Codice Civile art. 2529 - Acquisto delle proprie quote o azioni (1).

Stefano Schirò

Acquisto delle proprie quote o azioni (1).

[I]. L'atto costitutivo può autorizzare gli amministratori ad acquistare o rimborsare quote o azioni della società, purché sussistano le condizioni previste dal secondo comma dell'articolo 2545-quinquies e l'acquisto o il rimborso è fatto nei limiti degli utili distribuibili e delle riserve disponibili risultanti dall'ultimo bilancio regolarmente approvato.

(1) V. nota al Titolo VI.

Inquadramento

L'acquisto di azioni proprie da parte della cooperativa può assumere finalità di sostegno alla mutualità, agevolando i soci in difficoltà economiche ovvero favorendo la circolazione delle partecipazioni sociali (Campobasso, 616; Buttaro, 723; Carbonetti, 194). Per i profili del regime di acquisto di azione proprie che non siano regolati dall’articolo in commento, troveranno applicazione, in quanto compatibili, le disposizioni degli artt. 2357 ss., richiamate dall’art. 2519 (VELLA-GENCO-MORARA, 137).

I limiti all'acquisto

Nelle società cooperative, l’acquisto o il rimborso delle quote o delle azioni devono essere autorizzati dall’atto costitutivo e devono essere effettuati con utili distribuibili e riserve disponibili secondo l’ultimo bilancio regolarmente approvato (De Luca, 248). Entro questi limiti, gli amministratori possono procedere all’acquisto o al rimborso delle azioni o delle quote proprie, senza necessità di volta in volta di una specifica autorizzazione o di una deliberazione assembleare (De Luca, 248; STAGNO D’ALCONTRES-DE LUCA, 847). Per gli utili distribuibili occorre far riferimento all’utile netto dell’esercizio, dedotta la quota da destinarsi a riserva legale e quella da corrispondersi ai fondi mutualistici, ai sensi dell’art. 2545-quater, commi 1 e 2, senza necessità di rispettare, tenuto conto della funzione non speculativa  dell’operazione, l’ulteriore limite previsto per le  cooperative a mutualità prevalente dall’art. 2514, comma 1, lett. a) e, per le altre cooperative, la percentuale massima di utili distribuibile tra i soci , indicata dall’atto costitutivo ai sensi dell’art. 2545-quinquies, comma 1 (CHIEFFI, 257).  Per riserve disponibili si intendono le riserve facoltative e quelle statutarie destinate all’acquisto di azioni proprie (SANTAGATA, 847).  Le riserve indivisibili tra i soci  non devono necessariamente considerarsi indisponibili ad altre finalità, se ciò non contrasta  con la ratio del vincolo legale. Saranno pertanto da intendere come disponibili, ai fini dell’acquisto di azioni proprie, le riserve che non siano gravate da particolari condizionamenti operanti sul piano civilistico in considerazione della loro funzione di tutela del capitale sociale. In particolare, il vincolo civilistico di indisponibilità va individuato con riferimento alla riserva legale, alla riserva del fondo soprapprezzo azioni ex art. 2431 c.c. e ad altre limitate fattispecie (VELLA-GENCO-MORARA, 136). Secondo altra dottrina (SANTAGATA, 847), la riserva da soprapprezzo rientra  tra le riserve disponibili. L’indivisibilità delle riserve produce effetti, invece,  sul piano della determinazione del corrispettivo dell’acquisto di azioni proprie da parte della cooperativa, imponendo che esso non superi il valore nominale delle azioni, eventualmente rivaluto e incrementato della sola quota parte delle riserve divisibili spettanti alle azioni stesse, o ridotto in conseguenza di perdite subite dalla società che abbiano intaccato la consistenza del capitale. Tale limite al corrispettivo vale ad evitare che l’acquisto delle azioni possa determinare una surrettizia distribuzione delle riserve indivisibili ai soci venditori, con elusione del vincolo imperativo che ne connota il regime. (VELLA-GENCO-MORARA, 136-137). Sebbene la legge non disponga specificamente, deve ritenersi che la sottoscrizione di azioni o quote proprie sia vietata e che l’acquisto di azioni o quote non interamente liberate possa essere permesso solo se destinate all’annullamento (STAGNO D’ALCONTRES-DE LUCA, 847-848, nota 155). Secondo altra dottrina (SANTAGATA, 847, nota 41) non trova invece applicazione nelle cooperative il divieto di acquisto di azioni non interamente liberate. . Possono essere acquistate proprie quote o azioni  solo se il rapporto tra il patrimonio netto  e il complessivo indebitamento  della società è superiore  ad un quarto (2545-quinquies, comma 2, richiamato espressamente dall’articolo in commento) (STAGNO D’ALCONTRES-DE LUCA, 848). Si tratta di norma fortemente innovativa, che impedisce di omologare in questa materia le cooperative al regime delle società per azioni, ma che presenta qualche incertezza applicativa, sia sulla nozione di <<complessivo indebitamento>>, da intendersi come mera somma dei debiti della società oppure come <<posizione finanziaria netta>> tenendo quindi conto delle disponibilità liquide, sia sulla possibilità di far riferimento ai dati patrimoniali  ed economici risultanti dall’ultimo bilancio approvato, o sulla necessità, in caso di acquisto in corso di esercizio, di predisporre una  situazione  aggiornata ad hoc (CHIEFFI, 256-257). È discusso se la cooperativa debba rispettare eventuali limiti quantitativi all’acquisto. Premesso che il problema si pone solo per le cooperative che fanno ricorso al mercato del capitale di rischio, in quanto i limiti quantitativi generali sono stati aboliti con riferimento alle società chiuse (De Luca, 253), l’orientamento negativo evidenzia come, se è vero che nelle cooperative il voto non è proporzionale alla partecipazione, l’acquisto è ininfluente rispetto al complessivo assetto societario e, dunque, alla contendibilità del controllo sulla società (De Luca, 253; Carbonetti, 195; contra, Buttaro, 734).

