Codice Civile art. 2516 - Rapporti con i soci (1).Rapporti con i soci (1). [I]. Nella costituzione e nell'esecuzione dei rapporti mutualistici deve essere rispettato il principio di parità di trattamento. (1) V. nota al Titolo VI. InquadramentoSebbene la rubrica dell'articolo ("Rapporti con i soci") sembra far riferimento al complesso dei rapporti giuridici intercorrenti tra cooperativa e soci, relativi sia al rapporto societario, che a quello mutualistico, in realtà la disposizione in esame disciplina esclusivamente il rapporto mutualistico, ossia l'insieme degli atti di scambio tra cooperativa e soci funzionali alla realizzazione dello scopo mutualistico e al conseguimento da parte del socio del vantaggio mutualistico. Infatti lo scopo mutualistico si realizza attraverso il collegamento tra un rapporto societario per l'esercizio in comune di un'attività d'impresa e di una molteplicità di rapporti di scambio tra cooperativa e socio, necessari per il conseguimento di un determinato risultato economico. Quindi tra cooperativa e socio ricorre un duplice ordine di rapporti, il primo (societario) di partecipazione all'organizzazione comune, il secondo (di scambio) volto al conseguimento da parte del socio dei singoli beni o servizi (C ampobasso , 606; C eccherin i-schirò, 37-38; P resti -R escigno, 605 ). Attraverso il riferimento allo scambio mutualistico -di cui si distinguono tre diversi tipi, connotati dal ruolo svolto dai soci nei confronti della cooperativa: rispettivamente consumatori o utenti, lavoratori e apportatori di beni o servizi - è possibile dare concreto contenuto alla differenza tra lo scopo mutualistico e lo scopo di lucro, individuabile nel necessario coinvolgimento del socio nella produzione d'impresa, laddove la posizione del socio di società lucrativa si caratterizza, invece, quale mero apportatore delle risorse finanziarie imputate al capitale sociale (Vella-Genco-Morara, 55) (v., retro, sub art. 2512) . Controversa è la natura giuridica degli atti di scambio tra cooperativa e socio, attraverso i quali si realizzano lo scopo e il vantaggio mutualistici. Secondo un orientamento dottrinale, gli atti di scambio vanno configurati come prestazioni accessorie ai sensi dell'art. 2345 c.c. (Scordino, 205; Romagnoli, 242). Si è però obiettato che attribuire carattere accessorio a una prestazione essenziale ai fini del conseguimento dello scopo mutualistico sarebbe una contraddizione in termini sotto il profilo letterale e logico, con la conseguenza che l'effettività dello scambio e la realizzazione della causa sociale sarebbe rimessa alla presenza di un'apposita clausola statutaria, in mancanza della quale dovrebbe essere dichiarata la nullità della società o il suo scioglimento per l'impossibilità di perseguire l'oggetto sociale (Casale, 21-22). Sempre in chiave critica si è rilevato che, attesa l'unità della fattispecie “prestazioni accessorie” nel diritto societario, trova piena applicazione anche alle società cooperative la disciplina recata dall'art. 2345 c.c., che richiede un'esplicita previsione statutaria e comunque stabilisce l'inammissibilità di prestazioni accessorie in denaro (Bertolotti, 130). Altra dottrina ha posto in evidenza l'unitarietà del rapporto mutualistico, ragione per la quale gli atti di scambio si configurano come atti interni a detto rapporto, in funzione attuativa del rapporto sociale a causa mutualistica (Verrucoli, 101), con la ulteriore precisazione, che il rapporto mutualistico, in quanto finalizzato alla realizzazione della gestione di servizio in favore dei soci, dà vita ad una fattispecie di contenuto complesso, in cui l'elemento associativo e quello dello scambio non adempiono alla loro funzione tipica, ma concorrono a realizzare una funzione diversa e a costituire il più ampio rapporto mutualistico, di natura unitaria, caratterizzato da una causa negoziale propria (la