Amministratore persona giuridica: ammissibilità della fattispecie, caratteristiche e disciplina applicabile

Federico Urbani
14 Novembre 2018

In assenza di una chiara indicazione da parte del legislatore, gli interpreti si sono a lungo domandati se una persona giuridica possa assumere la carica – e dunque svolgere le funzioni e le attribuzioni – di amministratore di una società, di persone o di capitali.
La questione

In assenza di una chiara indicazione da parte del legislatore, gli interpreti si sono a lungo domandati se una persona giuridica possa assumere la carica – e dunque svolgere le funzioni e le attribuzioni – di amministratore di una società, di persone o di capitali.

Per quanto, sino a oggi, non sia stata introdotta – neppure a seguito della riforma del diritto societario, realizzata per mano del d.lgs. 17 gennaio 2003, n. 6 – una norma generale applicabile a tutti i tipi sociali, come si avrà modo di vedere più in dettaglio nel prosieguo, la soluzione adottata dagli interpreti è mutata in senso radicale a seguito della richiamata riforma.

La soluzione interpretativa prima della riforma del diritto societario

Prima della riforma del diritto societario, la soluzione maggiormente condivisa in dottrina e fatta propria dall'unica pronuncia giurisprudenziale sul punto risultava essere negativa. Si riteneva, infatti, che i soli soggetti di diritto capaci di assumere la carica di amministratore di una società fossero le persone fisiche.

Ciò principalmente per le seguenti ragioni:

  • da un punto di vista nominalistico-definitorio, il codice civile faceva riferimento (come in effetti avviene tuttora) alle persone degli amministratori (nella disciplina previgente: att. 2380, comma 2 c.c.; in quella attualmente vigente: art. 2380-bis, comma 3, c.c., per quanto non possa trascurarsi come il codice parli di persone anche con riferimento all'unico azionista, all'art. 2362 c.c., e alla disciplina dell'assemblea, agli artt. 2372 e 2377 c.c., casi per cui è indubitabile che l'ordinamento faccia riferimento tanto alle persone fisiche, quanto a quelle giuridiche), così fornendo un'indicazione sull'intenzione del legislatore di limitare il perimetro soggettivo dei potenziali amministratori alle sole persone fisiche;
  • da un diverso, eppur strettamente connesso, punto di vista, sia le cause di ineleggibilità e decadenza previste dall'art. 2382 c.c., sia le informazioni da indicare all'ufficio del registro delle imprese ai fini dell'iscrizione della nomina (cognome, nome, luogo e data di nascita, domicilio e cittadinanza) – come i requisiti di onorabilità, professionalità e indipendenza di cui al vigente art. 2387 c.c. – manifestavano una forte connotazione personale;
  • per legge, la nomina degli amministratori spettava esclusivamente ai soci, regola che sarebbe stata aggirata – secondo una certa interpretazione – nell'eventualità in cui fosse stata nomina alla carica di amministratore una persona giuridica; infatti, in tal caso non sarebbe spettato ai soci, bensì a tale persona giuridica di individuare, in via extra-sociale (non dunque nell'ambito dell'assemblea dei soci della società amministrata), il proprio rappresentante-amministratore, ossia la persona concretamente deputata alla gestione sociale;
  • una nomina di tal fatta avrebbe contrastato con i principi general-societari relativi alla gestione dell'impresa, al controllo su di essa e alla responsabilità degli amministratori; la volontà sociale gestoria sarebbe infatti fuoriuscita dalla sfera di interesse della società amministrata, per riversarsi concretamente nell'ambito dell'organizzazione dell'amministratore persona giuridica; risulta infatti evidente che l'attività del rappresentante si sarebbe sviluppata e compiuta in seno all'ente di appartenenza, piuttosto che a quello amministrato.

