Società di godimento miste: Costituzione di s.n.c. immobiliareInquadramentoÈ ben noto che il rapporto tra “comunione” ed “impresa” è complesso, e che le ragioni di tale difficoltà riposano principalmente nei diversi interessi che ciascuno degli istituti è destinato a comporre e tutelare, e ciò si avverte specie quando si tratti di impresa collettiva. È infatti agevole considerare che le categorie tradizionali dell'“impresa”, delle “società” o dell'“azienda” rischiano di rivelarsi piuttosto astratte in tempi in cui l'investimento in partecipazioni sovente crea distanze siderali tra il “socio” e l'attività d'“impresa”, o nei quali la commistione tra comunione e schemi (e schermi) sociali risulta assai più sfumata di quanto non accadesse in passato nonostante la “formale” sopravvivenza del disposto dell'articolo 2248 cc. a mente del quale la comunione al solo scopo del godimento è regolata dalle norme degli artt. 1100 e ss. del codice civile, postulandosi nelle società la centralità dell'esercizio in comune di un'attività svolta al fine del conseguimento del lucro soggettivo. FormulaCOSTITUZIONE DELLA SOCIETA' IN NOME COLLETTIVO “IMMOBILIARE …… S.N.C. DI……” REPUBBLICA ITALIANA L'anno…il mese…il giorno … In ……, nel mio studio in via ……. Avanti a me Dottor……, Notaio in……, iscritto presso il Collegio Notarile di…… Sono presenti i signori - …………… (dati anagrafici completi di codice fiscale) per ciascuno dei comparenti I medesimi, cittadini italiani, della cui identità personale, qualifica e poteri io Notaio sono certo, con quest'atto CONVENGONO E STIPULANO QUANTO SEGUE 1. Fra i Sigg.ri……. è costituita una società in nome collettivo, con la ragione sociale di: "IMMOBILIARE … S.N.C. DI …………E. C." 2. La società ha per oggetto l'acquisto ed il godimento di beni immobili e diritti reali immobiliari di qualsiasi tipologia (terreni o fabbricati), destinazione, ed utilizzo urbanistico. Il godimento e l'uso dei beni sociali potranno giovare direttamente i soci o essere conseguiti anche indirettamente a mezzo di terzi nei modi che verranno con questi concordati dagli amministratori. La società potrà altresì svolgere servizi di ausilio, coordinamento e supporto dei suddetti uso e godimento dei beni sociali diretto e\o indiretto tra cui in particolare servizi di pulizia, guardiania, manutenzione, amministrazione anche condominiale, e nel caso di edifici o diritti con destinazione commerciale e\o industriale anche servizi di promo-pubblicità e di organizzazione e supporto alle attività d'impresa che all'interno venissero eventualmente svolte. In ogni caso restano esclusi dal godimento e dall'uso di cui supra gli eventuali titolari di diritti sulle partecipazioni sociali ivi incluso l'usufruttuario ed il creditore pignoratizio delle quote sociali. A carattere complementare ed occasionale la società potrà compiere tutte le operazioni commerciali, industriali, mobiliari, immobiliari e finanziarie - non nei confronti del pubblico - che saranno ritenute necessarie od utili, compresa l'assunzione di interessenze e partecipazioni, purché non prevalenti e non nei confronti del pubblico in altre società, enti od imprese aventi oggetto affine, analogo o connesso al proprio, ed il rilascio di garanzie, anche reali, ed anche a favore di terzi, nel rispetto delle previsioni di legge. 3. La sede della società è fissata in …. 4. Il capitale sociale viene fissato in euro sottoscritto e già prima d'ora versato dai soci in denaro nelle casse sociali come segue: * …………… I soci possono eseguire, su richiesta dell'organo amministrativo, finanziamenti e\o versamenti con o senza obbligo di rimborso volta per volta stabilendo se essi siano onerosi o gratuiti purché nel rispetto delle condizioni e dei limiti stabiliti dalla normativa primaria e secondaria in materia di raccolta del risparmio. 5. La durata della società è fissata sino al…. Essa si intenderà tacitamente prorogata per cinque anni, e così di seguito di quinquennio in quinquennio, qualora non venga data disdetta da un socio all'altro socio almeno sei mesi prima della scadenza, a mezzo lettera raccomandata con ricevuta di ritorno. 6. La gestione e l'amministrazione della società spettano ai soci con firma libera e disgiunta, con tutti i poteri di ordinaria e straordinaria amministrazione. Agli stessi spetterà la rappresentanza legale della società di fronte ai terzi ed in giudizio e la facoltà di nominare procuratori speciali per determinati atti o categorie di atti, determinandone le attribuzioni e le eventuali remunerazioni. 