mutualità), nel quale le prestazioni delle parti si trovano connesse tra loro, in una relazione di reciproca coordinazione e non di subordinazione (Schirò, Mutualità, 726-727). Tuttavia, secondo la dottrina prevalente, gli atti di scambio mutualistici costituiscono veri e propri atti contrattuali distinti e successivi rispetto al rapporto sociale (BASSI, Manuale, 645; Farenga , 504; Santagata , 834 ). Il collegamento tra rapporto sociale e rapporti di scambio si presenta in termini di normatività, in quanto il contratto sociale fornisce il presupposto logico e la cornice normativa degli instaurandi rapporti di scambio di natura contrattuale e sinallagmatica (Casale, 56). Più di recente, un altro autore (Marasà, 165), facendo riferimento all'art. 2521, commi 2 e 5, c.c., ha posto in evidenza come sia in sede di atto costitutivo o di regolamento che debbano essere disciplinati gli aspetti essenziale del rapporto mutualistico di scambio tra cooperativa e socio. Gli scambi mutualistici si possono stabilire a monte o a valle dell'attività economica della società. Si stabiliscono a monte qualora i soci offrano alla cooperativa propri prodotti o servizi necessari per l'esercizio dell'attività economica della società e in tal caso il vantaggio mutualistico consiste in una remunerazione dei prodotti o dei servizi offerti migliore di quella che i soci potrebbero ottenere offrendo i propri prodotti o servizi a terzi (cooperative di produzione e lavoro). Si collocano a valle qualora i soci acquistino dalla società i prodotti o servizi che questa offre e in tale ipotesi il vantaggio mutualistico consiste nel potere acquistare i prodotti o i servizi offerti dalla società a condizioni migliori di quelle proposte da terzi sul mercato (cooperative di consumo) (Stagno D'Alcontres-De Luca, 785). Si ritiene che non siano configurabili un obbligo a carico della cooperativa di prestazione a favore del socio e un diritto di questo alla fruizione della prestazione mutualistica (Campobasso , 607; Stagno D'Alcontres-De Luca , 820). Infatti, l'obbligo di parità presuppone un obbligo di contrarre da parte della cooperativa, che però è subordinato alla tutela dell'interesse sociale, che ha carattere assolutamente preminente e incide sul diritto di libera determinazione del contratto. Inoltre il dovere di riservare a tutti i contraenti uguali condizioni influisce negativamente anche sulla libertà di contrarre della cooperativa, la quale è tenuta a non accogliere quelle domande dei soci che assorbano la disponibilità e impediscano di far fronte alle ragionevolmente prevedibili richieste di altri soci (Bassi, Società cooperative, 82). Anche dalla relazione ministeriale al d.lgs. n. 6/2003 risulta che il legislatore delegato ha inteso evitare ogni riferimento normativo alla configurabilità a favore del socio cooperatore di un diritto assoluto al vantaggio mutualistico, sotto forma di ristorno, con la conseguenza che, alla stregua del vigente diritto della cooperazione, il socio potrà salvaguardare il proprio interesse al vantaggio mutualistico, avvalendosi soltanto degli ordinari strumenti di tutela previsti dal diritto societario per la realizzazione dello scopo sociale mutualistico, senza poter pretendere dalla cooperativa né l'esecuzione della prestazione mutualistica, né la distribuzione dei ristorni (Schirò, 41). Nelle grandi cooperative di consumo , con un numero di soci superiore a centomila, tenute ad adottare misure idonee a migliorare i livelli di coinvolgimento dei soci nei processi decisionali della società (art. 17-bis, d.l. 24 giugno 2014, n. 91 conv., con modif., in l. 11 agosto 2014, n. 116), è prevista una causa statutaria, ma di origine legale, di esclusione del socio che non abbia tenuto alcun tipo di rapporto sociale o economico con la cooperativa, nel rispetto di quanto disciplinato dallo statuto, per un periodo significativo di almeno un