Codice Civile art. 2514 - Requisiti delle cooperative a mutualità prevalente (1).Requisiti delle cooperative a mutualità prevalente (1). [I]. Le cooperative a mutualità prevalente devono prevedere nei propri statuti: a) il divieto di distribuire i dividendi in misura superiore all'interesse massimo dei buoni postali fruttiferi, aumentato di due punti e mezzo rispetto al capitale effettivamente versato; b) il divieto di remunerare gli strumenti finanziari offerti in sottoscrizione ai soci cooperatori in misura superiore a due punti rispetto al limite massimo previsto per i dividendi; c) il divieto di distribuire le riserve fra i soci cooperatori; d) l'obbligo di devoluzione, in caso di scioglimento della società, dell'intero patrimonio sociale, dedotto soltanto il capitale sociale e i dividendi eventualmente maturati, ai fondi mutualistici per la promozione e lo sviluppo della cooperazione. [II]. Le cooperative deliberano l'introduzione e la soppressione delle clausole di cui al comma precedente con le maggioranze previste per l'assemblea straordinaria. (1) V. nota al Titolo VI. InquadramentoL'art. 2514 c.c. stabilisce i requisiti di non lucratività imposti dalla legge delega con riferimento al d.P.R. n. 601/1973, che a sua volta rinvia alle previsioni della cd l. Basevi di cui al d.l.C.P.S. 14 dicembre 1947, n. 1577. Più specificamente, mentre l’art. 26, lett. a), della l. Basevi stabiliva che la quota di capitale di ciascun socio poteva essere remunerata con dividendi non superiori al tasso di interesse legale, l’art. 2514, comma 1, lett. a), c.c. riprende il criterio fissato dalla l. 22 dicembre 1980, n. 891, che fissava la remunerazione dei prestiti sociali in misura non superiore a 2,5 punti percentuali rispetto al rendimento dei buoni postali fruttiferi, ma stabilisce, quale parametro per la remunerazione del capitale del socio non più la remunerazione dei prestiti sociali, ma direttamente il rendimento dei buoni postali fruttiferi (MARASA’, 128, nota 12). Proprio in aderenza allo spirito della legge delega, il legislatore ha ritenuto di introdurre anche un limite alla remunerazione degli strumenti finanziari offerti ai soci cooperatori, per completare il quadro di riferimento delle possibili “aspettative” lucrative coltivabili all'interno della cooperazione protetta. L’art. 2514, comma 1, lett. b), si rifà a quanto previsto dall’art. 4, comma 6, della l. 31 gennaio 1992, n. 59 con riferimento alla remunerazione dei soci sovventori (MARASA’, ivi). Le previsioni statutarieL'art. 2514 c.c. determina un duplice vincolo, riguardante, da un lato la remunerazione del capitale sociale ed egli strumenti finanziari (dividendi e interessi) e, dall'altro lato, il regime delle riserve patrimoniali (VELLA-GENCO-MORARA, 138) . La lett. a) – ponendo il divieto di distribuire i dividendi in misura superiore all'interesse massimo dei buoni postali fruttiferi, aumentato di due punti e mezzo rispetto al capitale effettivamente versato – fissa il limite di remunerazione del capitale sociale ( Bonfante , 70). La dottrina precisa che il limite ha ad oggetto i dividendi in quanto tali, a prescindere dal fatto che essi derivino da utili provenienti dall'attività con i terzi ovvero si tratti di avanzi di gestioni mutualistiche ( Bonfante , 71). per VELLA-GENCO-MORARA, 138, però, la disposizione riguarda la remunerazione del capitale sociale). La norma si applica solo ai soci cooperatori (Tonelli, 41). Secondo MARASA', 127-129), la differenza di trattamento tra cooperativa a mutualità prevalente e cooperative diverse, in punto di remunerazione del capitale tramite dividendi, risulta attenuata, in quanto, per un verso, nelle cooperative a mutualità prevalente la distribuzione dei dividendi è consentita in termini piuttosto elevati e, per altro verso, nelle cooperative diverse la percentuale massima prevista nello statuto non può essere eccessiva , dovendo la distribuzione tramite dividendi essere subordinata alla distribuzione tramite ristorni, che costituiscono una modalità di ripartizione dell'utile di esercizio alternativa e speculare rispetto al dividendo e vengono attribuiti ai soci in proporzione non al capitale conferito, ma agli scambi mutualistici (VELLA-GENCO-MORARA, 124) (sui ristorni, v. art. 2545-sexies c.c.). Agli strumenti finanziari si applica la lett. b), la quale pone il