7. Ai soci amministratori, oltre al rimborso delle spese sostenute in ragione del proprio ufficio, ed al compenso stabilito di comune accordo tra i soci, spetterà una indennità alla cessazione del rapporto, nella misura massima del 15% (quindici per cento) dei compensi deliberati, e ciò ai sensi e per gli effetti di cui agli articoli 16 - primo comma - lettera c), 49 secondo comma lettera a) e 70 - terzo comma - del Decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, numero 917. 8. Gli esercizi sociali si chiudono il 31 (trentuno) dicembre di ogni anno. 9. Le quote sociali possono essere ceduto per atto inter vivos solo con il consenso di tutti i soci. 10. Nel caso di morte di un socio gli eredi del socio defunto saranno liquidarli sulla base di una situazione patrimoniale redatta con riferimento al momento della morte. 11. Alla fine di ogni esercizio i soci amministratori redigeranno l'inventario delle attività e passività sociali, sulla scorta del quale e della contabilità sociale formerà il bilancio, con i criteri della più oculata prudenza. Il bilancio verrà comunicato entro il successivo mese di aprile agli altri soci, e si intenderà approvato se questi non presenteranno opposizione per iscritto entro un mese dal ricevimento. 12. Gli utili netti risultanti dal bilancio verranno ripartiti tra i soci in proporzione alle rispettive quote di partecipazione, salva diversa destinazione che, di comune accordo, venisse stabilita dai soci stessi. Nella stessa misura faranno carico le eventuali perdite, ferma restando la limitazione della responsabilità del socio accomandante alla quota di capitale dallo stesso conferita. 13. Nel caso si addivenisse in qualsiasi momento e per qualsiasi ragione allo scioglimento della società, fin d'ora viene stabilito che i soci potranno anche deliberare all'unanimità lo scioglimento senza porre in liquidazione la società, qualora il patrimonio sociale risultasse già realizzato. 14. Per quanto qui non espressamente previsto, valgono le norme di legge in materia di società in nome collettivo. Le spese del presente atto e sue conseguenziali sono a carico della società. CHIUSA DI ATTO PUBBLICO CommentoIl tradizionale legame tra statuto dell'impresa collettiva ed attività sembra destinato a cambiare. Infatti, i criteri comuni di selezione del rapporto tra attività e statuti organizzativi dell'impresa collettiva - per come disegnati dal legislatore nel codice del 1942 - risultano messi in crisi dalla legislazione più recente che partendo principalmente da un punto di vista tributario ha man mano disegnato scenari diversi che obbligano a riflettere sul progressivo riconfigurarsi del rapporto tra attività e tipi sociali più adeguato alle più moderne esigenze dell'organizzazione della ricchezza. E' stato autorevolmente osservato, infatti, che a differenza del codice di commercio del 1865, il codice civile del 1942 aveva creato un preciso ordine di rapporti tra tipi sociali (ossia tra modelli organizzativi dei rapporti interni ed esterni di attività economiche) ed attività “economiche” stesse, stabilendo, in buona sostanza, che l'attività d'impresa da esercitarsi in comune -se commerciale- esigesse una formula organizzativa appartenente ad uno dei tipi regolati dal Capo III e ss. del Titolo V del Libro V del Codice (fermo restando che “…Per “solo scopo di godimento” dovendosi intendere l'esercizio finale (cioè non strumentale alla ricerca di ulteriori utilità) delle facoltà d'uso e di disposizione di un diritto cointestato (reale, stante il riferimento testuale alle “cose” e, a fortiori, personale)” Spada, Studio CNN n. 69-2016/I, Dalla società civile alla società semplice di mero godimento) laddove il tipo società semplice fosse il modello residuale per le “attività diverse” (prima tra tutte quella agricola) e fermo, infine, che il “solo scopo di godimento” fosse del tutto estraneo ai modelli organizzativi societari stante, com'è noto, il disposto dell'articolo 2248 c.c. nella piena vigenza del quale, quindi, un contratto che “programmasse” il mero godimento collettivo dei beni sociali doveva ritenersi assoggettato al “diritto della comunione” e non alla disciplina societaria. La “semplificazione” pretesa dal codice civile è stata ampiamente messa in crisi nei decenni successivi dalle più