anno ( Stagno D'Alcontres , 604). La Corte di cassazione ha affermato che nelle cooperative il rapporto attinente al conseguimento del vantaggio mutualistico ha per oggetto prestazioni di collaborazione o di scambio tra socio e società, secondo uno schema non di comunione di scopo, ma di contrapposizione tra prestazioni della cooperativa e la retribuzione o il prezzo corrispettivo (Cass. I, n. 694/2001). Pertanto, tra cooperativa e socio intercorre un duplice ordine di rapporti, il primo (societario), di partecipazione all'organizzazione comune, il secondo (bilaterale di scambio), volto al conseguimento dei singoli beni o servizi (Cass. I, n. 11015/2013; Cass. I, n. 10648/2010; Cass. I, n. 18724/2007; Cass. I, n. 7646/2007; Cass. I, n. 9393/2004; Cass. I, n. 15489/2000), rapporti che, pur collegati, hanno causa giuridica autonoma (Cass. I, n. 13641/2013). Inoltre, la giurisprudenza ha precisato che dalla natura contrattuale degli atti di scambio inerenti al rapporto mutualistico discende che i rimedi generali dettati in tema di inadempimento contrattuale, non utilizzabili nell'ambito dei contratti societari, caratterizzati da comunione di scopo e non da corrispettività delle prestazioni dei soci, possono invece trovare applicazione nei rapporti di scambio tra società e soci, riguardanti l'utilizzazione dei beni o servizi forniti dalla società (Cass. I, n.26222/2014; Cass. I, n. 694/2001). In tema di società cooperative, non è previsto in alcuna norma un obbligo della società di procedere (ed un correlato diritto del socio) alla distribuzione ai soci di tutte le eccedenze derivanti dalla Gestione mutualistica intervenuta con gli stessi, né esso può intendersi connaturato allo scopo mutualistico (inteso come gestione di servizi a favore dei soci), poiché le società cooperative (nelle quali lo scopo mutualistico non esclude l'applicabilità dei principi essenziali del diritto societario, espressamente richiamati dall'art. 2516 c.c. (ora 2519, n.d.r) in ordine al funzionamento dell'organismo, ai rapporti fra socio e società ed alle attribuzioni sociali), sono soggetti di diritto, muniti di personalità giuridica, e come tali hanno specifiche esigenze organizzative, di efficienza e conservazione dell'impresa, che impongono di demandare all'apprezzamento discrezionale dell'assemblea ogni valutazione circa la destinazione da attribuire a dette eccedenze. La discrezionalità della maggioranza assembleare è temperata dal principio di correttezza e buona fede nell'esecuzione del contratto sociale, con la conseguenza che il socio, di fronte alla negazione del rimborso del ristorno, in presenza di comportamenti abusivi della maggioranza, può valersi degli strumenti di tutela contro le deliberazioni assembleari e chiedere l'annullamento della deliberazione di approvazione del bilancio nella quale si sia deciso in tale senso (Cass. I, n. 9513/1999) . I soci di una cooperativa sono portatori di uno specifico interesse a che l'attività d'impresa sia orientata al soddisfacimento delle loro richieste di prestazioni (cosiddette prestazioni mutualistiche) ed alle condizioni più favorevoli consentite dalle esigenze di economicità nella condotta dell'impresa sociale, ma tale interesse è realizzabile dal socio soltanto azionando i mezzi di tutela predisposti dal diritto societario (impugnativa delle delibere assembleari, azione di responsabilità contro gli amministratori), qualora la gestione dell'impresa sociale non sia improntata al rispetto dello scopo mutualistico (Cass. I, n. 9513/1999). Enunciati i principi che precedono, la giurisprudenza della Suprema Corte, con riferimento in particolare alle cooperative edilizie, ha ulteriormente affermato che: a) l'assegnazione degli alloggi ai soci, effettuata in una situazione di avvenuta perdita del capitale sociale non ripianata e di irregolarità gestorie volte a occultare le effettive poste passive