Attestazione di conformità della Cancelleria a fini di verifica della Corte di Cassazione
08 Novembre 2018
Massima
In tema di ricorso per cassazione, nei casi consentiti di impugnazione autonoma dell'ordinanza di inammissibilità dell'appello ex art. 348-bis c.p.c. nel termine ai medesimi applicabile previsto dall'art. 348-ter c.p.c., la Corte deve sollecitare d'ufficio l'inoltro, da parte della Cancelleria presso la corte d'appello, dell'attestazione concernente l'avvenuta comunicazione dell'ordinanza ex art. 348-bis c.p.c., ove mancante. Qualora quest'ultima sia stata eseguita con modalità telematica, per soddisfare l'esigenza di verifica da parte della Suprema Corte adita la Cancelleria presso il giudice a quo deve estrarre copia cartacea della comunicazione di posta elettronica certificata inoltrata alle parti ed attestarne la conformità agli originali digitali delle copie analogiche in tal guisa formate. Il caso
Avverso una sentenza del Tribunale di Bergamo che aveva respinto una domanda di risarcimento dei danni nell'ambito di un contratto di appalto avente ad oggetto l'esecuzione dell'opera a suo dire viziata, l'attore adiva la Corte d'appello di Brescia, che dichiarava inammissibile l'impugnazione con ordinanza ex art. 348-bis c.p.c., contro cui l'attore ricorreva in Cassazione. Quest'ultima, esaminata la documentazione richiesta come in massima, dichiarava inammissibile il ricorso, siccome tardivamente proposto. La questione
A quali adempimenti è tenuta la Cancelleria del giudice a quo in caso di comunicazione via pec, per soddisfare le esigenze di verifica della tempestività del ricorso in Cassazione da parte della Corte Suprema? Le soluzioni giuridiche
Per risolvere il caso giunto alla sua attenzione, il giudice delle leggi si pone anzitutto il tema della tempestività del ricorso. A tal fine, richiamandosi a propri precedenti arresti nel medesimo senso (ordinanza n. 3067 del 6 febbraio 2017), ribadisce che il termine di sessanta giorni dalla comunicazione, o notificazione se anteriore, previsto dall'art. 348-ter c.p.c. è applicabile anche all'impugnazione autonoma dell'ordinanza di inammissibilità dell'appello ex art. 348-bis c.p.c. nei casi in cui questa risulti consentita, come quello in esame.
Tanto premesso, la Cassazione rammenta poi il duplice onere di deposito cui è soggetto il ricorrente ai fini del requisito di procedibilità di cui all'art. 369, comma 2, c.p.c.: - il deposito della copia autentica della sentenza di primo grado; - il deposito della citata ordinanza d'inammissibilità dell'appello, con la relativa comunicazione o notificazione.
In difetto, il ricorso è improcedibile, salvo che – come stabilito dalle Sezioni Unite (sentenza n. 25513 del 13 dicembre 2016) - il ricorrente abbia assolto l'onere di richiedere il fascicolo d'ufficio alla cancelleria del giudice a quo e la Corte, esercitando il proprio potere officioso, rilevi che l'impugnazione sia stata proposta nel predetto termine breve di sessanta giorni ovvero, in mancanza comunicazione o notifica, entro il termine cd. lungo di cui all'art. 327 c.p.c..
Le medesime Sezioni Unite hanno, peraltro, chiarito che il ricorso per cassazione proposto in base all'art. 348-ter, comma 3, c.p.c. contro la sentenza di primo grado non è soggetto, a pena d'inammissibilità, alla specifica indicazione della data di comunicazione o di notificazione, se anteriore, dell'ordinanza che ha dichiarato inammissibile l'appello, in quanto l'art. 366, comma 1, n. 6, c.p.c., si riferisce unicamente agli atti processuali e ai documenti da cui i motivi d'impugnazione traggono il proprio sostegno giuridico quali mezzi diretti all'annullamento del provvedimento impugnato.
