Richiesta di fallimento in proprioInquadramentoAi sensi dell'art. 5 l.fall., “L'imprenditore che si trova in stato di insolvenza è dichiarato fallito. Lo stato d'insolvenza si manifesta con inadempimenti od altri fatti esteriori, i quali dimostrino che il debitore non è più in grado di soddisfare regolarmente le proprie obbligazioni”. Pertanto, affinché il Tribunale possa emettere sentenza dichiarativa di Fallimento e, di conseguenza, instaurare la conseguente procedura concorsuale, è necessaria la verifica del c.d. “stato di insolvenza” dell'imprenditore ovvero il fatto che quest'ultimo non sia più in grado di adempiere regolarmente alle proprie obbligazioni. L'art. 6 l.fall. individua i legittimati attivi ai fini della proposizione del ricorso per dichiarazione di fallimento: il debitore, uno o più creditori ovvero il pubblico ministero. Il ricorso introduttivo del procedimento prefallimentare è quindi finalizzato all'accertamento dei presupposti per la dichiarazione di fallimento ed il procedimento così instaurato ha carattere contenzioso, si svolge nel contraddittorio tra le parti ed è regolato dall'art. 15 l.fall. Come anticipato, l'atto introduttivo del procedimento prefallimentare è prerogativa di uno o più creditori e del debitore/imprenditore stesso (oltre che del pubblico ministero): - nel caso di ricorso per la dichiarazione del fallimento su richiesta del creditore, l'imprenditore insolvente partecipa al contraddittorio e può provare la sussistenza di una delle circostanze che lo esonerano dal fallimento, cioè, specificatamente, quella riguardante l'attivo patrimoniale, i ricavi lordi e i debiti anche non scaduti di cui all'art. 1, comma 2, l. fall. ovvero quella, ex art. 15, ult. comma, l. fall. relativa ai soli debiti scaduti; inoltre, può rilevare la mancata prova del credito vantato nei suoi confronti da parte del/dei creditore/i istante/i; - nel caso di ricorso per la dichiarazione di fallimento da parte del debitore stesso, ai fini della verifica degli indici di fallibilità di cui all'art. 1 l.fall., è necessario che, unitamente al ricorso, il proponente depositi altresì in cancelleria le scritture contabili e fiscali obbligatorie (la cui tenuta non è tuttavia obbligatoria per l'imprenditore agricolo) relative ai tre esercizi antecedenti alla data di deposito dell'istanza di fallimento ovvero, se l'impresa ha avuto durata inferiore, tutta la documentazione sin dal sorgere dell'impresa. Infine, il debitore istante dovrà produrre: (i) esaustiva documentazione relativa al tipo e al valore delle attività; (ii) elenco nominativo di tutti i creditori ed indicazione del rispettivo ammontare; (iii) l'elenco nominativo di coloro che vantano diritti reali e personali su cose in suo possesso, indicando altresì il titolo da cui sorge il rispettivo diritto. In presenza di una documentazione completa, il Tribunale potrà verificare la sussistenza dei requisiti oggettivi e soggettivi di fallibilità, nonché l'impossibilità dell'impresa di far fronte alle proprie obbligazioni. Benché il procedimento per dichiarazione di fallimento sia ispirato ad esigenze di speditezza e celerità, spesso si rende necessaria una cospicua fase istruttoria volta all'assunzione di prove ed eventualmente alla nomina di consulenti tecnici di parte (art. 16, comma 7, l.fall.) giacché deve garantirsi un accertamento pieno della condizione di insolvenza. Accertata la condizione di insolvenza ed accolta l'istanza di dichiarazione di fallimento, il Tribunale emette sentenza dichiarativa di fallimento, la cui efficacia si produce dal momento del deposito in cancelleria; il rigetto dell'istanza è invece pronunciato con decreto. Avverso la sentenza dichiarativa di fallimento, ai sensi dell'art. 18 l.fall., può essere avviato giudizio di reclamo dinnanzi alla Corte d'Appello ai fini di chiederne la revoca. Avverso la sentenza di accoglimento o di rigetto del reclamo è proponibile ricorso per Cassazione nel termine di trenta giorni dalla notifica. FormulaTRIBUNALE DI .... SEZIONE FALLIMENTARE RICORSO PER DICHIARAZIONE DI FALLIMENTO IN PROPRIO EXARTT 6 E 14 L. FALL. *** La Società .... (C.F. .... P.I. ....), con sede legale in ...., alla via ...., n. ...., iscritta nel Registro delle Imprese di ...., n. R.E.A. ...., in persona del proprio rappresentante legale pro tempore, ...., rappresentata e difesa, giusta delega in calce al presente atto, dall'avv. ...., (C.F. ....), presso il cui Studio in ...., alla via ...., n. .... è elettivamente domiciliata con dichiarazione di voler ricevere le comunicazioni e/o notificazioni relative al presente procedimento al numero di fax .... e/o all'indirizzo di posta elettronica certificata .... ESPONE I. Breve storia della società e cause dell'insolvenza 1.1. La Società .... è stata costituita in data ...., con atto a rogito del Notaio ...., n. rep. ...., n. racc. .... (doc. n. ....) La Società svolge l'attività di [descrivere l'oggetto sociale della società]. Essa è partecipata da .... [indicare l'assetto societario e le singole partecipazioni al capitale dei soci]. 