della società, costituisce atto di disposizione del patrimonio sociale potenzialmente idoneo a provocare la dispersione dei valori dell'impresa sociale, che gli amministratori sono obbligati ad evitare al fine di preservare l'integrità del patrimonio sociale stesso ai sensi dell'art. 2486 c.c. (Cass, III, n. 28613/2019); b) la cooperativa edilizia, in virtù della finalità mutualistica perseguita dagli interventi pubblici volti all'individuazione delle aree da destinarsi all'edificazione residenziale di tipo economico e popolare, nel cui contesto essa si inserisce, è tenuta ad assegnare ai singoli soci non soltanto, in proprietà esclusiva, alloggi, garage e cantine, ma anche, "pro quota" indivisa, ogni altra parte dell'edificio di uso comune ai sensi dell'art. 205 r.d. n. 1165/1938 e dell'art. 1117 c.c., essendo incompatibile col predetto vincolo di scopo la riserva di una parte del fabbricato a scopo di lucro. (Nella specie, la cooperativa edilizia aveva trasformato in locali commerciali alcune aree comuni, trasferendole a terzi, anziché assegnarle ai soci) (Cass. II, n. 10355/2019); c) in tema di assegnazione di alloggi di cooperative edilizie a contributo statale, il momento determinativo dell'acquisto della titolarità dell'immobile da parte del singolo socio, onde stabilire se il bene ricada, o meno, nella comunione legale tra coniugi, è quello della stipula del contratto di trasferimento del diritto dominicale (contestuale alla convenzione di mutuo individuale), poiché solo con la conclusione di tale negozio il socio acquista, irrevocabilmente, la proprietà dell'alloggio (assumendo, nel contempo, la veste di mutuatario dell'ente erogatore), mentre la semplice qualità di socio, e la correlata "prenotazione", in tale veste, dell'alloggio, si pongono come vicende riconducibili soltanto a diritti di credito nei confronti della cooperativa, inidonei, come tali, a formare oggetto della communio incidens familiare (Cass. I, n. 13570/2018); d) il trasferimento dell'immobile prevede una fattispecie a formazione progressiva, la cui prima fase, presupponente l'acquisizione dello status di socio da parte dell'assegnatario e la prenotazione dell'alloggio, deve qualificarsi come contratto preliminare, perché con l'individuazione del bene e del corrispettivo nasce l'obbligo per la società di prestare il proprio consenso al trasferimento, e la cui seconda fase, consistente nella successiva assegnazione dell'alloggio, si identifica con il contratto definitivo; ne consegue che, in caso di fallimento della cooperativa, è in facoltà del curatore, prima dell'assegnazione, di sciogliersi dal contratto preliminare, ai sensi dell'art. 72, comma 4, l. fall. (Cass. I, n. 23514/2016); e) la domanda ai sensi dell'art. 2932 c.c. di esecuzione specifica dell'obbligo di trasferimento dell'immobile postula la preliminare acquisizione dello "status" di socio da parte del promittente assegnatario, consacrato nell'atto costitutivo della società, e la successiva attività attuativa, consistente nella verifica della realizzazione dei presupposti concreti per l'assegnazione, nonché nella individuazione dell'alloggio e del corrispettivo. Tale ultima attività può tradursi in concreto, nei confronti di un nuovo socio, nella "prenotazione" dell'immobile da parte sua, ovvero nella stipula di un preliminare con il quale la cooperativa prometta al socio subentrante il trasferimento di una delle unità immobiliari realizzate (Cass. I, n. 22565/2015); f) in caso di pretermissione del socio prenotatario e di assunzione dell'obbligo di cessione di un alloggio a terzi, l'estraneità del cessionario alla compagine sociale e l'elusione dei diritti insorti in favore del socio per effetto dell'operazione mutualistica e del contratto di "prenotazione", determina la radicale nullità della delibera di alienazione del bene a terzi, per illiceità dell'oggetto ai sensi dell'art. 