 L’alienazione di quote o azioni. Il divieto di assistenza finanziaria

La disposizione in commento non disciplina l'alienazione di quote o azioni detenute in portafoglio dalla cooperativa. Diversamente da quanto disposto per la società per azioni dall'art. 2357-ter, comma 1, si ritiene che per tale alienazione non sia necessaria l'autorizzazione dell'assemblea, ravvisandosi la competenza dell'organo amministrativo, a cui spetta l'emissione ordinaria di nuove azioni e l'ammissione di nuovi soci. Per evitare disparità di trattamento, il prezzo di vendita non dovrebbe essere inferiore a quello versato  dagli aspiranti soci  ai sensi dell'art. 2528, comma 2. Il divieto di assistenza finanziaria, previsto dall'art. 2358 c.c., si applica anche alle società cooperative (CHIEFFI, 258-259). Secondo altra dottrina, invece, l'attenuazione delle condizioni poste per l'acquisto di azioni o quote proprie induce a ritenere che nelle società cooperative non opera il divieto posto dall'art. 2358 (CAMPOBASSO, 618).

 

Nella disciplina della  società per azioni, le riserve da sovraprezzo sono disponibili quando ricorra la condizione prevista dall'art. 2431 c.c., mentre nelle società cooperative, non essendo previsto un tetto massimo per la riserva legale, deve ritenersi che la riserva costituita da sovraprezzo di azioni sia indisponibile e quindi non utilizzabile per l'eventuale acquisto di azioni proprie della società (Cass. I, n. 1361/2011, in motivazione).

In tema di  divieto di assistenza finanziaria per l'acquisto di azioni proprie stabilito dall'art. 2358 c.c., la S.C. ha stabilito che detto divieto, in quanto diretto alla tutela dell'effettività del patrimonio sociale, ha carattere assoluto e va inteso in senso ampio. Ne consegue che è vietata qualsiasi forma di agevolazione finanziaria-avvenga essa prima o dopo l'acquisto-atteso che assume rilevanza il nesso strumentale tra il prestito o la garanzia e l'acquisto di azioni proprie, funzionale al raggiungimento da parte della società dello scopo vietato (Cass. I, n. 15398/2013).