disparate esigenze di adeguare i modelli organizzativi delle attività alla programmazione dell'organizzazione della ricchezza sol che si pensi alla progressiva disarticolazione – almeno nei modelli cd. “capitalistici” – della stessa organizzazione dall'attività comune di cui è parola nell'articolo 2247 c.c. stante com'è noto l'ampia possibilità di società (di capitali) unipersonali. In questo contesto una corposa produzione normativa tributaria (di cui ultime la l. 28 dicembre 2015 n. 208 (legge di stabilità 2016), e quella del 2017 l. 11 dicembre 2016 n. 232, pubblicata in G.U. il 21 dicembre 2016.), stabilendo il generale principio della trasformazione in società semplice di società – destinate (dal codice) all'attività commerciale ma – che avessero per oggetto esclusivo o principale la gestione di beni non destinati all'attività (rectius non “strumentali”) ha imposto alcune considerazioni di massima. La prima, più pacifica, è che il modello della società semplice appare, per scelta legislativa peraltro non unicamente riferibile – se non a pena di un'inaccettabile ed ingiustificata disparità – alla sola trasformazione, un modulo organizzativo pienamente compatibile con il mero godimento destinando così alla soffitta – almeno per tale ipotesi ordinamentale – la disposizione dell'articolo 2248 c.c. In secondo luogo, le norme ora considerate, nella parte in cui prevedono l'esistenza di società “tipicamente” commerciali che hanno ad oggetto il mero godimento potrebbero, inoltre, indurre a pensare che anche tali moduli organizzativi possano, oggi, considerarsi pienamente compatibili con il mero godimento (conclusione, quest'ultima meno pacifica dell'altra, ancorché valga comunque ricordare che secondo autorevole ricostruzione il "godimento indiretto" dei beni sociali, e dunque ad una nozione di godimento sprovvisto di servizi, può essere valido oggetto sociale di società semplice e di società commerciali, trattandosi di attività economica non commerciale. Così Ferri Jr, Stella Richter, L'oggetto sociale statutario, in Giust. civ., 2002, II, 483 ss. e in Annali della Facoltà di Giurisprudenza dell'Università di Macerata, Milano, 2004, 367 ss.) dovendosi intendere il precetto della trasformabilità in società semplice come un semplice tentativo da parte del legislatore di scoraggiamento del mantenimento di società tipicamente commerciali finalizzate al mero godimento da cui, appunto, lo “stimolo” dell'agevolazione fiscale. Tale ultima conclusione imporrebbe, coerentemente, di considerare definitivamente abrogato il precetto di cui all'articolo 2248 c.c. Giova considerare che il Tribunale di Roma (sentenza dell'8 gennaio 2016) ha pienamente confermato la legittimità della costituzione ex novo di una società semplice di mero godimento e della sua iscrizione nella sezione speciale del Registro delle Imprese, dovendosi appunto ribadire che per mero godimento si sia definitivamente inteso l'esercizio esclusivo dell'attività di acquisto ed amministrazione di beni immobili, nonché il mero godimento di questi ultimi da parte dei soci. Nell'ottica del Giudice del Registro di Roma, quindi, quanto meno la società semplice è destinata a divenire il tipo sociale cui poter ricondurre sia l'esercizio di attività economiche non commerciali (agricole) sia un regime organizzativo elettivo del godimento collettivo alternativo alla disciplina della comunione. Va da ultimo messo in evidenza che in questo tipo di contratti sociali è particolarmente importante la forma essendo destinati ad essere verosimilmente caratterizzati da conferimenti in natura immobiliari. Da qui la nota questione se l'assenza di atto scritto, nei casi in cui sia indispensabile, determini o meno la nullità del conferimento o del contratto sociale nel suo complesso. Va condivisa l'opinione secondo cui in tal caso nullo sarebbe il conferimento (Già così Ferri, Delle società, in Commentario del Codice Civile, Scialoja e Branca, Bologna - Roma, 1981, sub art. 2251) salvo che quella partecipazione debba essere considerata essenziale e perciò il suo caducarsi determini la nullità dell'intero contratto. Fuori dai casi del conferimento in natura di diritti reali immobiliari la società potrà costituirsi anche oralmente, né può escludersi il complesso e delicato fenomeno della società di fatto. In tal caso la prova della sua esistenza potrà avvenire anche per testimoni (artt. 2721 e 2724 c.c.). |