2379 c.c., reso applicabile dall'art. 2516 c.c. (ora 2519, n.d.r), potendo conseguirne, altresì, la nullità derivata del contratto preliminare stipulato con il terzo estraneo (Cass. I, n. 22565/2015); g) il rapporto giuridico-economico di scambio distinto da quello sociale, instaurandosi tra società e socio prenotatario a seguito dell'attribuzione dell'unità immobiliare costruita, caratterizza l'attribuzione come atto traslativo della proprietà a titolo oneroso, per cui trovano applicazione i rimedi generali volti a mantenere o ristabilire l'equilibrio sinallagmatico tra le prestazioni (Cass. I, n. 26222/2014); h) il pagamento di una somma, eseguito dal socio a titolo di prenotazione dell'immobile, deve essere ascritto al rapporto di scambio e perciò al pagamento del prezzo d'acquisto, alla cui restituzione la cooperativa è, quindi, tenuta, in caso di scioglimento dal rapporto sociale per esclusione o per recesso, anche in presenza di un disavanzo di bilancio (Cass. I, n. 13641/2013); i) mentre dal rapporto associativo discende l'obbligo dei conferimenti e delle contribuzioni alle spese comuni di organizzazione e di amministrazione, dal rapporto di scambio invece sorge, a carico del socio, l'obbligo di provvedere alle anticipazioni e agli esborsi di carattere straordinario necessari per l'acquisto del terreno e la realizzazione degli alloggi, prestazioni quest'ultime che non rappresentano un rimborso delle spese sopportate dalla cooperativa nell'interesse dei soci, ma il corrispettivo del trasferimento della proprietà, la cui causa dunque risulta del tutto omogenea a quella della compravendita, ed è, pertanto, soggetto alla revocatoria fallimentare ex art. 67 legge fall. (Cass. I, n. 11015/2013); l) nelle cooperative senza contributo statale, il trasferimento della proprietà avviene per effetto della conclusione di un atto di autonomia privata, ovvero in virtù di un contratto sinallagmatico di scambio, assimilabile alla compravendita, la cui esistenza, in quanto negozio soggetto alla forma scritta ad substantiam, va necessariamente provata mediante produzione in giudizio della relativa scrittura (Cass. I, n. 12924/2012); m) nel caso di cessione delle quote di partecipazione di una società cooperativa edilizia, si trasferiscono sia la posizione di socio, sia il diritto di credito verso la società; non si trasferisce, invece, la proprietà dell'immobile non ancora assegnato al socio, che ne acquisterà la proprietà soltanto con la stipula del contratto di scambio con la società, quale contratto consensuale ad effetti reali (Cass. I, n. 10648/2010); n) in caso di scioglimento del rapporto sociale limitatamente al socio di una società cooperativa edilizia, egli ha diritto sia alla liquidazione della quota sociale, con riguardo a quanto abbia versato a titolo di conferimento, sia alla restituzione di quanto versato a titolo di anticipazione, direttamente riconducibile all'acquisto ed all'assegnazione dell'alloggio (sempre che, la proprietà dell'alloggio non sia stata nel frattempo conseguita e lo scopo sociale non sia stato raggiunto), Con riguardo a tale secondo importo, al diritto di credito del socio non corrisponde un diritto di ritenzione dell'alloggio, non potendo egli avvalersi dell'"exceptio inadimplenti non est adimplendum", di cui all'art. 1460 c.c., poiché gli obblighi di riconsegna dell'alloggio e di restituzione delle somme non sono configurabili come prestazioni reciproche di un sinallagma contrattuale, ma soltanto come un effetto del venir meno del rapporto sociale tra il socio receduto od escluso e la cooperativa (Cass. I, n. 16304/2009; Cass. I, n. 6197/2008); o) l'acquisto, da parte dei soci, della proprietà dell'alloggio per la cui realizzazione l'ente sia stato costituito passa attraverso la stipulazione di un contratto di scambio, la cui causa è del tutto omogenea a quella della compravendita, in relazione