divieto di remunerare tali strumenti finanziari offerti in sottoscrizione ai soci cooperatori in misura superiore a due punti rispetto al limite massimo previsto per i dividendi. Al contrario, per i soci finanziatori non sussistono limiti alla remuneratività, salvo quelli fissati ai sensi dell'art. 2526 dallo statuto ( Tonelli , 41; Bonfante, 71). La fissazione di un limite alla remunerazione degli strumenti finanziari per i soli soci cooperatori persegue l'obiettivo di evitare che questi ultimi possano essere indotti a patrimonializzare la società tramite la sottoscrizione di strumenti finanziari al fine di eludere il limite alla distribuzione di dividendi che grava sulle quote di capitale sociale (TONELLI, ivi; MARASA', 128, nota 12). È poi previsto il divieto di distribuire le riserve ai soci cooperatori alla lett. c). Con tale norma il legislatore ha inteso agevolare la creazione di riserve divisibili per i soci finanziatori titolari di strumenti finanziari sostanzialmente parificando tali strumenti ad un normale investimento capitalistico. Tuttavia si è inteso anche perseguire il consolidamento del patrimonio sociale per l'attività mutualistica in favore dei soci futuri (VELLA-GENCO-MORARA, 139). Nelle cooperative diverse da quelle a mutualità prevalente non vige il divieto assoluto di distribuzione delle riserve in caso di scioglimento individuale del rapporto sociale e compete all'autonomia statutaria stabilire quali riserve siano divisibili trai soci e quale debba essere il criterio della loro ripartizione (MARASA', 129-130). Infine, la lett. d) prevede l'obbligo di devoluzione, in caso di scioglimento della società, dell'intero patrimonio sociale, dedotto soltanto il capitale sociale e i dividendi eventualmente maturati, ai fondi mutualistici per la promozione e lo sviluppo della cooperazione ( Bonfante, 73). La regola della devoluzione del patrimonio a scopi di pubblica utilità, e in particolare a favore dei fondi mutualistici per la promozione e lo sviluppo della cooperazione, vale tanto nel caso di liquidazione della cooperativa che in quello di trasformazione in altro tipo di società (art. 2545-undecies, c.c.) (VELLA-GENCO-MORARA, 138). Per le cooperative diverse da quelle a mutualità prevalente nulla è previsto con riguardo alla sorte del patrimonio di liquidazione, affidata quindi alle determinazioni dell'autonomia statutaria, nel rispetto, però, dello scopo mutualistico con il quale non sarebbe compatibile una clausola che prevedesse la conteggiabilità di tutte le riserve in sede di liquidazione e la loro ripartizione con criterio esclusivamente capitalistico, ossia di proporzionalità con la quota di capitale di ciascun socio (MARASA', 130). In tema di società cooperative, la perdita dei requisiti di mutualità prevalente, conseguente alla modificazione o soppressione delle clausole antilucrative, non obbliga la società a devolvere al fondo mutualistico di appartenenza il patrimonio effettivo, dedotti il capitale versato e rivalutato e i dividendi non ancora distribuiti, poiché l'art. 2545-undecies c.c. fa conseguire tale effetto alla delibera di trasformazione della società, mentre l'art. 2545-octies c.c. prevede che, nel diverso caso della perdita dei requisiti di mutualità prevalente, gli amministratori redigano apposito bilancio per determinare il valore effettivo dell'attivo patrimoniale da imputare alle riserve indivisibili, dovendosi pertanto ritenere implicitamente abrogato, dalla riforma societaria del 2003, l'art. 17 della l. n. 388 del 2000, nè potendo trovare applicazione l'art. 111-decies disp. att. c.c., diretto unicamente ad agevolare l'adeguamento alla nuova normativa delle clausole antilucrative già presenti nello statuto di società cooperative a mutualità prevalente (Cass. I, ord. n. 23602/2022). BibliografiaBonfante, Trattato di diritto commerciale, Le società cooperative, V, Padova, 2014; Marasà, L’odierno significato della mutualità prevalente nelle cooperative, in I contratti associativi a dodici anni dalla riforma del diritto societario, Torino, 2015, 117; Tonelli, in La riforma delle società. Commentario del d.lgs. 17 gennaio 2003, n. 6. Società cooperative, a cura di M. Sandulli, V. Santoro, Torino, 2003; Vella-Genco-Morara, Diritto delle società cooperative, Bologna, 2018.
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