La Cassazione, per verificare la tempestività del ricorso, non può tuttavia prescindere dalla conoscenza di tale elemento temporale, indispensabile non solo e non tanto a far conoscere quanto accaduto nel corso del processo, quanto soprattutto ad individuare il momento iniziale per la decorrenza di un termine perentorio. Nel caso di comunicazione di Cancelleria dell'ordinanza predetta in modalità analogica, la Corte può agevolmente verificare la data della comunicazione sul biglietto di cancelleria, sempre presente in formato cartaceo all'interno del fascicolo d'ufficio e quindi, ove manchi la trasmissione di quest'ultimo pur richiesta dal ricorrente, la Corte deve sollecitarne d'ufficio la trasmissione. Ma quid iuris qualora la comunicazione del provvedimento emesso sia stata eseguita, com'è ormai di regola, con modalità telematica?
La soluzione adottata dalla seconda sezione della Cassazione, riferita nella sentenza che qui si commenta, è quella di aver disposto, all'esito della precedente udienza pubblica, il rinvio della causa a nuovo ruolo, mandando alla Cancelleria di sollecitare l'acquisizione dell'attestazione concernente la prova della data della comunicazione dell'ordinanza ex art. 348-bis c.p.c. emessa dalla Corte d'Appello di Brescia.
Nella decisione in esame, il Supremo Collegio indica inoltre sia le motivazioni della soluzione prescelta sia le modalità per confezionare tale attestazione: - quanto alle prime, la Cassazione richiama per analogia la trasmissione d'ufficio del fascicolo pur richiesto ma mancante (cfr. in tal senso, sia pure con riferimento all'istanza di regolamento di competenza, ordinanza n. 21814 del 14 ottobre 2009; conf. ordinanza n. 14135 del 4 giugno 2013), sottolinea l'officiosità e la doverosità dell'iniziativa finalizzata alla verifica della decorrenza di un termine perentorio (sentenza n. 6601 del 20 maggio 2000) e quindi alla tempestività del ricorso, rileva infine che la comunicazione non può prescindere da un'attività del cancelliere, organo infungibilmente deputato a tale incombenza processuale, e va operata d'ufficio essendo prevista ex lege (sentenza n. 10791 del 29 ottobre 1998; conf. sentenza n. 1746 del 25 gennaio 2008 e n. 27667 del 20 dicembre 2011); - quanto alle seconde, trattandosi di comunicazione a mezzo pec, la cancelleria presso il giudice a quo deve estrarre copia cartacea della comunicazione di posta elettronica certificata inoltrata alle parti ed attestare la conformità agli originali digitali delle copie analogiche così formate.
Nel caso in esame, dalla documentazione inviata a cura della Cancelleria della Corte d'Appello di Brescia, ed in particolare dalla ricevuta di avvenuta consegna rilasciata dal gestore di posta elettronica certificata del destinatario, il Supremo Consesso ricava la data in cui l'ordinanza ex art. 348-bis c.p.c. è stata comunicata a mezzo pec al legale del ricorrente ed identifica in essa il dies a quo di decorrenza del termine breve di 60 giorni per proporre ricorso per cassazione. Poiché quest'ultimo è stato notificato in data successiva allo spirare di detto termine, la Corte lo dichiara inammissibile perché tardivamente proposto.
Osservazioni
Come nei precedenti provvedimenti relativi ai tanto discussi nuovi oneri certificatori addossati ai legali delle parti, anche in quest'occasione la Cassazione di fatto integra gli adempimenti formalmente previsti nel codice di rito, ponendo questa volta a carico della Cancelleria del giudice a quo un'aggiuntiva attestazione di conformità, là come qui per la necessità di rendere compatibili, quasi sincronizzare, le diverse modalità di deposito nei giudizi di primo e secondo grado, ormai telematici, rispetto a quelli di legittimità, ancora sostanzialmente cartacei, pur a fronte di avviate sperimentazioni. A regime, la digitalizzazione, che si auspica rapida, anche del procedimento di terzo grado, renderà senz'altro meno frequenti e non più cogenti provvedimenti additivi, per dir così, come quello in esame. |