al quale la cooperativa assume veste di alienante ed il socio quella di acquirente, sicché, con specifico riferimento al corrispettivo dovuto, la misura e le modalità di pagamento sono quelle indicate nel contratto di acquisto, e non possono essere modificate dagli organi sociali, in assenza di un'esplicita previsione contrattuale. Pertanto, al socio che abbia stipulato il contratto di acquisto dell'appartamento cedutogli dalla cooperativa non può essere imposto alcun adeguamento del prezzo, qualora ciò non trovi fondamento nel predetto contratto. (Cass. I, n. 7646/2007); p) le anticipazioni e gli esborsi effettuati dal socio non a titolo di conferimento e in conseguenza dell'obbligo inerente alla partecipazione alle spese comuni di organizzazione e di amministrazione, ma per il conseguimento dei singoli beni o servizi prodotti dalla cooperativa, pongono il socio nella posizione di creditore verso la cooperativa, posizione che - una volta avvenuto lo scioglimento del rapporto sociale - si manifesta come diritto alla restituzione delle somme anticipate (sempre che, ovviamente, la proprietà dell'alloggio non sia stata nel frattempo conseguita e lo scopo sociale non sia stato raggiunto), non sottoposto, e salva la possibilità di una diversa disciplina pattizia, alla disciplina giuridica relativa alla quota sociale (Cass. I, n. 9393/2004). Con riferimento alle cooperative esercenti il credito, si è affermato che il versamento su libretto di risparmio di denaro da parte di chi sia anche socio determina un rapporto che sorge dal contratto di deposito bancario e non dal vincolo sociale, sicché l'accettazione del deposito operato dagli amministratori della cooperativa, in spregio al divieto di compiere nuove operazioni sociali in presenza di una causa di scioglimento, può integrare la responsabilità nei confronti del socio in quanto terzo creditore (Cass. I, n. 18724/2007). Sulla duplicità dei rapporti relativi al perseguimento della causa mutualistica si è pronunciata anche la giurisprudenza di merito. Il perseguimento dello scopo mutualistico è elemento caratterizzante le società cooperative. Il socio cooperatore ha diritto a conseguire i vantaggi mutualistici e, al tempo stesso, è tenuto a contribuire affinché tali vantaggi possano essere erogati dalla cooperativa. Con la partecipazione ad una società cooperativa, il singolo socio pone in essere due tipi di rapporti: quello mutualistico e quello sociale. Con la riforma del diritto societario si è voluto evidenziare che il rapporto mutualistico, seppur distinto da quello societario, è da esso derivante. Ne consegue che, pur dovendo tenersi distinti i diritti e gli obblighi derivanti dal rapporto sociale da quelli derivanti dal rapporto mutualistico, i due rapporti, tuttavia, sono connessi tra di loro. (Trib. Roma, III, 4 aprile 2017; Trib. Roma, III, 8 febbraio 2016). Nelle cooperative edilizie si instaura tra il socio e la società un duplice rapporto: quello di scambio, avente ad oggetto l'assegnazione dell'alloggio, e il rapporto sociale, che sorge con l'ingresso del socio nella compagine societaria e la sottoscrizione del capitale sociale. Tale ultimo rapporto comporta l'obbligo della contribuzione alle spese comuni di organizzazione e amministrazione, obbligo collegato alla qualità di socio e destinato a permanere fino a quando persiste detta qualità ovvero fino allo scioglimento della cooperativa (salvo il caso di recesso o di esclusione del singolo), indipendentemente dalla circostanza dell'avvenuta assegnazione dell'alloggio sociale. La finalità mutualistica viene perseguita attraverso una fattispecie complessa a formazione progressiva, mediante la quale l'obbligo della cooperativa di prestare il consenso al trasferimento della proprietà degli alloggi sorge, seppure con carattere potenziale, sin dall'atto costitutivo della cooperativa e dall'ingresso del socio nella compagine