Richiesta di liquidazione giudiziale in proprio

Marco Nagar

Inquadramento

Il Codice della Crisi consente all'imprenditore che versa in uno stato di insolvenza di domandare l’apertura della propria liquidazione giudiziale, laddove non risulti possibile accedere ad uno strumento di regolazione della crisi. La domanda è proposta con ricorso e il tribunale adito dovrà verificare la sussistenza dei requisiti indicati nell’art. 121 C.C.I.I., ovverosia la sussistenza dello stato di insolvenza e i c.d. “requisiti dimensionali”.

Formula

                                                                                                                                                          TRIBUNALE DI …                                                                                                                                                   Sezione Crisi di Impresa                                                                                                      RICORSO PER L’APERTURA DELLA LIQUIDAZIONE GIUDIZIALE EX ART. 40 E 37 CCII Nell'interesse della ……………………… s.p.a. (C.F. e P.I. ………………………………), con sede legale in ……………………, in persona del legale rappresentante pro tempore sig. ……………………………, rappresentato/a e difeso/a, in forza della procura allegata al presente ricorso, dall'avvocato …………………………. (C.F. ………………………), presso il cui Studio in …………………………. è elettivamente domiciliato/a, con dichiarazione di voler ricevere le comunicazioni relative al presente procedimento al numero di fax …………………… e/o all'indirizzo di posta elettronica certificata ……………………………………… -ricorrente                                                                                                                                                     PREMESSE 1. - dichiarare la sede della società e pertanto le ragioni che dimostrano la competenza territoriale del tribunale adito; 2. - dichiarare che la società non è qualificabile come impresa minore ex art. 2, comma 1, lett. d) alla luce dei bilanci dell’ultimo triennio depositati nel Registro delle Imprese; 3. - dichiarare che la società non è più in grado di soddisfare regolarmente le proprie obbligazioni e indicarne le ragioni, precisando che l'ammontare dei debiti scaduti è superiore a Euro 30.000,00 (trentamila/00).                                                                                                                                               CONCLUSIONI Per tutto quanto sopra esposto, la società .... .... (C.F. e P.I. ....), come in epigrafe rappresentata, difesa e domiciliata                                                                                                                                                      CHIEDE all'Ill.mo Tribunale adito, visti gli art. 33 e 37 CCII, di voler dichiarare l’apertura della liquidazione giudiziale della medesima società, con ogni provvedimento conseguente. Si depositano i seguenti documenti: 1.    visura camerale della società  ....; 2.    ultimi tre bilanci di esercizio; 3.    scritture contabili e fiscali obbligatorie degli ultimi tre esercizi previste nell’ art 39 C.C.I.I. Luogo, data……. Firma Avv. ………………….                                                                                                                                              PROCURA ALLE LITI  

Commento

Competenza  Per i procedimenti di dichiarazione di apertura della liquidazione giudiziale è competente il tribunale nel cui circondario il debitore ha il centro degli interessi principali. La disciplina della competenza nel Codice della crisi d'impresa e dell'insolvenza (artt. 26-32 C.C.I.I.) si fonda su un criterio ispirato al diritto comunitario, noto come COMI (Center of Main Interests). Il COMI rappresenta, ai sensi dell'art. 2 lett m) C.C.I.I. il luogo in cui il debitore gestisce abitualmente e in modo riconoscibile dai terzi i propri interessi. L'ubicazione del COMI si desume dalle presunzioni semplici individuate dall'art. 27 C.C.I.I., in materia di competenza per territorio e per materia, e, in particolare, esso coincide: a) per la persona fisica esercente attività d'impresa, con la sede legale risultante dal registro delle imprese o, in mancanza, con la sede effettiva dell'attività abituale; b) per la persona fisica non esercente attività d'impresa, con la residenza o il domicilio; se questi sono sconosciuti, con l'ultima dimora nota o, in mancanza, con il luogo di nascita. Se questo si trova all'estero, la competenza spetta al Tribunale di Roma; c) per la persona giuridica e gli enti, anche non esercenti attività d'impresa, con la sede legale risultante dal registro delle imprese o, in mancanza, con la sede effettiva dell'attività abituale o, se anch'essa sconosciuta, secondo quanto previsto dalla lettera b), con riferimento al legale rappresentante. Il trasferimento del centro degli interessi principali è irrilevante ai fini del radicamento della competenza se è intervenuto nell'anno antecedente all'apertura della liquidazione giudiziale. Tale disciplina incontra una particolarità per le imprese assoggettabili ad amministrazione straordinaria e ai gruppi di imprese di rilevanti dimensioni: il “Correttivo ter” del Codice della Crisi di Impresa e dell'Insolvenza ha chiarito, in seguito all'acceso dibattito giurisprudenziale, all'art. 27, che, per i procedimenti di accesso ad uno strumento di regolazione della crisi o ad una procedura di insolvenza riguardanti tali soggetti, è competente il tribunale sede delle sezioni specializzate in materia di imprese di cui all'articolo 1 del decreto legislativo 27 giugno 2003, n. 168. Il tribunale sede della sezione specializzata in materia di imprese è individuato a norma dell'articolo 4 del decreto legislativo 27 giugno 2003, n. 168, avuto riguardo al luogo in cui il debitore ha il centro degli interessi principali. Infine, per i gruppi di imprese, l'art. 286 C.C.I.I. prevede che il tribunale competente sia quello relativo al COMI dell'impresa capogruppo (quella che esercita direzione e coordinamento), oppure, in mancanza, dell'impresa con la maggiore esposizione debitoria. Presupposti per l'apertura della liquidazione giudiziale: oggettivo e soggettivo Per l'accesso alla liquidazione giudiziale occorre:  (i)    la sussistenza dello stato di insolvenza, così come definito dall'art 2 comma 1 lett. b) C.C.I.I.; (ii)    la sussistenza della qualifica di imprenditore commerciale che non rientri tra c.d. “imprese minori”.  In continuità con la legge fallimentare, l'art. 2C.C.I.I. definisce come «impresa minore» (non soggetta alle norme sulla liquidazione giudiziale) l'impresa che presenta congiuntamente i seguenti requisiti: 1) un attivo patrimoniale di ammontare complessivo annuo non superiore ad euro trecentomila nei tre esercizi antecedenti la data di deposito della istanza di apertura della liquidazione giudiziale o dall'inizio dell'attività se di durata inferiore; 2) ricavi, in qualunque modo essi risultino, per un ammontare complessivo annuo non superiore ad euro duecentomila nei tre esercizi antecedenti la data di deposito dell'istanza di apertura della liquidazione giudiziale o dall'inizio dell'attività se di durata inferiore; 3) un ammontare di debiti anche non scaduti non superiore ad euro cinquecentomila.

È dunque necessario, a contrario, dimostrare la sussistenza di tali requisiti per l'accesso alla liquidazione giudiziale. 

Inoltre, l'art. 49, comma 5 C.C.I.I. prevede che non si fa luogo all'apertura della liquidazione giudiziale se l'ammontare dei debiti scaduti e non pagati risultanti dagli atti dell'istruttoria è complessivamente inferiore ad euro trentamila (importo questo periodicamente aggiornato con le modalità di cui all'articolo 2, comma 1, lettera d).  Quindi, anche sotto tale profilo, occorre dimostrare l'esistenza di debiti (già scaduti) superiori a euro trentamila. Legittimazione Sono legittimati a presentare l'istanza di apertura della liquidazione giudiziale, ai sensi dell'art. 37 C.C.I.I., il debitore, gli organi e le autorità amministrative che hanno funzioni di controllo e di vigilanza sull'impresa, i creditori e il pubblico ministero.  

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