Tale soluzione, sostenuta dalla dottrina assolutamente maggioritaria (per tutti, G. CASELLI, Vicende del rapporto di amministrazione, in G.E. Colombo, G.B. Portale (diretto da), Trattato delle società per azioni, IV, Torino, 1991, 27 ss.; G. FERRI, Le società, in F. Vassalli (diretto da), Trattato di diritto civile italiano, X, Torino, 1987, 640 ss.; F. BONELLI, Gli amministratori di società per azioni, Milano, 1985, 72; G. COTTINO, Società (diritto vigente): società per azioni, in A. Azara, E. Eula (diretto da), Noviss. Dig. It., XVII, Torino, 1970, 628; E. GLIOZZI, Società di capitali amministratore di società per azioni?, in Riv. soc., 1968, 93 ss.); contra (e dunque possibilisti), P. MONTALENTI, Persona giuridica, gruppi di società, corporate governance. Studi in tema di società per azioni, Padova, 1999, 111 ss.), era stata confermata anche dall'unica pronuncia giurisprudenziale intervenuta sull'argomento (Cass. Civ., SS.UU., 17 ottobre 1988, n. 5636).

In tale occasione, infatti, la Suprema Corte ha avuto modo di far propria l'interpretazione secondo cui avrebbe dovuto dichiararsi nullo l'atto costitutivo di una società in accomandita semplice che preveda la presenza, quale socio accomandatario (e dunque amministratore), di una società per azioni. Premettendo che “gli amministratori hanno una competenza generale e sono organi necessari, che non possono delegare permanentemente ad altri tutte le proprie attribuzioni”, la pronuncia in parola ha concluso che la nomina di una persona giuridica ad amministratore di una società – nel caso di specie di persone, ma con ragionamento logico-giuridico estensibile anche a quelle di capitali – sarebbe risultata inconciliabile con le norme di legge (inderogabili) previste in materia di gestione dell'impresa, controllo sulla gestione (da parte del collegio sindacale e dell'autorità giudiziaria) e responsabilità degli amministratori.

A nulla era peraltro valso, prima della riforma del diritto societario, l'argomento secondo cui tale soluzione interpretativa avrebbe potuto essere superata (o, quantomeno, sostanzialmente rivalutata) alla luce delle (allora recenti) norme in materia di gruppo europeo di interesse economico (G.E.I.E., introdotto e disciplinato dal Regolamento (CEE) n. 2137/85) e società europea (S.E., introdotta e disciplinata dal Regolamento (CE) n. 2157/2001).

La (mutata) soluzione interpretativa a seguito della riforma del diritto societario

Come si è accennato, l'orientamento interpretativo è mutato radicalmente a seguito della riforma del diritto societario. Attualmente, la parte maggioritaria degli interpreti – seppur residuino posizioni ancora propense alla soluzione negativa (P.M. SANFILIPPO, Commento all'art. 2382 c.c., in P. Abbadessa, G.B. Portale (diretto da), Le società per azioni, I, Giuffrè, 2016, 1219-1220; F. GALGANO, Diritto commerciale. Le società, Bologna, 2013, 304; G. COTTINO, Diritto societario, Padova, 2011, 404; G.F. CAMPOBASSO, Diritto commerciale. Diritto delle società, Torino, 2010, 365) – ritiene che sia ben possibile procedere alla nomina di una persona giuridica alla carica di amministratore di un'impresa collettiva costituita in forma societaria (M. SPIOTTA, M. CAVANNA, L'amministratore persona giuridica, in M. Irrera (diretto da), Diritto del governo delle imprese, Torino, 2016, 87 ss.; A. CETRA, La persona giuridica amministratore, Torino, 2013, passim; C. BOLOGNESI, Società di capitali amministratici di società di persone, Padova, 2012, passim; A. TOFFOLETTO, Amministrazione e controlli, in AA.VV., Diritto delle società. Manuale breve, Milano, 2012, 221-222; M. STELLA RICHTER JR., La costituzione delle società di capitali, in P. Abbadessa, G.B. Portale (diretto da), Il nuovo diritto delle società. Liber amicorum Gian Franco Campobasso, I, Torino, 2006, 271 ss.; P. MONTALENTI, Amministrazione e amministratori nella riforma del diritto societario, in M. Rescigno, A. Sciarrone Alibrandi (a cura di), Il nuovo diritto delle società di capitali e delle società cooperative, Giuffrè, 2004, 68, anche in assenza di una esplicita previsione statutaria in tal senso).