sociale e si attualizza attraverso un'attività successiva (la c.d. prenotazione), attuabile anche con il preliminare di assegnazione, e il successivo atto traslativo del diritto, che si realizza con l'assegnazione definitiva dell'immobile al socio (Trib. Roma, III, 19 giugno 2017). La parità di trattamentoIl fondamento della norma viene tradizionalmente individuato nella esigenza di assicurare la corretta attuazione dello scopo mutualistico in tutti gli scambi che la cooperativa instaura con i soci nell'esercizio dell'attività economica mutualistica (Buonocore, 588; Cuomo, 100). Il principio di parità di trattamento condiziona notevolmente la discrezionalità della gestione dell'impresa, ponendo un vincolo "esogeno", e non tipico delle relazioni commerciali, per una classe di operazioni potenzialmente molto importanti (Vella, Genco, Morara,164). La parità di trattamento attiene esclusivamente al rapporto mutualistico e non al rapporto sociale che lega il socio alla cooperativa (Bonfante, 56; Stagno D'Alcontres - De Luca , 820). Il principio in esame non implica che siano riconosciuti a tutti i soci i medesimi vantaggi mutualistici indipendentemente dalla tipologia dello scambio mutualistico, ma legittima diseguaglianze oggettivamente fondate, potendo essere lo scambio differenziato in termini quantitativi e qualitativi, anche sulla base di criteri generali previsti nell'atto costitutivo o nei regolamenti e tenuto anche conto della possibile esistenza di varie categorie di soci diversamente interessate al godimento delle attività dell'impresa e della eventuale maggiore o minore meritevolezza sul piano sociale di una determinata categoria di soci, con il limite che, a parità di condizioni, non possono essere operate discriminazioni tra i soci (Bassi , Società cooperative, 84-85; Bonfante, 57; Stagno D'Alcontres - De Luca , 821). In particolare, la parità può essere invocata dal socio discriminato in peius, il quale chieda di essere messo alla pari degli altri soci: in tale ipotesi possono essere esperite anche le azioni di esecuzione forzata dell'obbligo di contrarre ex art. 2932 c.c. e le azioni tendenti a introdurre nel rapporto mutualistiche le condizioni generali di contratto previste nello statuto o nei regolamenti. La parità, viceversa, può essere invocata da uno o più soci per impedire l'altrui trattamento preferenziale e in tal caso sono esperibili solo rimedi oggettivi, quali l'invalidità delle deliberazioni o la responsabilità degli amministratori ( Bassi , Società cooperative, 81-82; Santagata, 833). Il principio di parità di trattamento può tutelare anche la cooperativa di fronte a comportamenti abusivi dei soci nei confronti della società o di altri soci nell'attuazione del rapporto mutualistico, in particolare nei tipi di cooperativa, come quelle di produzione e lavoro, in cui l'obbligo del socio alla prestazione mutualistica appare connaturato all'oggetto sociale, tenuto conto dell'essenzialità dell'apporto del socio, ulteriore rispetto al conferimento, per lo svolgimento dell'attività d'impresa (Ceccherini - Schirò, 42; farenga , 500 ). Contra, Casale, 114, per il quale il principio di parità di trattamento vige solo in favore dei soci nei loro rapporti di scambio con la società e in relazione alla posizione degli altri soci, in funzione perequativa. La parità non è imposta per i rapporti con i terzi ( Bassi , Società cooperative, 83; Stagno D'Alcontres - De Luca , 820). La Suprema Corte ha precisato che il principio della parità di trattamento dei soci definisce una regola di comportamento per gli organi sociali, ma non è idoneo a riflettersi sulla validità dei distinti rapporti contrattuali di scambio mutualistico, con la conseguenza che la violazione di detto principio, se può eventualmente giustificare l'esercizio di un'azione di responsabilità nei loro confronti, ex art. 2395 c.c. (applicabile alle