Codice Civile art. 2528 - Procedura di ammissione e carattere aperto della società (1).

Stefano Schirò

Procedura di ammissione e carattere aperto della società (1).

[I]. L'ammissione di un nuovo socio è fatta con deliberazione degli amministratori su domanda dell'interessato. La deliberazione di ammissione deve essere comunicata all'interessato e annotata a cura degli amministratori nel libro dei soci.

[II]. Il nuovo socio deve versare, oltre l'importo della quota o delle azioni, il soprapprezzo eventualmente determinato dall'assemblea in sede di approvazione del bilancio su proposta dagli amministratori.

[III]. Il consiglio di amministrazione deve entro sessanta giorni motivare la deliberazione di rigetto della domanda di ammissione e comunicarla agli interessati.

[IV]. Qualora la domanda di ammissione non sia accolta dagli amministratori, chi l'ha proposta può entro sessanta giorni dalla comunicazione del diniego chiedere che sull'istanza si pronunci l'assemblea, la quale delibera sulle domande non accolte, se non appositamente convocata, in occasione della sua prossima successiva convocazione.

[V]. Gli amministratori nella relazione al bilancio illustrano le ragioni delle determinazioni assunte con riguardo all'ammissione dei nuovi soci.

(1) V. nota al Titolo VI.

Inquadramento

L’articolo in esame, unitamente a quello di variabilità del capitale sociale di cui all’art. 2524 c.c., sancisce il principio della «porta aperta», ossia la regola in forza della quale l’ammissione di nuovi soci non comporta modificazioni dell’atto costitutivo, essendo sufficiente una delibera in tal senso degli amministratori. Si osserva che detti articoli fissano il nucleo essenziale ed inderogabile di tale principio che, poi, può essere definito dalla società in funzione delle caratteristiche e delle esigenze proprie dell’impresa esercitata (Capo, 238). L’ingresso di nuovi soci attraverso una procedura semplificata, che non comporta modifica dell’atto costitutivo, mira a facilitare il conseguimento delle prestazioni mutualistiche da parte degli appartenenti alla categoria interessata (SANTAGATA, 847). Secondo differente opinione, considerato che la nuova disciplina della procedura di ammissione si applica anche alle cooperative non a mutualità prevalente e che l’organo a cui è rimessa la valutazione in sede di riesame è l’assemblea dei soci, ossia un organo in cui sono rappresentati interessi potenzialmente contrapposti a quelli dell’aspirante socio, il meccanismo della <<porta aperta>> costituisce espressione, più che del principio mutualistico in chiave democratica e solidaristica, di una visione contrattualistica, intesa come attitudine della cooperativa  ad allargare la propria base  personale e finanziaria  al fine di ottimizzare, da un punto di vista economico e organizzativo,  la gestione del servizio a favore dei soci, attuali e futuri. Di conseguenza le nuove norme  procedurali relative al rifiuto del gradimento e al relativo riesame  sembrano orientate più alla tutela  di interessi economici e di governance in senso lato, che non alla salvaguardia di un interesse diffuso  alla possibilità di libero accesso  al fenomeno cooperativo (CHIEFFI, 243-244). Altra dottrina ritiene, invece, che il procedimento di ammissione a socio costituisca un campo in cui si confrontano da un lato la regola <<della porta aperta>> della cooperativa, che costituisce storicamente un principio della mutualità, e dall’altro il forte  contenuto gestionale di detto procedimento con la conseguente attribuzione dello stesso alla discrezionalità degli amministratori. Infatti, proprio a causa del carattere mutualistico dell’impresa, l’ammissione di un nuovo socio comporta l’effetto non solo di  incremento della base sociale, ma anche dell’allargamento della platea  di soggetti che partecipano all’attività  imprenditoriale attraverso lo scambio mutualistico. Di conseguenza l’ammissione del nuovo socio deve corrispondere alla possibilità della cooperativa di soddisfare i suoi bisogni mutualistici, ma in modo compatibile con l’attività produttiva dell’impresa (VELLA-GENCO-MORARA, 88-89).

Il principio della <<porta aperta>> non crea in capo all’aspirante socio un diritto o un interesse legittimo, tutelabili in sede giurisdizionale, ad essere ammesso a socio della cooperativa (SANTAGATA, 848). Anche nell’ipotesi di diniego da parte dell’assemblea, l’aspirante socio non può ottenere l’ammissione ricorrendo all’autorità giudiziaria o a quella di vigilanza (STAGNO D’ALCONTRES-DE LUCA, 827). L’effettività del principo della <<porta aperta>> viene tutelata unicamente in sede di vigilanza amministrativa, in quanto l’autorità amministrativa può sottoporre a gestione commissariale la cooperativa di cui siano accertate irregolarità nelle procedure di ammissione dei soci (art. 2545-sexiesdecies, comma 3) (VELLA-GENCO-MORARA, 89).

