Codice Civile art. 2512 - Cooperativa a mutualità prevalente (1).

Lorenzo Delli Priscoli

Cooperativa a mutualità prevalente (1).

[I]. Sono società cooperative a mutualità prevalente, in ragione del tipo di scambio mutualistico, quelle che:

1) svolgono la loro attività prevalentemente in favore dei soci, consumatori o utenti di beni o servizi;

2) si avvalgono prevalentemente, nello svolgimento della loro attività, delle prestazioni lavorative dei soci;

3) si avvalgono prevalentemente, nello svolgimento della loro attività, degli apporti di beni o servizi da parte dei soci.

[II]. Le società cooperative a mutualità prevalente si iscrivono in un apposito albo, presso il quale depositano annualmente i propri bilanci.

(1) V. nota al Titolo VI.

Inquadramento

 L'art. 2512, che disciplina le «cooperative a mutualità prevalente», introduce inevitabilmente la distinzione fra queste, alle quali sono riservate le agevolazioni fiscali disposte dalla legge a favore della cooperazione (art. 223-duodecies, comma 6, disp. att. c.c.) e tutte le altre agevolazioni previste per le società cooperative,   e le altre cooperative, le quali non godono delle agevolazioni di carattere tributario, pur continuando a fruire delle altre agevolazioni (ad esempio di carattere finanziario o lavoristico) (Campobasso, 609). Questa distinzione è considerata dalla dottrina una delle più profonde innovazioni introdotte dalla riforma del 2003 (Bassi, Le società cooperative, 234) che trova il suo fondamento nell'art. 45 Cost. e quindi nella funzione sociale che la norma costituzionale riconosce alla sola cooperazione «a carattere di mutualità e senza fini di speculazione privata», alla quale dovrebbero essere riservati i favori della legge. Alla distinzione tra cooperative costituzionalmente riconosciute e cooperative diverse prevista dalla legge delega 3 ottobre 2001, n. 366, il legislatore delegato ha sostituito quella tra cooperative a mutualità prevalente e cooperative diverse (per la nozione di mutualità-scopo mutualistico si rimanda all'art. 2511 c.c.). La distinzione operata dal legislatore non vale ad infrangere l'unitarietà del fenomeno cooperativo (Bassi, Le società cooperative, 238; Genco, 19) in quanto tutte le società cooperative devono perseguire lo scopo mutualistico e rispettare il principio democratico e della parità di trattamento nella prestazione mutualistica, nonché possedere come caratteristica ineludibile il ristorno. Infatti, come ha modo di evidenziare la Relazione al decreto legislativo n. 6/2003, la nuova disciplina cooperativa risponde all'esigenza di valorizzare la funzione sociale, costituzionalmente riconosciuta, di tutte le cooperative che, in quanto tali, devono connotarsi per il carattere della mutualità sia sotto il profilo funzionale sia sotto quello organizzativo (Vella-Genco-Morara, 54).