Se per le società di persone è lo stesso legislatore a dare una conferma sulla correttezza di tale conclusione, per quanto riguarda le società di capitali il percorso argomentativo è senza dubbio più complesso e articolato, pur giungendo al medesimo esito.

Quanto alle prime, infatti, la presenza di norme come quelle di cui agli artt. 2361, comma 2, c.c. e 111-duodecies disp. att. c.c. rende superfluo qualsivoglia dubbio interpretativo: la legge contempla, esplicitamente (per quanto indirettamente), la nomina di una persona giuridica alla carica di amministratore della società di persone partecipata.

Con riferimento, invece, alle società di capitali, sono stati valorizzati i seguenti argomenti:

i. anzitutto, è approdo pacifico quello secondo cui le persone giuridiche non patiscono limiti di capacità, se non nei casi tassativamente indicati dalla legge (come evidenziato da Cass. Civ., Sez. II, 24 ottobre 2006, n. 22840, ove è stata confermata la possibilità di nominare una persona giuridica come amministratore di condominio (la l. n. 220/2012 ha successivamente introdotto l'art. 71-bis disp. att. c.c.), e da Trib. Milano, Sez. Impr., 27 marzo 2017, in questo portale, con nota di Cengia-Mascia, proprio in relazione alla fattispecie in esame);

ii. in secondo luogo, la norma di cui all'art. 111-duodecies disp. att. c.c. espliciterebbe un più ampio principio di ammissibilità della figura in discussione, applicabile a tutti i tipi sociali;

iii. in modo simile, alla luce del disposto di cui all'art. 2455, comma 2, c.c., stante l'indubitabile possibilità che una società in accomandita per azioni abbia una compagine sociale composta da sole persone giuridiche, non potrebbe che concludersi per la (necessaria) assumibilità della carica di amministratore di una società di capitali da parte di una persona giuridica;

iv. a tale riguardo, risulterebbe altresì determinante il disposto di cui all'art. 147 l.fall., ove si prevede che “la sentenza che dichiara il fallimento di una società appartenente a uno dei tipi regolati nei capi III, IV e VI del titolo V del libro quinto del codice civile, produce anche il fallimento dei soci, pur se non persone fisiche, illimitatamente responsabili”;

v. inoltre, pur in materia di società a responsabilità limitata, l'art. 2475, comma 1, c.c. prevede che lo statuto possa prevedere metodi (meglio: competenza) di nomina degli amministratori esterni all'ambito delle decisioni dei soci, sicché il legislatore stesso avrebbe destituito di fondamento l'argomento della necessaria e inderogabile nomina (delle persone) degli amministratori da parte dei soci (Trib. Milano, Sez. Impr., 27 marzo 2017, cit.; Trib. Catania, Giudice del Registro, 7 agosto 2007, cit.);

vi. come accennato, il riferimento alle persone degli amministratori (nella disciplina vigente, da parte dell'art. 2380-bis, comma 3, c.c.) non costituirebbe un ostacolo insormontabile, ben potendo fare riferimento – per quanto indirettamente – al solo rappresentante-amministratore;

vii. sarebbe in ogni caso applicabile in via analogica la disciplina dettata dal legislatore europeo in materia di G.E.I.E. e S.E., ove è contemplata esplicitamente la nomina di una persona giuridica alla carica di amministratore (Trib. Milano, Sez. Impr., 27 febbraio 2012, ad avviso del quale “la disciplina applicabile non può che essere mutuata per analogia dalle espresse disposizioni che prevedono tale possibilità, cioè le citate disposizioni in materia di GEIE e di Società Europea”; Trib. Catania, Giudice del Registro, 7 agosto 2007, cit.).

viii. infine, il superamento del paradigma secondo il quale “societas delinquere non potest” (con l'introduzione del Decreto Legislativo 8 giugno 2001, n. 231) farebbe intendere che le persone “non fisiche” presentano – anche da un punto di vista strettamente giuridico – caratteristiche per così dire personali (Trib. Milano, Sez. Impr., 27 febbraio 2012, cit.; Trib. Catania, Giudice del Registro, 7 agosto 2007, cit.).

