

In ogni caso, l'attribuzione al commissario dei poteri dell'assemblea deve contenere la precisazione delle delibere con riferimento alle quali detti poteri sono assegnati, non essendo invece ammissibile una attribuzione generica delle competenze assembleari (Cass. I, n. 163/1974).

In senso conforme alla giurisprudenza si orienta anche Bassi, 306.

In giurisprudenza si è inoltre precisato che la nomina del commissario è sempre disposta in funzione di una regolarizzazione della vita della cooperativa, per una futura e corretta ripresa delle attività amministrative; pertanto è stata ritenuta illegittima la nomina di un commissario presso una società cooperativa con il compito di deliberare l'estinzione dell'ente mediante lo scioglimento anticipato (Cass. I, n. 74/1972).

Questo orientamento è stato condiviso anche dalla dottrina, in base alla considerazione che l'attività del commissario deve essere indirizzata essenzialmente ad eliminare le irregolarità che hanno determinato la sua nomina, al fine di ristabilire il corretto, regolare e proficuo funzionamento della cooperativa e di favorire la continuazione dell'attività della stessa (Bassi, 500).

Sempre in tale ottica di conservazione dell'ente, è stato rilevato che durante la gestione commissariale l'assemblea, a pena di nullità, non può deliberare lo scioglimento anticipato della società, a meno che non ottenga preventivamente il consenso del commissario (Cass. I, n. 355/1960).

Analogamente, in dottrina si è sottolineato che il commissario non potrebbe essere investito della competenza a deliberare modifiche statutarie tali da alterare l'assetto della società così come delineato dai soci (Bassi, 306; Paolucci, 185).

Gestione commissariale e collegio sindacale

Ove il provvedimento di nomina del commissario governativo non preveda espressamente anche la revoca del collegio sindacale, questo permane in carica anche durante la gestione commissariale e deve continuare ad esplicare la sua funzione come se si trattasse di amministrazione ordinaria (Verrucoli, 464).

Gestione commissariale e delibera di scioglimento anticipato della società

Al riguardo, occorre distinguere il caso in cui la delibera di scioglimento anticipato preceda il provvedimento governativo di revoca degli organi sociali dall'ipotesi in cui la delibera assembleare sia successiva all'intervento della pubblica autorità. Nella prima ipotesi, ove la delibera assembleare venga iscritta al Registro delle imprese in epoca anteriore al provvedimento di gestione commissariale, essa si considera valida ed efficace e rende inefficace il provvedimento stesso; nella seconda ipotesi, si ritiene invece che a seguito del decreto governativo di disposizione della gestione commissariale, l'assemblea non possa deliberare lo scioglimento anticipato della società, se non approvato dal commissario (Cass. I, n. 355/1960).

Il commissariamento ex art. 2545-sexiesdecies non preclude la dichiarazione di stato d'insolvenza ex art. 195 l. fall. –  r.d. 16 marzo 1942, n. 267, non essendovi alcuna pregiudizialità fra il procedimento amministrativo di gestione commissariale ed il procedimento giudiziale per dichiarazione di stato di insolvenza (Trib. Roma 5 marzo 2009).

Tuttavia, è stato altresì statuito che, poiché la gestione commissariale è prevista quale mezzo di rapido intervento nel caso di irregolare funzionamento della cooperativa, a garanzia dei soci e dei terzi, a tale provvedimento deve rapidamente seguire o il ripristino del regolare funzionamento della società, che deve tornare ad essere gestita dagli organi ordinari, o lo scioglimento per atto dell'autorità governativa, fatte però salve le peculiari regole connesse allo stato d'insolvenza, in quanto la norma non tutela un vago ed indeterminato interesse pubblico al mantenimento sul mercato ed in attività di un'impresa cooperativa che ha perso il capitale sociale ed è insolvente, bensì garantisce specifici soggetti, i soci ed i terzi, in ordine alla corretta gestione. Ne discende che ove il ripristino del corretto funzionamento della cooperativa non sia possibile, perché già si è verificato lo scioglimento automatico della cooperativa a causa della perdita del capitale sociale, deve applicarsi la disciplina ordinaria, con la conseguenza che, in forza del rinvio operato dall'art. 2519 c.c., anche nei confronti del commissario governativo deve trovare applicazione l'attuale art. 2486 c.c. (precedente art. 2449 c.c.), che afferma la responsabilità personale e solidale degli amministratori per gli atti compiuti in violazione dell'obbligo di conservare il patrimonio sociale e di non intraprendere nuove operazioni (Cass. I, n. 3694/2007).