La mutualità prevalente

L'art. 2512 individua il requisito della prevalenza, a seconda del tipo di scambio mutualistico, nelle cooperative che: a) svolgono la loro attività prevalentemente in favore dei soci, consumatori o utenti di beni o servizi; b) si avvalgono prevalentemente nello svolgimento della loro attività, delle prestazioni lavorative dei soci; c) si avvalgono prevalentemente nella loro attività, degli apporti di beni o servizi da parte dei soci. Una particolare attenzione è posta dal legislatore sulle cooperative di puro lavoro, previste dall'art. 2512, comma 1, n. 2, tenute distinte da quelle di produzione per la peculiarità del fenomeno e della disciplina applicabile al rapporto mutualistico. In tale categoria devono essere ricomprese tutte le cooperative nelle quali la prestazione in cui si concreta il rapporto mutualistico è un'opera, intesa quale attività lavorativa manuale o intellettuale, di lavoro subordinato o autonomo. L'essere la prevalenza una situazione di fatto, presuppone che l'attività economica sia in corso, e, pertanto, si pone il problema dell'applicazione della norma alle cooperative di nuova costituzione che, evidentemente, non possono documentare alcunché, potendo gli amministratori, all'inizio dell'attività, soltanto esprimere un impegno al rispetto della prevalenza e attestare che esso è conforme all'intento dei soci. Si ritiene che in tale ipotesi la cooperativa dovrà ottenere l'iscrizione all'Albo, di cui all'art. 2512, ultimo comma e potrà, conseguentemente, godere delle agevolazioni tributarie, ma in via provvisoria, con riserva di verifica della documentazione al termine dell'esercizio (Tonelli, 31). Più specificamente si è osservato che l’introduzione delle clausole statutarie di cui all’art. 2514, comma 1, c.c. in sede di costituzione della società è sufficiente per ottenere la qualifica di mutualità prevalente purché i soci manifestino  in qualsiasi modo la loro volontà di svolgere l’attività sociale attenendosi ai canoni della mutualità prevalente  ex art. 2512 c.c., volontà che può essere desunta anche dal mero inserimento nella denominazione sociale della dizione “cooperativa a mutualità prevalente” (MARASA’, 124). La prova documentale della prevalenza è fondata su dati contabili da riportare in nota integrativa. Ciò non implica che la società debba redigere due bilanci separati. Infatti, l'art. 2545-sexies, comma 2 c.c., con previsione che riguarda tutte le cooperative, non soltanto quelle a mutualità prevalente, prescrive che siano riportati separatamente nel bilancio i dati relativi all'attività svolta con i soci, distinguendo eventualmente le diverse gestioni mutualistiche. La suddetta disposizione deve essere intesa come obbligo per tutte le cooperative, di scomporre nelle poste in bilancio, per le cooperative di consumo, il dato sui ricavi delle vendite rispettivamente con i soci e con i terzi, per quelle di lavoro, il costo del lavoro con soci lavoratori e terzi (Bonfante, 1335). Risulta, pertanto, evidente la sufficienza di un sistema contabile che consenta di ricavare i dati relativi all'attività di scambio mutualistico nei confronti dei soci. Per le deroghe al principio della prevalenza si rimanda all'art. 2513 c.c.

 

L’articolo in esame introduce la nozione di scambio mutualistico, distinguendone tre diversi tipi, connotati dal ruolo svolto dai soci nei confronti della cooperativa: rispettivamente consumatori o utenti, lavoratori e apportatori di beni o servizi. Attraverso il riferimento alla necessaria presenza dello scambio mutualistico, è possibile dare concreto contenuto alla differenza tra lo scopo mutualistico e lo scopo di lucro, individuabile nel necessario coinvolgimento del socio nella produzione d’impresa, laddove la posizione del socio di società lucrativa si caratterizza, invece, quale mero apportatore delle risorse finanziarie imputate al capitale sociale. Di conseguenza, la necessaria presenza dello scambio mutualistico costituisce, nelle cooperative, il presupposto per l’identificazione di caratteri legali del tutto originali e immediatamente connessi al diretto coinvolgimento dei soci nella struttura dell’attività produttiva e alle particolarità dell’organizzazione societaria (VELLA-GENCO-MORARA, 55-56).

Secondo BASSI, Principi, 78, la cooperativa a mutualità prevalente presuppone una previsione statutaria che consenta lo svolgimento dell’attività con i soci, mentre è dubbio se occorra una ulteriore previsione statutaria che circoscriva l’operatività con i terzi nei limiti della prevalenza riservata ai rapporti con i soci e se la stessa prevalenza debba essere oggetto di una previsione statutaria, oltre che di una costatazione ex post degli amministratori. Un altro autore ritiene, invece che l’alternativa sul piano della qualificazione tra cooperativa a mutualità prevalente e cooperativa diversa presuppone la scelta preliminare da parte dei soci di derogare statutariamente alla mutualità esclusiva che risulta dalla regola dispositiva implicitamente ricavabile dall’art. 2521, comma 2, c.c. (MARASA’, 123-124). Tale ultimo autore ritiene altresì che la disciplina del codice attribuisca rilevanza alla distinzione tra cooperative a mutualità prevalente e cooperative diverse solo sul piano dell’accesso alle agevolazioni fiscali (art. 223-duodecies, comma 6, disp. att. c.c.) e non anche sul piano della disciplina privatistica, come pretendeva, invece, la legge delega (ID., 119), osservando, conclusivamente, che: a)  molto spesso l’attribuzione della qualifica di cooperativa a mutualità prevalente non richiede la prevalenza  delle operazioni con i soci secondo i termini rigorosi fissati dagli artt. 2512 e 2513 c.c., in quanto per molte cooperative di settore (cooperative sociali, cooperative agricole, banche di credito cooperativo) l’attribuzione della qualifica di cooperativa a mutualità prevalente avviene a prescindere  dalla verifica della sussistenza  in fatto  dell’operatività prevalente con i soci  nei termini di cui agli artt. 2512 e 2513; b) i limiti alla remunerazione capitalistica tramite dividendi non segnano una differenza significativa con le cooperative diverse; c) i limiti alla disponibilità del patrimonio sociale  in favore dei cooperatori  non gravano solo sulle cooperative a mutualità prevalente, d) la normativa fiscale  smentisce la disposizione codicistica secondo cui alle agevolazioni fiscali  non dovrebbero avere accesso le cooperative diverse, tendendosi comunque progressivamente ad attenuare la differenza di trattamento  tra queste ultime e le cooperative a mutualità prevalente in ordine al quantum delle agevolazioni stesse (ID., 125 e 133).