Sicché, anche la giurisprudenza (per il momento di merito) ha concluso per l'ammissibilità di tale figura, restando inteso che la persona giuridica così nominata sarà tenuta a designare un proprio rappresentante che svolga in concreto la funzione gestoria propria dell'amministratore, così conciliando, peraltro, le esigenze di coerenza normativa e di tutela sopra manifestate (Trib. Milano, Sez. Impr., 27 marzo 2017, cit.; Trib. Milano, Sez. Impr., 27 febbraio 2012, cit.; Trib. Catania, Giudice del Registro, 7 agosto 2007, il quale ritiene che “non vi è alcuna necessità che siffatta mediazione passi attraverso la designazione di un rappresentante ad hoc”).

Conclusione applicabile – in assenza di particolari impedimenti – anche con riferimento alle società con azioni negoziate su mercati regolamentati oppure operanti in settori vigilati (come, ad esempio, banche, imprese di assicurazione, intermediari finanziari, SIM, SGR, ecc.). Infatti, i particolari requisiti soggettivi (onorabilità, professionalità, indipendenza, correttezza, competenza, rispetto dei limiti al cumulo degli incarichi e sugli interlocking directorares, ecc.) previsti dalle norme di settore possono essere senza dubbio verificati in capo al rappresentante-amministratore, in quanto soggetto sostanzialmente deputato alla gestione dell'impresa. Ciò secondo uno schema applicativo che presta attenzione allo svolgimento sostanziale dell'incarico gestorio, non del tutto dissimile da quello previsto in ambito bancario e finanziario in relazione alla verifica dei requisiti dei “partecipanti rilevanti” persone giuridiche (ossia dei soci che detengano partecipazioni sociali “qualificate”), per i quali detti requisiti devono sussistere in capo ai rispettivi amministratori e direttore generale.

(Segue) L'amministratore persona giuridica investito di particolari cariche e “di fatto”

Assunta la liceità della nomina di una persona giuridica ad amministratore di una società (di persone o di capitali), occorre domandarsi se questa possa essere investita di particolari cariche.

Nonostante un'autorevole opinione contraria (M. STELLA RICHTER JR., La costituzione delle società di capitali, cit., 292, contrario alla possibilità per la persona giuridica di assumere “uffici esecutivi e delegati”, dunque di rivestire la carica di amministratore unico, amministratore delegato, componente del comitato esecutivo, presidente, componente del comitato per il controllo sulla gestione), deve preferirsi la soluzione permissiva, sia per l'assenza di impedimenti normativi o applicativi in tal senso (l'ente e il suo rappresentante devono essere infatti trattati alla stregua di qualsiasi altro amministratore), sia per derivazione – in modo inequivoco – da due delle citate pronunce di merito (in particolare, Trib. Milano, Sez. Impr., 27 marzo 2017, cit. e Trib. Catania, Giudice del Registro, 7 agosto 2007, cit.), le quali hanno implicitamente avallato tale soluzione interpretativa, avendo confermato la liceità della nomina di una persona giuridica, rispettivamente, ad amministratore unico e a liquidatore di società di capitali, e così dell'assunzione di particolari cariche, ossia di quelle gestorie non collegiali, bensì individuali (alla stregua della delega di attribuzioni gestorie), che cumulano in un unico soggetto funzioni e attribuzioni tipiche dell'organo collegiale (dunque anche delle particolari cariche presenti al suo interno).

Da un diverso punto di vista, la giurisprudenza di merito (Trib. Milano, Sez. Impr., 27 febbraio 2012, cit.) ha altresì confermato che non può discorrersi di amministratore persona giuridica di fatto, in quanto “delle due l'una: o non è individuabile in alcun modo il soggetto-persona fisica designato dalla società amministrante come amministratore della società amministrata, ed allora manca un elemento essenziale dell'ammissibilità dell'assunzione dell'attività gestoria di una società da parte di altra società; oppure il soggetto persona fisica collegato in qualche modo alla società presunta amministrante (es.: suo legale rappresentante) ha svolto di fatto la funzione di amministratore della società amministrata ed allora non v'è bisogno di ricorrere alla figura della società amministrante di fatto”.