1.2. La Società è amministrata da un .... [indicare il sistema di amministrazione e controllo della Società] 1.3. Gli eventi che hanno concorso a determinare lo stato di crisi della società sono diversi e, ad oggi, può dirsi che essa sia in stato di insolvenza e, comunque, che non sia (più) in grado di adempiere alle proprie obbligazioni. Un fattore di indubbio rilievo, ma non l'unico, è rappresentato dall'avvento della crisi economico-finanziaria che ha interessato il settore [indicare il settore in cui opera l'impresa in questione]. Uno stato di crisi che si è intensificato a partire dal .... e che ha inciso sulle aspettative di reddito derivanti dai progetti imprenditoriali in corso. Inoltre vanno considerate le seguenti cause di tipo endogeno riconducibili a [indicare le cause scatenanti lo stato di insolvenza della società]. Gli ultimi tre bilanci sociali, relativi agli esercizi ...., ...., ...., hanno infatti riportato ingenti perdite di esercizio in crescita progressiva nelle rispettive misure di Euro ...., Euro .... ed Euro .... (doc. n. ....). La Società, non essendo riuscita a praticare una soluzione dello stato di crisi bonario o di tipo contrattuale a causa [indicare le ragioni], si è determinata a presentare istanza di fallimento in proprio. II. Sulla sussistenza dei presupposti di fallibilità della impresa Sussistono, nel caso di specie, tutti i presupposti di fallibilità dell'impresa ex art. 1 l.fall. Infatti: (i) l'attivo patrimoniale annuo relativo agli ultimi tre esercizi è rispettivamente pari ad Euro ...., Euro .... ed Euro ....; (ii) i ricavi lordi annuali realizzati nel medesimo periodo ammontano rispettivamente ad € ...., Euro .... ed Euro ....; (iii) i debiti hanno raggiunto la somma di Euro .... (si allegano i bilanci relativi agli ultimi tre esercizi, doc. n. ....). Sono pertanto integrati i presupposti di fattispecie, ex art. 1, l.fall., ai fini di ottenere la declaratoria di fallimento. III. L'attivo patrimoniale Sembra doveroso, in punto di collaborazione con il Tribunale, fornire tutte le informazioni in possesso del debitore istante riguardo l'attivo patrimoniale. L'attivo patrimoniale si compone di .... [descrivere tutte le poste attive del patrimonio ed eventualmente tutte le azioni risarcitorie e recuperatorie avviate con l'indicazione dei legali e dello stato dei giudizi]. IV. Natura ed entità dei debiti La Società, nel rispetto delle previsioni di legge, deposita una situazione economico-patrimoniale aggiornata alla data del ...., nonché elenco dei creditori con la indicazione della entità e natura del credito, completo delle anagrafiche e delle P.E.C. Dalla documentazione prodotta, risulta una situazione debitoria così definita: - .... [indicare l'importo e la natura dei crediti] *** Tutto ciò premesso, la Società ...., in persona del proprio rappresentante legale pro tempore, come sopra rappresentata, difesa e domiciliata CHIEDE Che l'Ill.mo Tribunale adito, svolti gli opportuni accertamenti di rito ed accertata la sussistenza dei presupposti di fattispecie, dichiari il Fallimento della Società .... (C.F. e P.I. ....) con sede legale in ...., alla via ...., n. .... Si dichiara altresì che il valore del presente procedimento è indeterminabile e che, trattandosi di procedura prefallimentare, il contributo unificato è dovuto nella misura fissa di Euro ....; Si depositano in copia i seguenti documenti: 1) ....; 2) ....; 3) ....; 4) ..... Luogo e data .... Firma del legale rappresentante pro tempore .... Firma Avv. .... CommentoL'interesse sotteso alla norma di cui all'art. 6 l.fall. è quello di evitare che si produca un aggravamento del dissesto della impresa e, nello stesso tempo, quello di far cessare le azioni esecutive individuali sul patrimonio del debitore, dispersive del medesimo nonché potenzialmente lesive della c.d. “par condicio creditorum”. L'istanza di fallimento va presentata con ricorso al Tribunale del luogo dove si trova la sede principale dell'impresa. Si è discusso in merito alla necessità o meno che, ai fini della proposizione del suddetto ricorso in proprio, il debitore fosse assistito da un difensore. Parte della dottrina ha infatti proposto la soluzione negativa, facendo rientrare il procedimento in quelli unilaterali camerali per i quali non è obbligatorio il patrocinio legale (cfr., tra gli altri, Ferro, L'istruttoria prefallimentare, Torino, 2001, 179). Tuttavia, in giurisprudenza si è via via affermata la soluzione opposta della necessità