Secondo la Suprema Corte, chi aspira a divenire socio di una cooperativa, in quanto ancora estraneo alla società, non può vantare alcun diritto soggettivo ad essere ammesso a far parte della compagine sociale, e gli amministratori non sono obbligati quindi ad accogliere la sua domanda quand'anche egli sia in possesso di tutti i requisiti soggettivi previsti dalla legge e dall'atto costitutivo (Cass. I, n. 4259/1997)

Il procedimento di ammissione e l'acquisto della qualità di socio

Il procedimento di ammissione è disciplinato in modo da rendere trasparenti le ragioni dell'eventuale diniego di ammissione e da consentire una procedura endosocietaria di appello (StAGNO D 'ALCONTRES -D E L UCA , 826). Lo scopo della procedura è quello di limitare la discrezionalità dell'organo amministrativo (S ANTAGATA , 847-848). Il provvedimento dell'organo di gestione deve essere motivato sia in caso di rigetto dell'istanza, al fine consentire all'aspirante di richiedere l'intervento dell'assemblea o dell'autorità di vigilanza, sia in caso di accoglimento in quanto, in tal caso, la motivazione è finalizzata a garantire la compagine sociale da modificazioni connesse all'ingresso illegittimo di nuovi soci (Capo, 241). In particolare, il consiglio di amministrazione può rigettare la richiesta di ammissione anche quando sussistono i requisiti di ammissione, motivando il rigetto con l'affermazione dell'inopportunità economica di un allargamento della base sociale ( STAGNO D 'ALCONTRES -D E LUCA , 827).

L'ammissione di un nuovo socio è dunque deliberata dagli amministratori su domanda dell'interessato. La delibera di ammissione deve essere comunicata all'interessato e annotata dagli amministratori nel libro dei soci. L ' eventuale rigetto della domanda deve essere motivato e comunicato dal consiglio di amministrazione entro sessanta giorni (SANTAGATA , 848).

Nel rapporto con la società cooperativa, lo status di socio ha fonte contrattuale, costituendosi con l'incontro della volontà dell'aspirante con quella espressa dall'ente. La contestazione di tale status da parte della società, dopo una delibera dei suoi amministratori non impugnata né più impugnabile per la originaria carenza dei corrispondenti requisiti, è possibile solo facendo valere la invalidità e la inefficacia del contratto conclusosi con quella deliberazione (Cass. I, n. 12627/2006).

La tutela dell'aspirante socio

all’assemblea una funzione di garanzia nei confronti dell’aspirante socio respinto dagli amministratori (Bonfante, 104). È, infatti, previsto che colui che ha proposto la domanda di ammissione non accolta dagli amministratori può chiedere, entro sessanta giorni dalla comunicazione del rigetto, che sull’istanza si pronunci l’assemblea, la quale delibera sulle domande non accolte, se non appositamente convocata, in occasione della sua prossima successiva convocazione. Si ritiene che la deliberazione dell’assemblea debba essere motivata (Capo, 246) e che sia vincolante per gli amministratori (SANTAGATA, 848). Secondo altra dottrina, la norma non chiarisce se il ricorso dell’aspirante socio all’assemblea determini uno spostamento della competenza a favore dell’assemblea stessa, ovvero se quest’ultima debba limitarsi, in caso di disaccordo, a una mera censura sull’operato degli amministratori, senza ulteriori conseguenze sul piano pratico (VELLA-GENCO-MORARA, 89).

Il sovrapprezzo

In dottrina si osserva come la norma di cui al secondo comma risponda all'esigenza di evitare che il nuovo socio benefici, senza il versamento di alcun corrispettivo, del maggior valore acquisito dal patrimonio netto rispetto al capitale sociale nel corso della vita della società (Capo, 242). L’imposizione di un soprapprezzo è solo eventuale e non obbligatoria e l’organo a cui è affidata la determinazione del prezzo di emissione non è più l’organo amministrativo, ma l’assemblea che approva il bilancio, su proposta degli amministratori. Inoltre, a differenza della disciplina previgente, non è più previsto il riferimento alle riserve patrimoniali risultanti dall’ultimo bilancio approvato quale parametro da utilizzarsi per la determinazione del soprapprezzo. La competenza assembleare in tema di fissazione del prezzo di emissione deve ritenersi inderogabile, ma la discrezionalità concessa all’assemblea non può sfociare nell’arbitrio e tradursi in una quantificazione irragionevole del prezzo di emissione, tale da scoraggiare l’ingresso di nuovi soci e da vanificare il principio della <<porta aperta>> (chieffi, 248-249). Le somme versate a titolo di sovrapprezzo confluiscono in una riserva che, se non è stabilito diversamente dall'atto costitutivo, è disponibile e divisibile, e potrà, quindi, essere utilizzata per la copertura di perdite o essere distribuita proporzionalmente ai soci (Capo, 244). Dal sovrapprezzo si distingue la tassa di ammissione che rappresenta un contributo effettuato a titolo di finanziamento, solitamente stabilito in misura fissa, ad esempio per le spese di costituzione, di registrazione o di funzionamento della società, od anche di liberalità (Bassi, 155).

Bibliografia

Bassi, Le società cooperative, in Bassi, Buonocore, Pescatore, La riforma del diritto societario, Torino, 2003; Bonfante, Trattato di diritto commerciale, Le società cooperative, V, Padova, 2014; Capo, Sub artt. 2511-2574, Delle società - Dell'azienda. Della concorrenza, a cura di Santosuosso, in Commentario del codice civile, a cura di E. Gabrielli, Torino, 2015; ; Chieffi, in Aa. Vv., Società cooperative, a cura di Presti, in Commentario alla riforma delle società, diretto da Marchetti, Bianchi, Ghezzi, Notari. Milano, 2006; Santagata, Le società con scopo mutualistico, in Aa. Vv. , Diritto commerciale, III, a cura di Cian, Torino, 2020; Stagno D’Alcontres-De Luca, Le società, III, Torino 2019; Vella-Genco-Morara, Diritto delle società cooperative, Bologna, 2018.

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