Sicché, nel caso in cui non sia individuabile alcuna persona fisica cui sia riconducibile il ruolo di rappresentante-amministratore, non potrà aversi alcuna posizione gestoria di fatto – mancando un elemento essenziale: l'affiancamento a una posizione giuridica formale di una sostanziale –, ma solo quella di diritto della persona giuridica; laddove, nel differente caso in cui vi sia un rappresentante-amministratore (persona fisica) di fatto, la persona giuridica designante non potrà che essere estranea alla riconduzione della veste gestoria di fatto, essendo quest'ultima imputabile esclusivamente al primo soggetto.

(Segue) Il particolare regime della responsabilità del rappresentante-amministratore

Per quanto attiene la posizione del rappresentante-amministratore, onde garantire il medesimo livello di tutela a favore della società, dei soci e dei terzi, di cui questi ultimi beneficerebbero nel caso di nomina di una persona fisica, è stata condivisibilmente sostenuta l'estensione della disciplina applicabile all'amministratore persona giuridica al suo rappresentante-amministratore persona fisica. Non sarebbe infatti ammissibile uno svilimento o una frustrazione della tutela di tali soggetti in conseguenza della (sola) nomina di una persona giuridica alla carica di amministratore.

Per tale ragione la giurisprudenza ha condivisibilmente confermato che il rappresentante-amministratore si pone, da un punto di vista giuridico, nella medesima posizione dell'amministratore persona fisica: riprendendo la disciplina positiva dettata in materia di G.E.I.E., è stato sottolineato come “la persona giuridica amministratrice esercita le relative funzioni attraverso un rappresentante da essa designato, la cui nomina deve essere pubblicizzata insieme a quella del legale rappresentante e il quale assume gli stessi obblighi e le stesse responsabilità civili e penali previsti a carico degli amministratori persone fisiche, ferma restando la responsabilità solidale della persona giuridica amministratore”, dovendo l'ordinamento in ogni caso “soddisfare le medesime esigenze di garanzia per la società, per i soci e per i terzi previste dalla disciplina concernente gli amministratori-persone fisiche” (Trib. Milano, Sez. Impr., 27 marzo 2017, cit.; Trib. Milano, Sez. Impr., 27 febbraio 2012, cit.).

Alla responsabilità del rappresentante-amministratore si affiancherà dunque quella, solidale, della persona giuridica designante, in qualità di soggetto formalmente investito della carica gestoria.

Gli orientamenti notarili

L'interpretazione notarile è giunta ad analoghe conclusioni, sostenendo dunque l'ammissibilità di una simile nomina, facendo leva sui medesimi argomenti.

Da un lato, il Consiglio Notarile dei Distretti Riuniti di Firenze, Pistoia e Prato (Massima n. 17, Società amministratrice di società di capitali, 2010), nel confermare la soluzione permissiva appena ripercorsa, ha precisato altresì (pur discorrendo del caso di amministratore persona giuridica non membro della compagine sociale) che la “generale ammissibilità della fattispecie […] non esclude l'opportunità di una clausola statutaria che disciplini, anche in termini operativi, l'affidamento dell'amministrazione ad una società”.

Dall'altro, il Consiglio Notarile di Milano (Commissione Società, Massima n. 100, Amministratore persona giuridica di società di capitali (artt. 2380-bis e 2475 c.c.), 2007), ha sottolineato che “non necessariamente il rappresentante persona fisica deve coincidere con il rappresentante legale della persona giuridica amministratore, posto che altrimenti si tratterebbe di un istituto sostanzialmente privo di senso” e “la designazione [deve avere] ad oggetto una sola persona fisica”, pur essendo senza dubbio sostituibile in corso di carica. Inoltre, tale Massima ha concluso per “l'applicazione delle formalità pubblicitarie anche nei confronti del rappresentante-persona fisica e conseguentemente l'applicazione anche a tale designazione delle regole di pubblicità legale dettate in tema di rappresentanza delle società di capitali”.

Ad analoghe conclusioni sono giunti anche il Consiglio Nazionale del Notariato (Risposta al quesito n. 5920/I, Società di capitali amministratore di altra società di capitali) e il Comitato Interregionale dei Consigli Notarili delle Tre Venezie (Orientamento societario n. O.A.1, Amministrazione non affidata ad una persona fisica).

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