 

L'iscrizione all'Albo delle cooperative a mutualità prevalente

Le cooperative a mutualità prevalente sono, infine, in base al disposto dell'art. 2512, comma 2, tenute ad iscriversi in un apposito Albo, tenuto a cura del Ministero dello sviluppo economico, presso il quale devono depositare annualmente i bilanci. Deve tuttavia ritenersi che, in forza dell’art. 15, d. lgs. 2 agosto 2002, n. 220, tutte le società cooperative devono iscriversi nell’Albo nazionale, che contempla distinte sezioni per le cooperative a mutualità prevalente e per quelle diverse (art. 2012 c.c. e art. 223-sexiesdecies disp att. c.c.) (VELLA-GENCO-MORARA, 198). Pertanto, le cooperative a mutualità prevalente devono annualmente comunicare le notizie di bilancio, anche al fine di dimostrare il rispetto della condizione di prevalenza della gestione mutualistica. L'obbligo di deposito del bilancio di esercizio deve ritenersi sussistente soltanto per le cooperative a mutualità prevalente e non per quelle diverse, dal momento che soltanto per le prime risulta giustificabile una doppia pubblicità del bilancio, nel registro delle imprese e nell'albo delle cooperative a mutualità prevalente. L'omessa comunicazione è sanzionata con la sospensione semestrale di ogni attività dell'ente, intesa come divieto di assumere nuove obbligazioni contrattuali (Campobasso, 612). L'iscrizione nell'albo delle cooperative a mutualità prevalente ha un'efficacia di pubblicità notizia, essendo irrilevante ai fini dell'acquisto civilistico della qualifica di cooperativa a mutualità prevalente ed è altrettanto evidente che per usufruire dei benefici fiscali è condizione necessaria l'iscrizione nei registri prefettizi o nello schedario generale della cooperazione. In proposito occorre precisare che l'albo de qua è destinato a sostituirsi nelle funzioni che erano svolte da questi ultimi, considerando il fatto che l'art. 15, d.lgs. 2 agosto 2002, n. 220, aveva già previsto che l'Albo nazionale degli enti cooperativi fosse destinato a sostituire sia lo schedario nazionale, sia i registri prefettizi. Peraltro, si è osservato che, anche l'albo nazionale degli enti cooperativi, di cui all'art. 15, d.lgs. 2 agosto 2002, n. 220, dovrà considerarsi ”assorbito” nelle sue funzioni da quello in esame, come si desume dal fatto che il d.m. 23 giugno 2004, nel preambolo fa espresso riferimento all'art. 15, d.lgs. 2 agosto 2002, n. 220 (Bonfante, 1332).

Presso l’Albo nazionale devono essere altresì depositati i contratti di gruppo cooperativo paritetico (art. 2545-septies c.c.) (vella-Genco-Morara, ivi).

Bibliografia

Bassi, Le società cooperative, in Bassi, Buonocore, Pescatore, La riforma del diritto societario, Torino, 2003; Bassi, Principi generali della riforma delle società cooperative, Milano 2004; Bonfante, in Aa.Vv.,Trattato di diritto commerciale, Le società cooperative, V, Padova, 2014; Campobasso, Diritto commerciale, Diritto delle società, Milano, 2020;

; Genco, La riforma societaria e la mutualità nella nuova disciplina cooperativa, in Cooperative e consorzi 2003, 14; Marasà, L’odierno significato della mutualità prevalente nelle cooperative, in I contratti associativi a dodici anni dalla riforma del diritto societario, Torino, 2015, 117; Tonelli, in La riforma delle società. Commentario del d.lgs. 17 gennaio 2003, n. 6. Società cooperative, a cura di M. Sandulli, V. Santoro, Torino, 2003; Vella-Genco-Morara, Diritto delle società cooperative, Bologna, 2018.

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