della difesa tecnica. Ciò perché l'iniziativa del debitore è stata considerata come una vera e propria domanda giudiziale, applicandosi in tal modo la regola di cui all'art. 82 c.p.c. secondo cui, se la legge non dispone diversamente, innanzi al Tribunale le parti devono stare in giudizio con il ministero di un procuratore legale. Pertanto, il ricorso per dichiarazione di fallimento ex art. 6 l.fall. presentato senza il patrocinio di un difensore andrebbe dichiarato inammissibile (cfr. Trib. Roma, 18 giugno 2008; Trib. Busto Arsizio, 21 giugno 2010, secondo cui “Il ricorso per istanza di fallimento in proprio presentato senza l'assistenza del difensore deve essere dichiarato inammissibile, in quanto il legislatore non ha espressamente indicato nel novellato art. 6 l.fall. che il ricorso per fallimento in proprio può essere sottoscritto anche personalmente dalla parte, ed altresì poiché il rispetto della legalità e del diritto di difesa non consente di ipotizzare nella fattispecie in esame una deroga al principio generale di cui all'art. 82 c.p.c.”. Peraltro, è giusto il caso di osservare che in sede di istruttoria prefallimentare (art. 15 l.fall.) la legge prevede una serie di adempimenti procedurali – tra cui, il rilascio di copie, notificazioni, autenticazioni – che rendono in ogni caso necessaria la presenza di un avvocato. Nel caso in cui l'impresa appartenga ad un minore ovvero ad un soggetto interdetto, l'istanza di fallimento, presentata dal rappresentante legale ai sensi dell'art. 75 c.p.c., dovrà essere utilizzata dal giudice. Allo stesso modo, il genitore o il tutore che gestiscono l'impresa appartenente al minore o all'interdetto dovranno chiedere l'autorizzazione al giudice tutelare. Nel caso di enti collettivi il ricorso andrà presentato al soggetto investito del potere di rappresentanza. Perle società di capitali, l'istanza andrà proposta dagli amministratori ovvero eventualmente, dai liquidatori (cfr. App. Torino, 4 ottobre 2009), senza la necessità della previa autorizzazione dell'assemblea (cfr. Cass. n. 19983/2009). Nelle società di persone, tenute a mente anche le responsabilità civili e penali che possono derivare dal ritardo, il potere di chiedere il fallimento della società dovrebbe spettare all'organo amministrativo ed a ciascun socio illimitatamente responsabile. Al debitore istante compete sia la dimostrazione dello stato di insolvenza, sia la dimostrazione dell'esclusione dalle ipotesi di esenzione ex art. 1 l.fall., con ciò comportando un vero e proprio rovesciamento dell'onere probatorio: lo scopo è infatti quello di evitare la presentazione di ricorsi per dichiarazione di fallimento pretestuosi e senza nulla di concreto. La procedura di fallimento, infatti, è divenuta una sorta di opportunità per il debitore: si pensi, in tale ottica, al possibile ricorso all'esdebitazione che consente al debitore insolvente, mediante il pagamento parziale dei propri debiti, di chiudere ex ante la procedura, ripartendo il c.d. “pulito” (è il c.d. “fresh start”). Il ricorso del debitore deve essere accompagnato dal deposito presso la cancelleria del Tribunale delle scritture contabili e fiscali obbligatorie inerenti i riguardanti i tre esercizi precedenti la presentazione del ricorso stesso ovvero il periodo precedente, se più breve. Il debitore dovrà depositare altresì uno stato particolareggiato ed estimativo delle attività sociali, l'elenco dei creditori (nominativo), l'indicazione dei rispettivi crediti, l'indicazione dei ricavi lordio per ciascuno dei tre esercizi antecedenti, l'elenco nominativo dei soggetti che vantano diritti reali e personali sulle cose in suo possesso con l'indicazione di quest'ultime e del titolo da cui sorge il diritto. In questo modo, il Tribunale potrà verificare la puntualità del rispetto dei requisiti per il fallimento o meno. Se di regola l'iniziativa del debitore è una propria facoltà (ed invero, come accennato, ad oggi spesso una vera e propria opportunità), in determinati casi la legge prevede che essa sia un vero e proprio obbligo penalmente sanzionato. Difatti, secondo l'art. 217, n. 4, l.fall., risponde di bancarotta semplice l'imprenditore che “ha aggravato il proprio dissesto, astenendosi dal richiedere la dichiarazione del proprio fallimento o con altra colpa grave”. Infine, ai sensi dell'art. 1 l.fall, le norme della l.fall non si applicano allo Stato e agli enti pubblici, che sono dunque sottratti al fallimento e alla disciplina che ne consegue. A tali soggetti è impedita l'applicazione estensiva delle procedure di sovraindebitamento ad enti pubblici. Le norme peraltro sono astrattamente applicabili alle società a controllo pubblico, alle società a partecipazione pubblica e alle società in house disciplinate dal d.lgs. n. 175/2016. |