Il vicecommissario, figura introdotta dalla l. 31 gennaio 1992, n. 59 (e mantenuta anche a seguito della riforma) per l'ipotesi in cui l'importanza della cooperativa lo richieda, ha funzioni di sostituzione e cooperazione con l'attività del commissario. Egli è un collaboratore del commissario e lo sostituisce solo in caso di suo impedimento. Deve pertanto escludersi la possibilità che il vicecommissario possa assumere tutti i poteri del commissario nell'ambito della sua attività di collaborazione, dovendo comunque sottostare alle direttive impartitegli da quest'ultimo (Bonfante, 724).

Il concetto di «irregolarità nelle procedure di ammissione dei nuovi soci»

Con la riforma del 2003 è stata introdotta nel nuovo art. 2545-sexiesdecies, al comma 3, una specifica ipotesi per l'adozione del provvedimento di gestione commissariale da parte dell'autorità di controllo, ravvisabile qualora siano riscontrate irregolarità delle procedure di ammissione dei nuovi soci. In tal caso viene infatti stabilito che l'autorità amministrativa può diffidare la società cooperativa e, qualora questa non si adegui, può imporre la gestione commissariale (Bonfante, 725).

Questa disposizione, che evidenzia la volontà del legislatore di arginare, i fenomeni di violazione del principio della porta aperta nell'ambito delle realtà cooperative, deve presumibilmente essere letta in connessione con il d.lgs. 2 agosto 2002, n. 220, con la conseguenza che, a prescindere dal contenuto letterale della norma stessa, legittimato ad irrogare la diffida sarà solamente il revisore (o l'ispettore) e non l'autorità amministrativa e con l'ulteriore conseguenza che la diffida non dovrà essere considerata quale atto propedeutico al provvedimento della gestione commissariale, potendo (o, meglio, dovendo) essere omessa nei casi più gravi, laddove le irregolarità non appaiono sanabili e vi è urgenza di provvedere. Tuttavia, secondo una parte della dottrina, in questo caso l'adozione del provvedimento di gestione commissariale deve obbligatoriamente essere preceduta dalla diffida (Desana, 2680).

In dottrina si è evidenziato che l'ipotesi di irregolarità nelle procedure di ammissione dei nuovi soci può verificarsi in tutti i casi in cui il consiglio di amministrazione non abbia motivato o comunicato nei termini le proprie decisioni di rigetto o non abbia illustrato nella relazione sulla gestione le ragioni delle proprie determinazioni con riguardo all'ammissione di nuovi soci, ovvero nel caso in cui l'assemblea non si sia pronunciata sulle istanze di riesame presentate dagli aspiranti soci non ammessi dagli amministratori (Di Cecco, 229).

Tuttavia, dato il tenore letterale della norma ed il riferimento alle irregolarità nelle sole “procedure” di ammissione dei nuovi soci, si è posto in dubbio il fatto che il provvedimento sanzionatorio in oggetto possa essere adottato anche per il diverso (e ben più importante) caso in cui si accerti che la cooperativa abbia ingiustificatamente rifiutato, con carattere sistematico, le domande di ammissione di aspiranti soci in possesso dei requisiti previsti per l'ammissione (Desana, 2681; Di Cecco, 229).

Ulteriori ipotesi di gestione commissariale

L'ambito applicativo della sanzione della gestione commissariale è stato ampliato anche per effetto del d.lgs. 2 agosto 2002, n. 220. In particolare, è stata prevista l'adozione di tale sanzione nel caso di enti cooperativi che commettono «reiterate e gravi violazioni del regolamento di cui all'art. 6, l. 3 aprile 2001, n. 142», nell'ambito della disciplina dei rapporti di lavoro intrattenuti dalla cooperativa con i soci lavoratori (art. 12, comma 4, d.lgs. 2 agosto 2002, n. 220). In tale ipotesi il provvedimento della gestione commissariale si configura quale atto “dovuto”, e non meramente discrezionale, da parte del Ministero dello Sviluppo Economico. Al riguardo, è stata posta in evidenza l'ambiguità dell'espressione «reiterate e gravi violazioni» del regolamento, in quanto la stessa può essere interpretata con riferimento tanto ad inadempienze formali, rilevabili in sede di revisione cooperativa, quanto ad inosservanze sostanziali, riscontrabili solamente in sede di verifica da parte degli Uffici del Lavoro. Accanto a questa nuova ipotesi di obbligatoria adozione del provvedimento di gestione commissariale da parte del Ministero, art. 11, comma 3, d.lgs. 2 agosto 2002, n. 220, ha poi previsto un'ipotesi di facoltativa adozione dello stesso, stabilendo che gli enti cooperativi che non richiedono la certificazione annuale di bilancio, pur essendo a ciò obbligati, possono essere sottoposti a gestione commissariale, con la mera finalità di conferire l'incarico alla società di certificazione. Tale disposizione è sintomatica della volontà legislativa di rafforzare il ruolo svolto dalla certificazione di bilancio, quale atto complementare della vigilanza per gli enti cooperativi di medio-grandi dimensioni, intensificando le conseguenze negative connesse ad eventuali inadempienze (Paolucci, 84).