cooperative in virtù del rinvio dell'art. 2519 c.c.) non giustifica la pretesa di far dichiarare la nullità dei contratti di scambio mutualistico con i soci favoriti (Cass. I, n. 6510/2004; Cass. I, n. 5724/2004). L'art. 2516 c.c. è volto ad evitare discriminazioni nell'attuazione del rapporto mutualistico e, sebbene faccia riferimento alle fasi della costituzione e della esecuzione, il principio della parità di trattamento deve essere rispettato anche nella fase di cessazione del rapporto. Ne consegue che la cessazione del rapporto sociale comporta anche la cessazione del rapporto mutualistico, purché la cooperativa abbia realizzato lo scopo mutualistico in favore di tutti i soci, in adempimento del principio di parità di trattamento (Trib. Roma III, 4 aprile 2017; Trib. Roma, III, 8 febbraio 2016). Viola il principio di parità di trattamento il socio di una cooperativa edilizia che, dopo aver conseguito integralmente il proprio vantaggio mutualistico con l'assegnazione dell'alloggio sociale, si sottragga alla partecipazione alle spese della cooperativa esercitando il recesso dalla società, qualora lo scopo mutualistico in favore di tutti i soci non sia stato ancora realizzato. Risponde invece al principio di parità di trattamento l'obbligo del socio di partecipare alle spese della cooperativa sino a quando tutti i soci abbiano realizzato in ugual misura lo scopo mutualistico e la cooperativa si sciolga (Trib. Roma, III, 4 aprile 2017). Infine, è illegittima la delibera consiliare di una società cooperativa, nella parte in cui, in violazione delle previsioni statutarie e del principio di parità di trattamento, attribuisce ad un solo socio cooperatore il diritto di pretendere la fruizione dei servizi del sodalizio, senza imporre l'obbligo di versamento della retta annuale di frequenza (Trib. Napoli, sez, imprese, 6 aprile 2022, n. 3448). BibliografiaBassi, in Aa. Vv., Società cooperative, a cura di Presti, in Commentario alla riforma delle società, diretto da Marchetti, Bianchi, Ghezzi, Notari, Milano, 2006; Bassi, in Aa.Vv., Manuale di diritto commerciale, ideato da Buonocore, Torino, 2020; Bertolotti, Società con prestazioni accessorie, Milano, 2008; Bonfante, Trattato di diritto commerciale, Le società cooperative, V, Padova, 2014; Buonocore, Rapporto mutualistico e parità di trattamento, in Il nuovo diritto delle società, Liber amicorum Gian Franco Campobasso, diretto da Abbadessa, Portale, IV, Torino, 2007; Campobasso, Diritto commerciale, Diritto delle società, Milano, 2020; Casale, Scambio e mutualità nella società cooperativa, in Quaderni di giurisprudenza commerciale, Milano, 2005; Ceccherini-Schirò, Società cooperative e mutue assicuratrici, seconda edizione, in Aa.Vv., La riforma del diritto societario, a cura di Lo Cascio, Milano, 2008; Cuomo, Sub art. 2516, Delle società - Dell’azienda. Della concorrenza, artt. 2511-2574, a cura di D.U. Santosuosso, in Commentario al codice civile a cura di E. Gabrielli, Torino, 2015, 99; Farenga, Manuale di diritto commerciale, Torino, 2022; Marasà, Direzione e condizioni dello scambio nelle cooperative e nelle organizzazioni non profit tra regole civilistiche e regole tributarie, in I contratti associativi a dodici anni dalla riforma del diritto societario, Torino, 2015; Presti-Rescigno, Corso di diritto commerciale, II, Società, Bologna, 2021; Romagnoli, La prestazione di lavoro nel contratto di società, Milano, 1967; Santagata, Le società con scopo mutualistico, in Aa. Vv. , Diritto commerciale, III, a cura di M. Cian, Torino, 2020; Schirò, Mutualità cooperativa ed atti di scambio, in Il contratto, Silloge in onore di Giorgio Oppo, II, Padova, 1992; Scordino, La società cooperativa, Napoli, 1970; Stagno D’Alcontres-De Luca, Le società, III, Torino, 2020; Vella-Genco-Morara, Diritto delle società cooperative, Bologna, 2018; Verrucoli, La società cooperativa, Milano, 1958. |