La giurisprudenza di merito si è occupata, in particolare, dell'applicazione del suddetto  divieto alle società cooperative. Si è così affermato che l'art. 2358 c.c., nel prevedere le condizioni che rendono possibile l'assistenza finanziaria, afferma nel suo principio generale un divieto che ha carattere imperativo, posto che detto divieto, laddove non derogato in ragione della sussistenza delle condizioni di ammissibilità dell'assistenza finanziaria, è chiaramente diretto ad impedire operazioni che possano determinare un'erosione anche potenziale del capitale sociale, nell'interesse dei creditori della società.. La disciplina dell'art. 2358 c.c.non può dirsi incompatibile con la finalità mutualistica propria delle cooperative e deve ritenersi che anche per le banche popolari sussita il divieto di finanziare l'acquisto di proprie azioni secondo il paradigma dell'art. 2358 c.c.Qualora il collocamento di azioni avvenga nel mancato rispetto delle condizioni previste dall'art. 2358 c.c. e, quindi, in violazione del divieto di assistenza finanziaria, la sanzione comminabile è quella della nullità. (Trib. Venezia, 2 luglio 2021; Trib. Venezia 22 giugno 2021. Conf., Trib. Venezia,  5 e 6 maggio 2021). Non può dirsi incompatibile con la natura delle società cooperative la necessità di delibera assembleare autorizzativa ex art. 2358 c.c., posto che se è esclusivo compito degli amministratori l'ammissione di nuovi soci, non è possibile escludere di per ciò stesso la necessità di delibera assembleare per autorizzare gli amministratori a collocare azioni mediante l'operazione di assistenza finanziaria (Trib. Venezia 2 luglio 2021. Conf. Trib. Venezia, 5 e 6 maggio 2021).

Il divieto di asssitenza finanziaria per l'acquisto di azioni proprie di cui all'art. 2358 c.c. si applica, per effetto del rinvio generale operato dall'art. 2519 c.c. alle disposizioni sulla società per azioni in quanto compatibili, anche alle società cooperative per azioni, in considerazione del rilievo che l'esigenza di tutela dell'affidamento dei terzi sulla consistenza effettiva del patrimonio sociale sussiste anche nei confronti delle società cooperative, le quali, al pari delle società di capitali, rispondono delle loro obbligazioni solo con il patrimonio sociale. Di conseguenza, tanto il finanziamento che l'acquisto delle azioni sono nulli (fattispecie riguardante banca costituita in forma di società cooperativa che aveva finanziato l'acquisto di azioni emesse dalla banca stessa) (Trib. Treviso, 4 maggio 2020). Con riferimento all'acquisto di obbligazioni convertibili in azioni proprie, il finanziamento da parte dell'emittente dell'acquisto obbligazionario non è contemplato dall'art. 2358 c.c., che riguarda le sole azioni. Tuttavia, così come per il caso del collocamento azionario assistito, il collocamento di obbligazioni convertibili da parte di una banca popolare su provvista fornita dalla banca stessa mina l'effettività del conferimento. Infatti, la predisposizione di tale strumento, in quanto collocato mediante provvista fornita dalla banca, è in sé idoneo a eludere la disciplina cogente dettata per assicurare l'effettività degli aumenti di capitale, e i divieti in essa previsti a tutela della effettività del capitale. Si realizza dunque un complesso negoziale in frode alla legge, sanzionato da nullità ex art. 1344 c.c.(Trib. Venezia 14 giugno 2021)

 

Bibliografia

Buttaro, L’acquisto delle azioni proprie nelle cooperative, in Riv. soc. 1988, 721; Campobasso, Diritto commerciale, II Diritto delle società, Milano, 2020; Carbonetti, L’acquisto di azioni proprie, Milano, 1988; Chieffi, in Aa. Vv., Società cooperative, a cura di Presti, in Commentario alla riforma delle società, diretto da Marchetti, Bianchi, Ghezzi, Notari. Milano, 2006;De Luca, Sub artt. 2511-2574, Delle società - Dell’azienda. Della concorrenza, a cura di Santosuosso, in Commentario del codice civile, a cura di E. Gabrielli, Torino, 2015; Santagata, Le società con scopo mutualistico, in Aa.Vv., Diritto commerciale, III, a cura di M. Cian, Torino, 2020; Stagno D’Alcontres-De Luca, Le società, III, Torino 2019; Vella-Genco-Morara, Diritto delle società cooperative, Bologna, 2018 .

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