Modifiche apportate dalla Legge di bilancio 2018

La Legge di bilancio 2018, con l'art. 1, comma 936, ha apportato alla norma in oggetto alcune modifiche nonché l'introduzione del comma 4 al fine di contrastare l'evasione fiscale e agevolare l'accertamento e la riscossione da parte dell'Agenzia delle entrate, mediante il potenziamento del sistema di vigilanza nei confronti delle società cooperative e delle sanzioni per il mancato rispetto del carattere mutualistico prevalente. In questa prospettiva, la Legge di bilancio ha altresì apportato modifiche al d.lgs. 2 agosto 2002, n. 220 (Norme in materia di riordino della vigilanza sugli enti cooperativi) prevedendo che, oltre al reato di ostacolo all'esercizio delle funzioni delle autorità pubbliche di vigilanza, le cooperative che si sottraggano alle attività di vigilanza o quelle che non rispettino finalità mutualistiche debbano essere cancellate, sentita la Commissione centrale per le cooperative, dall'albo nazionale degli enti cooperativi, previo commissariamento delle stesse. Inoltre, è oggi previsto che nell'ipotesi in cui in sede di vigilanza vengano riscontrate irregolarità sanabili, la mancata regolarizzazione nei termini e con le modalità previste nelle diffide, in assenza di giustificato motivo, determini la maggiorazione del contributo biennale pari a tre volte l'importo dovuto, seguendo le procedure che dovranno essere definite con un decreto del Ministero dello Sviluppo Economico. Uguale sanzione è prevista nell'ipotesi in cui una cooperativa che perde la condizione di mutualità prevalente non provveda agli adempimenti di cui all'art. 2545-octies c.c. per il passaggio alla sezione delle cooperative prive della mutualità prevalente. Ed ancora è stato previsto che lo scioglimento di un ente cooperativo dovrà essere comunicato dal Ministero dello Sviluppo Economico all'Agenzia delle Entrate anche ai fini dell'applicazione della norma che prevede l'efficacia dell'estinzione trascorsi cinque anni dalla richiesta di cancellazione dal Registro delle imprese ai soli fini della validità e dell'efficacia degli atti di liquidazione, accertamento, contenzioso e riscossione dei tributi e contributi, sanzioni e interessi (art. 28, comma 4, d.lgs. 21 novembre 2014, n. 175). Per quanto specificamente riguarda l'articolo in commento, sono state sancite ulteriori ragioni del possibile commissariamento. Si prevede che laddove vengano accertate una o più irregolarità suscettibili di specifico adempimento o fondati indizi di crisi, l'autorità di vigilanza, previa diffida, possa nominare un commissario, anche nella persona del legale rappresentante o di un componente dell'organo di controllo societario, che si sostituisca agli organi amministrativi dell'ente, limitatamente al compimento degli specifici adempimenti indicati (Ciocca, 26; Magliulo 30).

Bibliografia

Bassi, Delle imprese cooperative e delle mutue assicuratrici, in Comm. S., Milano, 1988; Bonfante, Trattato di diritto commerciale, Le società cooperative, V, Padova, 2014; Ciocca, Riforme delle banche cooperative: riassetti organizzativi e possibili equilibri di potere, in Banca borsa, tit. cred. 2018, 32; Corbi, Crepaldi, Il nuovo diritto civile e penale della crisi d’impresa e dell’insolvenza, Molfetta, 2019; Di Cecco, Sub art. 2545-octiesdecies, in La riforma delle società. Commentario del d.lgs. 17 gennaio 2003, n. 6. Società cooperative, a cura di M.Sandulli, V.Santoro, Torino, 2003; Desana, Sub art. 2545-sexiesdecies, in Il nuovo diritto societario, commentario, a cura di Cottino, Bonfante, Cagnasso, Montalenti, Bologna, 2004, 2680; Magliulo, Trasformazione, fusione e scissione degli enti non profit dopo la riforma del Terzo settore, in Riv. not. 2018, 30; Paolucci, Le società cooperative, Milano, 1999; Racugno, Le società cooperative, in Tr. BU, Torino, 2006; Verna, Le modifiche al codice delle società (artt. 375-384), in Studio Verna, Il nuovo codice della crisi d’impresa e dell’insolvenza, Santarcangelo di Romagna, 2019, 181, Verrucoli, La società cooperativa, Milano, 1958, 464;

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